Oggi dopo che i decreti Turco e Sacconi (2008/2009) avevano preparato il terreno, siamo praticamente al punto di svolta, cioè è iniziato il cambio di sistema. Come mai nessuno ne parla? Possibile mai che i difensori della Sanità pubblica si siano distratti al punto da farsela fare praticamente sotto il naso?
Ad essere sincero dopo la mozione che Matteo Renzi ha presentato per candidarsi alle prossime primarie del PD mi aspettavo, dalla Sanità, qualche commento. Secondo me, con questa mozione, per la prima volta, pur con linguaggi un po’ paludati, Renzi, sulla Sanità, esce allo scoperto e ci fa capire cosa abbia effettivamente in testa di fare. La mia sorpresa, è stata accresciuta anche dal silenzio che sto riscontrando verso un tema che considero non cruciale, ma esiziale per il futuro della Sanità pubblica e che è la questione della politica sociale aziendale: vale a dire la possibilità per le imprese di detrarre dal costo del lavoro gli oneri per le mutue integrative. Nei confronti delle mutue, mi pare che in molti stiano tirando i remi in barca. Non minus interdum oratorium esse tacere quam dicere dicevano i Latini.
Allora, a beneficio di tutti, vorrei informarVi, intanto, che è cominciata, in questi mesi, la vera svolta mutualistica e che ciò è potuto accadere non con uno schiocco delle dita, ma grazie ad un lungo processo sotterraneo e grazie ad un pactum sceleris tra Governo, speculazione finanziaria e sindacato. Come è andata ve lo spiego subito: si è partiti con un accordo quadro sul pubblico impiego con il quale il governo Renzi si è impegnato a sostenere la graduale introduzione di forme di politica sociale contrattuale con misure che integrano e implementano le prestazioni pubbliche, di fiscalità di vantaggio (30 novembre 2016), poi, il governo Renzi ha provveduto ad un decreto legislativo sulla defiscalizzazione degli oneri per l’assistenza integrativa (aprile 2016), quindi l’Agenzia delle Entrate ha fatto una circolare per la sua attuazione e, infine, tutto è stato suggellato con un accordo tra Confindustria e Confederazioni (luglio 2016).
Oggi, dopo che i decreti Turco e Sacconi (2008/2009) avevano preparato il terreno, siamo praticamente al punto di svolta, cioè è iniziato il cambio di sistema. Come mai nessuno ne parla? Possibile mai che i difensori della Sanità pubblica si siano distratti al punto da farsela fare praticamente sotto il naso? Ebbene la mozione di Renzi di questi giorni è importante proprio perché è una conferma pubblica di questa strategia.
La prima cosa che essa dichiara, a proposito di welfare, è che si tratta di continuare quello che il governo ha fatto fino ad ora quindi di completare il suo disegno, il che, se si pensa alla Sanità ai tagli lineari, al definanziamento, e alle mutue, fa venire i brividi. La seconda cosa che fa la mozione Renzi è promettere piani decennali per la non autosufficienza e i disabili, per il personale, per la formazione, sulla cui necessità ovviamente non c’è discussione, ma sui quali non è chiaro: il meccanismo di finanziamento soprattutto se, in ragione della continuità dell’azione di governo, dovesse sussistere il criterio del costo zero, · cosa essi vogliano dire in rapporto alla svolta mutualistica.
Ma la vera discontinuità culturale prima e politica dopo, della mozione di Renzi, coerente con il pactum sceleris, è la riduzione del diritto alla salute previsto dall’art. 32 a semplice protezione dai rischi della malattia, di chiaro stampo mutualistico: esattamente come cent’anni fa. Nella mozione, si parla esplicitamente di diritto alla protezione. La Sanità torna ad essere mera difesa dalle malattie e la salute mera assenza di malattia. Tutto il riformismo sanitario della seconda metà del Novecento è praticamente liquidato. Renzi il mutualista risolve il problema della sostenibilità rimettendo indietro l’orologio della storia di un secolo. Salute addio. Il trucco adottato è lo stesso suggerito in questi anni dai portatori d’acqua del governo, delle mutue e delle assicurazioni come GIMBE, C.R.E.A, CERM, CENSIS, la Bocconi:
· si definisce, come dice la mozione, un pavimento di diritti accessibili a tutti;
· si prevede la possibilità di integrare questi diritti con altri diritti, ma questa volta, tutti dipendenti dal reddito.
Il motto è: prendersi cura di ciascuno in base all’effettivo bisogno di protezione.
Quindi, Renzi, finalmente, esce allo scoperto:
· l’universalismo dei diritti deve essere minimo;
· in questo minimo devono rientrare i più deboli (disabili e non autosufficienti, pensionati, disoccupati);
· tutto il resto va a mutue a fondi integrative e a assicurazioni cioè è politica sociale aziendale o al terzo settore.
Renzi ci ha spiegato il suo pensiero e il Ministro Orlando che ci dice sulla Sanità? E il Presidente Emiliano che ne pensa? E Enrico Rossi, il dissidente, cosa ci propone? E Voi che mi state leggendo che ne pensate? Che facciamo? Lasciamo correre o scendiamo in piazza con i forconi? Abbiamo toccato il fondo. Il PD, fino a prova contraria, cioè salvo mozioni diverse, è ormai il partito dell’antiuniversalismo, delle mutue e della speculazione finanziaria. Siamo di fronte ad un vero e proprio tradimento storico con il quale si cancella, soprattutto per l’imbecillità di una mediocre classe dirigente, una cultura riformatrice senza precedenti. Lo dico a tutti: non avremmo dovuto arrivare a questo punto, avremmo potuto prendere altre strade; chi tace non tace per caso, chiunque esso sia e ovunque egli sia collocato, probabilmente non ha la coscienza a posto. Ha altri interessi più o meno inconfessabili !?
Da Il Fatto Quotidiano
Ivan Cavicchi
LEGGI L’INTERVENTO DEL VICE PRESIDENTE FEDERAZIONE NAZIONALE ORDINE DEI MEDICI
È iniziato il cambio di sistema? Come mai nessuno ne parla? In verità qualcuno timidamente ne parla. Guido Marinoni, esponente di spicco della Federazione Lombarda dei Medici di Medicina Generale, riferendosi al piano Nazionale della cronicità in Lombardia nella formulazione e nella gestione del piano assistenziale individuale qualche giorno fa scriveva: È fondamentale la proposta delle cooperative di servizi, finalizzata a gestire gli aspetti organizzativi complessi della cronicità, che vanno oltre le possibilità del singolo studio professionale … (omissis) … Si tratta di proporre, in modo non dichiarato, lo smantellamento di un servizio fondato sulla fiscalità generale e sulla gestione pubblica delle risorse, per passare a un sistema di tipo mutualistico. Intendiamoci, i sistemi mutualistici non vanno certo demonizzati … (omissis) … possono essere efficienti, etici e universalistici e non vanno confusi con i sistemi assicurativi.
Come si può arguire il confronto con la parte pubblica per un nuovo sistema di erogazione delle cure sembra di fatto già avviato. Mi permetto allora di fare alcune osservazioni su alcuni aspetti che mi stanno particolarmente a cuore. Un ritorno, non tanto velato, al passato ci riporta ad una concezione positiva della Medicina, tipicamente naturalistica, che descrive la malattia e di converso anche la salute in modo oggettivo e universalizzabile; la malattia viene identificata come deviazione dalle norme regolanti le funzioni fisiologiche tipiche degli organismi umani. Si tratta di una concezione che riconosce che solo l’impedimento alla piena espressione delle funzionalità organiche costituisce uno stato patologico. Non tiene conto che la Medicina è declinata dalla società di riferimento e che oggi questa società è pervasa da qualcosa di epocale che interessa diversi aspetti del nostro vivere civile: la cultura, il pensiero, l’economia.
Persino Rudolf Wirchov, clinico Tedesco e padre della fisiopatologia, in pieno Ottocento, chiese di spostare l’attenzione dal modello di difetto della malattia ai potenziali di salute correlati con gli ambienti sociali ed istituzionali della vita di quel tempo (la tubercolosi dei minatori della Slesia) e ottenendone un rifiuto osò sfidare a duello il Bismarck cui dobbiamo il modello delle mutue! Ritornare alle mutue, alla Medicina di necessità, alle prestazioni, annullerebbe 40 anni di bioetica e tutte le relative proposte in ambito sanitario: divulgazione del concetto di medicina sociale che si ottiene spostando il concetto di salute da una prospettiva individuale ad una collettiva, attenuazione del perfezionismo medico, miglioramento delle condizioni economiche e sociali di fondo, ecc. … ecc.
Ed è proprio l’obiettivo salute che oggi mi preoccupa di più, perché non trova una offerta culturale ed organizzativa pertinente a causa di un pensiero professionale debole che evidenzia del tutto l’incapacità di allargare il suo raggio d’azione, mentre sarebbe richiesta una azione politica complessiva ed ispirata a tale domanda. Non solo, il sistema organizzativo in sanità ancora oggi si dibatte tra modelli in gran parte Tayloristici come concezione e Fordistici come attuazione; modelli in cui l’ottica meccanicistica, tende ad aggravare i problemi anziché risolverli.
Con le mutue, svanirebbe del tutto l’obiettivo della cooperazione professionale sanitaria e ancora di più assumerebbe forte rilevanza l’efficienza produttiva e il costo della prestazione; ma ancora di più i sanitari sarebbero misurati in maniera arbitraria come numero di pazienti che sono in grado di processare in un dato periodo di tempo, con un forte aggravio di burocrazia.
Addio al pensiero sistemico in grado di cogliere gli aspetti multidimensionali di un sistema complesso qual è la Sanità! Oggi nella nostra società l’esperienza di malattia e di guarigione risuona per i malati secondo una gamma ben più ampia di significati rispetto a quelli che sono organizzati in Sanità e peggio sarebbero di certo organizzati in un sistema mutualistico.
E allora dobbiamo chiederci: se la domanda sociale spinge al cambiamento dell’approccio tradizionale alla cura, se sono rimessi in discussione i tradizionali modelli di malattia, se l’attenzione all’individualità del paziente, alla sua singolarità, alla sua specificità sono sempre di più richiesti, che significato ha oggi assicurare al paziente standard di prestazioni? Ha ragione Ivan Cavicchi: il silenzio delle professioni è davvero assordante e i primi approcci professionali ai problemi posti dalla politica non promettono nulla di buono.
Attenzione, medici! Le recenti denunce di aggressione nei nostri confronti ad opera di pazienti ci avvicinano sempre di più alla profezia di Viktor von Weizsäcker, morto nel 1957: Se si va avanti così per un certo tempo, potrà succedere un giorno che un’intera corporazione, la corporazione dei Medici o degli scienziati, diventerà l’oggetto di una grave aggressione; non mi meraviglierei se, come la rivoluzione francese ha ucciso gli aristocratici e i preti, un giorno fossero uccisi Medici e professori, e non benché si siano irrigiditi mettendosi dietro alla scienza impersonale, bensì proprio per questo motivo.
Maurizio Benato
Vicepresidente Federazione Nazionale Ordini Medici