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Lettera 3 / All’ONU, Israele insulta Francesca Albanese, l’Italia la sconfessa e l’Ungheria si accoda. 2 / Commento dell’avv. Chirivì: L’accordo di Trump su Gaza, umiliazione per la sinistra woke


Alla redazione di Trucioli.it- In quanto cittadino italiano, trovo vergognoso l’attacco delirante dell’ambasciatore israeliano Danny Danon a Francesca Albanese, Relatrice dell’Onu per i diritti umani nei territori occupati.

Francesca Albanese, giurista, esperta di diritti umani e di Medio Oriente, che dal maggio 2022 ricopre la carica di Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967. Studiosa affiliata all’Institute for the Study of International Migration della Georgetown University

E le parole critiche dell’ambasciatore italiano, Maurizio Massari, che spalleggia Danon.

L’Italia difende Israele, ritenuto responsabile di GENOCIDIO non solo da Francesca Albanese ma dalla Commissione d’Inchiesta dell’Onu, dall’Associazione Internazionale Studiosi di Genocidi, da storici ed esperti di genocidi ebrei come Ilan Pappé, Avi Shlaim, Raz Segal, Omer Bartov, William Schabas, Amos Goldberg e tanti altri, da organizzazioni internazionali per i diritti umani come A.I., HRW, MSF, ed ebraiche come PHR-I e B’Tselem.

Le principali organizzazioni internazionali per la salvaguardia del diritto internazionale e il mondo civile sostengono Francesca Albanese che, in un mondo più giusto, avrebbe meritato il Premio Nobel per la Pace, oggi privo di qualunque valore. Non siamo più nel Far West del 1800, non si può permettere che gli Stati Uniti e Israele minaccino e sanzionino i rappresentanti dei Tpi e dell’Onu e che Israele continui un genocidio sotto gli occhi del mondo, con la complicità dei governi europei e statunitensi, che si presentano come i difensori dei valori della civiltà occidentale. Ma dove sono questi valori ?
I governi europei e statunitensi devono vergognarsi e Israele deve chiedere scusa al Popolo palestinese per 80 anni di occupazione e deve obbedire alle decisioni dell’ONU, del TPI e della CIG: stop al genocidio, all’occupazione ed agli insediamenti coloniali, delegittimare il sionismo, riconoscere il diritto all’auto-determinazione ed alla libertà del Popolo indigeno, gli Arabi palestinesi, abbattere il Muro e pagare i danni. La pace si ottiene con il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, non attaccando le organizzazioni internazionali che hanno il compito di farli rispettare come stanno facendo gli Stati Uniti e Israele.
Ireo Bono, medico

2/L’avvocato Alessandro Chirivì, capogruppo di maggioranza a Laigueglia, ha scritto un post sulla sua pagina Facebook- L’accordo di Trump su Gaza è l’umiliazione definitiva per la sinistra woke. Alcune riflessioni sulla fine della guerra in Israele. Si prega di accendere il cervello prima di dare inizio alla lettura.

Lavv. Alessandro Chirvì capogruppo di maggioranza a Laigueglia

L’accordo per il cessate il fuoco a Gaza, piaccia o no, è un prodigioso risultato diplomatico di Donald Trump. Ed anche una vittoria per il suo principale alleato, Israele, che ottiene molto di più e concede meno di quanto i suoi critici ritenessero possibile.

Se le prossime fasi del piano di Trump funzioneranno, anche solo in parte, la diplomazia occidentale avrà ripreso centralità mondiale per il costante impegno del Presidente degli Stati Uniti (che però non vede premiati i suoi sforzi con il Nobel per la pace, assegnato invece alla venezuelana leader dell’opposizione di centrodestra Maria Corina Machado per il suo impegno nella promozione dei diritti contro la dittatura comunista del presidente Maduro).
In un periodo di tensioni, di escalation della violenza delle piazze rosse, di scioperi generali improvvisati, che hanno creato grandi disagi e danni all’Italia e agli italiani ma non hanno ottenuto alcunché per la causa palestinese, risuona ancora più forte il suono del video dei festeggiamenti da parte dei bambini palestinesi, a margine dell’accordo di pace raggiunto con Israele.
L’azione di Trump ha definitivamente cancellato anche l’ombra rossa della flottilla, palesando il suo fallimento sia politico, nel tentativo di sostituirsi al governo italiano considerato (falsamente) inadempiente, sia umanitario, meramente simbolico per la minima portata degli aiuti, peraltro non arrivata a destinazione.
Il sospetto che si sia trattato di una maldestra provocazione, e di una azione rivolta alla politica interna più che una missione umanitaria, è aumentato notevolmente quando l’ambasciatore israeliano ha dichiarato che “non è stato trovato nessun aiuto umanitario sulle imbarcazioni“, ma droghe ed alcool.
Perciò, a fronte di una messinscena di propaganda della sinistra, il risultato di Trump e dei governi di centrodestra che lo sostengono è, sul piano politico, un ulteriore smacco per i globalisti in salsa woke, con il loro antisionismo di sinistra, che si ritrovano ancora una volta dalla parte sbagliata della storia. Gli attivisti seguaci di Greta, che potremmo definire “gretini”, indossano la kefiah e denunciano Israele come il male assoluto, ma alla fine risultano palesarsi solamente come gli utili idioti che difendono il terrorismo islamista e danno fiato e forza alle sue rivendicazioni.
L’immagine del presidente Trump nella pagine facebook dellavvocato Chirivì

La capacità di Trump di ottenere il rilascio degli ostaggi israeliani ancora vivi e di mediare un accordo di cessate il fuoco globale tra due nemici esistenziali è un risultato politico e diplomatico che non può essere negato, nemmeno dai suoi nemici, ed ha lasciato ad Hamas poche opzioni quando il Presidente ha dichiarato unilateralmente la vittoria; è stato un colpo di genio. E’ impossibile sottovalutare il ruolo determinante svolto da Trump nel raggiungere un accordo, che probabilmente non sarebbe riuscito a nessun altro leader mondiale di area moderata o progressista (nessuno che ci abbia seriamente provato peraltro).

Il piano di Trump, comunque, è in salita, difficile, pieno di ostacoli, e nessuno può sapere se e fino a che punto funzionerà; anche nel peggiore dei casi, comunque, sarà ricordato almeno come una tregua che, fino alla settimana scorsa, sembrava impossibile non solo da raggiungere ma anche da ipotizzare.
Questo dovrebbe essere un momento di umiltà per la sinistra, che è stata opportunisticamente attratta dalla guerra (e non solo da questa). Il conflitto israelo-palestinese è per i progressisti ciò che il Vietnam era per gli hippy: un comodo espositore a cui appendere e mettere in mostra la loro vuotezza ed inconsistenza politica.
La Palestina è diventata una causa di moda, con i comunisti da salotto che abbinano amorevolmente le loro kefiah alle magliette di Greenpeace. La bandiera palestinese ha finito per svolgere la stessa funzione di una borsa Birkin o di una tazza da caffè Grind: affermare il proprio status di democratico di sinistra.
Prima, sulla scia della crisi finanziaria, i nemici erano i banchieri, poi la sinistra radical chic è passata a presagire l’apocalisse climatica.
Successivamente si sono immersi nel vorticoso carnevale delle cause delle minoranze, solidarizzando con Black Lives Matter, inveendo contro un inesistente razzismo sistemico, e sono passati alla assolutizzazione delle presunte verità lgbtq+xyz (e l’ultimo chiude la porta), ad attaccare adesivi gender-neutral sui bagni delle donne e a twittare odio contro J.K. Rowling quando affermava verità fattuali tipo che le donne partoriscono e gli uomini no.
L’omicidio di Charlie Kirk è stato il triste epilogo del sinistrismo woke, sinistro (ancora una volta) teorizzatore della ripugnante teoria della diversa gravità di un assassinio a seconda delle opinioni politiche o religiose espresse dalla vittima.
Sia ben chiaro, il fatto che Hamas sia un gruppo terrorista e corrotto, non assolve Israele dalle sue colpe e dai suoi eccessi.
Il conflitto israelo-palestinese dura da 77 anni e la componente escatologica religiosa è preponderante, la sinistra ha fomentato un’atmosfera così conflittuale – e cerebralmente inattiva – che è diventato impossibile avere anche solo una discussione equilibrata con la quasi totalità dei membri di quella parte politica.
Finalmente, possiamo sperare che una guerra infame durata anni e costata decine di migliaia di vite possa giungere al termine, le famiglie coi loro bambini meritano la fine del calvario e la pace.
E forse sarà davvero solo Trump l’unica speranza rimasta concretamente in campo per la soluzione del conflitto tra Russia e Ucraina e per avviare quel necessario processo diplomatico che dovrà riportare Putin a sedersi stabilmente ai tavoli diplomatici occidentali, con i quali certamente è più affine per posizionamento e sistema di valori, tavoli dai quali è stato allontanato e spinto verso cinesi e coreani da una politica miope e grandemente sbagliata portata avanti dai democratici americani durante la presidenza Biden, da Macron, Starmer, Merz, Sanchez e dai segmenti dell’Unione Europea fatalmente mal indirizzati dalle sinistre.
DA IVG.IT DEL 14 AGOSTO 2020- Il partito di Giorgia Meloni, da sempre attento alla famiglia ed ai valori non negoziabili, nomina l’avvocato Alessandro Chirivì a Responsabile regionale del Dipartimento Famiglia e Valori negoziabili”. Lo annuncia la sezione di Albenga di Fratelli d’Italia. “Una preziosa risorsa – commentano – che si mette al servizio del partito che, sondaggi alla mano, sta crescendo di più negli ultimi mesi”. Alessandro Chirivì, già amministratore comunale e di società pubbliche, dopo aver svolto per alcuni anni il ruolo di difensore civico presso la Provincia di Savona, era già impegnato nella politica attiva alle ultime elezioni comunali ad Albenga nella lista civica che sosteneva il candidato sindaco del centrodestra Gerolamo Calleri. Da gennaio è il segretario di Fratelli d’Italia ad Albenga. “Da sempre sono attento ai valori della famiglia e chi mi segue sa delle mie molte battaglie sul tema – commenta il capogruppo in Regione Liguria e commissario per la Liguria di Fratelli d’Italia Matteo Rosso – sono quindi lieto di accogliere Alessandro, ed il suo valore, in questo ruolo importantissimo per noi”.

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