Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Perché innamorarsi di Calizzano? Un paese montano dove non manca nulla. Resistono un centinaio di attività. L’età media della comunità: 52 anni


Calizzano. E se fosse l’unico paese montano d’Italia dove non manca praticamente nulla? Non soffre di disoccupazione e migrazione, né di nostalgia per chi abita in città. Il deterioramento della qualità della vita non è di casa. La comunità può contare su oltre un centinaio di aziende imprenditoriali, sul commercio, ricettività, professioni, attività artigianali, turistiche, servizi pubblici e privati. A ben vedere manca solo, perché estinto, un mestiere d’altri tempi, lo spazzacamino. O la cartomante.

di Luciano Corrado

 

A Calizzano l’albero più vecchio e quello più alto del savonese. Sono 37 gli alberi monumentali presenti nella provincia di Savona secondo l’elenco del Ministero delle Politiche agricole e forestali. Per potersi fregiare di tale titolo, un albero deve costituire «un raro esempio di maestosità e longevità; mostrare un particolare pregio naturalistico per rarità della specie; o costituire un preciso riferimento ad eventi o memorie rilevanti dal punto di vista storico, culturale e delle tradizioni».
A guidare la classifica come numero di alberi monumentali, con tre a testa, sono Savona (Pian del Merlo: Sughera, 21 metri; Trincata: Abete rosso, 39 m; Varazzino: Pino domestico, 21 m); Bardineto (località Costa: Abeti, 21 m: Faggio; Fonte del Gombino: due Abeti bianchi di 31 e 27 m); e Pietra Ligure (Pinee: Carrubo, 13 m; Piazza Vittorio Emanuele II: Palma da datteri, 24 m; Trabocchetto: Bagolaro, 22 m). Ma è Calizzano a detenere il primato dell’albero monumentale più alto, un faggio di 40,5 metri in località Coletti, e dell’albero più vecchio: un castagno in località Rio Nero, di ben 372 anni. Ma per longevità non se la cavano male nemmeno un leccio a Calice, località Carbuta di 290 anni; un castagno a Piana Crixia, località Erche, 258 anni; un cipresso a Loano, località Castello Doria, 254 anni.

Un’oasi felice. Un’area montana dove nessuno ha nostalgia di vivere in città, su una riviera ormai assiepata da seconde case e traffico infernale, afflitta dal logorio della vita moderna, commenterebbe Ernesto Calibri inventore dello spot pubblicitario dell’amaro Cynar. Qui i giovani non fuggono alla ricerca di una improbabile fortuna. Calizzano non fa parte dei piccoli paesi, soprattutto nelle aree più interne, colpiti dallo spopolamento e dalla desertificazione. Al punto che il ‘miracolo’ socio economico è un fiore all’occhiello della Liguria. Una realtà, diciamolo, poco conosciuta, mai descritta e approfondita. La ricchezza reale non corrisponde alle aride statistiche regionali. Ovvero un  reddito pro capite di 19.012 €, al 180° posto della Regione. Ma se vuoi sentirti ricco, conta le cose che possiedi e che il denaro non può comprare”. La vera ricchezza semmai è data da cose come la salute, dall’aria salubre e non inquinata da gas come il CO2, da monossido di carbonio (CO)ossidi di azoto (NOx) e particolato sottile. Resta vivo l’amore per il proprio paese, le amicizie, la serenità che l’ambiente in cui vivi ti offre.

Al  primo gennaio 2025 l’anagrafe indicava 1.460 abitanti. Una popolazione composta dal 49,2% di maschi, il 50,8% di femmine, una percentuale del 7,3-8,8% di residenti stranieri. Calizzano e le sue frazioni: Caragna, Mereta, Vetria. Le sue località: Barbassiria, Bosco, Caragnetta, Durante, Ferriera Nuova, Frassino, Giaire, Maritani, Melogno, Pasquale, Valle Inferiore (Granei, Rini, Tomaloni), Valle Superiore. Tre chiese, quella parrocchiale di San Lorenzo, di N.S. delle Grazie e di N.S. del Rosario. Un territorio di 63,21 Kmq. L’età media degli abitanti di 52,2 anni.  Su 7.896 comuni italiani si piazza al 650° posto. E all’ 111° posto in Liguria per dimensione demografica.  Non male se si raffronta a molti altri paesi dell’entroterra e alla Liguria va il primato della popolazione anziana

Calizzano nella storia. L’origine è certamente romana. Camunitas  Calitiani. E poi nella marca aleramica intorno al secolo X. Il castello faceva parte del sistema difensivo del borgo e venne assegnato ad Enrico il Guercio. Il paese è stato di proprietà di Bonifacio del Vasto nel 1091,  per passa ai Del Carrettom seguendo le vicende del Marchesato di Finale Ligure. Nel XVII secolo ceduto alla Spagna e nel 1773  nel dominio della Repubblica di Genova. Alcune case hanno ancora le scandole: piccole tavole di legno che servono a ricoprire i tetti e sono una lavorazione artigianale del luogo.

Calizzano circondato da faggeti e castagneti centenari. Un territorio ricco di fonti di acque oligominerali: Fonte BaudaFonte di Barillaro, Fonte di Moja e Fonte delle Anime: quattro sorgenti da cui sgorga l’Acqua minerale di Calizzano che da lavoro a 50-60 persone ed ha recentemente inaugurato un impianto di ultima generazione. Il nome sulle bottiglie rappresenta di per se anche un volano promozionale nel ‘paese dei funghi‘ e delle associazioni senza scopo di lucro. Ma ne parleremo in un prossimo viaggio alla ricerca di associazionismo, volontari, usanze e tradizioni.

Negli anni passati, ad esempio, si raccontava che nelle sere degli ultimi giorni di febbraio si ripropone un’antica usanza, quella di ‘chiamare Marzo’. Dalle alture si odono suoni di corni a conchiglia e di bue. I giovani suonatori intendono affrettare l’arrivo di marzo, quindi la buona stagione. La tradizione si tramanda e resiste tra i giovani. Solitamente accade negli ultimi tre giorni di febbraio, intorno alle 20. Si prendono accordi e ognuno ‘chiama marzo’ da casa sua utilizzando i corni.

Calizzano, la sua scrittrice e paroliera. Valentina Ettore Tabò. E’ nata nel 1922 e morta nel 1989, a 67 anni. Dopo una lunga carriera nel mondo della scuola che l’ha portata ad essere direttrice didattica, si è occupata prevalentemente di dialetti e letteratura. E’ stata presidente di associazioni culturali e per il suo lavoro ha ricevuto la Legion d’Onore del presidente francese, Vincenti Auriol. Ha scritto alcuni romanzi tra i quali Il diamante nero e testi di canzoni del primi Festival di Sanremo.

La storia più datata descriveva Calizzano come luogo agricolo. Da anni attrae ospiti dalla riviera, può esibire l’appellativo di paese turistico, in particolare nella stagione estiva e delle vacanze. Si è sviluppato, senza deturpare, il mercato delle seconde case, ville e villette. Residenti e turisti, escursionisti dell’week end e delle domeniche, caratterizzano quella vivacità che rende meno monotona la convivenza.

Se il cuore pulsante è il commercio in genere, la ricettività alberghiera è caratterizzata dal ricambio generazionale, da chiusure e aperture. Forse non sono molti coloro che ricordano Calizzano in prima pagina sui quotidiani liguri e non solo. Una bombola di gas esplose all’interno dell’albergo Eden causando un crollo parziale. Ebbene è ancora in vita l’albergatrice, Savisa (nome non comune) Merlo che rende onore ai suoi 94 anni. Fanno storia il Miramonti che attrae i buongustai, il Lux (ceduto ad albergatori romeni). C’è chi ricorda l’albergo Giardino aperto nel 1952 e chiuso nel 1972, ma la sua esistenza inizia subito dopo l’ultima grande guerra. C’erano gli alberghi Centrale, Edelweiss, Lidia, Minerva, Baita del Melogno.  Resistono Barberis e Villa Elia gestita dai nipoti con Maria Grazia Rovere ottimo chef. E’ stata la prima struttura del paese ad essere inserita nella prestigiosa Guida Michelin e indicata come ‘ideale per le famiglie con bambini’.

Ma quanto a nomea, non solo per l’alta Valbormida, spicca, nel firmamento della cucina esclusiva, il Ristorante Msetutta, clientela fidelizzata che arriva dal Basso Piemonte, dalla Liguria, dai foresti in vacanza in riviera. Il locale ha conquistato il voto eccellente del popolare Tripadvisor. Una delle ultimissime recensioni merita di essere letta con attenzione: “Semplicemente tutto perfetto: un posto unico nel suo genere, dalla location e mise en place rimasta dolcemente a decenni fa, al cibo strepitoso, al personale efficiente e super cordiale, ed infine prezzi onestissimi. La sala emana davvero intimità, dolcezza e romanticismo, nonostante fosse tutta piena. Il servizio è veloce, il personale super cordiale. È presente un solo menu degustazione (adattabile alle esigenze del cliente per intolleranze, allergie o vegetarianesimo). La cucina è deliziosa!! Una tradizione dell’entroterra ligure, con qualche piccola rivisitazione super azzeccata. Le tantissime mini portate fan si che non si arrivi alla fine scoppiando, ma ad essere felicemente sazi. Ho adorato tutto, soprattutto antipasti e dolci. Buonissimo anche il barbera della casa. Consigliatissimo. Ci torneremo sicuramente!”Copiando un antica espressione diremmo: c’è da leccarsi i baffi, per indicare una sensazione di grande apprezzamento.

E quanto ce ne sarebbe bisogno, ai nostri giorni, potersi ‘leccare i baffi’ nella massificata fascia costiera dove c’è stata la corsa ad aprire ristoranti e pizzerie, trattorie ad opera di connazionali ed ora pure ‘operatori stranieri’. Oltre al personale di cucina extraeuropeo. Citavamo le trattorie spesso brutta copia dei fornelli delle nostre nonne, delle mamme d’altri tempi. Per la storia, la più antica trattoria del Bel Paese (documentata) risale al 1284.  Locali semplici, alla buona, che hanno vivacizzato i paesi di montagna e delle colline. Occasioni di incontri e di ‘ribotte’, ore di spensieratezza, oppure di fisarmonica e canti.

Se si parla con un calizzanese, con qualche annetto sulle spalle, racconta dell’albergo ristorante Capinera e di un’eccezionale trattoria  di frazione Vetria: le saporitissime tagliatelle e polenta casalinghe, arricchite dal sugo di funghi porcini. Vi ricorderà l’assedio dei clienti all’osteria  del Borgo, a Rio Freddo. Il ristorante ai Giovetti, Il Torre Aleramo. Fa onore al paese l’Agriturismo CA‘ DI VOI, in frazione Caragna. “Si possono degustare piatti locali, ingredienti a km0 e biologici provenienti dalle nostre coltivazioni“, si legge su Travellers’ Choice.

Meno fortunato, invece, chi va alla ricerca di un negozio storico anche se, raro esempio in un paese di 1500 abitanti, non mancano le attività commerciali. Certo, non siamo più a tempi che ad ogni porta, al piano terra del centro storico, c’era un negozio. Quando si chiede a chi ha una ‘memoria di ferro’, fa il nome Pan dei Caruggiu, sulla pagina facebook si descrive: Panetteria biscotteria artigianale, materie prime d’eccellenza, lievito madre vivo”.  

E gli stessi informatori ricorderanno la visita di Sandro Pertini, due volte presidente della Camera e poi della Repubblica. Venne accolto nella sede del Psi, nei locali dell’ex farmacia Luchetta.

Calizzano che quanto a servizi al cittadino, non si fa mancare nulla. Quattro negozi di alimentari, tre macellerie. Per fare un paragone, Pieve di Teco, 1340 residenti, piccola ‘capitale’ della Valle Arroscia, è rimasta con una sola macelleria e senza  alberghi. Ha chiuso lo scorso anno, dopo 228 anni dall’apertura, l’Albergo dell’Angelo. Il più antico della Liguria e tra i primi in Italia come certifica l’Archivio di Stato di Savona.

A Calizzano addio latterie e il latte fresco, ma dove si trovano ancora? C’è  il Tabacchino, la farmacia, la merceria, due estetiste, due agenzie immobiliari, quattro parrucchieri di cui uno per maschi, quattro bar, due fruttivendoli, un ferramenta, due officine meccaniche e carrozziera,  tre produttori con rivendita di funghi, una falegnameria- onoranze funebri, tre i produttori di legname, uno merita la citazione perché produce le forme di scarpe per un’azienda di Magliano Alpi. E ancora: due medici di base, un dentista, un fisioterapista, un negozio di ceramiche di Giuliana Milani. Il marito è uno scultore del legno, ebanista; la figlia vive a Torino, lavora con fili e filamenti per creare le loro opere d’arte.

Mentre salgono le proteste perché i paesi dell’entroterra restano senza sportelli bancari, un disservizio che riguarda la Liguria e l’Italia intera, Calizzano, grazie alla economia e forza lavoro, può contare su due banche:  Banco di Credito P. Azzoaglio e la Cassa di Risparmio di Savona  ora BPER Banca. 

Le pizzerie sono tre, utile aggiungere Da Mari trattoria bistrot. Non mancano importanti aziende agricole: Jole Buscaglia, Felicina (grano e patate), Nirule. L’elenco di attività continua  con due idraulici, due elettricisti, cinque imprese edili, un distributore di benzina, pure un negozio di abbigliamento (Vip),  un’oreficeria-gioielleria, una fiorista, un’agenzia assicurativa e studio legale, una commercialista, il mobiliare (a Mereta), un centro studi per Arredamenti. Già che citiamo le frazione non possiamo dimenticare il ristorante ‘ La mrè Home Restaurant‘. Non è finita. Tre sono le affittacamere.  E  in frazione Caragna è aperto un alimentari.

Difficile concludere questo elenco di un paese montano dove ‘non manca nulla’ o quasi. E come non citare il suo cittadino più popolare ed amato, il dott. Franco Coppi, storico medico condotto, ex sindaco, nipote di Fausto Coppi.

Luciano Corrado

2/PERCHE’ VORREI VIVERE A CALIZZANO E COMUNQUE E’ IL PAESE DEL MIO RELAX

Gianni Bruzzone, famiglia storica loanese, una mamma ultranovantenne con memoria e animo giovanile. Tra ultime a ricordare la ‘vecchia Loano’ del secolo scorso. Gianni è titolare dell’Agricola Bruzzone, una vasta gamma di attrezzature e prodotti per l’agricoltura, giardini, orti, mangimi per animali da compagnia e volatili da pollaio. Ha un hobby: è tenore e si esibisce con una corale alassina  molto apprezzata e che è ‘chiamata’ a cantare nelle chiese delle città anche oltre i confini liguri.

Bruzzone: “Perchè il mio unico luogo di salutare svago lo trovo a Calizzano? E’ rimasto un paese a misura d’uomo. Un paese come era Loano, Alassio o tutti gli altri centri abitati della Riviera dei nostri nonni. Penso ai ricordi che mia mamma racconta. Calizzano non è un paese deserto. Per strada anche la gente che non conosci, saluta. Seduti sulle panchine pubbliche, si chiacchiera col foresto. Ti danno confidenza quando entri nel loro mondo, nel loro modo di vivere, sei accettato e aiutato pur senza chiedere nulla.

I bar sono il ritrovo  di amici e dove la domenica mattina molti fanno colazione. Ho portato una novità per i frequentatori, si fa per dire,  ovvero intingere la focaccia dentro il latte macchiato. I prezzi modici, a portata di tutti. Abituato ai prezzi della riviera, mi viene spontaneo lasciare sempre la mancia. Alla sera è un piacere frequentare ristoranti, pizzerie, paninoteca. Ottima quella del campo sportivo con panini alla base di hamburgher di carne  bovina comprata a Calizzano, nipote di Garfild dei Caruggetti orbi di Loano, unesperienza in dote.

Le notti, il sonno, non sono disturbati da rumori molesti. Ti addormenti come un bambino, si sognano i prati, la neve, il gorgoglio piacevole di acqua che scorre in Rio Nero. Le feste sono una festa che arriva in punta di piedi, senza caos, senza turbare il fasciono e il relax del paese.  Quando  varco il Giovo mi sembra di entrare in un ambiente ovattato, i toni  diventano gentili, il dialetto ti fa sentire a casa tua. Sono attratto da Calizzano perché mi ricorda mia suocera che era del paese come la mia defunta moglie Teresa. Quanti ricordi di giorni felici, semplici e spensierati. Il mio animo, a Calizzano, si sente appagato. Non soffre di nostalgia, semmai di rimpianti. Un’atmosfera quasi gioiosa che mi purifica dal caos della città dove ormai non ci sia conosce più, manca il calore di sentirsi parte della comunità.  I milanesi possono fregiarsi della “O mia bela Madunina“. I piemontesi, i torinesi ‘Non ti potrò scordare, piemontesina bella…‘. Io vorrei cantare ‘Calizzano bella, quanto ti amo! Quanto mi manchi…’.

3/Articolo de Il Secolo XIX di venerdì 15 dicembre 1972 scritto, all’epoca, da un giovane aspirante giornalista Luciano Corrado


L.Corrado

L.Corrado

Torna in alto