Se è banale oggi affermare, più meno benevolmente, quanto parlare si faccia sul tema dell’Intelligenza Artificiale, altrettanto non lo è invece quando si cerca di capire esattamente di cosa si tratti.
di Pier Francesco Gardino
Me ne sono accorto ogni qualvolta ne discuto con altre persone, siano esse completamente all’oscuro oppure abbastanza informate. Mentre dalle prime, ovviamente, nulla si può apprendere perché ignorano tutto dalle seconde invece aleggia sempre un alone di mistero camuffato in una mancanza di volontà a spiegare perché la spiegazione sarebbe di difficile comprensione per l’uomo comune. Meglio restare sul vago. E poi come sempre succede in ogni campo dello scibile gli esperti della loro materia mantengono gelosamente le loro conoscenze.
Quindi, essendone il sottoscritto completamente a digiuno, ho cercato di colmare la mia ignoranza iniziando a fare ricerche attingendo da varie fonti nella speranza concreta di condividerle tra i curiosi lettori di Trucioli.it.
Per I.A. si deve intendere la capacità di costruire un sistema capace di fornire delle risposte a domande difficili e complesse oppure generare testi, video ed altro ancora.
Ma in cosa consiste il “sistema capace di fornire …”?
Il “sistema” altro non è che un tracciato informatico, ossia un programma scritto da esperti in informatica i quali ne prevedono un dato percorso. Quindi tutto è previsto in partenza dagli umani.
E la partenza consiste nello scrivere un preciso algoritmo. Le forme elementari di Algoritmi esistono già da secoli prima di Cristo, quelle che interessano noi sono le forme attuali e quindi quelle decisamente più evolute.
Gli algoritmi evoluti sono quelli che hanno creato l’I.A. a partire dagli anni 50 negli Stati Uniti, essi arrivano a compiere calcoli infinitesimali e per far ciò hanno bisogno di utilizzare dei super computer i quali, a loro volta, consumano una grande quantità di energia elettrica.
Ma non solo, oltre alla capacità di calcolo nella I.A. risulta fondamentale l’acquisizione di una grandissima quantità di dati ed ecco che in questo caso si parla di BIG DATA (= grandi dati).
I dati necessari, in uno specifico campo, o vengono immessi dagli operatori informatici oppure vengono prelevati sulla rete in modo automatico attraverso dei BOT (= abbreviazione di robot).
Quest’ultima attività, ossia quella di apprendere dati in modo automatico secondo le istruzioni impartite, si definisce MACHINE LEARNING (= apprendimento automatico).
L’utilizzo poi del silicio nell’elettronica ha creato i CHIP (= circuiti integrati), che sono semi conduttori di corrente elettrica altamente resistenti al calore, con il risultato di aver fortemente velocizzato la capacità di elaborazione dei calcolatori.
In ultimo, negli ultimissimi anni, si è affacciato su questo panorama CHATGPT (= sistema generativo), e altri simili, dove l’utilizzatore pone delle domande, anche le più disparate, per ottenerne una risposta, un parere, scrivere testi e tanto altro.
Non me ne vogliano gli esperti del settore per queste stringatissime spiegazioni le quali, peraltro, le ritengo minimamente necessarie per la comprensione a chi ne è completamente a digiuno.
Pertanto fatte queste premesse ritengo a questo punto interessante affrontare un poco l’argomento ponendomi la domanda: ma questa I.A. è un problema o una risorsa?
Credo che la risposta sia entrambe le cose ossia a seconda dell’uso che se ne faccia e soprattutto dal grado di conoscenza che ha l’utilizzatore.
Mi spiego con un esempio: chiedere a CHATGPT la differenza tra le affermazioni “Cogito ergo sum” ( Penso dunque sono) di Cartesio in contrapposizione a quella “Si fallor sum” ( Se sbaglio esisto) di Sant’Agostino interessa quasi esclusivamente uno studioso della filosofia. Quindi in questo caso la risposta ottenuta può essere adeguatamente valutata da chi di filosofia è abbastanza edotto. Pertanto l’I.A. è importante quando spinge a ragionare i soggetti già dotati di una solida base cognitiva. Ma l’I.A. ha dei limiti e quali sono questi limiti? Sono praticamente gli stessi dell’Intelligenza Umana perché, come ho descritto precedentemente, l’I.A. elabora algoritmi silicio/elettronici scritti dagli informatici al fine di fornire risposte di tipo assolutamente deduttivo. Anzi, proprio perché i sistemi sono deduttivi, il limite più grande che si possa riscontrare è proprio quello del sillogismo ovvero la mancanza dell’affermazione dell’antecedente, o degli antecedenti, oppure la negazione del conseguente o conclusione. Quindi in generale il sillogismo può portare ad una errata progettazione del sistema informatico là dove l’esperto lo ignori.
L’esempio classico aristotelico che si fa è: sono antecedenti “gli uomini sono mortali” e “Aristotele è un uomo” e dunque la conclusione conseguente “Aristotele è mortale”.
Oppure può succedere che il sistema non abbia conoscenza semantica ovvero del corretto linguaggio.
Purtuttavia si possono creare buoni sistemi deduttivi con la premessa che gli antecedenti, la conclusione e la semantica siano estremamente corretti. Se ciò vale per gli umani a maggior ragione deve valere per i sistemi artificiali.
Diversa è invece l’argomentazione sul MACHINE LEARNIG i cui sistemi sono quasi sempre addestrati a reperire una quantità enorme di dati, su internet e non, con metodo induttivo rilevando correlazioni che potenziano con dei calcoli di tipo probabilistico. Anche in questo caso si rilevano tutte le fallace dei sistemi induttivi, per esempio: se una certa correlazione è vera secondo il calcolo probabilistico all’80% vuol dire che il rimanente 20% è un buco nero. Per ovviare a quel 20% è assolutamente necessario l’intervento dell’umano esperto dello specifico settore in questione.
Quindi, mi sento di affermare, che la I.A. è un formidabile strumento di ausilio per un buon medico, un buon ingegnere e così via, cioè per chi ha già un retroterra specifico che gli permette di interloquire adeguatamente con il sistema informatico sia esso deduttivo o induttivo.
Per le persone comuni, come me, è già più che sufficiente Wikipedia!
Pier Francesco Gardino