L’incendio distruttivo al capannone dei camper e roulotte a Pogli di Ortovero 40 giorni dopo. Silenzio sul ‘rischio diossina’? E l”incredibile scaricabarile. Se c’è chi minaccia trucioli.it di essere l’unico a preoccuparsi tanto da meritare una querela, dall’altra c’è da segnalare qualcosa di scandaloso. Il resoconto – racconto di un personaggio da sempre impegnato al fianco dei consumatori e dei cittadini. E’ Gian Luigi Taboga, referente dell’Assoutenti della provincia di Savona. Ha chiesto invano di conoscere se i prodotti agricoli coltivati nelle aree interessate dal grande rogo si possano consumare. C’è l’interrogativo diossina che la letteratura scientifica indica negli effetti di combustione di materiali particolari. La prima telefonata all’assessore regionale alla Sanità, Viale. Poi al sindaco e al vice sindaco, al direttore dell’Asl 2, all’Arpal, alla Camera di Commercio e al Laboratorio provinciale di Albenga, ai carabinieri, alla Guardia forestale (per una settimana ha risposto la segreteria telefonica), alla prefettura, al ministero della Sanità.
La notizia non scaturisce da una conferenza stampa o da un comunicato agli organi di informazione da parte dell’Assoutenti che ha sede a Borghetto S.Spirito, con il suo referente storico, Gian Luigi Taboga, che non ha bisogno di pubblicità e tanto meno di essere presentato. La storia incredibile nasce dopo che trucioli.it, come capita spesso, non ha messo in archivio l’incendio di Pogli, nella notte del 2- 3 marzo 2017. E si è posto la domanda sulle conseguenze ambientali. E’ verissimo che c’è un’inchiesta giudiziaria in corso ed occorre attendere l’esito finale. Incendio doloso o fortuito, per combustione, per un corto circuito. Con la presenza di bombole di gas, auto, materiale infiammabile. La questione che affrontavamo la scorsa settimana, al di là delle cause, è conoscere se il fumo che ha oscurato per ore, con una cappa asfissiante, abbia o meno provato danni gravi anche alla vegetazione. Se sussistano o meno pericoli al consumo di prodotti in un’area tra le più produttive della pianura e dove non si coltivano solo fiori o piantine aromatiche, ma prodotti orticoli. Si va dalle bietole, bietoline, asparagi violetti, carciofi, zucchine trombette, zucche, insalate, fave, piselli, senza contare le centinaia di orti di famiglia. Con anziani e bambini, persone sane ma anche cagionevoli di salute. L’unica risposta è stata una ripetuta ed annunciata azione legale contro trucioli.it perchè farebbe disinformazione. Dovevamo tacere ? Pare di si. Dovevamo scrivere che non ci sono problemi senza peraltro che qualcuno se ne assumesse la paternità ufficiale di escludere l’inquinamento ? Pare di sì. Dovevamo scrivere che è tutto tranquillo, tutto sotto controllo, non c’è da temere, la salute è garantita ? Pare di sì. Parola di ‘anonimi’, nessuno ci mette la faccia.
Bene anche noi ci siamo rivolti all’Assoutenti dopo che, a quanto pare, era trapelato l’incredibile pellegrinaggio telefonico del ‘presidente’ Taboga. Ma può accadere ciò che un maestro del giornalismo ha scritto in uno dei suoi articoli: Comprati e venduti si ma non servili di Gianpaolo Pansa. In questo caso neppure quello, meglio ignorare tutto. Tacere visto che nessuno ne parla. E il giornalismo d’inchiesta anche in provincia di Savona è morto e sepolto ? Qui non arriva neppure la curiosità dei giornalisti di punta del Fatto Quotidiano o de l’Espresso. I due gemelli dell’informazione locale mandando gli inviati speciali quando ci sono morti ammazzati o stragi sulle strade e autostrade. Ma neppure Le Iene ? E Striscia la Notizia, pur ‘giocando in casa’, ha altro di cui occuparsi, punzecchiare, denunciare. Alla larga dagli amici ?
“Non posso tranquillizzare nessuno – esordisce Taboga al telefono-, perchè nessuno pare si sia sentito in dovere di approfondire, ad esempio sottoponendo a controlli i prodotti destinazioni all’alimentazione. Data la delicatezza della situazione e proprio per evitare inutili strumentalizzazioni ho pensato di rivolgermi diciamo in ‘alto’. Ho iniziato con l’assessore regionale alla Sanità, Sonia Viale. Le ho chiesto cosa intende fare per garantire che il consumo dei prodotti agricoli dell’area interessata dal rogo di Ortovero, dopo le ordinanze di divieto e persino di restare chiusi in casa, non avessero controindicazioni. L’assessore chiede l’invio di una e mail specifica, con resoconto. Non conosce i risultati delle analisi. Da qui il suo consiglio di rivolgermi al sindaco di Ortovero. Niente da fare, della questione si occupa il vice sindaco. Che non può dire nulla, non essendo di competenza del Comune, bensì a loro dire dell’Asl 2. Anche in questo caso – prosegue un desolato Taboga – certo di evitare inutili passaggi, mi rivolgo direttamente al direttore generale Eugenio Porfido. Lo trovo solo il giorno dopo, mi consiglia di interpellare il competente ufficio ARPAL che però premette subito di poter agire su richiesta scritta della stessa Asl. A quel punto mi sono rivolto alla Camera di Commercio che mi ha consigliato di parlare con il responsabile del Laboratorio Chimico Merceologico della stessa CCIAA, con sede ad Albenga. Qui mi viene detto che possono intervenire nel caso in questione solo su richiesta dei carabinieri o dell’autorità giudiziaria. Il consiglio era di rivolgersi ai carabinieri. Chiamo la caserma e dopo uno scambio di opinioni mi si dice che l’organo preposto è la Guardia Forestale. Per una settimana, giorno più, giorno meno, risponde la segreteria telefonica. Ad un certo punto non si possono neppure più lasciare messaggi in quanto ‘esaurito’ lo spazio. Mi rivolgo al comando della compagnia dei carabinieri segnalando che la Forestale resta muta, non risponde. Il consiglio è di telefonare al comando di Savona e qui sono espliciti. E’ necessario rivolgersi all’autorità giudiziaria, l’unica che può risolvere il dilemma sulla sicurezza del consumo di prodotti agricoli nell’area colpita da fumi tossici. A questo punto decido di rivolgermi alla prefettura. “Ci mandi una email in cui espone i fatti”. Tutto superfluo. La questione mi dice il funzionario è di competenza del Ministero della Salute, a Roma. E qui altra doccia fredda. “Guardi che in Italia succede di peggio rispetto al caso che lei ci segnala. Le consigliamo di inviare una denuncia circostanziata alla magistratura inquirente della sua provincia che provvederà ad accertamenti qualora lo ritenga opportuno a tutela della salute dei cittadini”. Succede proprio questo nel Bel Paese del sole e del mare!
Taboga: “Alla mia età non ho altro da aggiungere. Non c’è limite alla degenerazione. Spesso ascoltiamo che occorre avere grande fiducia nelle istituzioni. Se qualche cittadino è più bravo e può fare meglio, posso ammirare ed imparare. Ciò che ho vissuto mi esime da ogni ulteriore commento, l’augurio non solo pasquale è che non sia successo nulla, non ci sia inquinamento, la diossina sia soltanto un brutto sogno e gli ambientalisti abbiano fatto benissimo a non preoccuparsi e magari dopo aver fatto una visita al grande braciere di Pogli si siano messi il cuore in pace”.
La ‘terra dei fuochi‘ è in Campania, a Pogli di Ortovero solo la magistratura a quanto pare detiene le chiavi del bene comune. I sindaci sono stati esautorati ? Non hanno scrupoli ? Non hanno doveri e poteri ? Le produzioni colpite dai fumi e dalle particelle cancerogene sono esenti da possibili contaminazioni ? Per ora il sito braciere resta sotto sequestro. L’assicurazione del titolare del rimessaggio cosa risponde ? Attende l’esito finale dell’inchiesta. Quali erano le condizioni dell’impianto antincendio ? Quando è stata fatta l’ultima verifica dagli organi competenti? E quali organi competenti erano intervenuti ? Quali prescrizioni erano state date dai vigili del fuoco ?