A Ormea dal 26 aprile al 29 giugno un percorso visivo che svela il potere persuasivo dei manifesti nella memoria della Guerra del Vietnam.

Il curatore, Romano Lupi, ha selezionato un corpus di materiali originali frutto di un’attenta raccolta pluriennale, con l’intento di sollecitare una riflessione sui rapporti tra messaggio ideologico e percezione pubblica del fatto bellico. Lupi evidenzia come il manifesto, di per sé strumento persuasivo, assuma nella pluralità dei formati esposti , dai manifesti dei Vietcong ai poster dei cineasti occidentali, una doppia valenza: veicolo di mobilitazione politica e insieme specchio delle evoluzioni socio‑culturali nel corso degli anni Sessanta e Settanta.
In tal modo, ogni immagine diventa testimonianza storica e insieme oggetto di analisi in grado di rivelare le tensioni fra narrazione egemonica e contro‑narrazione.
In tal modo, ogni immagine diventa testimonianza storica e insieme oggetto di analisi in grado di rivelare le tensioni fra narrazione egemonica e contro‑narrazione.
L’ inaugurazione, programmata per sabato 26 aprile alle ore 11.00 con la partecipazione dello stesso Romano Lupi e del giornalista Darwin Pastorin, offrirà l’occasione non soltanto di presentare il progetto espositivo, ma anche di avviare un dibattito sul valore civile e storiografico della memoria visiva del conflitto vietnamita.
La mostra resterà aperta fino al 29 giugno nei fine settimana e nei giorni festivi (orario 10:00-12:00 e 15:30-17:30), e si inserisce nel calendario culturale ormeasco quale possibile volano per future collaborazioni tra istituzioni, studiosi e appassionati di storia contemporanea, ribadendo come la riscoperta dei materiali iconografici possa rinnovare il dialogo pubblico sui processi di costruzione del consenso e sulle strategie di rappresentazione della guerra.
La mostra resterà aperta fino al 29 giugno nei fine settimana e nei giorni festivi (orario 10:00-12:00 e 15:30-17:30), e si inserisce nel calendario culturale ormeasco quale possibile volano per future collaborazioni tra istituzioni, studiosi e appassionati di storia contemporanea, ribadendo come la riscoperta dei materiali iconografici possa rinnovare il dialogo pubblico sui processi di costruzione del consenso e sulle strategie di rappresentazione della guerra.

