Un appuntamento che gli ex militari dell’Arma dei carabinieri, accompagnanti dalle consorti, non vogliono perdere. Un’occasione per ritrovarsi a tavola e rivivere ognuno con la propria storia una vita al servizio dei cittadini e della Patria. Ed è il caso di aggiungere tra gioie e dolori. Il rigido regolamento dell’Arma, del servizio, anche se oggi i tempi sono davvero cambiati rispetto a chi indossava la divisa qualche decennio passato. Un pranzo fedele al ristorante Hermitage di Villanova della famiglia Barbera, tra i ristoratori resilienti.
Particolarmente significativa la cerimonia di consegna del riconoscimento della ultra ventennale iscrizione all’Associazione carabinieri in congedo, con alcuni personaggi assai conosciuti nel ponente savonese e di cui la cronaca nera e giudiziaria si è occupata per la loro attività investigativa, per arresti anche importanti ed indagini complesse con epiloghi a volte clamorosi. Il maresciallo maggiore (oggi sono luogotenenti) Gianfranco Narrali che ha comandato, tra l’altro, la stazione di Albenga e non solo; il maresciallo maggiore Michele Bonaguro (ha ricoperto anche ruoli delicati), gli appuntati Andrea Forbino, Maurizio cav. Francesco, Ferrante cav. Umberto, il brigadiere capo Francesco Sotgiu, il brigadiere capo Di Maria cav. Giuseppe. Presente anche il cappellano don Cesare Donati, parroco a Boissano.
Tanti volti noti per chi ha vissuto in questo angolo di Riviera, ha conosciuto ed apprezzato lo spirito di servizio e sacrificio di tanti concittadini in divisa. Quando ogni caserma aveva il suo piantone, non c’era cellulari, ne’ computer e le comunicazioni urgenti, dispacci, via filo telefonico. Una Riviera tra gli anni 70 e 90 che era alle prese con una criminalità assai più diffusa ed in qualche caso anche organizzata. Le rapine alle banche, uffici postali, gioiellerie erano all’ordine del giorno, l’assalto notturno a ville di imprenditori, con ostaggi, non erano una rarità. Si rubava negli alloggi ieri come oggi, nei negozi, ma anche motociclette, auto e poi quando sono tornate di moda le biciclette. Oggi l’85 per cento dei reati e degli arrestati sono extracomunitari, organizzati soprattutto nello spaccio di droga al minuto e riforniti da organizzazioni mafiose. In maggioranza sono clandestini che, come accade in ogni zona d’Italia (ci documenta egregiamente Striscia la Notizia con Vittorio Brumotti che dimora a Boissano), non avendo un lavoro, finiscono per spacciare, cavallini di trafficanti di droga ed essere umani disperati. La piaga dello spaccio di stupefacenti resiste ieri come oggi. Il controllo del territorio ora è più affidato alle telecamere sparse ogni dove piuttosto che al numero di pattuglie sulle strade. Ora le varie stazioni dell’Arma chiudono di notte, i servizi vengono coordinati a d aree comprensoriali e con alternanza di pattuglie da questa o quella località. E’ cambiato anche il modo di comunicare e fare informazione. Più iniziative che cercano di coinvolgere il rapporto Arma e cittadino, meno notizie di cronaca ( a cominciare dai furti ) per i media e che fanno capo al comando che dirama comunicati stampa. Non c’è più il redattore o il corrispondente che due volge al giorno si reca al comando di compagnia p provinciale per attingere notizie e magari scambiarsi utili opinioni sulla realtà esterna vista da chi fa informazione per mestiere. C’è più umanità nei rapporti umani ed interpersonali ? C’è più coesione ? Il mondo cambia in una provincia turistica che ha avuto una forte evoluzione sociale, con più disuguaglianze e ‘sete di giustizia’, sentirsi protetti in casa e fuori. Con alcune piaghe che non sono mai state scalfite. Una per tutte la prostituzione nella piana ingauna, a Ceriale soprattutto e da qualche mese in misura minore ad Albenga, una storia iniziata già a metà degli anni ’60 quando la prostituzione era tuttavia più estesa, iniziava dalle strade alle periferia di Andora fino a Finale Ligure, nessuna città era risparmiata. Ad Albenga anche in alcune vie del centro e di Vadino. Erano italiane, oggi dell’est europeo, scomparse invece le schiave africane. Il mercato resta controllato di organizzazioni criminali romene e albanesi, in accordo e spartizione del territorio, almeno nel ponente ligure, con la ‘ndrangheta. Da qualche anno si è aggiunta la camorra, con il traffico dei cosiddetti ‘melonari’, in realtà fanno parte di un’organizzazione ben radicata al Sud ed in alcune regioni del Nord che controlla i mercati della frutta e verdura, dal produttore, ai grossisti, allo smercio al dettaglio. Una presenza che lo Stato continua a tollerare e contrastare con interventi tampone, saltuari, non coordinati, deboli. Lasciando spesso alla Polizia locale, con i suoi limiti, il contrasto. Altro è la prevenzione. In una diffusa omertà ed impotenza di chi – organizzazioni di categoria, come commercianti ed agricoltori – è più direttamente colpito. Ed una latitanza palese delle forse politiche, iniziando dai parlamentari. Una ripercussione a catena che finisce per coinvolgere anche i media che tacciono ed ignorano. Come se fosse un’inezia e non già una presenza mafiosa che si rafforza e penetra. Si pensi alle attività, non poche in Riviera, che hanno un ruolo di ‘lavanderia’ del denaro sporco. Alle presenze di investitori immobiliari anche con la partecipazione trasversale alle aste dei tribunali, acquisto di immobili. C’è da dire che le indagini su diramazioni mafiose sono sempre più affidate a quella che si può definire ‘informazioni da intelligence’. Insomma il comandante di stazione che tutto sapeva e conosceva tra i suoi residenti ha fatto il suo tempo. Sia perchè siamo di fronte ad una forte mobilità, dovuta anche alle seconde case, sia perchè tutti o quasi i militari in forza devono dedicare molte ore della giornata alle pratiche di polizia giudiziaria ed amministrativa, soprattutto per la Procura della Repubblica che delega gli interrogatori tra testimoni ed inquisiti. Un’enorme mole di lavori di cui non si parla mai, in nessuna circostanza, ma che assorbe ed impegna ufficiali e soprattutto i sottufficiali. Che, manco a dirlo, sottraggono le ore di servizio all’esterno, sulla strada. E il cittadino finisce per credere che le forze dell’ordine siano assenti. Quell’insicurezza percepita di gran lunga maggiore della reale, rispetto, ci ripetiamo, al numero e alla qualità dei reati, ad iniziare dalle rapine, omicidi, estorsioni. Una provincia che ha anche conosciuto a fine anni ’70 e ’80 i sequestri di persona. (l.c.)