Quasi nessuno si è posto una domanda dopo aver letto sui social e sui media cartacei che dal Comune di Alassio (6.098 follower), attraverso il suo sindaco, è partito dall’Italia il primo invito ufficiale al neo presidente Trump. Ancora una volta Alassio First ha battuto tutti!
Ebbene quale sarà stata la reazione popolare nella Baia del Sole? La più diffusa: “Per la nostra città sarebbe una storica pubblicità su scala mondiale”. “Una promozione turistica senza precedenti”. Perchè? Sono in arrivo turisti americani: i conservatori Gen Z. In maggioranza anti-obamiani, ovvero nemici della linea politica di Barack Obama.
Per Alassio un nuovo trampolino di lancio. Grazie all’intuito e all’impegno straordinario di un solare sindaco trumpiano che mette a frutto i suoi migliori talenti. Non siamo su ‘Scherzi a parte’. Semmai tutti sperano che l’armata Ricci-Gabibbo renda onore, con qualche intervista, ai tifosi del moderato e anti-populista presidente che non dimenticherà il primo invito personale ricevuto dalla ‘Casa comune’ (o di vetro) degli alassini.
Il mondo della cultura alassina? Se ci sei batti un colpo? Esci dalla ‘gabbia dell’indifferenza’? Dai l’esempio con il coraggio. Se sei un benestante immobiliare nessuno toccherà le tue ereditate ricchezze .
Leggiamo un articolo de Il Foglio. “La vittoria di Trump mi insegna che i valori non servono a niente: con la morte della verità ha vinto le elezioni”. Ok, ok, la vittoria è un salvacondotto, la volontà popolare assolve ogni cosa e oggi, se proprio vogliamo tormentarci, facciamo un bel dibattito su quanto “la sinistra” (categoria sufficientemente ampia, ormai, da tenere dentro molte specie di cose diverse) abbia perso contatto con la realtà della gente e sia concentrata soprattutto sui diritti civili, bellissima cosa ma qui c’è da riempire il carrello della spesa e bla bla”.
Ovviamente mi riferisco alla vittoria di Trump, che per le destre di tutto l’orbe terracqueo risplende come un faro e genera un entusiasmo che nemmeno l’avessero fatta loro (ogni riferimento a ministri alla Salvini di vostra conoscenza è da ritenersi puramente casuale ndr).
Bene, e dal momento che se oggi esprimi anche solo scetticismo – non dico dolore, che pure sarebbe appropriato – ti saltano addosso, nemmeno fossi Capitol Hill, voglio cercare di essere, come si dice, “costruttivo”. E quindi mi chiedo, mettendo da parte ogni pregiudiziale ideologica (o anche solo logica): cosa m’insegna la vittoria di Trump? Vediamo.
La vittoria di Donald Trump m’insegna che anche gli imputati (4 processi penali) e i condannati (due cause civili, con pesanti pene pecuniarie) per cose abbastanza gravi possono vincere e comandare nazioni.
La vittoria di Donald Trump m’insegna che la verità di ciò che si dice non ha questo gran valore, anzi non ne ha affatto: in campagna elettorale gli abbiamo sentito dire praticamente qualsiasi cosa, in una gamma che va dall’esagerazione becera alla minchiata spettacolare. Cito soprattutto un grande cavallo di battaglia: le “elezioni rubate” del 2020, cosa ripetuta in infinite varianti, e malgrado ogni tipo di pronunciamento, controllo e verifica. Una cosa che forse avrebbe ripetuto pure stavolta, se avesse perso, anzi che aveva cominciato a insinuare il giorno stesso del voto, per Philadelphia e Detroit (sarebbe stato divertente, se il suo sfidante fosse stato un altro Trump: invece di riconoscere la sconfitta e fare la famosa telefonata di cortesia oggi, magari, sarebbe col megafono a ululare “brogli!” e aizzare la folla…). E poi, gli immigrati che “portano geni cattivi”, e si mangiano pure cani e gatti; i dem che sono per l’aborto oltre il nono mese (e qui siamo fuori pure dalla biologia, ma tant’è); l’inflazione “quasi al 50 per cento” sotto Biden; il “milione di posti di lavoro di nativi americani” dati agli immigrati; i fondi sottratti alla protezione civile – questa dopo le devastazioni dell’uragano Helene – “per darli ai clandestini”; il “cambiamento climatico” che è una bufala (“sentite che freddo?”).
E non considero nemmeno le fanfaronate semplici, tipo: “Ci fossi stato io, Putin non avrebbe invaso l’Ucraina” (che fa il paio con: “Farò cessare tutte le guerre”. E viene in mente la Palestina: “Hanno fatto il deserto, e lo chiamano pace”…). Una cosa per cui nel mio dialetto esiste una deliziosa definizione: “bummacaro”. La vittoria di Trump m’insegna che il bummacaro piace, e vince. E quindi non solo è legittimato a esserlo, ma ha ragione e fa bene.
La vittoria di Trump m’insegna che ostentare rabbia, deridere, insultare (dell’avversaria ha più che altro detto cose come: “è cattiva, è stupida”, “ha un basso QI”, “ha problemi mentali”) è bello e viene premiato.
La vittoria di Trump m’insegna che lo sberleffo in luogo della dialettica, la smorfia e il balletto in luogo del discorso stesso sono buoni e giusti.
La vittoria di Trump m’insegna che l’intolleranza è un valore e merita rispetto, anzi diventa base della costruzione politica (li sentite, i cori da qui, dai sostenitori del diritto all’odio?)(certo molti di loro, magari, nei prossimi anni avranno belle sorprese, e saranno dazi loro…).
La vittoria di Trump m’insegna che la chiusura verso l’esterno, il muro difeso con la forza sono le risposte a tutto (anche ai problemi che hai causato tu stesso, in quanto élite finanziaria che i tuoi sostenitori pure odiano, con un doppio salto mortale della logica). E che nel tuo fienile non devi lasciare entrare nessuno, perché chiunque altro ha “i geni cattivi”.
Certo, ci fosse stato sempre un Trump, da quelle parti, a sigillare le frontiere, oggi il presidente si chiamerebbe Toro Seduto, e i Trump farebbero ancora i barbieri in Renania, ma poco importa. Il Paese così fiero del suo sogno collettivo, forgiato da innumerevoli mani di innumerevoli provenienze (e, ricordiamolo sempre, su territori e con risorse sottratti ai nativi, con schiavi razziati in altri continenti), ha una memoria spaventosamente corta (ma le dimensioni, si sa, non contano).
Insomma, tutte quelle cose nelle quali mi è sempre stato detto che bisogna credere e che si dovrebbero premiare – ovvero coerenza, onestà, correttezza, logica, competenza, preparazione, memoria del passato, compassione, empatia, solidarietà e tanta altra roba desueta – non solo non servono, ma sono persino sbagliate e condannabili.
Quindi anch’io dovrei unirmi al coro: grazie, presidente Trump, delle tantissime cose che ci ha insegnato. Ne faremo tesoro, nello spaventoso mondo che verrà”.
DA ALBENGA. Così i Fiuei dei caruggi: “Non è motivo di orgoglio, ma ecco la piastrella autografata da Donald Trump sul muretto di E ghe mettu a firma. Grazie all’incontro casuale dell’albenganese Mauro De Zeris durante una visita alla Casa Bianca”.
2/DAL SITO UFFICIALE DEL COMUNE DI ALASSIO – 1° settembre 2024- Il sindaco di Alassio, Marco Melgrati, esprime le sue congratulazioni per la recente elezione del nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America.
“Desidero porgere i migliori auguri al neoeletto Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per l’inizio di questo nuovo mandato – sottolinea il sindaco Melgrati – La nostra città, per la sua vocazione turistica, mantiene da sempre ottimi rapporti con gli Stati Uniti, e auspico quindi che il legame di amicizia e di scambio culturale tra i nostri Paesi possa continuare a rafforzarsi negli anni a venire. Personalmente mi fa piacere ricordare che otto anni fa, insieme al Prof. Giuseppe Cannata, già primario di dermatologia all’Ospedale di Imperia e oggi consulente di dermatologia all’Ospedale San Raffaele di Milano, abbiamo fondato, presso un ristorante di Imperia, il primo fan club in Italia dedicato a Donald Trump. A questa cena, durante la quale l’amico Cannata aveva anche fornito la ricetta per un’inedita pizza “Trump”, avevano partecipato numerosissime persone del Ponente savonese e imperiese. La nostra intenzione è di ripetere questo evento per festeggiare la nuova vittoria di Donald Trump, importante anche dal punto di vista numerico. Ho spedito una lettera di congratulazioni alla Casa Bianca, invitando il Presidente Trump ad Alassio. Sarà difficile averlo qui ma la speranza è forte, magari durante un suo viaggio in Italia. Sarebbe davvero bello e prestigioso per la nostra città avere sul Muretto di Alassio, ideato dal Maestro Mario Berrino insieme a Ernest Hemingway, la firma del Presidente degli Stati Uniti”.
3/Madonna della Guardia: l’impegno del Gruppo Comunale dei Volontari di Protezione Civile