Al termine del corso biennale gli studenti diplomati avranno competenze e abilità riguardo la progettazione, l’organizzazione, la gestione, la manutenzione degli impianti e delle reti di generazione e distribuzione per migliorarne l’efficienza energetica e sapranno valutare la loro integrazione e l’impatto ambientale sul territorio. Particolare rilevanza verrà attribuita alle competenze riguardanti l’efficientamento energetico nell’ambito delle applicazioni industriali, anche in relazione a quanto previsto dal piano nazionale industria 4.0 e alle applicazioni domotiche.
Il monitoraggio nazionale 2024 a cura dell’agenzia Indire certifica che l’87,0% dei diplomati risultano occupati a un anno dal diploma, di questi il 93,8% (pari a 5.744) con un lavoro coerente con il percorso di studi svolto (fonte: https://www.indire.it/progetto/its-istituti-tecnologici-superiori/monitoraggio-nazionale/)
Al termine del percorso formativo gli studenti potranno conseguire, le certificazioni operative:
1) Attestato di Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione per il rischio industriale
2) Attestato di Certificatore Energetico
3) Attestato di frequenza alla formazione per utilizzo PLC Zelio Schneider Electric.
Il progetto è cofinanziato dall’Unione Europea
2/ Disagio giovanile o crisi di una civiltà?
DA SCIENZA MEDICINA- Lo sviluppo psico-fisico umano non avviene nel vuoto, ma in una serie di macro-contesti: (Bio)Chimici,
Relazionali, Culturali, Politico-economici. Dobbiamo porci molte domande sui rischi psico-neurologici di coloro che crescono in un ambiente che oggi risulta fortemente deformato e deformante (ad es. gli algoritmi di social come TikTok), esposti ad allarmi continui (clima, guerra, malattie, crisi…), a inquinanti, a sostanze con sospetta (e talvolta certa) neurotossicità, a modalità di accudimento e ambiti di vita sempre più poveri di contatti personali vis-a-vis, trascorrendo ore e ore sui device connessi al web, in un ambiente sociale, economico e politico sempre più piegato alle sole esigenze del mercato trascurando principi pedagogici e bisogni di altro tipo, e infine in una cultura estrema della “scelta” che finisce per iper-responsabilizzare un individuo sempre più in ansia.
Cosa implica crescere in questo modo? Ne sappiamo troppo poco, e non abbiamo certezze al riguardo. E anche avendole, porre mano ai rimedi richiederebbe cambiamenti economici e sociali talmente radicali da rendere improbabile la riuscita. Il cosiddetto disagio giovanile non è dunque un evento accidentale ma un prodotto dei contesti nei quali lo sviluppo del bambino ha luogo. Non possiamo che prenderne atto e fare i conti con questa nuova realtà, concentrando i nostri sforzi sulla modifica di ciò che realisticamente è possibile mettere in atto.
Franco Nanni (psicologo e sociologo)