Cosa riserva Loano un lunedì dell’Angelo ‘baciato’ da folla straripante di vacanzieri ? In tempi passati la cronaca locale offriva spesso lo spaccato di una giornata vissuta da cronisti di strada. L’età pesa, abbiamo riprovato. Qualche sorpresa, curiosando, non è mancata. Nella cittadella portuale, la più grande e lussureggiante realizzata in Liguria, capita di scoprire il ‘viandante’ che ha preso dimora. Oppure i ‘nonnini’ parcheggiati in un box. Sulla pedonale dove è ben in vista il divieto alle biciclette nessuno pare si curi di rispettarlo e farlo rispettare. La spiaggia ?E’ sempre una grande e spettacolare attrattiva. Abbiamo fotografato il mondo del ‘Lido Sole’, i bagni più vip, venduti qualche anno fa per 4 milioni di euro. Deserta, invece, la mega spiaggia (tre diversi spazi) della società Marina di Loano che è proprietaria del porto, con dune di sabbia sollevata dal vento. E a ponente, al passaggio a livello, imprevisto clamoroso, con una sbarra bloccata, Traffico paralizzato. E l’Aurelia ? 80 transiti di ambulanze a sirena spiegata con la statale paralizzata.
Loano ed il suo porticciolo, scenario unico con il sole, con l’aurora o col tramonto. Guardando all’orizzonte il mare o rivolti alla montagna. Una ricchezza per la città, la sua immagine, il suo glamour. Che dire, potrebbe essere più valorizzato, il gruppo proprietario (il colosso assicurativo bancario Unipol – Sai) da l’impressione di voler risparmiare, non investire abbastanza nel futuro della struttura, non saper sfruttare a livello commerciale e di immagine tutta la sua potenzialità. Forse è un problema di vertici, di debolezza nel sapersi fare ascoltare. La forza economica non significa sprecare risorse e denaro, si tratta pur sempre di proprietà quotate in borsa. Ma il porto così come è stato realizzato ai tempi di Salvatore Ligresti ha le carte in regola per essere più promozionato e produttivo. Al di la di quei posti di lavoro che rispetto alle attese iniziali hanno deluso. E’ vero che non siamo sulla Costa Smeralda, che il dopo porto a Loano non è proprio da clientela miliardaria, da nababbi, tuttavia un maggiore impegno sulla leadershp marinara darebbe risultati. Creerebbe più indotto. A cominciare dalla politica degli affitti dei locali nell’area portuale. Oggi si punta al fattore ristorazione, non è sufficiente. Addio negozi, addio locali della moda e del made in Italy.
Il nostro viaggio appiedati inizia ai confini di levante, con Pietra Ligure. Qui il litorale pietrese è ancora libero, gli stabilimenti balneari non sono ancora attivi. Il tratto di concessione della Marina di Loano, a levante dello scalo portuale, offre la più estesa spiaggia attrezzata della città. Un migliaio di mq. Sono presenti enormi cumuli di sabbia pronta per essere ‘spalmata’ in attesa della stagione dei bagni. Purtroppo ci troviamo in una tempesta di vento. E non si è tenuto conto che se non si bagna, la sabbia ‘vola’ fino alla vicina passeggiata. I poveri pedoni ignari vengono sorpresi. I granellini finiscono negli occhi (con un pericolo), sulle labbra, sul capo, sulle auto in sosta. Possibile che nessuno dei responsabili si sia fatto carico dell’inconveniente ? Possibile che non sia venuto in mente che quelle dune estese per centinaia di metri, sotto la forza delle folate di vento, avrebbero creato una serio fastidio ai passanti. Si poteva almeno provvedere bagnando la sabbia. Invece nulla, persino seduti nel dehor del bar ristorante si deve lottare invano per non bere ‘sabbia’.
Oltre c’è il ‘mercato del pesce’ e inizia la lunga teoria dei box, la passeggiata, le banchine degli ormeggi. E’ qui che incontriamo un ‘turista’ particolare. Un viandante che ha trasformato un ‘angolo’ del porto in dimora provvisoria, La bella giornata gli ha permesso di stendere tutto quanto occorre ad un comune mortale, persino il rotolo di carta igienica. E’ lunedì dell’Angelo anche per lui è festa e prepara il pranzo a suon di peperoni crudi. Nessuno lo disturba, non risponde alle domande, forse è straniero o forse fa il finto sordo. Non lontano altro scenario. Un box utilizzato per il ricovero di attrezzi da qualche proprietario di imbarcazione, è trasformato in locale soggiorno da una famiglia di anziani. All’interno sedie e poltrone e l’arredo per una cucina da campo.
Sulla pedonale, spettacolare, della diga foranea, la più lunga della Liguria turistica, c’è il divieto di circolazione delle biciclette. Il problema delle due ruote nelle zone pedonali esiste da tempo. Il controllo, la repressione e soprattutto la prevenzione, lasciano a desiderare. E non solo a Loano. Va senz’altro peggio ad Alassio. Lasciamo perdere il mal comune mezzo gaudio. E’ un peccato che uno degli angoli più frequentati ed attraenti della città debba essere lasciato in balia di biciclette che diventano potenziale pericolo soprattutto per i bambini, gli anziani. Arrecano un obiettivo disturbo. Se il cartello c’è, sarebbe logico non far finta di nulla, non lasciar correre. Tra l’altro, l’area è l’ingresso principale del comando di Capitaneria di Porto del comprensorio da Andora a Finale. A volte capita che persino sulle banchine c’è chi pratica la pesca con la canna e riesce a farla franca, impunito.
Un’altra notizia scaturisce dalla rimozione dei ‘sigilli’ posti all’area che era sotto sequestro per via del rogo dello yacht tedesco costato la vita a tre occupanti. L’ìncendio era scoppiato all’alba tra il 29 e 30 dicembre 2016. La Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio e incendio colposi. Il magistrato di turno quella notte, il dr. Massimiliano Bolla, aveva disposto che fossero acquisiste le immagini di videosorveglianza e una serie di perizie su ciò che è rimasto dell’imbarcazione. Tra le ipotesi più accreditate un corto circuito, forse una stufetta elettrica. E stata affidata una consulenza tecnica, con precisi quesiti, agli ingegneri Massimo Gronda e Riccardo Damonte.
Pochi giorni dopo era emerso che al proprietario tedesco dell’imbarcazione di 22 metri erano state inviate delle e- mail minacciose, al punto che l’uomo aveva manifestato timori in famiglia. Pare comunque si tratti di vicende legate all’attività commerciale dell’uomo in Germania.
Una curiosità l’avevamo fatta notare in quei giorni ed oggi emerge in maggiore evidenza. Vale a dire la presenza o meno di estintori. Ce n’erano solo un paio lungo le banchine di attracco già dotate peraltro di prese ad hoc. Ora le ‘bombole’ rosse si sono moltiplicate e se ne trova una ogni centinaio di metri e poco più. Cosa significa questo cambiamento alla luce di quanto è accaduto e degli interrogativi posti dal sindacato dei vigili del fuoco della Liguria che aveva parlato ‘tragedia annunciata’ ?
Altro siparietto vissuto a ponente. C’è ressa di pedoni, colonna di auto bloccate sulla strada che costeggia il lungomare. E’ accaduto che nel trafficato passaggio a livello ai confini con Borghetto S. Spirito, ultimo lembo di Loano, si sia bloccato a metà ‘corsa’ una sbarra. Immediato l’allarme del personale della stazione, l’intervento di una pattuglia di vigili urbani. Piccolo contrattempo. Sarebbe stato utile bloccare il traffico del lungomare verso ponente all’altezza stazione ferroviaria in modo da creare una rotatoria. Invece non c’era nessuno. Le auto raggiungevano il passaggio a livello ed erano ‘invitate’ a fare retromarcia, inversione, e tornare indietro. Di conseguenza si è formato un imbuto con mega intasamento. Non andava meglio in quelle stesse ore sulla martoriata Aurelia, unica strada che per chi non conosce le ‘stradine’ interne, a monte, resta percorribile. Qui per tutta la giornata si è assistito all’afflusso verso il Santa Corona di ambulanze provenienti dall’albenganese ed oltre, dal vasto entroterra incluso.
Purtroppo non c’è da stupirsi. Aurelia intasata nei due sensi di marcia, autoambulanze costrette a procedere tra un’ostruzione e l’altra. C’è solo da sperare che il paziente che si trova a bordo e potrebbe accadere a chiunque di noi, non debba contare i minuti della salvezza. Ci sono già i dossi a rallentare, e non sono pochi. Un problema di cui a quanto sembra non si è tenuto in dovuto conto e basta parlare con i militi delle Croci in servizio, ascoltare le loro testimonianze. La guerra alla velocità pericolosa o eccessiva anzichè farla, come accade in tanti altri paesi del centro e nord Europa, con altri sistemi e dissuasori, in Riviera ed ora si è copiato nell’entroterra, viene fatta a suon di dossi e a farne le spese sono gli ammalati gravi, appesi al filo dei minuti, trasportati a sirene spiegate con le autoambulanze. Si è calcolato che da Albenga al Santa Corona i dossi fanno perdere non meno di una manciata di preziosi minuti.
C’è da scommettere che tutto procede liscio fino a quando non ci scappa il morto, non per incidente della strada, ma per ostacolo da dossi. Così va l’Italietta.