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Liguria e Basso Piemonte

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Come riconoscere il vero Olio DOP Riviera Ligure. 2/ La festa dei ravioli ‘certificati’ casalinghi di Massimino


Quante volte ti è capitato di vedere bottiglie con diciture rassicuranti tipo “100% italiano”, “olive taggiasche”, “qualità superiore”… ma poi scoprire che non c’era nessuna certificazione reale dietro? 2/A Massimino la ‘sagra dei ravioli’, gli unici fatti meticolosamente a mano dalle casalinghe del paese.

Capire se un olio è davvero DOP non è immediato, ma ci sono segnali chiari che ti aiutano a scegliere con consapevolezza.
Eccone 5 per non sbagliare:

1.⁠ ⁠Cerca la sigla DOP (non basta leggere “italiano”)
DOP non è una parola di marketing: è una certificazione europea che garantisce che tutto il ciclo produttivo avviene in una zona precisa, secondo regole ufficiali. Se sull’etichetta non c’è scritto DOP, non è DOP.
Attenzione: vi è una differenza tra un olio generico avente come origine uno stato o più stati ed un olio DOP/IGP: il primo è un autodichiarazione, il secondo è un olio “certificato” da un organismo di controllo autorizzato dal MASAF che verifica origine, tracciabilità nell’arco della filiera e analizza l’olio dal punto di vista chimico-fisico e sensoriale prima di essere imbottigliato.

2.⁠ ⁠Verifica il “collarino” numerato
Nel caso dell’Olio DOP Riviera Ligure, ogni bottiglia ha un collarino giallo con un numero progressivo. È il segno che il prodotto ha passato i controlli del Consorzio. Niente collarino = niente certificazione.

3.⁠ ⁠Leggi bene l’etichetta: ci deve essere il nome Riviera Ligure DOP ed il logo “DOP”. Se leggi solo “Taggiasca” ma non compare Riviera Ligure DOP, siamo nel campo dell’autodichiarazione e non della certificazione del prodotto. Il marchio DOP obbliga il rispetto del disciplinare di produzione e l’indicazione dell’annata di produzione.

4.⁠ ⁠Diffida del prezzo troppo basso
Un olio extravergine DOP Riviera Ligure non può costare mai meno di 16 euro al litro all’origine. Dietro al prezzo c’è una raccolta manuale, una lavorazione lenta, controlli rigorosi, certificazione di qualità ed origine di un ente che controlla. Ricorda che il prezzo basso non è mai un indicatore di qualità.

5.⁠ ⁠Dove lo trovi? Supermercati, negozi specializzati, produttori, e-commerce. L’olio DOP Riviera Ligure è presente anche nei supermercati. Lo trovi poi nei negozi gourmet, nelle piattaforme online con vendita diretta. E ovviamente… direttamente presso i produttori che  puoi scoprire sulla sezione.

Riconoscere un olio DOP è un piccolo gesto ma cambia tutto. Perché scegliere DOP significa scegliere qualità, trasparenza, identità. La prossima volta, non lasciarti sedurre da un’etichetta furba. Cerca la certificazione. E fidati del collarino.

ECCO COSA SI PUO’ ACQUISTARE AL SUPERMERCATO O IN UN NEGOZIO ‘SPECIALIZZATO’

 

IL TURISMO- articolo del Secolo XIX del 26 agosto 2019

2/MASSIMINO, il più piccolo comune della provincia di Savona, detiene, certamente in Liguria, un primato ‘certificato’ davvero unico. I suoi ravioli che sono al centro di una grande ‘festa in piazza‘. Una tradizione che rende onere e che  non hanno neppure voluto chiamare ‘sagra‘. In ognuna delle tre serate saranno serviti almeno 1700 coperti, oltre 3,5 quintali di ravioli. Sta di fatto che “Ravioli in Piazza” si conferma una delle più belle e caratteristiche Sagre italiane!!

Non solo i ravioli vengono preparati a mano, come usavano le nostre nonne, ma anche gli ingredienti sono forniti da contadini ed aziende famigliari. Purtroppo, come Trucioli.it ha ripetutamente scritto nel corso degli anni, le sagre hanno finito per essere snaturate rispetto alle loro origini di genuinità e valorizzazione di specialità antiche e produzione rigorosamente locale. Non solo, non essendoci alcuna seria regolamentazione, nonostante le immancabili promesse del mondo politico, dalla Regione ai Comuni, ormai si assiste a tutto e di più. In qualche caso solo l’acquisto di attrezzature ha comportato spese da 5 zeri. Il loro fine non è neppure più la promozione, semmai con il volontariato aiutare associazioni umanitarie, pubbliche assistenze, squadre sportive, donazioni benefiche, senz’altro utili e con fini nobili, ma allora non bisognava sacrificare la genuina origine delle sagre stesse. E sommessamente vorremmo concludere con un richiamo all’igiene e alla salute pubblica, anche se ormai in questo settore  (ristoranti, bar, alberghi, luoghi di ristoro, dalla spiaggia ai monti) sono di fatto inesistenti i controlli per assoluta carenza di adeguato personale da parte delle Asl, ma tutti tacciono. A chi fa comodo?


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