12 sindaci del ponente ligure hanno sottoscritto un appello urgente a sostegno del settore florovivaistico, tra i più attivi, del resto a far sentire la sua voce di allarme e di aiuto (non di beneficienza) da quando è esplosa la ‘terza guerra mondiale’ con la bomba atomica del coronavirus. Leggi anche alcuni interessanti post dai frequentatori di socil. E la lettera dell’ingauno, ex assessore ai tempi di Angioletto Viveri, Michele Di Giuseppe, siciliano vero.
LETTERA DEI SINDACI DEL PONENTE
A CONTE E TOTI IN DIFESA DEL TERRITORIO
VILLANOVA D’ALBENGA – Lettera al Presidente del Consiglio Conte, al Ministro dell’Economia Gualtieri, al Presidente Toti e all’Assessore regionale Mai, da parte di un nutrito gruppo di sindaci del Ponente di cui il primo cittadino di Villanova d’Albenga, Pietro Balestra, si fa portavoce,insieme all’assessore all’Agricoltura del Comune di Albenga, Silvia Pelosi: l’obiettivo è portare all’attenzione le preoccupazioni delle Associazioni agricole di categoria e del mondo agricolo e per riassumere le difficoltà in cui versa il settore Florovivaistico della Provincia di Savona a seguito della grave crisi di mercato causata dalle restrizioni al commercio sul territorio nazionale ed europeo conseguenti ai provvedimenti governativi e regionali adottati per far fronte all’emergenza sanitaria COVID-19.
LETTERA DI MICHELE DI GIUSEPPE –
RI-cantiamo, pure, alla ” DE ANDRE’ “… Anche quei Due Anonimi (di Emmaus) avevano perso quell’Unico, che aveva saputo parlare con modo di “domani luminosi” dove “i muti canteranno e TACERANNO i noiosi” (cantava Fabrizio DE ANDRE’).
Discutevano tra loro (sappiamo!), ma rinvangavano il passato, non speravano futuro.
La Pasqua (anche oggi!) è una lotta che continua, sospesa tra l’evidenza del male e le sue conseguenze, che durano senza redenzione.
Quante delusioni agitano i cuori e quanto appaiono definitive!
A volte, è la delusione di noi stessi, di ritrovarci con sentimenti vecchi.
La disillusione è la nostra difesa di fronte alla cattiveria degli uomini, così assurda, frutto di quell’abisso ch’è il cuore umano.
A volte, la rassegnazione serve ad attenuare un dispiacere. A volte, può sembrare di essere maturi ed equilibrati. Certo, camminano i due discepoli di Emmaus e, forse, programmano il da farsi.
Ma non hanno speranza. Hanno anche ascoltato l’annuncio della resurrezione, ma è rimasto in loro un dubbio, tanto che lo esprimono subito a quell’interlocutore stranamente interessato alla loro discussione.
Quante volte i problemi si complicano semplicemente perché non andiamo d’accordo, e non andiamo d’accordo per orgoglio!
Sembra proprio la condanna di Giuda, che vende il Maestro per un pò d’interesse.
Impariamo ad ascoltare quel Maestro tradito, a non scappare cercando di salvare noi stessi, a non venderlo per quaranta denari che diventano sempre una maledizione, a non credere di difenderlo con le spade di questo mondo. La nostra interiorità cresce accettando regole che ci aiutano a non perderci e a non disperderci. Ricordiamo che nessuno s’eleva interiormente senza scendere nella profondità di se stesso e senza farsi aiutare. Siamo seri, non offendiamo mai con la presunzione delle nostre ragioni. Non rivolgiamoci gli uni agli altri con toni offensivi.
Pregare, infine, non è solo una riflessione (anche altissima ma tra sé e sé): è più povera di una raffinata filosofia, ma è più profonda di tante riflessioni, perché si misura con il mistero di Dio, essa va oltre il nostro limite: “Altissimo glorioso Dio, illumina le tenebre de lo core mio. Et dame fede dricta, speranza certa e carità perfecta, senno e cognoscemento, Signore, che faccia lo tuo santo e verace comandamento. Amen“.
Michele Di Giuseppe
DA SOCIAL SAVONESI IN TEMPI DI COVID 19
Gino Rapa, insegnante in pensione – I nostri politici sono fatti così. Per anni ignorano intere categorie di lavoratori. Non se ne occupano, non ascoltano le loro richieste, non rinnovano i loro contratti, non gli forniscono strumenti adeguati per operare, li costringono a emigrare in paesi stranieri, li fanno lavorare sottonumero e malretribuiti, riducono i loro diritti, impoveriscono la loro funzione sociale. Poi appena c’è un’emergenza drammatica si precipitano in televisione e li chiamano eroi o angeli. Succede ogni volta :per una alluvione o un terremoto o il crollo di un ponte o episodi terroristici o –oggi – per una malattia devastante. Siano essi vigili del fuoco o medici o forze dell’ordine o militari o infermieri. E magari, specialmente se in periodo elettorale, i nostri politici propongono pure una mancetta , un aumento di stipendio, un qualche riconoscimento. Pronti a ricollocarli nell’oblìo appena si spegneranno le telecamere sull’emergenza. Più di tutto valgono le parole di un medico impegnato in prima linea: “ Noi non siamo eroi, abbiamo fatto solo il nostro dovere. Non altrettanto possono dire coloro che non ci hanno fornito i mezzi adeguati, che ci hanno costretti a ripararci con i sacchi dell’immondizia e lo scotch di carta, che hanno chiuso i presidi sul territorio e hanno dirottato altrove i fondi necessari alla sanità pubblica”
Massimo Vecchietti, primario ospedaliero Asl 2 in pensione – Essendo profondamente ignorante, ma assai curioso e desideroso di capire, vorrei che qualcuno mi spiegasse, nel bailamme delle notizie piu’ o meno scientifiche, questa informazione; ISTAT : dati mortalità primo trimestre 2020 circa 20000 decessi in meno su base nazionale, rispetto ai dati del primo trimestre del 2019. Attendo una riposta motivata e plausibile. G R A Z I E !!
Marco Pesce funzionario comunale e pubblicista –
To queue = fare la fila, mettersi in coda. Incontrai in prima liceo questa strana parola inglese e scoprii che l’assalto ai bus per tornare a casa da scuola a un’ora decente o arrivare in orario al mattino era una particolarità del nostro Paese. Nella pandemia stiamo testando cosa significhi essere una comunità responsabile. È importante farne tesoro e fare di questo valore una costante. Solo così potrà andare tutto bene. Magari anche meglio.
MARCELLO TOSI da Ceriale- Si da tanto addosso ai turisti, ma io, residente, vedo ogni giorno gente del posto con comportamenti, a dir poco ” irresponsabili”. Gente in giro senza mascherina ( e da lunedì, da noi , è obbligatoria), gente a spasso per ore, imprese di pulizia i cui dipendenti sbattono zerbini senza protezione alcuna, persone che chiacchierano in gruppo,senza mascherina, a, dimenticavo, le poche mascherine che vedo sono buttate in terra. E mi fermo qua per non, annoiare. I turisti avranno anche portato il seme, ma qui lo stanno coltivando MOLTO BENE.