Fino a pochi anni fa, il portolano di Angelino Dulcert (1339) era universalmente riconosciuto come la prima carta nautica a raffigurare le Isole Canarie in modo relativamente chiaro, con nomi riconoscibili come “Insula Lanzarotus Marucellus”, legato alla spedizione di Lanzarotto Malocello del 1312.
di Alfonso Licata*

Tuttavia, studi recenti, emersi in particolare tra il 2018 e il 2019, hanno smantellato questa certezza. La scoperta e l’analisi di un manoscritto inedito di Galvano Fiamma, un cronista domenicano milanese del XIV secolo, intitolato “Cronica universalis” (o “Cronica generalis sive universalis”), ha rivoluzionato le conoscenze esistenti.
Nel suo testo, Fiamma fa riferimento a un’opera del prete cartografo Giovanni da Carignano: il “Tractatus de mappa Ianuensi quam composuit sacerdos Sancti Marchi de Ianua“. Questa menzione si è rivelata cruciale. Prima d’ora, l’unica citazione di un’opera scritta di Carignano era un breve cenno nel “Supplementum cronicarum” di Giacomo Filippo Foresti (1483). Il manoscritto di Fiamma ha fornito una citazione molto più ampia, attestando l’esistenza di un vero e proprio trattato cartografico perduto, che accompagnava o integrava la sua celebre carta nautica.

Il “Tractatus” di Carignano, citato da Fiamma, contiene informazioni inedite sulla spedizione dei fratelli Vivaldi del 1291 (un tentativo genovese di circumnavigare l’Africa per raggiungere l’India) e, sorprendentemente, su un’ambasceria etiopica giunta in Occidente (forse a Clemente V) intorno al 1315. Questi dettagli non solo illuminano eventi storici poco documentati, ma dimostrano come il “Tractatus” non fosse solo una descrizione della mappa, bensì una fonte primaria di dati geografici, confermando il profondo interesse e la conoscenza dell’Atlantico da parte di Carignano e del suo ambiente.
Genova, al culmine della sua potenza marittima nel XIV secolo, era un crocevia di conoscenze geografiche, dove mercanti e navigatori portavano notizie da terre lontane. In questo fervente ambiente, la figura di Giovanni da Carignano si inserisce come uno dei principali custodi e divulgatori di queste informazioni. La perdita sia del “Tractatus” che dell’originale del portolano di Carignano (quest’ultimo distrutto in un bombardamento nel 1943) evidenzia la fragilità del patrimonio storico e la fortuna di ritrovamenti come la “Cronica universalis” di Fiamma, che ci permettono di ricostruire pezzi di storia altrimenti persi.

Il riferimento all’ambasceria etiopica del 1315 ha spinto gli studiosi a riconsiderare la datazione del portolano di Carignano. Se il trattato menzionava eventi di circa il 1315, è molto probabile che anche il portolano ad esso strettamente collegato fosse stato realizzato in un periodo non troppo distante, giustificando una datazione intorno al 1312 o 1313.
Questa nuova datazione posiziona il portolano di Carignano circa 26-27 anni prima di quello di Dulcert, rendendolo il più antico documento cartografico conosciuto a includere le isole atlantiche. Nonostante l’originale sia andato perduto nel 1943, le fotografie sopravvissute, reinterpretate alla luce delle nuove datazioni e del contenuto del “Tractatus” (che parla di isole atlantiche), suggeriscono fortemente la presenza di una o più isole nella posizione delle Canarie, spesso identificata come Lanzarote.
L’analisi approfondita di queste riproduzioni fotografiche in bianco e nero, unita alle informazioni del “Tractatus“, ha portato molti studiosi a concludere che le Canarie fossero effettivamente disegnate. Non è più una mera speculazione, ma una deduzione basata su indizi concreti, pur riconoscendo la perdita dell’originale. La posizione e il contesto sono considerati sufficienti, anche senza toponimi espliciti sulle foto.
Il “Tractatus” fungeva da opera esplicativa o commento alla “Mappa Ianuensi“, raccogliendo informazioni geografiche e nautiche da marinai, esploratori e viaggiatori genovesi. In esso, Carignano menzionava la presenza di “isolette” nell’Oceano Atlantico al largo delle coste africane. Sebbene non le nominasse esplicitamente nel passo citato da Fiamma, la loro posizione e il legame con le rotte oceaniche e le spedizioni come quella dei Vivaldi indicano chiaramente che si riferiva all’arcipelago delle Canarie. La menzione delle Isole Fortunate da parte di Galvano Fiamma, ripresa dal “Tractatus” di Carignano, rafforza ulteriormente l’idea che il trattato contenesse informazioni che permettevano l’identificazione delle Canarie come tali.
In sintesi, la scoperta del manoscritto di Galvano Fiamma non solo ha fornito prove concrete dell’esistenza di un’opera testuale di Giovanni da Carignano, ma ha anche offerto indizi preziosi per una datazione più antica del suo portolano, consolidandone l’importanza cruciale nella storia della cartografia e riscrivendo la storia della riscoperta delle Canarie.
*Alfonso Licata
*Presidente della Società Dante Alighieri-Comitato delle Isole Canarie
*Presidente del Comitato Internazionale del VII Centenario della riscoperta di Lanzarote e delle Isole Canarie da parte del navigatore italiano Lanzarotto Malocello
*Corrispondente Consolare d’Italia in Lanzarote