Da il libro ‘Véi, Ancö, Dumàn’. Tutto era cominciato il 18 marzo e l’8 aprile dell’anno del Signore 1536, a San Bernardo, piccola frazione di Savona, nella valle del Letimbro, quando, ad un anziano contadino di nome Antonio Botta, uomo semplice e buono, che si era recato nella propria vigna, apparve in uno splendore di luce la Madonna, la Vergine Maria.
A cura di Carlo Cerva
Così si presentò essa stessa in un lungo messaggio da trasmettere al popolo di Savona, ripetendo tre volte: “Misericordia e non giustizia, figlio!” Grande fu da subito l’afflusso dei pellegrini, dei malati, l’inizio di una lunga storia di eventi religiosi, caritativi, culturali. In pochissimo tempo sorse, grande e maestoso, il primo Santuario, il cui splendore rinascimentale ancora oggi stupisce, divenuto il simbolo del perdono contrapposto alla prepotenza, della misericordia che si fa annuncio di pace.
È al Santuario che batte il cuore della nostra Diocesi e a Maria Madre di Misericordia e al suo Santuario si deve l’ispirazione per la nascita dell’Istituto delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia, che forti del motto della Santa Madre Giuseppa Rossello, Cuore a Dio, mani al lavoro, sono oggi in tutti i continenti.
Ma tutto nacque lì, nella Valle del Letimbro. Il secondo Santuario è dentro le mura della città, in pieno centro storico e deve la propria esistenza alla Santa Rossello, che volle che “il nuovo tempio fosse dedicato alla Gran Madre di Misericordia, godendosi che, oltre il famoso Santuario fuori città, anche dentro la città fosse una Chiesa pubblica a Lei dedicata, ove ogni anno si celebrasse con solennità il dì 8 aprile sacro alla seconda apparizione”.
Chi risale oggi la Via S.M.G. Rossello, già Vico del Vento, lungo il lato sinistro della Chiesa di San Domenico, raggiunge il “chiassuolo” che porta lo stesso nome della via e può contemplarne la facciata e leggervi la data di costruzione. Ma nel 1853 non era ancora pronto e Madre Rossello percepiva l’amarezza di coloro che, particolarmente gli anziani, gli ammalati, i poveri, di fatto erano in difficoltà a raggiungere il grande Santuario nella Valle. Alla nuova Chiesa mancava la statua della Patrona, la Madonna di Misericordia e, per difficoltà economiche, l’Istituto non poteva permettersela. Ecco però che la Santa viene a conoscenza che nella nicchia del salone del Palazzo dell’Anziania, nel complesso del Brandale, c’è una statua della Madonna di Misericordia, in origine posta sulla Porta del Molo, e, quando la Porta assieme alle mura della città fu abbattuta, trasferita nel Civico Palazzo dell’Anziania. In quel tempo il Palazzo era utilizzato dal Distretto Militare e il salone adibito alle visite di leva.
La nostra Santa immediatamente scrive al Sindaco e ai Consiglieri per richiedere il trasferimento della Statua nella nuova Chiesa nel chiassuolo di Vico del Vento. Il Consiglio comunale espresse in breve tempo parere favorevole. Il Santuario, che potremmo chiamare della seconda apparizione della Madonna, ebbe così la statua della Patrona, la Gran Madre della Misericordia. L’8 settembre 1854, il Santuario fu benedetto dal Vescovo di Savona, Mons. Alessandro Riccardi, che, come già il suo predecessore Mons. Agostino De Mari, aveva prioritario nella propria azione pastorale la devozione e il culto di N. S. della Misericordia, sorgente di ogni opera di misericordia.
Carlo Cerva
Sintesi biografica di Santa Maria Giuseppa Rossello di Madre Angela Maria Giuseppa Vieira Santos, Madre Generale
Maria Giuseppa Rossello, al secolo Benedetta – Geronima, è stata fondatrice dell’Istituto delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia. Nasce ad Albissola Marina il 27 maggio 1811. Lo stesso giorno viene battezzata nella Chiesa della Concordia. Nutrita dall’amore premuroso della mamma e del babbo, che svolgeva l’arte del vasaio, cresce serena e fiduciosa. Gli anni della sua fanciullezza e giovinezza sono caratterizzati da giochi e lezioni di catechismo, da preghiera e lavoro. A 19 anni dice alle sue amiche: “Ho un solo desiderio: quello di evitare ogni peccato, di rendermi utile al prossimo e giungere a farmi santa”. Ma come?
La risposta di Dio a questo suo anelito, le giunge attraverso il Vescovo di Savona, Mons. Agostino M. De Mari, che diceva: “Oh, potessi trovare qualche anima pia e generosa che sentendo pietà per le figlie del popolo abbandonate, le potesse raccogliere, istruire, educare al lavoro, alla religione, alla vita!”
Benedetta sente che deve rispondere a questo invito: si reca dal Vescovo e si offre di realizzare quanto Lui desidera. Egli rimane stupito dal suo ardore di carità; dal suo slancio e dalla sua decisione. La fede che la anima è grande, come è grande l’amore per Dio! La invita a trovarsi delle compagne che la seguano e collaborino a questo progetto…Benedetta e altre tre compagne si raccolgono nella casa di proprietà della Commenda dei Cavalieri di Malta; il 10 agosto 1837, a Savona, l’Istituto delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia ha il suo inizio.
Il 22 Ottobre 1837 le giovani ricevono il nuovo abito e cambiano il loro nome. Da adesso in poi Benedetta si chiamerà Sr Maria Giuseppa, in onore di San Giuseppe alla cui protezione viene affidato il nuovo Istituto. Ben presto altre giovani accorrono per condividerne valori ed ideali. Si apre una prima scuola per le fanciulle più abbandonate.
Il 2 agosto 1839 Suor M. Giuseppa e altre sei compagne si consacrano per sempre a Dio, attraverso i voti di povertà, castità ed obbedienza. Il piccolo seme comincia a dare i suoi frutti…
Dal 1842 in poi si assiste ad una copiosa e inarrestabile crescita della famiglia religiosa che, senza sosta, attraverso la Madre Rossello e le sue Figlie si dedica a realizzare le opere di misericordia spirituali e corporali dando vita a nuove fondazioni in terra italiana: scuole, ospedali, accoglienza delle giovani pentite, riscatto delle morette, casa dei Chierici…Il forte desiderio di far conoscere il Cristo misericordioso e salvare il mondo, spinge la Madre Rossello ad inviare nel 1875, un gruppo di suore in Argentina, le quali iniziano l’attività missionaria dell’Istituto, oggi presente in 4 continenti e 20 paesi.
Il suo desiderio di “poter avere le braccia tanto lunghe da abbracciare tutto il mondo e fare a tutti del bene”, diventa, così, realtà! Alla sua morte, che sopraggiunge il 7 dicembre 1880 e ne spegne la sua vita così ricca di amore per Dio e i fratelli, l’Istituto conta ben sessantacinque Comunità. Con Decreto Vescovile del 23 gennaio 1892, San Giuseppe è ufficialmente riconosciuto compatrono dell’Istituto, insieme alla Madonna dellaMisericordia, patrona anche della città di Savona. Successivamente Papa Leone XIII riconobbe, con Decreto di Lode del 14 settembre 1900, la missione che l’Istituto svolge nella Chiesa. Con Decreto Pontificio del 12 gennaio 1904, Papa S. Pio X approvò definitivamente l’Istituto e le sue Costituzioni.
Il 19 marzo 1936, Pio XI proclamò l‘eroicità della virtù di Suor Maria Giuseppa Rossello. Venne beatificata il 6 novembre 1938, dopo l’opportuna indagine ed il riconoscimento di due miracoli operati verso due sue suore dell’Istituto: suor Maria dello Spirito Santo e suor Paolina Dameri. Il 12 giugno 1949, Pio XII proclamò Santa, Madre Rossello. In tal caso costituirono prova i miracoli relativi alle guarigioni prodigiose di Teresa Rocchi in De Negri e di Pietro Molinari. In tale occasione Le è stata intitolata la parrocchia savonese di Santa Maria Giuseppa Rossello alla Villetta, un quartiere di Savona.
Il suo corpo incorrotto si venera nella Cappella della Casa Generalizia a Savona, mentre il suo cuore, custodito in una teca di cristallo, è venerato nella cappella della Casa Madre, sempre a Savona. La festa liturgica di Santa Maria Giuseppa Rossello si celebra il 27 maggio, data della sua nascita e del suo Battesimo.
Quest’anno ricorre il 75° anniversario da quando Pio XII consegnò Santa Maria Giuseppa Rossello a tutta la Chiesa con queste parole: “Quale Madre è la vostra! Quale Santa! Guardatela, pregatela, imitatela!”.
Nel mese di giugno, dal 3 al 30, si è celebrato, a Savona, in Casa generalizia, il XXVII Capitolo generale, durante il quale è stato approfondito il tema: “Allarga lo spazio della tua tenda per toccare il cuore dell’umanità con il Vangelo della Misericordia” , l’occasione per tracciare, per il prossimo Sessennio 2024/2030, il nostro cammino nella Chiesa sulle orme della Madre Rossello, attualizzando il carisma di misericordia che ci ha lasciato in eredità.
Oggi Santa Maria Giuseppa Rossello, oltre ad essere la Santa della città di Savona, è anche Patrona dei figuli e dei ceramisti liguri, per opera di Giuseppe Mazzotti, detto Bepi, famoso ceramista di Albissola il quale fu promotore di tale richiesta. La domanda fu accolta con bolla della Congregatione Pro Culto Divino il 27 febbraio 1989.
Sintesi biografica di Beata Maria Ludovica De Angelis
dal Dicastero delle Cause dei Santi
Nata a San Gregorio (L’Aquila), in Abruzzo, prima di otto figli, con il suo arrivo aveva colmato di gioia i genitori, che nello stesso pomeriggio del giorno della nascita, al fonte battesimale, avevano scelto, per la loro primogenita, il nome di Antonina. A centinaia di chilometri di distanza, il 7 dicembre dello stesso anno della nascita di Antonina, si era spenta a Savona una grande donna che aveva scelto di dare pienezza alla propria vita seguendo le orme di Colui che aveva detto: “Siate misericordiosi” e “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Era Suor Maria G.Rossello, la quale aveva dato vita, in Savona, nel 1837, all’Istituto delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia: una famiglia religiosa che ora camminava spedita per le strade del mondo e proponeva con la forza dell’esempio il suo stesso ideale a tante giovani. Antonina sente in cuore che i suoi desideri trovano eco in quelli che erano stati della Madre Rossello e ascolta dentro di sé il richiamo ad un amore totale a Dio. Superando l’opposizione dei genitori e nella maturità dei suoi 24 anni entra tra le Figlie della Misericordia, accompagnata a Savona dal suo Parroco, don Samuele Tarquini.
Il 3 maggio 1905 veste l’abito religioso e prende il nome di Sr M. Ludovica; nella stessa data dell’anno successivo fa la sua professione religiosa e il 14 novembre 1907 – esattamente tre anni dal suo ingresso nell’Istituto – insieme a cinque compagne salpa alla volta di Buenos Aires, dove approda il 4 dicembre successivo. Da questo momento è un fiorire ininterrotto di umili gesti silenziosi, di una dedizione discreta e intraprendente. Non ha una grande cultura, Suor Ludovica, anzi. Eppure ha dell’incredibile quello che riesce a realizzare sotto gli occhi stupiti di quanti la circondano. E se il suo castigliano è simpaticamente italianizzato con qualche tocco pittoresco di abruzzese, non fatica a comprendere e a farsi comprendere.
Non formula programmi e strategie, ma si dona con tutta l’anima e con tutte le forze. L’Ospedale dei Bambini, a cui è inviata e che immediatamente adotta come famiglia sua, la vede dapprima sollecita cuciniera e dispensiera, poi, divenuta responsabile della Comunità, infaticabile angelo custode dell’opera, che attorno a lei si trasforma gradatamente in famiglia unita da un unico scopo: il bene dei bambini. Fra tutti coloro che lavorano o che entrano nell’ospedale – medici, infermiere, operai, personale ausiliario, tirocinanti, parenti dei ricoverati – si crea un clima di condivisione e di comunione di cui lei è l’anima, e tutti si sentono partecipi e responsabili di un progetto per cui ogni assistito, bambino o povero, trova nell’Ospedale la sua casa. “Non dimenticate che qui, prima di ogni altro, ci sono i bambini…
E, se non sono curati bene, qui tutti siamo in più, dal Direttore fino all’ultimo operaio”. Serena anche di fronte alle calunnie che colpiscono la sua onestà, attiva, determinata, audace nelle iniziative, forte nelle prove e nella malattia, con l’inseparabile corona del Rosario tra le mani, lo sguardo e il cuore in Dio e il costante sorriso negli occhi, Suor Ludovica diviene a sua stessa insaputa, attraverso la sua sconfinata bontà, instancabile strumento di misericordia, perché a tutti giunga chiaro il messaggio dell’amore di Dio per ognuno dei suoi figli. Veglia di notte al capezzale dei bambini, perché non si sentano soli, e per telefono rassicura le mamme. Prepara i bambini alla Prima Comunione, facendo catechismo e provvedendo loro anche i vestiti, le immagini ricordo, le medaglie… tutto quanto è necessario, incluso il rinfresco. Riunisce famiglie divise, esorta ed aiuta perché si celebri il matrimonio, con lo stesso amore con cui manda ogni giorno a casa un pasto caldo a chi, già ricco, si vergogna di chiedere…
Unico programma espressamente formulato è la frase ricorrente: “Fare del bene a tutti, non importa a chi”. Si realizzano così, con finanziamenti che solo il Cielo sa come Sr Ludovica riesca ad ottenere, sale operatorie, sale per i piccoli degenti, nuove attrezzature, un Solarium a Mar del Plata per la salute e il benessere dei piccoli malati e una fiorente fattoria a City Bell, a 8 Km da La Plata, perché i suoi protetti abbiano sempre cibo genuino.
Vedendo poi l’abbandono religioso in cui vivevano gli abitanti della zona, chiede ed ottiene dall’Arcivescovo il permesso di costruire nell’area di City Bell una cappella, in seguito chiesa parrocchiale, dedicata al Sacro Cuore. Sorgente della sua infaticabile operosità è una comunicazione continua con il Signore. Per 54 anni Sr Ludovica è amica e confidente, consigliera e madre, guida e conforto per centinaia e centinaia di persone di ogni condizione sociale. Le sue parole manifestano la sorgente del suo agire: “Nel nostro comportamento non dobbiamo dimenticare mai che siamo figlie di Dio, che per lui viviamo e per lui dobbiamo essere. Non stanchiamoci mai di fare il bene: qualunque cosa capiti, facciamo sempre il bene. Amiamo anche coloro che ci offendono”.
Il 25 febbraio 1962 conclude il suo cammino terreno, ma chi rimane – tutto il personale medico in particolare – non dimentica e l’Ospedale dei bambini assume il nome di “Ospedale Superiora Ludovica”. Si moltiplicano le grazie e le guarigioni per sua intercessione. Tra queste, la guarigione miracolosa di una bambina nata con paresi agli arti inferiori e gravi malformazioni: all’età di nove mesi viene portata sulla tomba di Suor M. Ludovica e improvvisamente si mette in piedi da sola. Antonella (questo è il suo nome) è presente alla celebrazione del 3 ottobre 2004, quando Giovanni Paolo II proclama Beata questa Figlia della Misericordia abruzzese, che fece di La Plata la sua patria. L’unica foto che ha captato il suo sorriso è quella che le ha scattato, a sorpresa, un bambino.