Tornano momenti cruciali e apprensione nella sede centrale del Secolo XIX. Martedì, 9 luglio, nel box riservato alla ‘gerenza’, è scomparso il nome di Stefano Sisti (molti elogi quando fu nominato, tanti meriti) , sostituito da Maurizio Scanavino. I rumors di piazza Piccapietra sostengono che il fulmine è ‘arrivato’ senza la ‘classica raccomandata’. Un ‘benservito’ via filo. Scanavino ricopriva il ruolo di amministratore delegato Publikompas (pubblicità). Ora la Sep (editrice proprietaria della gloriosa testata fondata nel 1886) vede ancora Carlio Perrore, presidente; consiglieri Luca Ascani, Franco Capparelli (già al vertice dell’azienda), Nathalie Collin, Guglielmo Maisto, il primogenito Alessandro Perrone e Scanavino appunto. Voci e smentite si susseguono. Cessione del giornale alla famiglia Agnelli? Piano di smantellamento delle edizioni liguri de La Stampa, lasciando campo libero al Secolo XIX? Medicina per superare endemici bilanci in rosso, vendite in edicola attestate su 60 mila copie, contro le 140 di fine anni ’90.
Una doverosa premessa. Non disponiamo di ‘fonti dirette’. Non è un mistero che il giovane e riservato Elkann è convinto della necessità di concentrare i business poco redditizi in tutti i settori, editoria compresa, e che in questo senso già due anni fa aveva promosso una trattativa abbastanza stretta per la fusione tra l’Editrice La Stampa e Il Secolo XIX. L’affare era arrivato a un passo dalla firma, ma era poi saltato sui dettagli. Ora sarebbe ripreso.
Proprio l’8 luglio scorso, inoltre, il ‘patron’ del Secolo XIX, Carlo Perrone, al quale fa capo un impero immobiliare a Parigi (ereditato da papà, l’indimenticabile editore puro di giornali, Alessandro Perrone), amico della famiglia Agnelli da sempre, ha provveduto a sostituire il proprio amministratore delegato, il valido Stefano Sisti, assumendo Maurizio Scanavino che ha per questo lasciato l’amministrazione delegata della concessionaria di pubblicità Publikompass, controllata dalla stessa Fiat, editrice de La Stampa.
Inoltre, Scanavino è molto vicino, personalmente, a Elkann, e quindi il suo trasloco, da Torino a Genova, è avvenuto con la benedizione del giovane capo della famiglia Agnelli.La mossa potrebbe perciò essere un utile viatico ad un ritorno di fiamma della trattativa La Stampa- Il Secolo XIX.
Come ipotizzato da Porro (il Giornale), per razionalizzare le spese, ma anche far fronte al crollo vendite in edicola (vedi trucioli.it numero 47), La Stampa rinuncerebbe alle pagine delle edizioni liguri (Genova e levante, Savona, Imperia-Sanremo) per concentrarsi sul Piemonte.
Il Decimonono, sotto l’impero Agnelli, finirebbe per rafforzare la presenza e la diffusione nella ‘sua’ Liguria. Giocando un ruolo di primo piano assoluto soprattutto ai fini pubblicitari, il mercato più interessante della voce ‘introiti’ e bilanci in attivo. Da tempo in rosso sia per La Stampa, quotidiano nazionale, sia per la ‘voce della Liguria‘ che col direttore Umberto La Rocca (ex La Stampa) ha ripreso grinta e l’indipendenza dei tempi migliori, con i direttori Piero Ottone, Carlo Rognoni, Tommaso Giglio, Gaetano Rizzuto. E un condirettore, il savonese Luciano Angelini, infaticabile uomo del desk, memoria storica per la lunga gavetta proprio nella ‘famiglia’ del Decimonono.
Giornale in crisi che avrebbe risentito della ‘manina’ della massoneria ‘deviata’. Particolare curiosamente sfuggito, almeno ai media da sempre più impegnati sul fronte della ‘coscienza critica’ dell’informazione nel Bel Paese. Sia a destra, sia a sinistra. Ci sarà un motivo?
Quel Secolo XIX che solo nel 2008 ha ricevuto il premio-riconoscimento di leader in Italia tra i quotidiani regionali, attraverso ‘Media Awards’. Una commissione di 60 esperti, presieduta da Pierluigi Magnaschi, ha stilato la graduatoria- classifica.
E’ complicato individuare il ‘cuore’ del crollo, più concause certamente. Forse non è estranea il sistematico depotenziamento – per razionalizzare i costi – della struttura portante redazionale, non tanto nel numero. Non a caso la pubblicità locale tiene, mentre non si frena la debacle della nazionale. Pubblicità che non può non tener conto del dimezzamento delle vendite del giornale rispetto ai tempi ‘gloriosi’.
Per l’editore del Secolo XIX siamo arrivati alla quinta generazione. Le sorti del giornale dei liguri e quelle della famiglia Perrone sembrano strettamente intrecciate. In un sodalizio che ha saputo resistere a due guerre mondiali e a straordinari sconvolgimenti istituzionali e politici. Al fallito ‘assalto’ dell’editore Edilio Rusconi, col presidio della sede centrale di giornalisti e maestranze.
Scriveva l’editore nel 1996, presentando il volume ‘Oltre un secolo di Liguria’: ” Rivendichiamo una continuità spirituale nella conduzione del giornale, a partire da quel lontano atto notarile, con l’acquisto del Decimonono da parte di tre incaricati di Ferdinando Maria Perrone, il 19 aprile 1897. Gli acquirenti dichiaravano che il Secolo XIX sarebbe stato un quotidiano politico, liberale, indipendente. “.
E ancora: “Forse mai come in questi anni il Secolo XIX ha dovuto combattere con avversari tanto temibili ….televisioni….inoltre costretti a confrontarci con lo strapotere di grandi imprese editoriali che si collegano per cercare di egemonizzare il settore dell’informazione”. E concludevano: “….il Secolo XIX specchio di tanti maestri della penna, della macchina da scrivere, del computer (ogni epoca ha il suo strumento)….ci accingiamo a portare il Secolo XIX nel ventunesimo secolo. Con immutati principi e con i soli mezzi sui quali possiamo contare: le vendite in edicola, gli abbonamenti e gli introiti della pubblicità”.
Si sussurra, scriverebbe Franco Manzitti, di almeno 17 milioni di euro di ‘rosso’in banca. E dell’urgenza di uscire da un ‘tunnel’ ad alto rischio. Seppure con buona base di solidità. Un ‘piccolo’ Corriera della Sera- bis. E’ l’augurio di tanti lettori, inserzionisti e di chi ha trascorso una vita alle dipendenze prima delle famiglie Perrone-Brivio-Grazioli, poi con la storico ‘cognome’ che ha dato lustro a Genova e alla Liguria: Perrone.
L.C.