Il ‘Garante degli Anziani’ ha il compito, sulla carta, di promuovere l’esercizio dei diritti, delle opportunità di partecipazione alla vita civile e di fruizione dei servizi, utili alle persone anziane, appunto. Il Garante è nominato dal Sindaco.
di Gianfranco Barcella
E’ un’autorità indipendente che svolge la propria attività in piena libertà ed indipendenza da qualsiasi istituzione pubblica o privata e non è sottoposto ad alcuna forma di controllo gerarchico o funzionale.
Per conoscere come siamo messi in Liguria mi affido ad un comunicato dell’agenzia ANSA del 28 Gennaio 2022 e leggo : “Il medico neurologo genovese Paolo Tanganelli è stato nominato dal sindaco Marco Bucci, primo garante comunale dei diritti degli anziani. La nomina arriva sei mesi dopo la deliberazione in consiglio comunale della proposta di istituire questa nuova figura (vedi…..). La proposta era stata avanzata da Mario Mascia, capogruppo di Forza Italia e nata in seno all’assaciazione dei Seniores di Forza Italia. Il dott. Paolo Tanganelli, genovese, 72 anni, docente di Neurologia all’Università di Genova, è stato primario in diversi ospedali cittadini e direttore di dipartimento per la Asl 3. E’ specializzato nella clinica delle malattie nervose e mentali”.
Genova è la prima città metropolitana ad adottare una figura apposita per garantire i diritti delle persone anziane, non solo quelle a carico o ricoverate:<ma anche e soprattutto tra quelle che hanno ampiamente dimostrato in tempo di pandemia di sapper reggere le sorti di tante famiglie genovesi>, ha aggiunto Mascia.
Il forzista, già capogruppo in Regione, Claudio Muzio ha affermato illo tempore: “Anche in Liguria, Forza Italia è in prima linea per il Garante degli Anziani” (vedi……).
Per avere notizie su Savona chiedo al consigliere comunale dr.Renato Giusto il quale mi ha risposto: “A me non risulta che a Savona ci sia il Garante degli Anziani”.
Sul sito ufficiale del Comune di Savona non vedo traccia di questa figura così importante in una società di senescenti, ma ancora dubito perché sono consapevole dei miei limiti cognitivi di settantenne. Ma di una cosa sono certo: le persone anziane nella società d’oggi hanno ruoli ancora fondamentali ed importantissimi: aiutano i figli sia a livello economico che pratico e gestiscono alcuni impegni familiari, ma molti con pensioni miserevoli forse potranno contare su un aumento mensile di tre euro circa e su cure mediche gratuite sempre più risicate.
Per assicurare la piena attuazione dei diritti e degli interessi degli anziani è stata istituita appunto la figura del Garante nazionale dell’Anziano. Occorre tener conto che l’invecchiamento della popolazione italiana è tipicamente accompagnato da un aumento del carico delle malattie non trasmissibili, come quelle cardiovascolari, il diabete, la malattia di Alzheimer e altre patologie neurodegenerative, tumori, malattie polmonari croniche ostruttive e problemi muscolo-scheletrici. C’è da precisare che la Liguria è la regione più anziana d’Italia ma anche la seconda in Europa per la popolazione agé. I dati emergono dal report, diffuso da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, prendendo in considerazione l’età media nel 2022.
C’è di più. Secondo un rapporto dell’Ocse, il Bel Paese si piazza al secondo posto, a pari merito con il Giappone, per aspettativa di vita pari a 82,7 anni pro capite. C’è da sottolineare però che ben 4 anziani su 10 vengono esclusi per l’età dalle cure migliori. E lo stigma accorcia anche la vita: il rischio di mortalità è fino a quattro volte più alto. E’ nata per questo la Carta di Firenze, il primo manifesto mondiale contro l’ageismo sanitario. Gli scienziati italiani hanno parlato di sistema sanitario sottofinanziato. I geriatri, in particolare hanno lanciato un allarme sui bisogni di salute, soprattutto dei grandi anziani, su cui il Ssn non investe abbastanza risorse. Sono considerati <troppo vecchi e costosi> per ricevere le cure più avanzate, da cui trarrebbero i maggiori benefici, e per essere inclusi negli studi clinici per la sperimentazione dei farmaci di cui sono i primi a farne uso. E la stessa persona anziana rinuncia all’adesione alle terapie, a screening ed a comportamenti preventivi, con gravi effetti sulla salute.
In Italia i dati dei registri nazionali dicono che fino al 40% degli over 85 con problemi di cuore, è sotto-trattato. Con l’aumentare dell’età, le prescrizioni farmacologiche ed i regolari controlli, raccomandati dalle linee guida si riducono fino a dimezzarsi negli over 85, in cui si registra un sostanziale sotto-trattamento fino al 40 % dei casi. Le azioni per invertire la rotta dovrebbero puntare alla formazione: l’invecchiamento deve diventare parte integrante del percorso formativo del personale sanitario e degli assistenti sociali. Serve poi dare priorità agli anziani nei Pronto soccorso che rappresentano un fattore di rischio per via dei lunghi tempi di attesa. Con una presa in carico non adeguata, si può contribuire al declino cognitivo ed al peggioramento delle condizioni fisiche.
Il medico deve anche cercare una maggiore condivisione del percorso di cura con i paziente e con i suoi caregiver ed è altrettanto necessario riprogettare gli ambienti ospedalieri per renderli più age- friendly, riducendo l’immobilismo e l’isolamento. Ma <anziano> non è solo una categoria medica, quanto socio- sanitaria. Nei prossimi vent’anni, dieci milioni di Italiani vivranno da soli, quasi una persona su cinque. Per gli over 65, si passerà dagli attuali 4,2 milioni a 6,1 milioni nel 2041. Questi numeri non vanno solo letti ma immaginati, per apprezzarli nella loro drammaticità. Ciò significa essere condannati a morire da soli.
Un recente report dell’U.S. Surgeon General ha quantificato l’aumento del rischio di morte prematura dovuta alla solitudine ed all’isolamento sociale, rispettivamente del 26% e del 29% oltre ad un incremento dei rischi per la salute mentale ed il decadimento cognitivo. Come spiega Mario Salerno di AC75, un acceleratore di start-up della cosiddetta silver economy con sede ad Ancona, l’Italia finora ha potuto contare su una struttura sociale che ha contrastato naturalmente fenomeni come questi. Infatti, tra gli anziani over 75 anni di età, il 51% ha un figlio che vive a meno di un chilometro di distanza, ed il 20% vive con un figlio. Ma lo scenario è destinato a cambiare in peggio. Come emerge dalle ultime proiezioni Istat, andiamo verso un cambiamento strutturale della nostra società.
Tra il 2050 ed il 2080, la popolazione in Italia dovrebbe diminuire di ulteriori 8,5 milioni di soggetti. Ciò significa che saremo più soli, più anziani e meno in salute. Secondo il sistema di sorveglianza Passi d’Argento, un anziano su quattro nell’ultimo anno ha rinunciato a visite mediche e/o esami diagnostici; addirittura sei su dieci vivono in abitazioni con problemi strutturali; 16 su 100 abitano troppo distanti dai propri familiari; 6 su cento sentono di vivere in un quartiere non adeguato a soddisfare le proprie esigenze primarie. I più anziani, i più poveri, le persone con un titolo di studio meno elevato, le donne e chi vive al Sud sono le persone che rischiano di soffrire di più. La tecnologia e le strat-up non sono la risposta esaustiva al nostro univerno demografico, ma rappresentano un pezzo di soluzione non piccolo per tentare di affrontare il problema. In particolare, l’intelligenza artificiale generativa che utilizza la voce può rivelarsi la migliore interfaccia per combattere il digital divide tra le vecchie e nuove generazioni.
Nella seconda edizione del report :”Silver Economy meets innovation”, realizzato da AC75 sono state analizzate le soluzioni per contrastare la solitudine che vanno dalla robotica di compagnia alla costruzione di piattaforme digtali per aiutare gli anziani a socializzare. Alcune iniziative, come spiega Salerno sono legate a nuove modalità di organizzazione dei luoghi abitativi. Da qui nascono alcune esperienze di costruzione di villaggi o nuovi modelli residenziali, che significano riprogettare i luoghi di convivenza, usando un po’ di tecnologia e tanto buon senso. L’operazione non è semplice, anche perché purtroppo, il tempo non gioca a nostro favore. Bisogna essere consapevoli che la solutidine, nella Terza e Quarta età, è una delle problematiche più diffuse del nostro tempo e può portare ad un incremento delle compromissioni della salute e del benessere psicofisico dei vecchi, con il conseguente rischio dell’insorgere di forme depressive ed altre patologie correlate.
La società civile non può voltarsi dall’altra parte di fronte a questa nuova fragilità sociale. Molte volte dietro agli anziani soli ci sono persone con doti eccezionali che nella loro gioventù hanno contribuire a costruire il nostro Paese e il sistema di welfare come lo conosciamo oggi, e facciamo di tutto per sgretolare; quindi abbiamo ancor più il dovere di essere loro prossimi. Le statistiche però, ci dicono che oltre il 70% degli anziani, passa le giornare senza alcuna compagnia e ciò è indegno per una società democratica e socialmente progredita. Deve essere creata una rete di supporto molto radicata, composta da soggetti istituzionali e del mondo del volontariato, in grado di rompere la catena dell’isolamento. Occorre stimolare le relazioni e la socialità: gli anziani devono tornare ad essere il fulcro delle comunità e delle famiglie. Essi, attraverso il dialogo intergenerazionale devono poter continuare a trasmettere il loro esempio di vita e nel contempo, essere aiutati dai giovani nell’utilizzo delle nuove tecnologie affinché possano essere costantemente informati su quello che accade nel mondo e stare a passo con i tempi. La solidarietà deve essere dimostrata non a parole ma con gesti tangibili, nessuno può e deve rimanere solo, soprattutto coloro che, attraverso i loro sforzi, ci hanno offerto tutto ciò di cui oggi godiamo.
Ed allora cominciamo a tutelare la condizione dell’anziano, almeno sulla carta.
Gianfranco Barcella
LA RISPOSTA dell’Assessore Riccardo Viaggi (Welfare e Comunità):
“La nostra Amministrazione è profondamente impegnata nelle politiche dedicate alla terza e alla quarta età. Savona, storicamente, offre numerosi servizi sia per rispondere alle necessità connesse a queste fasi della vita sia per promuovere l’invecchiamento attivo, grazie alla collaborazione con le associazioni del territorio. Detto questo, saremmo ben felici di incontrare il prof. Barcella per approfondire l’esigenza ed, eventualmente, valutare se dotare Savona di un regolamento specifico che, seppur non obbligatorio, è stato adottato da vari Comuni”.