Il ricordo di un torinese, oggi quasi settantenne, di Spotorno non può che risalire ai primi anni ’60 quando mia nonna materna, grazie a enormi sacrifici, riuscì ad acquistare un bilocale ancora in costruzione nella zona di Viale Europa.
di Pier Francesco Gardino
Facendo questa via da direttrice di collegamento tra il mare, molto vicino, ed il monte, in entrambi i lati sorsero numerose palazzine alte rigorosamente non più di tre piani. Le vie traverse, tra queste palazzine, che incrociavano con Viale Europa presero di conseguenza il nome degli stati europei, pertanto, e ancora oggi esistono, Via Francia, Via Belgio, Via Germania, Via Lussemburgo. Ed è tra alcune di queste case in costruzione che conobbi un bambino della mia stessa età ed anche lui, guarda caso di Torino, di nome Massimo.
Con Massimo, divenuto amichevolmente Maci, l’amicizia nacque dall’idea di recuperare dal cantiere più vicino delle canne in plastica porta fili elettrici per farne delle cerbottane con le quali sparare i cartocci a punta fatti di carta. Considerata la nostra età, e le limitate possibilità economiche, erano indubbiamente tempi nei quali bastava pochissimo per divertirsi.
Negli anni a cavallo tra ’60 e ’70 Spotorno vive un periodo di espansione impetuoso quale località turistica di massa dovendo accogliere alla meno peggio genti provenienti da tutto il Piemonte e parte della Lombardia. E’ in quel periodo che nascono ben tre camping (due in zona fiume ed il terzo in zona cimitero), svariati alberghi e pensioni. Ricordo anche di famiglie disposte, pur di esserci, ad alloggiare in box e negozi. Per soddisfare i piaceri dei turisti si aprirono anche quattro cinema all’aperto (Ariston, Astro, Castello, Mignon) e ben nove i posti dove ballare che soddisfacevano un po’ tutte le età. (Alga Blu Night Club, Copa Cabana, Dancing Park Hotel, Il Club, Olimpia, la Rouelle, Black Bull, la Cambusa, il Castello (parrocchiale)
L’offerta per ballare soddisfaceva un po’ tutte le età: la Rouelle e il Black Bull per i giovanissimi, la Cambusa ed il Boccaccio per gli adulti, il Castello (parrocchiale) per gli anziani ed infine l’Olimpia.
Quest’ultimo merita un cenno in più perché si trattava di un cortile piastrellato all’aperto con annesso bar/trattoria, qualche tavolino con sedie metalliche scomodissime. La musica arrivava da un jukebox, pertanto per ballare i brani preferiti bisognava essere muniti di monete da 50 lire. I gestori, in quei quattro mesi canonici di vacanza, ossia giugno/luglio/agosto/settembre, guadagnavano con le consumazioni e le monete del jukebox.
Ed il posto era frequentatissimo sia dai più giovani squattrinati e sia dalle ragazze straniere. Sì perché allora i turisti erano numerosi anche tra i tedeschi, i francesi e gli svedesi. Infatti erano attratti non solo dal sole e dal clima e dalla giovialità italiana ma anche, e sopratutto, dai prezzi bassi a dal cambio delle loro valute contro la nostra “liretta”.
Del passato il ricordo va a quando passava un piccolo aereo che lanciava sul mare, a pochi metri dalla battigia, dei piccoli oggetti pubblicitari come ad esempio delle plastichine morbide del formaggino MIO che, una volta inumidite, si potevano appiccicare sulle piastrelle di casa. Tra noi bambini era una competizione irrinunciabile. Oggi vedere una cosa del genere sarebbe totalmente impensabile.
Come impensabile, e giustamente, sarebbe vedere arrivare fino alla riva un grande barcone per caricare i turisti e portarli a fare un giro attorno all’isola di Bergeggi e del golfo.
Altri ricordi mi portano alle lunghissime code tipiche del periodo estivo, ad iniziare da quelle in autostrada per il pagamento del pedaggio fino a quelle sulla strada causate dalla possibilità del sorpasso alternato. Stesse code alla biglietteria ferroviaria. A queste si aggiungano le lunghissime code alla cabine telefoniche della SIP causate dalla concentrazione dei più dalle 21,00 in poi in quanto da quel momento scattava la riduzione del costo. Altre lunghe code le si trovavano al mattino dal panettiere per l’irrinunciabile focaccia da scegliere tra quella più morbida e spessa oppure tra quella più sottile e croccante.
Altra coda molto singolare ma necessaria era quella ad un rubinetto vicino a casa dove sgorgava un’acqua dolce che arrivava, si diceva, dal monte (quale monte ?). Il motivo era perché l’acqua del rubinetto di casa, e quindi di acquedotto, era inspiegabilmente salata.
A questo punto verrebbe da dire, se non altro per la giovane età, che erano bei tempi. Forse sì e forse no. Di certo c’è che era un’altra epoca!
Dott. Pier Francesco Gardino
DALL’ARCHIVIO DI TRUCIOLI.it- SPOTORNO ANNI ’60.
Gli alberghi erano 18. Le pensioni 41. Le locande 9. I ristoranti-trattorie 28. I bar 7. ‘Case’ per ferie 2. La popolazione residente nel 1961 era di 2.773 (oggi 2.434 ). La città poteva offrire servizi di autobus per Cogne, Courmayeur, Genova, Gressoney, Imperia, Milano, Monesi, Nizza, Portofino, Rapallo, Roma, San Remo, Torino, Triste Ventimiglia Ponte San Luigi, Verona. (quasi tutti i collegamenti venivano effettuati dalla Sati, società privata, oltre che dalla Sita). Anche Spotorno aveva la sua Azienda di Soggiorno che praticava un’imposta giornaliera suddivisa tra alberghi di lusso (200 lire) alberghi di prima categoria (120 lire), e fino alle locande (10 lire) In via Garibaldi era aperto l’ufficio del telegrafo. Oltre che un posto telefonico pubblico. Oltre ai carabinieri era presente la Guardia di Finanza. Il pronto soccorso era quello dell’ospedale di Noli. Il medico condotto era il dr. Vittorio Titidio. L’ufficiale sanitario il dr. Ugo Russo. Una farmacia (Ramalli), una banca con ufficio cambi (Cassa di Risparmio di Savona).