Se n’è andato un altro personaggio della ‘vecchia e gloriosa Loano’, il dott. Adriano Marconi, alla veneranda età di 94 anni. Di lui i giovani non hanno letto e forse neppure saputo che è stato un cittadino ed un politico, un professionista, un servitore della comunità, retto, leale, coerente, schivo alle passerelle. Una fede socialista, lui da laico convinto, colto e dotto, che lo accomunava ai cristiani che praticano il Vangelo degli umili, degli ultimi, degli onesti. E’ stato, tra fine anni ’60 -70, segretario della sezione del Psi, quando il partito era all’opposizione e non era ancora diventato di governo, né craxiano. Un pertiniano di sinistra non massimalista.
Certo, nel 2017, Loano ha perso e ci hanno lasciati altri cittadini di cui poco potevano conoscere le nuove generazioni, persone che si caratterizzavano per cultura, dedizione alla cosa comune senza tornando personale, senza rivestire incarichi pubblici retribuiti. Ricordiamo, ma meriterebbe un capitolo, il dr. Luigi Zignego, che ormai anziano e malato abbiamo visto piangere come un bambino dopo aver baciato il feretro di un concittadino, Lodovico Caramanti, ex economoco comunale. Zignego che in vita è stato ‘giudice conciliatore’, abituale presidente di seggio elettorale, appassionato di storia locale, scriveva saltuariamente sulla Gazzetta di Loano, aveva 85 anni, viveva con la moglie Clara che fino all’ultimo gli ha riservato tutte le attenzioni e le premure possibili; ha lasciato i figli Emanuele ed Enrico, le carissime nipoti.
Se n’è andato Gianni Baietto, 95 anni, storico ‘cassiere’ ed economo della Loanesi calcio e che ha collaborava con il figlio Alberto, commercialista. Il papà era gran signore che conosceva tutti nella Loano del secolo scorso. Un vuoto umano, una statura morale, di cui andare fieri, orgogliosi. Un grande affetto per la nipote Chiara, i nipotini Leonardo e Carlotta.
Se n’è andata Mariuccia Ferrari, la chiamavano “l’assessore di ferro” ai tempi della prima giunta del sindaco galantuomo e gentiluomo Felice Elice. Lei una vita dedicata all’insegnamento, la passione per la politica nella file della Democrazia cristiana e poi una presenza attiva e dinamica, nonostante gli anni, alla Unitre di Loano. Mariuccia che guidava l’auto nonostante qualche problemino di deambulazione, che partecipava entusiasta finchè ha potuto ai viaggi – vacanza organizzati dall’associazione.
Da ultimo il dr. Marconi che viveva con la moglie Amalia e lascia i figli Nicoletta, Roberto e Cristina, i nipoti. Adriano Marconi che ha vissuto gli anni di quella che possiamo definire la politica ‘nobile’ in quel di Loano, con compagni di partito come il geometra Alberto Vignola che nonostante le cariche, in Provincia, all’Autostrada dei Fiori, in Comune, non si era certamente arricchito neppure con le consulenze. Socialisti idealisti che non hanno cambiato casacca, che non svolgevano il ruolo di giullare a destra e a manca. Semmai una grande carica di altruismo, umanità, ma anche persone di compagnia. Difficile dimenticare per chi scrive queste righe senza pretesa, le serate alla Lanterne Verde, quando si tirava tardi, con i coniugi Montanella, originari di Asti, titolari ed ottimi esercenti. Ad una certa ora eravamo i ‘soliti quattro’ a far le ore piccole: Adriano, Alberto, Luciano ed il farmacista scapolo di via Garibaldi. Spesso si discuteva anche animatamente ed il più spiritoso nelle sue estrose battute, piacevoli da ascoltare, era il dott. Marconi. Da lui si imparava l’umanità, il confronto sugli ideali, l’amicizia non come pure convenienza, ma come valore, la cultura del sapere.
Tutti avrebbero meritato un degno ricordo per cosa hanno rappresentato nella società civile loanese. Erano l’espressione della Loano migliore pur non essendo mai stati pers0naggi di primo piano. Pur nell’opera di volontariato abbiamo spesso difficoltà a seguire ed approfondire gli avvenimenti di tre province, i fatti che si accavallano. Quella passione che ormai conta i giorni sul viale del tramonto e che abbiamo vissuto agli albori proprio con le persone che ci hanno lasciato. A volte anche in disaccordo (“Non mi piace cosa hai scritto, non lo condivido, sbagli di grosso….”), ma restava il rispetto e la stima. Quella sincera, né di maniera o di convenienza.(L.C.)