Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Il libro/ L’Arsenio Lupin di Savona. Il personaggio picaresco (da film) che ha violato la residenza reale di Carlo d’Inghilterra


Fabio Pozzo ha dato alle stampe un libro su Rinino, ‘ladro gentiluomo’ di Savona. Il titolo. “Ho rubato al re d’Inghilterra”. E quando derubò denaro nell’alloggio di un umile pensionato savonese, poi lo rimise in una busta, aggiungendo altri soldi suoi, lasciandola nella cassetta delle lettere della vittima

di Gianfranco Barcella
Il principe Carlo disse ai tempi del furto: ‘Se proprio dovete farci derubare. scegliete un italiano perché vi restituirà la refurtiva”.  “Uomo libero, sempre amerai il mare!/E’ il tuo specchio il mare: ti contempli l’anima/ nell’infinito muoversi della sua lama/” Questi versi di Charles Baudelaire, tratti dalla raccolta: “Les fleurs du mal” (Paris, 1857), ben si attagliano alla figura di Fabio Pozzo,  nato a Recco e giornalista della Stampa. Ha seguito da sempre i temi legati  al mare, dalla nautica allo shipping, dalla storia della navigazione alla vela ed alle grandi regate, ma non solo: ha pubblicato: “Assolvete l’Andrea Doria”; “I colori dell’Oceano” con il navigatore solitario Simone Bianchetti; con Cino RicciOdiavo i velisti”, tutti per Longanesi e Tea Edizioni; e ancora “Un oceano di Sogni”, Tea Edizioni.
Di recente il giornalista recchelino ha recensito su La Stampa il ritorno della Amerigo Vespucci, lo storico veliero e nave-scuola della Marina Militare che è approdata per la prima volta nelle acque nazionali a conclusione del tour mondiale che l’ha vista toccare i principali porti dei cinque continenti. E da Trieste, poi il Vespucci inizierà quel tour del Mediterraneo che porterà il veliero con le stellette a Genova il 10 Giugno prossimo. Ha inoltre illustrato la programmazione 2025 del polo marittimo e migratorio del capoluogo ligure. Ha scritto testualmente: “Genova gioca le sue carte sul tavolo della memoria, del mare e dell’innovazione e presenta la programmazione del 2025 del polo marittimo e migratorio che unisce sotto l’egida del Mu.Ma-Istituzione Musei del Mare e delle Migrazioni e la Fondazione MEI il Galata Museo del Mare, la Lanterna e il MEI-Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana, che per la prima volta presentano un piano congiunto che rafforza il legame tra le loro missioni culturali”.
Ora Pozzo sta promuovendo la sua ultima fatica letteraria, che si intitola: “Ho rubato al re d’Inghilterra” (Ed TEA), e che narra la storia di un furto leggendario, quello compiuto da Renato Rinino nella dimora di Carlo d’Inghilterra, l’allora Principe del Galles. Nel libro, di gran pregio narrativo,<il ladro gentiluomo savonese> racconta la sua verità. Siamo a Londra in data 24 febbraio 1994. Per un ladro esperto trovarsi di fronte ad un palazzo antico, coperto da un’impalcatura (con un allarme che non funziona ed una sorveglianza che non c’è, scoprirà subito dopo) è una tentazione troppo forte. Il colpo è apparentemente facile ed il mariolo professionale riesce ad entrare nell’appartamento e ad andarsene con una borsa piena di gioielli, tra orologi, spille, gemelli. L’autore del furto è appunto Renato Rinino, che si trovava a Londra senza grandi progetti, o meglio per tentare di cambiare vita, anche facendo i lavori più umili. Aveva cominciato a rubare all’età di otto anni per comprarsi delle biglie, ma l’abito del ladro professionale cominciava a stargli stretto, nella capitale britannica sognava di dare una svolta alla sua esistenza, di trovare un lavoro onesto. Ma poi era tornato al suo vecchio mestiere.  Il nome della sua <vittima> lo scopre qualche giorno dopo, dai quotidiani. L’Arsenio Lupin di Savona aveva avuto l’ardire di svaligiare St.James’s Palace, l’allora residenza londinese del principe del Galles. La notizia del furto clamoroso compare a caratteri cubitali sulla pagine di tutti i giornali e Scotland Yard va subito in fibrillazione. Televisioni e rotocalchi parlano di furto del secolo, amplificando il caso. Rinino in un primo momento cerca di vendere la refurtiva mentre la caccia al ladro è cominciata e poi decide di tornare in Italia, con parte del bottino.
Fabio Pozzo nel volume sopraccitato ha ricostruito l’incredibile vicenda con una pignoleria da detective, con lo scrupolo dello storico e con un avvincente piglio narrativo; ma va oltre la vicenda del leggendario furto, perché cerca anche di tracciare la storia del personaggio picaresco che ha osato  violare la residenza dell’erede al trono d’Inghilterra; ladro che comunque, tra luci ed ombre ha raggiunto la sua piccola gloria.
Il giornalista scrittore Fabio Pozzo autore del libro ‘Ho rubato al re d’Inghilterra’

Oltre a narrare vicende e personaggi legati al mare, da giornalista di cronaca giudiziaria agli inizi della carriera, un giorno in tribunale a Savona – mi ha confidato Fabio Pozzo – ho avuto l’occasione di incontrare di persona Renato Rinino, il quale mi lascò anche un consiglio: <Tieni le finestre sempre chiuse, anche d’estate, perché la tentazione per un ladro è troppo forte>. Era una battuta, ma io quel consiglio l’ho sempre seguito… Devo dire che l’impressione che ho avuto, della persona che avevo davanti, è stata tutt’altro che sgradevole. Ispirava umana simpatia. Ovviamente, mi sono interessato del furto di Londra. Ho raccolto articoli, documenti, un materiale che ho integrato più di recente con gli atti contenuti nel fascicolo processuale relativo a quel furto, che ho consultato quando ho deciso di scrivere il libro”

Il suo “Ho rubato al re d’Inghilterra” può definirsi un romanzo storico?
“Preferirei definirlo un romanzo di una storia vera, raccontata in prima persona dal protagonista . Il che è stato possibile attraverso un escamotage letterario, quello di dare voce a Rinino da morto. In questo modo lui stesso narra della sua vita da ladro, ma anche ciò che accade dopo la scoperta del furto, dalle mosse di Scotland Yard a quelle delle autorità italiane, che solo da morto può sapere, unitamente ad aneddoti di colore di una vita vissuta sempre sopra le righe. Ribadisco che tutto questo è stato possibile grazie anche al mio lavoro di giornalista di cronaca giudiziaria nel Ponente Ligure. La chiave di volta del romanzo è stato infatti il memoriale di Rinino, di cui sono venuto in possesso proprio allora. Ma non mi chieda come… Quando Carlo è stato incoronato re, è scattata l’idea di trasformare tutto questo in un romanzo”
Può essere più preciso almeno sulla vicenda del furto mirabolante…
“A onor del vero occorre affermare che Rinino è stato aiutato dalla sorte per compiere la sua impresa, perché ha trovato la dimora reale sguarnita e non erano risuonati gli allarmi di sicurezza. Il motivo? Lo racconto nel libro…  Un colpo clamoroso, comunque, perché se ci si pensa non ci sono molti ladri che sono riusciti a derubare un principe che poi sarebbe diventato un re, addirittura d’Inghilterra. Anche se Rinino si accorse di chi fosse il derubato solo a furto compiuto. La narrazione dell’evento è presto detta. E’ l’inverno del 1994 e a Londra, tanto per cambiare è una giornata di pioggia. Rinino che non ha ancora compiuto 32 anni, si aggira per le strade del centro, finché il suo sguardo si sofferma su un palazzo bellissimo, circondato da impalcature. Entra nel cantiere da una porticina lasciata aperta, si arrampica, indisturbato perché intorno non c’è anima viva e trova una finestra da forzare al secondo piano… Una volta entrato nell’appartamento, si trova di fronte ad un lusso e ad uno sfarzo che lo ammaliano; entra in una camera da letto, ruba oggetti di gran valore e fugge. Scoperto il furto, scendono in campo gli investigatori di Scotland Yard, ma anche i servizi segreti perché la vittima è un membro della famiglia reale. Ma non riusciranno a scoprire l’identità del ladro. Ladro che, diranno i giornali, probabilmente aveva messo mano anche su lettere personali del principe. Rinino su questo punto non ha mai detto molto, ma ho trovato un documento riportato nel libro che …”- 
 Ma che vita ha fatto Rinino?
Renato Rinino nasce a Savona nel 1962, una città che come tutta Italia aveva vissuto il boom economico, anche se ormai volto a perdere spinta. Lui però è figlio di gente umile, vive in un quartiere difficile, il futuro pare non offrirgli grandi speranze. All’asilo ruba una trombetta giocattolo e capisce che quello può essere un modo per avere quello che non ha… Inizia da qui il percorso che lo porterà a diventare un ladro.  I genitori provano <a raddrizzarlo>, spedendolo in colonia, a Garessio, la colonia dei portuali perché portuale era il lavoro del padre Giovanni. Lui trova sempre un modo per scappare. Intervengono allora gli assistenti sociali: a undici anni lo mandano sulla famigerata nave scuola Garaventa, all’ormeggio a Genova, tra altri adolescenti considerati criminali, gli ultimi da raddrizzare in una palestra di vita. E qui, in questo luogo invisibile ai più, la sua scorza comincia  a farsi dura. Anche da lì fugge passando per le sbarre di una finestra… E poi, il carcere di massima sicurezza dell’Asinara, altre sbarre ancora… “.
Dopo il furto di Londra Rinino che ha fatto?
“E’ stato zitto, perché doveva far trascorrere tre anni dal colpo, il tempo previsto dall’ordinamento italiano per poter perseguire il reato. Lui proprio sotto-traccia non sta, a dire il vero.  Sul serbatoio  della sua Harley si fa disegnare un Arsenio Lupin… Era il ladro gentiluomo a cui si ispirava.  E come lui aveva una <certa morale>. Una notte ruba nella casa di un pensionato che poi si dispera sulle pagine dei giornali: Rinino infila il denaro rubato in una busta, aggiungendo altri soldi suoi, e la lascia nella cassetta delle lettere della vittima. Dimostra buon cuore anche in altri episodi e un certo codice operativo: non usa mai armi, violenza e non ruba in case dove ci sono bambini”.
Ci sono vite che sembrano scritte apposta per un romanzo o per un film. L’esistenza di Rinino è  indubbiamente una di queste. Possiamo definire ladro-gentiluomo, senza grandi rimorsi di coscienza, il nostro Lupin della Riviera. E molti tra i benpensanti gli hanno anche perdonato i suoi misfatti, ma la vita, no, in un paese come l’Italia che rende l’esistenza ancora troppo difficile a chi nasce nel contesto sbagliato. Diceva Calvino: “Se alzi un muro, pensa a ciò che resta fuori!” Ed ancora: “A volte uno si sente incompleto, ma è soltanto giovane”.
Gianfranco Barcella

Avatar

G.F. Barcella

Torna in alto