Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Un lupo che stupisce! In 4 regioni risulta ibridato di recente con il cane. Perché non eliminare subito gli ibridi fenotipicamente accertati?


Non c’è niente da fare, in Italia di farsi dei nemici pochi ne hanno voglia, e quindi anche quando sostengono tesi giuste e condivise, stringi stringi non si dice mai come si risolverebbe i problemi spinosi. Prendiamo l’esempio del lupo.

di Franco Zunino*

A ottobre 2022 era stato catturato in Piemonte il primo ibrido lupo-cane, sterilizzato e liberato nell’ambito di una campagna per la neutralizzazione riproduttiva di un branco di ibridi. L’intervento rientrava nell’ambito del progetto Life WolfAlps. Un lupo ibrido con cane è un animale nato dall’incrocio tra un lupo selvatico e un cane domestico, possibile perché sono biologicamente la stessa specie (Canis lupus) e producono prole fertile, ma rappresentano una minaccia per la purezza genetica del lupo selvatico, portando spesso a comportamenti non prevedibili e alla perdita di identità genetica

Una recente autorevole relazione dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana in collaborazione con quelli di Umbria e Marche e con l’università La Sapienza di Roma, avrebbe accertato che circa un terzo dei lupi risulta ibridato di recente con il cane”, e che il fenomeno minaccia l’integrità genetica e si continua diffondere.

Eppure quando si arriva al dunque del cosa fare, ecco che si barcamenano tra dichiarazioni di intenti di là da venire, di iniziative non facilmente applicabili, dei dubbi sull’aspetto fenotipico per il riconoscimento sul campo (anche se poi pubblicano foto che evidenziano almeno i casi più eclatanti e ben riconoscibili). Ovviamente poi si dilungano anche in disquisizioni sulle ragion di questa ibridazione, e come hanno catalogati i vari tipi genetici, in giochi scientifici che ci sono ben noti (specie quando non si vuole risolvere il problema!).

Discussioni tra generazioni di incroci (e giù un’altra suddivisione!). E poi, infine, la scoperta dell’acqua calda che pone un macigno inamovibile sulla possibilità di interventi risolutori: “la prevenzione si sarebbe dovuta fare già dagli anni Ottanta quando sono comparse le prime avvisaglie, e non è stata fatta” (ma qualcuno lo aveva anche già detto, ma subito zittito dagli stessi che oggi lo riconoscono!).

E la ciliegina sulla torta (leggasi il suddetto macigno!): “si interviene ora con metodi reattivi, che tra l’altro sono socialmente discutibili, perché mandano qualcuno a sparare e ammazzare questi ibridi. E poi giù il solito elenco di soluzioni palliative che tutto prevedono meno la riduzione numerica almeno dei lupi riconosciuti come ibridi fenotipicamente, che sarebbe già un primo passo a costo di sbagliare ed eliminare anche qualche lupo che non andava eliminato.

E poi ancora la solita critica al bracconaggio che “continua a persistere” (e meno male, diciamo noi, sebbene non sia questo il modo di risolvere un problema sociale!) sebbene ne sia la evidente conseguenza. Critiche alla disponibilità trofica che favorisce la presenza e crescita del lupo. E infine la BOTTA finale: “Insomma. Prima di arrivare soluzioni reattive nei confronti degli ibridi, bisognerebbe cominciare a considerare questi approcci preventivi. Tutti elementi che non vengono controllai da nessuna parte di questo paese. Quindi, a questo punto, la rimozione (catture o abbattimenti selettivo) non basterebbe a risolvere il problema? Assolutamente no, anzi lo esaspererebbe”!

E infine la motivazione per giustificare il non intervento, che è poi una nuova ciliegina sulla torta per i biologici: “Prima di agire serve un piano di gestione sul lupo su scala nazionale”! Bella scoperta dell’acqua calda! Intanto i lupi continuano a crescere e ad ibridarsi all’infinito. E gli allevatori e i pastori a pagare di tasca propria lo scotto sociale che spetterebbe a tutti! UNICO PAESE AL MONDO CON POPOLAZIONE DI LUPI CHE NON AGISCE E LASCIA SEMPRE PIÙ INCANCRENIRE UN PROBLEMA! E pensare che negli anni ’70,negli USA, di fronte al problema che la stava creando la continua crescita del Grizzly nello Yellowstone, un team ufficiale di esperti tra le soluzioni da prendersi, pur facendolo in un modo quasi provocatorio, non si peritò di eliminare l’ipotesi estrema per risolvere il problema quello di… sterminare il Grizzly! Noi deleghiamo di fatto cacciatori, bracconieri, pastori e allevatori a sostituirsi allo Stato per risolverlo! E non è una bella cosa, né giusta Né democratica!

2/In rappresentanza dell’AIW, il Consigliere nazionale Spartaco Gippoli, lo scorso 29 novembre ha partecipato ad un Convegno nazionale sui grandi carnivori (Analisi dell’impatto sociale e prospettive), organizzato dall’Associazione Nazionale Tutela Rurale tenutosi a Crodo (Verbania) che ha visto riuniti «docenti, associazioni di categoria, ex presidenti di aree protette e ambientalisti “dissidenti”». Gippoliti ha evidenziato come sul problema del lupo «i ceti urbani in Italia sono talmente lontani dalla realtà rurale che credono che pochi semplici accorgimenti possono costituire una panace per una felice convivenza, un mito suffragato da una propaganda a senso unico che non lascia spazio a visioni critiche del problema costituito da una specie che oggi non corre nessun pericolo di estinzione».

3/ In Liguria una prima vittoria contro chi si batte per l’eccesso di progetti eolici che negli ultimi anni hanno imperversato in tutta l’alta Val Bormida, ed in particolare attorno alla Riserva Regionale dell’Adelasia (che oltre all’assalto dei boscaioli che ne stanno sfruttando la risorsa forestale creatasi con un trent’annale vincolo privato di salvaguarda), è infine stata annunciata dalla Provincia di Savona, forse spinta a farlo più dai movimenti locali di opposizione e, almeno questa volta anche dai Comuni interessati (quali Altare, Cairo Montenotte e Malare), che non un vero interesse verso la difesa dei paesaggi sul crinale tirreno-padano valbormidese. È stato infatti bocciato il cosiddetto progetto del “Bric Surite” (in realtà un altopiano collinare posto tra Altare e Ferrania).

Sebbene un secondo progetto limitrofo sia ancora in ballo, ci sono buone speranze per una sua equivalente bocciatura, essendo equivalenti le ragioni. Infatti, come hanno scritto i media: “il progetto avrebbe reso irriconoscibile e devastato irrimediabilmente l’ultimo angolo integro di territorio altarese. Naturalmente questa buona notizia non giustifica un atteggiamento distratto in futuro, visti gli altri progetti simili che potrebbero venire calati dall’alto, a cominciare dal progetto “Piccapietra” (che coinvolgerebbe anche una recente Area Wilderness privata) che prevede 5 pale eoliche (di 180 m.) su Ferrania, ma paesaggisticamente direttamente a ridosso dello stesso territorio”.

Certo, resta il rischio dei diversi ricorsi presentati al TAR della Liguria sia dalle opposizioni, sia dalle ditte interessate, ma se la gene terrà duro ci sono buone speranza che veramente la Liguria e la Provincia di Savona, come hanno avuto modo di dire in loro recenti comunicati, si siano stufate di pagare sulla loro pelle la discutibile politica del Green Deal, visto che hanno già dato più di quanto dovuto.

Franco Zunino*

(segretario generale AIW)

 


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