Ci sono notizie che la grande stampa ignora, eppure danno il senso di uno spirito di partecipazione alla vita sociale. Il Comune di Dogliani, 4.595 in provincia di Cuneo, ha consegnato ai ragazzi che hanno compiuto 18 anni una copia della Costituzione.
“Un gesto per ricordare a ciascuno il valore dei diritti e dei doveri che ci uniscono come cittadini ” ha detto il sindaco Claudio Raviola.

I neo diciottenni secondo l’Amministrazione comunale devono riflettere su parole come dignità e rispetto. Dovranno imparare anche a praticarli, evidentemente. Ora, è vero che la Costituzione in molti punti richiama quei principi, ma da dove arrivano ? Perché è importante trasmettere alle nuove generazioni valori che li aiutino a costruire un futuro migliore? Domande non semplici che riaprono anche capitoli interessanti della storia d’Italia.
In un recente articolo il giurista, Prof. Piero Sandulli, ha richiamato il Codice dei Camaldoli del 1943 come elemento fondativo dei principi sanciti dalla Costituzione del 1948. Lo abbiamo intervistato.
Professore Sandulli, perché parlando della Costituzione italiana, dobbiamo ricordarci del Codice dei Camaldoli ? Ci spiega cos’è ?
“Certo. Io penso che è giunto il momento, ripartendo proprio da ciò che è ancora attuale del pensiero di Camaldoli, di riportare i temi cattolici e moderati al centro della discussione sociale e politica, rifuggendo il troppo comodo e ipocrita politicamente corretto. Lo spunto del Codice era stato dato dall’esame del Codice Belga di Malines del 1927, con alcuni principi in materia di politica economica e sociale, sulla scia della Rerum novarum, di Papa Leone XIII e che dovevano essere attualizzati e riferiti all’Italia. Per questo ritengo che il Codice dei Camaldoli costituisce un primo, fondamentale apporto dei cattolici alla costruzione della nostra Carta costituzionale ”.
Sono passati più di ottanta anni dalla sua elaborazione. Che riflessione possiamo fare ?
“Purtroppo l’ottantesimo anniversario della pubblicazione di questa importantissima produzione è avvenuto senza che fosse dedicata a esso particolare attenzione, come si era prefissato il Convegno organizzato dalla C.E.I. nello stesso Monastero del Casentino a luglio 2023, cui ha partecipato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
A Camaldoli tutto si svolse nella settimana tra il 18 ed il 24 luglio 1943, a opera di un gruppo di circa sessanta intellettuali cattolici guidati da Mons. Adriano Bernareggi, assistente ecclesiastico dei laureati dell’Azione Cattolica, coadiuvato da Vittorino Veronese, direttore dell’ICAS. A causa di rilevanti avvenimenti storici, la stesura del Codice avvenne, però, solo alla fine del 1944 “.
Chi furono gli estensori ?
“Tra i destinatari delle lettere di convocazione per i lavori, vi erano gli uomini che rappresenteranno parte della classe politica del Paese negli anni a venire. Primi fra tutti, Sergio Paronetto e Pasquale Saraceno. Inoltre, vi erano il filosofo del diritto, Giuseppe Capograssi, i due ultimi presidenti della FUCI, Aldo Moro e Giulio Andreotti, Paolo Emilio Taviani, Ezio Vanoni, Mario Ferrari Agradi, Vittore Branca, Giorgio La Pira, Laura Bianchini, Orio Giacchi, Guido Gonella, Gesualdo Nosengo, Ludovico Montini, Giuseppe Lazzati, Augusto Baroni e Fausto Montanari.
Mi permetta, Professore: tranne poche eccezioni sono nomi alquanto dimenticati.
“Purtroppo si. Ma l’idea di Stato che nasce a Camaldoli è basata sulla centralità della persona, cui si chiede una ampia partecipazione alla cosa pubblica. Uno Stato che garantisca le libertà individuali, che non eserciti un potere invadente, nascondendosi dietro una burocrazia incomprensibile. Uno Stato che bandisce le diseguaglianze ed esercita la giustizia in nome del popolo, avendo attenzione alla legge naturale e alla linearità dei giudizi”.
Non è esattamente quello che i cittadini percepiscono oggi.
“Vero, ma i principi fondamentali vanno ricordati”.
Ce ne indica qualcuno ?
“L’uomo è un essere essenzialmente socievole e le esigenze del suo spirito e i bisogni del suo corpo non possono essere soddisfatti che nella convivenza. La società non è una unità numerica o la somma di individui che la compongono. È, invece, l’unione organica di uomini, famiglie e gruppi, determinata dallo stesso fine, il bene comune. Deve essere chiaro che il fine dello Stato è la promozione del bene comune, a cui possono partecipare tutti i cittadini in rispondenza alle loro attitudini e condizioni. Infine, la sovranità statale proviene da Dio, il quale, creando l’uomo socievole, non può non volere che nella società vi siano gli indispensabili poteri sovrani “.
” La sovranità statale proviene da Dio”, Lei dice. Ma ” la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” dice l’articolo 1 della Costituzione Italiana. Ci può spiegare meglio ?
” Proviene da Dio vuol dire che i sudditi sono tenuti a obbedire in coscienza ai poteri legittimi. Le funzioni specifiche dello Stato sono: l’organizzazione e tutela del diritto; l’ intervento nella vita sociale. Da ciò non deriva che lo Stato debba provvedere a tutto, dovendo tener conto anche dell’iniziativa privata”.
I cittadini in democrazia si organizzano per contare, eleggere i rappresentati nelle istituzioni che sono laiche. Dopo la dittatura, dal dopoguerra la politica ha assunto un ruolo centrale nella vita delle persone che sono garanzia e presidio del funzionamento dello Stato. L’astensionismo degli ultimi anni alle elezioni non è un buon segnale e bisogna trovare rimedi. Cosa dice il Codice dei Camaldoli a proposito della politica ?
“Il compito politico è la creazione degli organi e la designazione delle persone, cui, in concreto, spetti la cura del bene comune. Certo, si deve tendere all’organizzazione politico-costituzionale la quale garantisce il miglior funzionamento delle autorità a servizio dei cittadini, col pieno rispetto dei diritti naturali. Le decisioni prese devono avere la maggiore consapevolezza e il consenso dei cittadini. Ripeto, la finalità dello Stato è il bene comune da realizzare mediante “l’impiego delle forze di tutti”.

L’Italia non attraversa un buon periodo in quanto a esercizio e rispetto dei diritti delle minoranze, della libertà di stampa, di manifestazione del pensiero, dell’accoglienza. Penso a i ragazzi di Dogliani che hanno ricevuto in dono la Costituzione e che sono il futuro dell’Italia. Cosa gli diciamo ?
“Guardi, dai punti che ho enunciato prima, deriva il principio fondamentale che tutta la organizzazione della vita politica deve essere ordinata al fine di eliminare la violenza e l’arbitrio. Le pare poco ? “.
Queste considerazioni portano a una rivalutazione del ruolo dei cattolici in politica. C’è nostalgia del partito della Democrazia cristiana ?
“Nella sua prolusione al Convengo di Camaldoli del 2023, il Presidente della C.E.I., il Cardinale Matteo Zuppi, ricorda che “ il Codice di Camaldoli è diventato il simbolo della capacità di iniziativa dei cattolici per il futuro dell’Italia durante la Guerra. ‘ Ripartire da Camaldoli è un bisogno e una chiamata alla responsabilità per guardare lontano e non essere prigionieri del presente’. Penso che la bandiera issata con coraggio dai cattolici riuniti a Camaldoli, ormai riposta nell’armadio della storia, deve essere nuovamente issata per ritrovare l’orgoglio dei Valori nascenti dal messaggio evangelico “.
Il mio pensiero è che in Italia non c’è bisogno di un unico partito dei cattolici per dare nuova forza a principi fondamentali per una società che guarda avanti. Il bisogno forse non c’era nemmeno quando è nata la Democrazia Cristiana. Ma è la storia d’Italia. Ormai non c’è più spazio per partiti confessionali, mentre resta forte la necessità di fermare pericolose deviazioni.
Nunzio Ingiusto
