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Doks della Memoria Savona: il perché del progetto per preservare e custodire scritti e testimonianze di Giovanni Burzio


Un patrimonio che l’ex sindacalista e politico, oggi novantaseienne, vuole mantenere vivo con la nuova vocazione editoriale. Un viaggio tra le esperienze raccolte in oltre 60 anni di impegno su più fronti e raccontato a più mani nei suoi volumi.

di Marco Merli*

Caro Giovanni, riepilogo qui le idee e il progetto Docks della Memoria Savona che bene si posa con quanto da te, e tanti amici, avete fatto in questi anni.

Attraverso alcuni libri, scritti a più mani hai raccolto le memorie di Savona, con linguaggi multipli (dai fumetti al teso) e con tante iniziative ed eventi che richiami nei volumi e che ancora sono in parte da scrivere.
I libri “memoria” sono, IL CIELO IL TRENO…, “SAVONA L’IDENTITA PERDUTA”, “PRIMA DI VOI,”, 1944 L’ANNO DELLA STORIA e 1940 IL MONDO VERSO IL BARATRO? …
Sfogliando questi libri è palpabile lo sforzo di arrestare la perdita della memoria che con il passare del tempo si estende a macchia d’olio.
I contenitori pubblici e privati (biblioteche, musei, raccolte, collezioni) riescono solo in minima parte ad accogliere le memorie e le acquisizioni vanno per priorità e spesso il valore economico (raccolte d’arte ad esempio) o il fatto di essere ad esempio una grande
impresa crea la salvaguardia e la custodia dei beni.
Il senso di smarrimento identitario che aumenta progressivamente e parallelamente alla perdita della memoria ha avuto un’accelerata dovuta alla pandemia.

I passaggi generazionali si sono accorciati e la ricerca di luoghi dove depositare le memorie, spesso raccolte durante l’intera vita, diventa una preoccupazione palpabile sempre di più. Interi patrimoni identitari del nostro paese si stanno disperdendo e distruggendo, causando danni irreparabili alla storia, alla cultura e al patrimonio sociale e alle future
generazioni.
Mentre mancano supporti per i Dock della memoria delle persone fisiche (spesso importanti raccolte documentali su temi molto specializzati e di cui sempre più scompaiono le tracce) qualcosa si è mosso per le aziende. Infatti, Il tema del patrimonio che le
microimprese e le PMI disperdono per l’interruzione dei passaggi generazionali o per vicissitudini economiche sono ormai un problema di livello nazionale. La creazione di veri e propri docks della memoria specialistici, come ad esempio per le case editrici, o più ampi,
come ad esempio dei contenitori per le memorie di associazioni culturali o di persone fisiche è un problema impellente che potrebbe dar vita ad una Fondazione od una Rete di associazioni di volontariato con questo scopo.

Giovanni Burzo in un bar di Savona illustra i suoi ultimi progetti letterari (foto archivio giugno 2021 Trucioli.it)

La tutela dei patrimoni culturali delle imprese ha dato vita ad un importante atto legislativo. Infatti, con il Decreto ministeriale n. 460 del 18/12/2024 che attua l’art. 26 della legge per il Made in Italy, si aggiunge un altro pezzo al complesso puzzle normativo delle Imprese Culturali e Creative. Il Decreto prevede l’istituzione presso la Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura l’albo delle imprese culturali e creative di interesse nazionale. L’iscrizione permette alle ICC di utilizzare la denominazione di “Interesse nazionale” e altresì comporta per quei soggetti che abbiano un archivio di impresa riconosciuto di interesse storico particolarmente importante la registrazione al Sistema archivistico nazionale del MiC. Possono iscriversi al registro coloro che hanno ottenuto la qualifica di ICC ai sensi dell’art. 25 della legge per Made in Italy, – attuato con il Decreto interministeriale n.402 – e svolgono, da almeno 5 anni, attività che contribuiscono, in ambito nazionale e oltre il confine alla definizione dell’identità nazionale e alla crescita civile, culturale ed economica del Paese; o attività capaci di collegare la propria organizzazione con il territorio in cui è localizzata e valorizzarlo.
È necessario inventare nuovi strumenti per proteggere queste memorie, con modalità di volontariato e autosostentamento e con l’obbiettivo di divulgare e rendere fruibile le memorie
depositate. I dock non sono magazzini abbandonati ma sono le parti vitali dell’interscambio “commerciale”. Dock ha molti significati, è infatti un bacino o un hangar, assume forme diverse in base al luogo, ma resta immutata la la propria caratteristica: movimentare e proteggere le merci. Si carica e scarica, si movimenta e si trasporta. I Docks della Memoria sono filamenti di un movimento
di ricostruzione identitaria e allo stesso tempo di vitalità, un organismo che respira e si muove
sempre. Così come un corpo fermo si irrigidirà sino ad arrivare alla morte, così una memoria custodita e protetta ma immobile diventa un sepolcro nascosto. L’esatto contrario dei Docks della Memoria che sono nati per far conoscere i tesori dell’Italia. Ogni raccolta di memorie (libri, cartoline, oggetti, musiche, disegni, raccolte) raccontano una cultura e una visione, un preciso interesse che
focalizza un aspetto della vita, utile anche per ricostruire spazi di lavoro che attraverso le nuove tecnologie potrà assumere nuove forme e utilità. Per questo sono tesori che mostrano e che,
contemporaneamente, disegnano il cammino e lo sviluppo di un paese e del mondo.
I Docks della Memoria sono spazi diffusi sul territorio nazionale e di dimensioni differenti. Sono collegati a rete tramite le tecnologie web. Sono vetrine sul web di identità che creano un corpo unico
identitario.
I Docks della Memoria creano collegamenti con il mondo dell’archiviazione e della formazione, con gli enti pubblici e gli enti museali. Con le scuole e la ricerca.
I Docks della Memoria hanno quindi precisi compiti. Salvaguardia e archiviazione delle memorie. Divulgazione di quanto contenuto nel dock. Realizzazione di pubblicazioni, cartacee o digitali, eventi
e manifestazioni per far conoscere le proprie memorie e farne oggetto di studio e ricerca.
I Docks della Memoria si costituiscono in associazioni di volontariato e aderiscono ad un codice etico che vieta la dispersione delle memorie custodite. Nominano un Presidente e gli organismi che gestiranno il dock. I Docks sono numerati e il numero 1 è il fondatore che delibera le nuove costituzioni che aderiscono al codice etico ed hanno totale autonomia finanziaria e gestionale.
Obbiettivo: fondare l’associazione di volontariato, e il primo Dock. Una delle prime memorie depositata è quella della casa editrice Erga (www.erga.it) che parteciperà e sosterà il processo di fondazione
Vorrei con voi, proprio qui a SAVONA, lanciare questo progetto realizzando il primo esempio di libro “Docks della Memoria di Savona” attraverso il ns sistema che permette
l’inserimento di contenuti multimediali all’’interno del volume (sistema Vesepia che sotto descrivo).
Il progetto prevede l’edizione di un unico volume che comprenda quelli editi ad oggi e i “frammenti” di memoria che sono ancora nel “cassetto” e che lanci l’idea di costituire questo progetto che andremo a raccontare assieme, progetto che vada oltre al libro per sensibilizzare l’opinione pubblica e privata della necessita urgente di non disperdere le memorie. Vorrei anche realizzare una mostra “itinerante” con 15 pannelli (al cui interno ci saranno i contenuti multimediali che andremo ad inserire nel volume di carta grazie al sistema Vesepia). In questo modo avremo anche pronto lo strumento di lancio del volume e dell’idea che sta dietro ad esso.
Come sai distribuiamo a livello nazionale, e quindi il lancio sarebbe nazionale.
Un caro saluto.
Marco Merli*

(legale rappresentante di ERGA S.N.C.)


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