Non da oggi sostengo che in Italia sia stata tradita la Costituzione da parte di una azione politica indegna e senza scrupoli.
di Gianfranco Barcella

Putroppo <Il tradimento della Costituzione> non è un reato genericamente inteso, ma si configura specifcamente in due casi previsti dall’art.90 della Costituzione: l’alto tradimento e l’attentato alla Costituzione. Questi reati riguardano solo il Presidente della Repubblica e prevedono la sua messa in stato d’accura da parte del parlamento in seduta comune e il giudizio della Corte Costituzionale. (Non capisco perché questo capo d’accusa non possa essere esteso anche agli organi del potere esecutivo, capaci eccome, di comportamenti dolosi che costuiscono una violazione del dovere di fedeltà alla Repubblica non nella semplice accezione di un comportamento diretto ed idoneo a sovvertire le istituzioni costituzionali ma anche e soprattutto al tradimento dei suoi principi fondamentali).
Il tradimento della Costituzione non è considerato come un reato comune e non si estende a tutti i cittadini e per di più non è un reato previsto dal Codice Penale. L’alto tradimento e l’attentato alla Costituzione sono reati costituzionali, distinti dalle ipotesi previste dal codice penale comune. Ed inoltre pare che solo i cittadini comuni abbiano il dovere di osservare la Costituzione secondo ‘art.54.
E poi c’è la reputazione dei partiti sempre più in calo perché risultano progressivamente svuotati di contenuti socio-civili e di sapere sociale. Eppure, benchè in crisi di legittimazione, rimangono un’articolazione fondamentale dello Stato. La definizione costituzionale dei partiti politici, ha fin dalle loro origini, rappresentato un dilemma dottrinale per gli inevitabili riflessi istituzionali e politici e continua tutt’ora a rappresentare un punto dolente dell’impianto legislativo mazionale.
Nel nostro ordinamento giuridico i partiti politici, da un lato si configurano come associazioni private non riconosciute, e come tali soggetti alla disciplina degli artt.36 ss del cc. Ma anche alcune leggi recenti confermano che in sostanza rende gli stessi liberi dal controllo esterno, specie dalla magistratura. Resta uno statuto a regolare la vita degli iscritti… E quasi mai a veicolare le istanze degli elettori in seno alle istituzoni.
Ho apprezzato molto, in merito a questa problematica ed altre ancora, la lucida e competente analisi compiuta da Antonio Rossello nel volume: “Esiste una nuova via per uscire dalla crisi della politica italiana?”, edito per i tipi di Edda Edizioni. Potremmo definire Antonio Rossello un uomo di stampo rinascimentale perché racchiude in sé una formazione scientifica ed umanistica. Laureato in Ingegneria Meccanica presso l’Università di Genova, ha successivamente ricevuto la Laurea honoris causa in Sociologia dall’Università internazionale UPTEAG. Questa doppia anima, tecnica e sociologica- segna profondamente il suo percorso, permettendogli di coniugare rigore analitico e attenzione ai processi collettivi e comunitari. Ma torniamo ab ovo, il testo sopraccitato.
Già la prefazione di Angelica Lubrano offre un’ampia cornce storica globale della crisi italiana .Lubrano identifica nella caduta del muro di Berlino e nel trionfo dei neoliberismo globalizzato(Reagan- Thatcher), l’inizio di un’era di squilibri . La fine del mondo bipolare ha portato non a una <fine della storia> (Fukuyama pacificata), ma ad uno “scontro di civiltà” (Huntington) o a “un mondo fuori controllo” (Brzezinski).
In Italia, questo ha significato la fine delle ideologie, il trionfo del consumismo, l’ascesa di Berlusconi e il trasferimento della sovrantà degli Stati alla finanza globale, la crisi dei partiti italiani è vista come epifenomeno di queste trasformazioni epocali.
Rossello descrive con profondità di pensiero ed obiettività di giudizio la situazione politica italiana recente (rielezione di Mattarella, caduta del governo Draghi, ascesa di Meloni e Schlein) come sinonimo di malessere profondo e strutturale. I partiti appaiono come enti aureferenziali, guidati da logiche verticistiche e personalistiche, incapaci di mediare tra cittadini e Stato.
L’instabilità governativa (7 governi dal 2011 al 2022) e l’astensionismo crescente (-40 % alle Elezioni Regionali) sono il segno d una crisi di autorità e rappresentanza. L’autore individua la causa di questo disagio pubblico nella fine delle grandi ideologie del ‘900(comunismo, socialismo, democrazia cristiana), nate con i partiti di massa.
Le ideologie fornivano una bussola, mobilitavano le passioni e permettevano di assumere decisioni rapide. Il loro tramonto, accelerato dalla globalizzazione, ha lasciato un vuoto riempito da un pragmatismo senza principi, da un relativismo nichilista e da un populismo demagogico che offre soluzioni semplicistiche a problemi complessi.”
“ Ing. Rossello, parlare di politica e democrazia nella Postmodernità ha ancora un senso?”
“Viviamo in un’era <liquida> (Bauman) e postmoderna , priva di punti di riferimento solidi. La globalizzazione e il potere delle oligarchie finanziarie hanno reso la politica nazionale impotente, generando un’inquietudine che si traduce in ripiegamenti nazionalistici, sovranismi e intolleranza verso i migranti. Le istutuzioni europee, lontane dai cittadini e dominate da logiche tecnocratiche e di mercato non sono riuscite a fornire una risposta democratica a questi fenomeni”
“Vede nel panorama politico italiano delle anomalie e delle complicazioni?”
“A differenza delle altre democrazie occidentali, L’Italia ha sempre sofferto di <un’uncompiutezza isttuzionale>. La Prima Repubblica era bloccata dalla conventio ad escludendum contro il P.C.I. La Seconda Repubblica, nata da Tangentopoli, non ha prodotto un’autentica rottura ma ha solo sostituito una partitocrazia con l’altra, più ersonalistica e populista. Il ricordo a governi tecnici (Monti, Draghi) è sinonimo dell’incapacità della classe politica si auto-riformarsi e di gestire crisi complesse”
“Non resta che affidarsi alla sfiducia ed alla degenerazione dei Partiti..”
“I partiti italiani, pur avendoperso peso politico e iscritti, hanno visto aumentare il loro potere economico e la loro invadenza nella società(lobbying, nomine, finanziamenti), sono percepiti come <anime morte>, macchine clientelari distanti dai bisogni reali della gente. Il loro finanziamento opaco e la mancanza di democrazia interna li rendono corpi estranei nel sistema democratico”.
“ La riforma elettorale tanto vaticinata pare ancora oggi impossibile…”
Il dibattito sulla riforma della legge elettorale (dal Mattarellum al Rosatellum) e sull’attuazione dell’art. 49 della Costituzione (sulla democraticità interna dei partiti), si è rivelato sterile e dettato da calcoli elettoralisti. Ogni tentativo di riforma è fallito per la riottosità dei partiti a cedere autonomia e per la mancanza di un volontà politica autentica. Il sistema ibrido italiano non è né parlamentare né presidenziale e fatica a garantire sia rappresentatività che governabilità”
“Esistono oggi in Italia rischi per la rappresentanza democratica e per la Democrazia Diretta?”
“La crisi dei partiti si intreccia con la crisi della rappresentanza. La proposta di sostituire la democrazia rappresentativa con forme di democazia diretta (digitale e referendaria) è seducente ma pericolosa. Citando Bobbio avverto il rischio <di una tirannia della maggioranza> è della riduzione della politica a una mera conta numerica, perdendo il valore della mediazione, del compromesso e della discussione complessa”
Una via d’Uscita potrebbe essere la sociologia clinica?
“Io sostengo che la soluzione per la crisi della politica non possa provenire solamente dalla politica o tecnica ma deve essere prima di tutto culturale e sociale. Il cambiamento deve avvenire nella società civile prima che nelle istituzioni. Qui entra in gioco la Sociologia Clinica, intesa non come palliativa ma come strumento per promuovere una presa di coscienza collettiva delle dinamich sociali disfunzionali. Inoltre occorre favorire la costruzione di relazioni umane autentiche, basate su pazienza, umiltà e partecipazione ed è anche necessario agire su gruppi e individui per aumentarne la consapevolezza di sé e delle conseguenze delle proprie azioni, ricostruendo il tessuto sociale. L’obiettivo è una riforma morale e culturale che porti ad una democrazia rinnovata, orientata al bene comune ed agli ideali di Giustizia e Libertà. Bisogna sottolineare infine che la crisi è prima di tutto una crisi morale e di pensiero. L’antipolitica non è una soluzione ma un sintomo della stessa malattia. La via d’uscita sta nel (ri)costruire dal basso, con pazienza, una società più consapevole e coesa, dove la politica possa ritrovare il suo ruolo nobile. La Sociologia Clinica è proposta come il <medico> che può aiutare in questo percorso di cura, non come semplice palliativo”
Sostiene infine Rossello che la Sociologia Clinica è proposta come lo strumento disciplinare più adatto per guidare questo processo di <cura> agendo sulla consapevolezza individuale e collettiva per rifondare una politica al servizio del bene comune.
Ma ho scoperto con vivo piacere poi che Antonio Rossello non è l’intellettuale puro arroccato nella sua torre d’avorio, ma uomo impegnato nel sociale e per le moltiplici attività espletate gli sono stati riconosciute parecchie onirificenze e benemerenze. Ne citiamo solo alcune: cavaliere all’ordine al Merito della Repubblica di Maltà, Attestato di fedeltà A.N.C. per i vent’anni di iscrizione all’Associazione Nazionale Carabinieri, Distintivo d’Oro con Smeraldo A.V.I.S. Rossello ha sempre intrecciato attività civili e cultutali, con un’attenzione particolare alla memoria storica ed al valore sociale della cultura. E’ stato promotore di numerosi gemellaggi tra sezioni associative italiane ed estere, collaborando alla redazione di antologie e testi commemorativi. Ha inoltre contribuito al rilancio di federazioni storiche come quella dei Volontari di Guerra e del Nastro Azzurro, in un’ottica di continuità ideale e testimonianza civile. Il suo impegno non si limita alla gestione delle realtà associative, ma si concretizza nell’ideazione e promozioni di manifestazioni, rassegne multiculturali e celebrazioni storiche.
Tra le iniziative più significative figura la rassegna: “Dal mare alle Langhe fino al Monferrato, nata nel 2013 e tutt’ora attiva, che unisce comunità e territori attraverso eventi letterari, artistici e civili. Attualmente Antonio Rossello ricopre anche l’incarico pubblico di membro del Consiglio del Depuratore Consortile di Savona per conto del Comune di Savona (1995 -1996). Antonio Rossello è proprio quell’uomo risogimentale che dice addio al mistero.
Gianfranco Barcella