La rinascita di Monesi? L’attesa di uno sviluppo che dia finalmente speranza alle nuove generazioni. Intanto il 2012 si è chiuso tra alcune buone notizie all’insegna dell’ottimismo e altre realtà (numeri soprattutto) rimaste con la sordina, meno note. Preoccupano e sono indice che non siamo ancora usciti dal tunnel. Anzi.
Tre aspetti significativi e schematici. La Cooperativa (benemerita) “Monesi 3000”, col suo ottimo presidente Marino Arimondi, ha chiuso il 2012 con una perdita di 80 mila euro. Per il terzo anno la gara di appalto della Provincia – ‘affidamento della gestione degli impianti – è andata deserta. Cosa accadrebbe se anche “Monesi 3000” gettasse la spugna? E fino a quando il ‘benefattore’ Arimondi potrà resistere senza avere la soddisfazione di vedere coagulati e realizzati gli obiettivi di partenza? Gli impegni di chi dovrebbe amministrare il bene comune.
Certo la presenza di neve e lo stato delle piste (praticabili e per gare) sono il bene primario. La ninfa vitale. Ma come resistere ad una situazione dove, ad esempio, a fronte di una media giornaliera di 700-800 presenze (biglietti venduti) quando madre natura non risparmia nevicate, ci si riduce alle 120 persone (di media) e anche meno, come accade in questo ultimo periodo?
Facile concludere: i conti non tornano. Cosa si può fare? Non basta la volontà di una valente cooperativa che occupa sei dipendenti (persone della vallata dell’Arroscia) ed un direttore e maestro della scuola di sci, allenatore federale. Non basta – anche se è importante – sapere che potrà essere realizzato il secondo tronco della seggiovia biposto tra la località Tre Pini e Cima della Valletta. Una scelta strategica e vincente, proprio per la sua collocazione. Il costo dell’opera supera i tre milioni di euro e vede impegnata in prima linea la Regione Liguria (Fondi Fas), la Fondazione Carige e la Provincia di Imperia.
L’assessore provinciale, Giacomo Raineri, non molti mesi fa dichiarava agli organi di stampa: ” Stiamo lavorando alacremente per rispettare i tempi previsti dell’iter burocratico. Entra la fine dell’anno (2012) è in programma una Conferenza dei servizi; per quanto riguarda l’impianto esistente, inaugurato nel 2008, la Provincia sta predisponendo il bando per l’aggiudicazione della gestione invernale 2012. 2013.”
Gara andata deserta e non è il caso di nascondersi dietro il dito. Le motivazioni sono alla luce del sole. La Provincia di Imperia, proprio alla luce dei dati di fatto, non può ignorare che Monesi in queste condizioni ha bisogno di un maggiore impegno. La Provincia faccia da vera locomotiva. Con un atto di volontà complessiva che dia il segnale preciso, inequivocabile che l’impegno verso la rinascita di Monesi è destinato al successo. La Provincia non può dare l’impressione – assai diffusa nell’alta valle e tra operatori – di essere tiepida, di non essere il centro propulsore capace di coinvolgere enti locali, istituzioni, iniziativa privata, credito bancario.
La Provincia, altra riflessione ad alta voce, deve rendersi conto che il secondo tronco della seggiovia non può essere ‘affidato’, a prescindere la crismi della legittimità burocratica, a persone che non conoscono a fondo il territorio. La collaborazione con chi opera sul posto deve tener conto dell’insieme della progettualità. Come appare poco intelligente ignorare quali siano le difficoltà di chi si trova a gestire gli impianti, soprattutto in determinate condizioni. Mancanza di neve.
Nel corso degli ultimi anni si è parlato molto di certi scogli sulla strada del rilancio. La collaborazione con i fratelli Toscano (Terenzio ed Enrico), proprietari di terreni dove sono tracciate le piste, ma a ben vedere si tratta di aspetti secondari. Occorre soprattutto che il regista numero uno – la Provincia – metta il turbo, in atto tutta la sua forza affinché Monesi diventi una priorità nel contesto imperiese, del suo entroterra con maggiori potenzialità. Del resto è quanto si ripete a parole e negli annunci. Camera di Commercio inclusa. Facendo anche tesoro degli errori che sono stati compiuti nel recente passato. La società Alpi Liguri e turismo Srl, partecipata dalla Provincia, dovrebbe aver insegnato qualcosa.
Il nuovo tronco di seggiovia dovrà riproporre un nodo fondamentale, soprattutto nei confronti della Regione. Il buon senso dovrebbe consigliare che la seggiovia torni ad essere motivo di attrazione, richiamo costante, così come accadeva nei cosiddetti anni d’oro (1966-1972). Prima di essere smantellata per vecchiaia. C’era lo scii invernale e l’attrazione estiva. Ciò consentiva di superare l’ostacolo degli inverni avari di neve.
La domanda: ben venga il secondo lotto dell’impianto, sia dia merito a tutti coloro che l’hanno sostenuto, proponendo utili modifiche, ma se dovessimo ritrovarci con stagioni invernali senza neve, chi può seriamente promettere e scommettere sulla ‘rinascita di Monesi’? Già abbiamo qualche esempio di progetti sbandierati sul fronte del recupero del vecchio albergo e della aree attigue in stato di rovina e abbandono. Non da oggi. Non è neppure servito il fatto che tra i protagonisti di queste operazioni di rilancio fossero inseriti esponenti di spicco del mondo imprenditoriale imperiese. Con ottimi appoggi, sul fronte politico e del potere di turno. Sono trascorsi già diversi anni da quegli annunci. Che fine hanno fatto questi personaggi? Sono ancora interessati? La Provincia può fare da spettatore?
Per fortuna che oltre ad Armondi, alla ‘sua’ Monesi 3000, resta l’entusiasmo e il dinamismo di ‘Monesi Young‘, i loro stand, la loro partecipazione è il lumicino per mantenere viva la speranza, una certa mobilitazione, sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Oltre, forse, non possono andare. Ecco perché dalla Provincia, dal suo assessore competente Giacomo Raineri, c’è urgenza e bisogno di un segnale forte. Uffici tecnici competenti, inclusi. Fate presto! Fate presto!