Ha fatto notizia- anche su Rai 3 Regione – il Comunicato stampa della Cia. Nel ponente ligure gli olivicoltori non raccolgono più le olive sulle piante perchè i frantoi non possono liberarsi della sansa. L’unico (storico) ‘sansificio’, da Savona a Ventimiglia, si trova a Borgomaro (Maglio oleificio sansificio. Oli alimentari e frantoi oleari. Un secondo piccolo sansificio è attivo a Camporosso. (Vedi le altre lettere).
Purtroppo, come capita spesso nella cronaca, la notizia non è stata approfondita come meriterebbe. Si apprenderebbe dallo stesso presidente della Cia Agricoltori Liguria, che manca un ‘piano olivicolo regionale‘. Serve una regolamentazione complessiva che si occupi anche della destinazione della sansa che viene classificata ‘rifiuto speciale‘ con norme molto ferree (registro dei depositi), norma che non è prevista in altri Paesi concorrenti.
Quale è la destinazione finale della sansa? In primo luogo il sansificio ricava l’olio di sansa. In secondo luogo, una volta ‘lavorata’ (ovvero togliendo tutto l’olio) può essere utilizzata come combustibile, assai valido per le caldaie. La sansa può ancora diventare concime, oppure destinata alla cosmesi.
Sta di fatto che in assenza di un ‘piano olivicolo regionale’ ci si trova nella totale emergenza con gravi ripercussioni. C’è un aspetto forse curioso. Perchè nella precedente giunta Toti (ora in quella Bucci appena costituita) l’assessore regionale all’agricoltura era ed è Alessandro Piana imprenditore agricolo nello stesso imperiese. E il tema olivicoltura è trattato con dovizia di particolari. Si pensi solo all’evcento Olioliva nel quale si discute, si direbbe, di tutto e di più. Con pagine speciali. Si è mai parlato dell’esigenza di un ‘piano olivicolo regionale’? E da chi ? A Piana è stato proposto dalle associazioni di categoria? E quali conclusioni si sono tratte?
I frantoi del ponente ligure devono emigrare ‘per smaltimento sansa‘ nel genovesato e oltre? Nel Basso Piemonte?
COMUNICATO STAMPA – Cia Agricoltori Liguria esprime sconcerto e grande preoccupazione per il blocco dell’attività dei frantoi legato al mancato ritiro della sansa da parte dell’unico sansificio presente in provincia di Imperia e Savona.
“ In un’annata che finalmente poteva ricompensare gli olivicoltori dei mancati raccolti patiti nelle ultime tre annualità, il blocco dell’attività dei frantoi suona come una tragica beffa che colpisce la parte più debole della filiera – spiega Stefano Roggerone, presidente di Cia Agricoltori Liguria -.
Il blocco dei frantoi durante il periodo di raccolta delle olive equivale alla chiusura degli stabilimenti balneari durante l’estate; una cosa assurda che tuttavia, in questo Stato dove la sansa vergine viene evidentemente equiparata al più nocivo dei rifiuti radioattivi, purtroppo si verifica.
Chiediamo a tutte le autorità che hanno voce in capitolo in questa vicenda di adoperarsi con sollecitudine affinché sia scongiurato il blocco dei frantoi e si possa tornare a molire le olive come è naturale e giusto che sia. Una situazione che, peraltro, oggi colpisce il Ponente ligure ma può avere ulteriori ripercussioni su tutto il territorio ligure”.
2/A SAVONA LA SVASTICA NEOFASCISTA
Spettabile redazione di Trucioli.it, non so se possa interessare i vostri lettori e porre quale utile riflessione sulla probabile presenza anche a Savona di qualche irriducibile neofascista. Io non aggiungerei altro, se non consigliare di leggere. Anche a Savona, direi, i nostalgici non mancano e si fanno ‘pubblicità’. Grazie, A.G.
3/MIA FIGLIA E L’AMBULATORIO DELLA NPIA ASL 2 SAVONESE
Ho letto l’articolo pubblicato da Trucioli.it col titolo: Direttrice di Neuropsichiatria si dimette dall’Asl 2…..Cercherò di raccontare nel modo migliore possibile l’esperienza di mia figlia presso l’ambulatorio della NPIA della ASL 2 Savonese. Mia figlia è una persona con disabilità, riconosciuta tale dall’età di 3 anni. Non vi sto a raccontare 18 anni di vita perché sarebbe inutile ai fini del racconto, nonostante alcune premesse le vorrei fare. Nel 2015 quando la dott.ssa Bona ha preso incarico presso a Npia a Savona, ne ero entusiasta perché ci avevano raccontato che era un’ottima professionista, molto attenta e quindi ero piena di aspettative, che purtroppo nel tempo sono state tutte disattese, la prima fra tutte, che però al tempo colpa la mia poca consapevolezza sui diritti delle persone con disabilità e sulla fiducia che riversavo in questa professionista non avevo capito essere un taglio all’assistenza per mia figlia, dà 6 ore di educatrice domiciliare ci è stato proposto un abbassamento delle ore a 4, con la promessa a voce, purtroppo all’ora la fiducia ancora mi faceva credere che la parola, di un medico oltretutto, avesse valore che se mia figlia ne avesse avuto ancora bisogno sarebbero state riattivatte.
Veniamo a circa tre anni fa, quando mia figlia ha 15 anni, cominciano i peggioramenti a livello comportamentale (non voglio entrare troppo nei dettagli per non ledere la dignità di mia figlia) e immediatamente interpello la Npia che nel frattempo si è vista sempre meno nella vita di mia figlia, se pensate che la dott.ssa Bona è stata 5 anni senza aver visto una volta mia figlia o anche solo un contatto per sapere come andava, era sua paziente.
Comunque tornando a noi, ricontattiamo la Npia, che dopo varie telefonate e mie insistenze, ci concedono un colloquio, la dott.ssa Bona liquida tutto in capricci dovuti alla disabilità e all’adolescenza, ci rifila qualche suggerimento ma niente più, senza un monitoraggio. Dopo altri svariati solleciti, in tutto questo è già passato un anno, ci contattano per avere dei colloqui psicologici con mia figlia, inizia questo percorso che dire che il percorso era inesistente è dire poco, praticamente erano pacche sulle spalle e raccomandazioni una volta al mese se andava bene.
Il momento di rottura, in cui davvero ho compreso che mia figlia non era seguita come doveva nei suoi diritti quando un giorno mi dice “mamma io così non riesco a vivere ” aveva 16 anni, è stato uno dei momenti, se non il momento più doloroso della mia vita ed ero molto frustrata perché nessuno ci ascoltava, nessuno ha ascoltato mia figlia. Perché di fronte a questa frase mi è stato detto che era solo esagerazione…
Nel frattempo, la consapevolezza dei diritti di mia figlia mi portano a conoscere la legge 328/2000 art 14, a novembre 2022 facciamo richiesta come da normativa, la richiesta è ancora chiusa in qualche cassetto di qualche assistente sociale, la dott.ssa Bona non si è mai presentata a nessuna riunione per discutere del progetto individuale per mia figlia, non si è mai presentata a una riunione glo a scuola, è vero che la ASL non obbliga la presenza degli npi a queste riunioni ma se combatti una guerra, come dichiari, la combatti soprattutto per e con i tuoi pazienti e le loro famiglie.
Tornando al discorso educatrice domiciliare per la dott.ssa Bona un anno fa ci aveva paventato la possibilità di togliere proprio le 4 ore perché a detta sua mia figlia era migliorata e quindi non ce ne era più bisogno. Un anno fa più consapevole dei diritti di mia figlia mi sono battuta a suon di pec anche all’urp. È anche vero che da quella volta ho anche capito che era più efficace presentarsi con un testimone e il più delle volte era il mio legale.
La dott.ssa Bona si ostinava, oltretutto, a prescrivere un farmaco a mia figlia del tutto inefficace, pieno di effetti collaterali, obsoleto (prima generazione) e totalmente rifiutato da mia figlia, e credo che un qualsiasi npi sappia bene che il coinvolgimento e l’ascolto del paziente in cura con determinati farmaci è fondamentale per la buona riuscita della terapia farmacologica, ma la dott.ssa Bona relegava tutto a capricci
Chi legge pensa “ma perché non ti sei rivolta a qualche centro privato?”, perché purtroppo in quegli anni abbiamo vissuto un periodo molto difficile a livello abitativo ed economico che purtroppo mi ha portato a fare dei sacrifici enormi anche di salute. È vero che da marzo di quest’anno, da quando la nostra situazione economica famiglia è migliorata mi sono subito rivolta ad un Npi privato che lavora al Gaslini, ho trovato un’educatrice privata che paga totalmente la famiglia per poter integrare la 4 ore concesse dalla ASL, veniamo seguite da una psicologa anche lei privata che non si limita a pacche sulle spalle e adesso forse la luce in
La dott.ssa Bona parla di aver perso una guerra, quindi si presuppone abbia combattuto e allora perché non cercare “alleanze” con i genitori invece che alzare muri? Una guerra se la si vuole vincere, sempre se questa guerra la si combatte realmente e non solo riempiendo uno spazio su un quotidiano, bisogna allearsi. Questo è quanto, naturalmente è molto riassunto, perché di episodi negli anni ce ne sono stati tanti, troppi, per poterli raccontare tutti in una mail. Naturalmente se volete altri chiarimenti sono a disposizione
Anita Nasazzi
TRUCIOLI.IT ha doverosamente inviato il testo della lettera alla dr.ssa Paola Bona chiedendo la sua versione su quanto scritto da Anita Nasazzi. Ecco la risposta via e-mail.
“In merito a quanto scritto dalla signora Nasazzi posso solo rispondere che il mio agito è sempre stato dettato dal benessere della minore, così per quanto riguarda il personale dell’equipe multidisciplinare che mi ha accompagnato negli anni.
Non voglio entrare in merito a nulla che possa rendere pubbliche problematiche specifiche della ragazza ormai diventata maggiorenne da alcuni mesi e che è stata affidata al servizio adulti di competenza. Confermo che la signora si è rivolta più volte all’Urp, ricevendo sempre risposte a quanto lamentato.
Spero che le fatiche delle persone, sia di genitori che di professionisti non vengano utilizzate in modo improprio. Chiedo inoltre se la lettera della signora verrà pubblicata o meno, in caso affermativo mi sento di replicare nelle sedi opportune”.
Cordiali saluti