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Il libro di Nicola Porro: ‘La grande bugia verde….’ 2/C’era una volta l’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali smantellata dalla politica. Che scempio!


Il beneficio del dubbio dovrebbe quasi essere un diritto sancito dalle Costituzioni democratiche! Diritto che viene esaltato come giusto ed anche consigliato di avere… fino a quando non si toccano argomenti spinosi!

di Franco Zunino*

Allora viene piuttosto boicottato (per non dire di peggio!) anziché tenuto nel debito rispetto. Eppure non sono pochi ad avere dubbi su tante cose propalataci dai politici e dai media. Ecco, in merito al cosiddetto problema climatico, è un esempio il fatto che non siano pochi ad averlo, ed anche persone non certo definibili scarsi culturalmente e male informati.

Nicola Porro vicedirettore de il Giornale. Si occupa in particolare di economia e finanza. Conduce Quarta Repubblica su Rete 4

L’estate scorsa è uscito un libro del giornalista Nicola Porro dal titolo «La grande bugia verde. Gli scienziati smontano, con dati reali, i dogmi dell’allarmismo climatico».

Eccone una presentazione: «I ghiacci artici si stanno riducendo? Falso. Il numero dei morti a causa dei disastri naturali è in crescita? Falso. I dati indicano un aumento dei fenomeni estremi? Falso. Le previsioni annunciano una qualche catastrofe planetaria nel prossimo futuro? Falso. Alla base di queste idee errate, e molto diffuse, vi è un utilizzo arbitrario e strumentale della scienza da parte della propaganda green, che punta il dito contro l’uomo occidentale e il suo modello di sviluppo, presunti colpevoli del cambiamento climatico. Nicola Porro raccoglie le ricerche di alcuni autorevoli specialisti (fisici, geologi, climatologi, meteorologi ma anche economisti e ingegneri) mostrando che non c’è alcun unanimismo tra gli esperti attorno al cambiamento climatico, soprattutto sul ruolo e sull’influenza dell’uomo. Da protagonista della comunicazione, l’autore sottolinea che la questione è ormai passata nelle mani dei media rendendo impossibile combattere, con metodo scientifico, una narrazione che si è imposta da un lato come una sorta di fede ecologista, e dall’altro come il maggiore interesse economico e politico del nostro tempo: il green

Ovviamente non è detto che sia la verità assoluta, ma forse proprio in ossequio al beneficio del dubbio, dargli una letta male non dovrebbe fare.

2/Su sito del forum di “Salviamo il Paesaggio” è apparso un articolo di Dante Schiavon il quale si lamenta per il fatto di aver notato che qua e là per l’Italia ogni tanto appaiono cartelli con la scritta “Vendesi bosco”. E se ne è fatto meraviglia, quasi a voler dire che i boschi non si dovrebbero vendere. Ma i boschi sono una proprietà terriera e catastale ed hanno il loro reddito al pari di un campo o di una casa, e se la Costituzione consente di cederli (affitto o vendita) perché dovrebbe essere proibito? Solo perché hanno anche un valore paesaggistico e sociale per tutte le loro funzioni?

Scrive l’articolista: «Si finisce per giustificare anche il recente Decreto Legge n.104 del 10 agosto 2023 che esenta dall’obbligo di preventiva autorizzazione i tagli dei boschi su cui c’è un “vincolo paesaggistico”,  in totale contraddizione con l’art. 9 della Costituzione che “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”: è completamente scomparsa la “funzione geo-climatica” dei boschi (per il sequestro del carbonio, per il dissesto idrogeologico, per ciclo dell’acqua, per il contenimento dei processi erosivi, ecc.).»

È certamente vero, ma noi non siamo come la vecchia URSS! La critica da farsi, quindi, non è di impedire “d’imperio” che i privati possano vendere i loro boschi (al taglio o lo stesso terreno), ma che è lo Stato o chi per esso che in molti casi li dovrebbe acquistare, specie quando si tratta di aree protette o aree da far proteggere; affinché i boschi non siano sempre tutti sfruttati per gli scopi delle filiere del legname. Ciò senza ledere il diritto democratico dei cittadini possessori. Lo Stato quando ha bisogno di soldi grava i cittadini di tasse, non gli va a prelevare d’autorità i soldi dai conti correnti (anche se almeno in un caso, pare che qualcuno lo abbia fatto)! Un tempo esisteva la benemerita Azienda di Stato per le Foreste Demaniali. Ma fu smantellata dalla politica, trasferendo le sue proprietà alle Regioni (le quali spesso ne fanno scempio peggio che i privati!). Un vero peccato, perché oggi avrebbe potuto assolvere al compito di preservare molte altre aree boschive; e allora sì avremmo potuto anche avere molte più VERE aree protette!

Franco Zunino*

segretario generale AIW

 


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