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Liguria e Basso Piemonte

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Difesa del suolo, Orlando PD: “Liguria il 98% del territorio a rischio idrogeologico”. L’assessore Giampedrone: “Dal 2024 spesi 52 mln”. E avanti cemento, seconde case e Puc scaduti. Savona vara l’emergenza


In  Liguria, sulla fascia costiera, nel ponente soprattutto, assistiamo al secondo, terzo, quarto boom del ‘partito del cemento’. Nessun dibattito promosso dalle associazioni ambientaliste, nessuna graduatoria delle città meno virtuose. 2/Emergenza abitativa, il Comune di Savona vara tre misure per stimolare la locazione di immobili per aiutare le famiglie in difficoltà.

Un click sull’immagine per ingrandire la lettera. Il grafico di Italia Nostra risale al 2019. Si calcola che da allora ad oggi ci sia stato un ulteriore incremento del 8-9% di consumo di suolo. Nonostante la Regione renda noto che la Liguria ha il minore consumo di suolo pro capite in Italia, pari a 0,180 comma 18 0,18 mq per abitante nel periodo 2022−2023
Chi scrive di nuova andata di assalto immobiliare (seconde case) viene considerata un talebano nemico del progresso. E mai come oggi assistiamo ad un diffuso silenzio stampa e social. Il ‘Piano Casa’ Regione Liguria-Scajola si traduce in un ulteriore peso abitativo in città già ingolfate all’inverosimile. E in gran parte con il Piano regolatore scaduto anche da 20 anni, il Puc sempre in elaborazione, sviluppo edilizio (sic) con varianti ad hoc. Si tace la voce ‘Contributo di Costruzione’ dei bilanci comunali, ma si esaltano per ogni Permesso a costruire gli Oneri di Urbanizzazione.  Chi, in campagna elettorale per le comunali, chiede strumenti urbanistici a zero consumo suolo, è destinato a finire in minoranza, accade così da decenni. Desta clamore, per un paio di giorni, questo o quel caso, poi tutto finisce nel dimenticatoio. I media ignorano come è andata a finire e per contribuire nella sensibilizzazione dei cittadini.

In Regione è stata depositata – con anni di ritardo, meglio tardi che mai? – la proposta di legge, a prima firma del consigliere regionale del Partito Democratico Andrea Orlando e sottoscritta da tutti i gruppi di opposizione, con misure per la riduzione del consumo di suolo e per la rigenerazione urbana. Tra gli obiettivi c’è il saldo zero entro il 2030. Il provvedimento sarà presentato nella sua interezza a ridosso della discussione in commissione. Peccato che non ci abbia pensato il presidente ed ex ministro Burlando nehlòi anno della ‘colata’.

Con questa legge – dichiara il primo firmatario e consigliere regionale Pd Andrea Orlando – vogliamo dare ai Comuni strumenti concreti e innovativi per recuperare il patrimonio edilizio inutilizzato, rigenerare le periferie e orientare gli interventi pubblici verso politiche sostenibili, eque e rispettose del territorio. La Liguria ha caratteristiche uniche che richiedono un approccio specifico: il 98% dei nostri comuni è classificato a rischio idrogeologico, oltre l’80% della popolazione vive concentrata nella fascia costiera, abbiamo solo il 2,42% di territorio pianeggiante, e continuiamo a consumare suolo prezioso in un territorio già saturo e fragile, con circa 100mila abitanti che risiedono in aree classificate a rischio idrogeologico elevato o molto elevato. È il momento di invertire la rotta”.

“La nostra regione può e deve diventare un laboratorio nazionale ed europeo di politiche territoriali innovative. Le nostre caratteristiche eccezionali configurano un caso di studio unico che può fornire modelli replicabili per territori con analoghe criticità in Italia e in Europa. Un passo importante per contribuire a costruire una Liguria più resiliente, sostenibile e vivibile”, aggiunge Orlando.

La proposta di una legge per azzerare il consumo di suolo in Liguria era stato un piatto forte della campagna elettorale di Orlando contro Marco Bucci nel 2024. Ma il governatore, rivendicando i dati Ispra secondo cui questa regione è stata una delle più virtuose negli ultimi anni, aveva chiuso la porta: “Non siamo quelli delle frasi fatte, dello zero cemento, siamo quelli degli interventi intelligenti e necessari”. E l’assessore Marco Scajola aveva detto no alle battaglie ideologiche: “Non siamo talebani“.

Una proposta di legge analoga era stata presentata a gennaio da Gianni Pastorino, consigliere della Lista Orlando ed esponente di Linea Condivisa, che l’aveva già depositata nel 2022.

I principali obiettivi della legge

  • Consumo di suolo a saldo zero entro il 2030 
  • Una clausola di salvaguardia immediata che vieta l’incremento netto di consumo rispetto ai piani vigenti 
  • Sistemi innovativi di compensazione tra superfici edificabili e aree destinate alla rigenerazione
  • L’obbligo di censimento delle aree ed edifici dismessi, che diventa presupposto necessario per rilasciare titoli edilizi che comportino nuovo consumo di suolo
  • Usi temporanei di edifici dismessi per finalità di interesse pubblico, con attenzione ai soggetti del terzo settore, favorendo l’animazione sociale degli spazi prima della rigenerazione definitiva
  • Incentivi economici significativi per orientare il mercato edilizio verso scelte sostenibili

Nulla di buono nell’ultimo report di Ispra.

I dati inquietanti sul consumo del suolo italiano: cresce la cementificazione, fondamentale cambiare rotta

Il sistema di protezione ambientale italiano, con a capo ISPRA, ha diffuso, come ogni anno, i dati sul consumo di suolo, assieme ad una cartografia aggiornata e ad una serie di indicatori che fotografano l’evoluzione del territorio, la sua trasformazione, la crescita urbana, infrastrutturale ed i relativi impatti sugli ecosistemi. I dati sono a dir poco inquietanti. Nel 2024 si è registrata la perdita di ulteriori 83,7 km2 di suolo naturale, con una media di 230 mila mq al giorno, pari a circa 2,7 mq al secondo.

Con ciò, l’Italia si colloca in una posizione, ben più avanzata rispetto alla media di consumo del suolo registrata a livello europeo. Infatti, oggi, le infrastrutture, gli edifici ed altre coperture artificiali occupano più di 21.500 km2, pari al 7,17% del territorio italiano. Mentre in Europa la media è del 4,4%. È vero, alcune superfici sono state restituite alla natura. Ma si è trattato di soli 5 km². La crescita netta nel consumo di suolo è dunque pari a 83,7 km2, il valore più alto negli ultimi dodici anni. Com’è facile immaginare, le regioni con la maggiore copertura artificiale del suolo restano Lombardia, Veneto e Campania, con un significativo avanzamento dell’Emilia Romagna. La Provincia di Monza e Brianza si conferma capolista con quasi 41% di consumo del territorio provinciale. Ma dati significativi emergono anche riguardo alle isole. In Sardegna, ad esempio, Sassari (245 ettari) e Uta (148 ettari) sono tra le prime città in Italia per crescita di suolo consumato.

Ma come si spiegano simili incrementi specie nelle isole, nelle aree interne e al sud, ove non si registra una corrispondente crescita economica e demografica?

Basta scandagliare bene i dati forniti da Ispra e ci si accorge che i principali motori delle coperture artificiali non sono solo i nuovi edifici, le infrastrutture, i piazzali. Ma anche le coperture derivanti da impianti fotovoltaici, i quali, al sud e nelle isole hanno segnato un forte incremento. In Italia, questi impianti hanno raggiunto la soglia di 1702 ettari di suolo consumato, dei quali l’80% su superfici precedentemente utilizzate a fini agricoli. Allo stesso tempo, crescono le aree sottratte all’agricoltura e lasciate in condizione pre-boschiva, di sostanziale abbandono. Un numero spaventoso, a livello italiano, pari a 70mila ettari l’anno.

Qual è dunque il quadro di fondo che si va determinando in seguito agli attuali modelli di sviluppo?

Cresce la cementificazione delle aree urbane e si spopolano le aree cosiddette marginali, tra le quali le isole e le aree interne. Ma queste ultime vengono nondimeno occupate da nuovi impianti e progressivamente abbandonate dagli agricoltori, quindi ulteriormente penalizzate. Non basta, le coperture artificiali, deputate ad energia rinnovabile, non producano benefici economici per le comunità interessate, dunque non servono neppure come attrattori per ripopolarle. Insomma, nulla di buono dagli ultimi dati di Ispra. Serviranno almeno a far capire che urge invertire la rotta? (

DIFESA DEL SUOLO, STANZIATI OLTRE 2,4 MILIONI DI EURO PER SETTE INTERVENTI DI MESSA IN SICUREZZA IN LIGURIA. ASSESSORE GIAMPEDRONE: “RISORSE FONDAMENTALI PER AUMENTARE LA RESILIENZA DEL TERRITORIO. DA INIZIO 2024 AD OGGI INVESTITI 52 MILIONI DI EURO”

GENOVA. Oltre 2 milioni e 413mila euro stanziati in Liguria per realizzare sette interventi strutturali di difesa del suolo tra lo spezzino e l’imperiese. Le risorse straordinarie, erogate sulla base della legge 145, sono destinate a Enti e amministrazioni locali – ai Comuni di Ronco Scrivia, Mallare, Ospedaletti, Masone, Toirano, Loano e al Consorzio Canale Lunense – per opere di messa in sicurezza e contrasto al rischio idrogeologico. Lo prevede la delibera approvata dalla Giunta regionale, su proposta dell’assessore alla Difesa del Suolo Giacomo Raul Giampedrone.

“In aggiunta ai 3,2 milioni di euro appena stanziati sempre in base alla legge 145 per infrastrutture, strade e parcheggi oltre che per l’acquisto di mezzi per le manutenzioni della viabilità da parte di più Comuni consorziati tra loro, queste risorse sono destinate a interventi strutturali di contrasto al dissesto idrogeologico, individuati come prioritari dalle amministrazioni beneficiarie. Si tratta, quindi, di opere fondamentali per la messa in sicurezza di versanti, la sistemazione idraulica di rii, canali o scogliere, il ripristino di sponde di fiumi con l’obiettivo di aumentare la resilienza del nostro territorio, per limitare il più possibile danni futuri in caso di eventi meteo sempre più estremi: un tema assolutamente centrale per questa amministrazione, in piena continuità con il lavoro svolto nell’ultimo decennio. Basti pensare che in tutta la Liguria, dall’inizio del 2024 ad oggi, in questa direzione abbiamo investito risorse molto importanti, pari a ben 52 milioni di euro”.

Il dettaglio
Nello spezzino sono destinati 647mila euro al Canale Lunense. In particolare, 350mila euro sono destinati al Canale Lunense per la sistemazione di dissesti spondali su canali demaniali all’interno del comprensorio di bonifica. Ulteriori 297mila euro di fondi regionali sono finalizzati invece all’avvio entro fine anno di alcuni interventi di manutenzione ordinaria e difesa del suolo: il primo, nello spezzino, riguarda la gestione di alcuni dispositivi di sicurezza dei fiumi Magra e Vara (per un valore di 150mila euro). Gli altri due riguardano interventi che il Canale realizzerà, per la prima volta, al di fuori del territorio spezzino: il primo a Genova è un intervento di manutenzione ordinaria a Genova relativo alla briglia sul torrente Polcevera alla confluenza con il torrente Fegino (del valore di 104mila euro) e il secondo a Rapallo per la manutenzione ordinaria delle opere idrauliche sul torrente San Pietro.

nell’area metropolitana genovese sono previsti due interventi per complessivi 670mila euro: a Ronco Scrivia sono destinati 385mila euro per il lotto B dell’intervento di regimazione dello scolmatore con fosso di guardia in località Malvasi mentre a Masone, con un finanziamento di 285mila euro, verranno realizzate le opere di messa in sicurezza del versante in località Bertè;

nel savonese sono previsti tre interventi per un totale di 695.350 euro. In particolare, a Mallare sono destinati 405.350 euro per il risanamento idrogeologico per la conservazione del territorio e la difesa del suolo attraverso il ripristino delle difese spondali sul Rio Biterno a protezione dell’abitato in località Cadotto (1 lotto); beneficiario dei fondi per 290mila euro anche il Comune di Toirano dove è prevista la messa in sicurezza di un tratto di scogliera interessata da cedimenti lungo il torrente Barescione. Infine a Loano, grazie al finanziamento di 355mila euro, verrà ripristinata la briglia danneggiata in località Borgo Castello;

nell’imperiese, a Ospedaletti sono destinati 343mila euro per la realizzazione di opere di sistemazione idraulica del rio Noce a monte del tratto tombinato e a difesa del centro abitato.

COMUNICATO STAMPA – EMERGENZA ABITATIVA, IL COMUNE DI SAVONA VARA TRE MISURE PER STIMOLARE LA LOCAZIONE DI IMMOBILI E PER AIUTARE LE FAMIGLIE IN DIFFICOLTA
Savona, 18 novembre 2025 – Una misura tradizionale e due sperimentali ossia il bando affitti (216mila euro di fondi regionali); il contributo per prevenire gli sfratti per morosità incolpevole (100mila euro dal disavanzo del Comune); il bando per alloggi a canone concordato (50mila euro, sempre dal disavanzo).
E’ il pacchetto di misure che il Comune di Savona ha messo a punto per contrastare l’emergenza abitativa che verrà varato nelle prossime ore.
I termini per la presentazione delle domande e tutte le informazioni pratiche verranno pubblicate sul sito del Comune di Savona
1. BANDO AFFITTI
Entro la settimana la giunta approverà i vari provvedimenti. Ieri è toccato al primo, ovvero al bando affitti che assegna 216mila euro agli inquilini in oggettiva difficoltà economica.
Per fare domanda è necessario essere in regola con il pagamento dell’affitto e avere un ISEE compreso tra i 4mila e i 6.500 euro. La giunta ha voluto calibrare la misura in modo che il contributo fosse pari almeno a 1-1,5 mensilità per non disperdere eccessivamente le risorse. Mentre lo scorso anno erano state ammesse le fasce ISEE fino a 4mila euro, quest’anno ci si è voluti rivolgere a una fascia, pur bisognosa, che lo scorso anno era rimasta esclusa.
Il bando verrà pubblicato nelle prossime ore sul sito del Comune di Savona e resterà aperto per 30 giorni.
2. SOSTEGNO ALLA LOCAZIONE PER PREVENIRE GLI SFRATTI
Verrà approvato, invece, nella seduta di giunta di giovedì l’avviso pubblico sperimentale per il sostegno alla locazione finalizzato alla prevenzione degli sfratti per morosità incolpevole.
In questo caso il Comune destina fondi propri – per il 2025 la somma ricavata dal disavanzo di bilancio è di 100mila – che servono per sostenere inquilini in difficoltà nel pagamento dell’affitto del mercato privato e soggetti con una procedura di sfratto per morosità, purché non sia ancora intervenuta la convalida del giudice.
Gli obiettivi di questa misura sono:
– offrire al proprietario un incentivo economico per rinunciare alla procedura di sfratto;
– promuovere la sottoscrizione di nuovi contratti di locazione a canone concordato;
– prevenire la perdita dell’alloggio tramite la mediazione tra le parti
Beneficiari del contributo sono i cittadini con un ISEE fino a 34mila euro per i nuclei familiari o
40mila per i nuclei monoparentali.
La somma stanziata serve per:
– contribuire a coprire la morosità pregressa;
– concorrere, nel caso in cui venga stipulato un nuovo contratto a canone concordato, alla
copertura del deposito cauzionale o delle prime mensilità;
– sostenere il mantenimento dell’inquilino nell’alloggio mediante rinegoziazione del canone o
prosecuzione del contratto esistente.
3. CONTRIBUTI PER INCENTIVARE LA STIPULA DI CONTRATTI A CANONE CONCORDATO
Come è stato più volte annunciato, è intenzione del Comune sostenere e incentivare l’immissione sul mercato di alloggi a canone calmierato attraverso l’erogazione di contributi economici e garanzie a favore dei proprietari disponibili alla stipula di nuovi contratti di locazione a canone concordato.
A questo scopo il Comune ha destinato 50mila euro dal disavanzo. Anche questa misura verrà approvata giovedì dalla giunta e avrà l’obiettivo di creare un elenco di proprietari favorevoli a questo approccio. Inoltre si propone di aumentare l’offerta abitativa a canone calmierato; sostenere i proprietari nella gestione degli alloggi locati; incentivare la regolarizzazione del mercato degli affitti.
Il contributo massimo erogabile per ciascun contratto stipulato è pari a 5mila euro erogabili a copertura delle prime mensilità o della caparra oppure di eventuali mensilità successive non pagate, come fondo garanzia per danni all’alloggio o, ancora, come rimborso IMU (fino a 500 euro), a condizione che il proprietario sia in regola con i versamenti.
“Per l’anno in corso – spiega l’Assessore alle Politiche Sociali Riccardo Viaggi – la Finanziaria non prevede risorse statali per il Fondo Nazionale per il sostegno all’affitto e lascia soli i Comuni nell’affrontare un tema sempre più complesso come quello dell’emergenza abitativa. E’ un dato di fatto che riguarda tutti i Comuni italiani e che è stato sottolineato a più riprese anche nella recente Assemblea Nazionale di ANCI che si è appena conclusa a Bologna.

La situazione sta diventando sempre più seria per le Amministrazioni comunali che si trovano in prima linea e questo perché i finanziamenti dallo Stato sono sempre meno, mentre i bisogni della popolazione sono sempre di più. Per questo abbiamo messo in campo una serie di misure che agisce su più versanti”.
“Oltre a questo pacchetto di interventi finalizzato sia al sostegno degli inquilini sia alla tranquillità dei proprietari di case private – conclude l’Assessore Viaggi – ci sono altre misure che la nostra Amministrazione ha in cantiere. Stiamo studiando politiche e strumenti, come l’Agenzia Sociale per l’Abitare, che stimolino l’immissione sul mercato di case sfitte a canoni che vadano incontro alle esigenze di chi fatica a sostenere gli affitti di mercato. Queste decisioni sono in linea con quanto emerso durante le riunioni della Consulta per la Casa


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