Tra le carte di papà Cencin ho trovato un articolo del Secolo XIX : ci ricorda e narra, a 40 anni dai fatti, la tragedia area sul Monte Carmo. Lo ricordo per quanti hanno vissuto da testimoni diretti o indiretti, oppure letto, la terribile sorte toccata a Raffale Romagnoli, 20 anni, di Alassio e a Giancarlo Modena, 44 anni. Un cippo è stato realizzato a perenne ‘dimora’ nel luogo in cui hanno perso la vita i due piloti. Ci sono le inedite foto – testimonianza di ciò che rimase del velivolo dopo lo schianto. Leggi anche cosa accadde il giorno del ritrovamento dell’areo all’indimenticato fotorepoter del Secolo XIX, Salvatore Gallo che sarà ricordato come merita ad Albisola con una solenne rievocazione.
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Non è per protagonismo, ma per non dimenticare che da parte mia ho vissuto quel tristissimo giorno. Più precisamente quando i vigili del fuoco rintracciarono l’areo disperso da vari giorni, Nel primo pomeriggio venni contattato dall’allora comandante della Brigata della Guardia di Finanza di Loano, il maresciallo maggiore Orazio Cacace, un loanese adottivo che vive nella nostra comunità e del quale apprezziamo il figlio, i nipoti. Il sottufficiale mi chiese se potevo accompagnare due finanzieri, Bruno Festa e Romano Busca, sulla montagna del ritrovamento. Acquistammo dei viveri, dotati di una radio ricetrasmittente e di una cinepresa in dotazione della Guardia di Finanza. Purtroppo non avevamo a disposizione una macchina fotografica. All’imbrunire giungemmo a piedi al Rifugio di Pian delle Bosse ancora in costruzione, abbiamo dormito sul ponteggio che era stato costruito per intonacare il soffitto del salone. Di buon mattino, attraverso il sentiero di cresta, ci siamo diretti verso la vetta del Carmo e dopo 45 minuti abbiamo raggiunto i resti dell’aereo. Nella tarda serata eravamo stati preceduti da una squadra di soccorritori di Bardineto. Appena arrivati ci siamo messi in contatto via radio con il comanda della Finanza a Loano, con il maresciallo Cacace.
Trascorsa qualche ora giunsero altre forse dell’ordine e i vigili del fuoco. Ricordo, come nota di colore, una breve discussione dell’allora comandante la stazione dei carabinieri di Pietra Ligure, maresciallo Elia Pizzonia che era stato vice comandante a Loano ai tempi del mitico maresciallo Giuseppe Pantè. La discussione con Pizzonia verteva sul fatto di localizzare con certezza la competenza territoriale dove si trovavano i resti dell’areo e le povere salme. La questione fu risolta con l’arrivo del geometra Aldo Marenco che stabilì senza dubbio che ci trovavamo nell’area del Monte Carmo sotto la giurisdizione del Comune di Pietra Ligure. Sorse nella circostanza un altro problema. Per rimuovere i due cadaveri occorreva la presenza sul luogo di un magistrato. Venne superato l’ostacolo, di non poco conto, in quanto a far compagnia al geometra Marenco c’era l’allora pretore onorario della pretura di Finale Ligure, dott. Antonio Fazio. Ancora grazie all’unica radio ricetrasmittente (non esistevano ancora i telefoni cellulari) si stabilì un contratto con la Procura della Repubblica presso il tribunale di Savona che diede incarico allo stesso dott. Fazio di rilasciare il nulla osta, dopo tutti gli accertamenti necessari.
In quella indimenticabile giornata di lutto e dolore, il momento più toccante, commovente fu l’arrivo di Giorgio Romagnolo, padre del giovane aviatore di Alassio. E’ seguito il recupero dei poveri resti trasportati a braccia dai vigili del fuoco lungo l’impervio pendio sino al Giovo di Giustenice. Nel tardo pomeriggio, dopo il recupero delle salme arrivò l’ordine ai due finanzieri di piantonare la carcassa dell’aereo e a me toccò di contattare gli amici dei Cai di Loano per avere una provvista di viveri e una tenda Sceso a valle e tornato a Loano feci presente al maresciallo Cacace che in quella stagione, eravamo in pieno inverno, la temperatura scendeva sotto lo zero. Cacace nonostante perso un minuto e concordò con le autorità competenti di richiamare i due finanzieri ed i resti del velivolo furono piantonati inviando una pattuglia di carabinieri con la jep sul Giovo di Giustenice. Successivamente in memoria dei due aviatori venne posata una Croce, recentemente restaurata dagli ‘Amici del Carmo‘ con il presidente Bruno Richero.
Battista De Francesco
IL RICORDO DEL VECCHIO CRONISTA IN SERVIZIO CON SALVATORE GALLO
Lavoravo al Secolo XIX alla redazione di Savona quando giunse la notizia che era stato scoperto, dopo giorni di vani ricerche, il luogo dove era precipitato il piccolo areo diretto all’aeroporto di Villanova d’Albenga. Non era la prima tragedia che seguivo dall’esordio del mestiere nel 1967. Se non ricordo male, in dieci anni, era la terza e non fu neppure l’ultima. Conoscendo la zona, dove sono stato corrispondente dall’ufficio di redazione di Albenga, il capo della redazione mi incaricò di raggiungere il prima possibile la zona del Carmo. Arrivai a Bardineto e da qui con il trattore di un conoscente abbiamo intrapreso il percorso di avvicinamento. Con me c’era il fotografo Salvatore Gallo, un mito nella vita e nel lavoro. La moglie aveva fatto resistenza perchè il ‘Ciao amico mio’ – così si presentava – era reduce da un intervento chirurgico al cuore. Lui, ostinato, innamorato del suo lavoro di fotocronista per eccellenza, decise di partire. L’alternativa era si ricorrere a Viviano Checcucci che copriva la zona di tra Andora e Finale, con entroterra. Ma anche Checcucci a suo volta aveva accusato problemi al cuore.
Salvatore era tranquillo, anzi entusiasta. Tutto bene finchè gli amici di Bardineto ci hanno dato un passaggio col trattore. Ad un certo punto iniziò la salita, la ‘scalata’ al Carmo, a piedi, cercando di orientarci grazie a chi la zona la conosceva abbastanza bene per via dei funghi e della caccia. La salita era dura. Salvatore non affaticarti, quando non te la senti più fermati, prendo la macchina fotografica e tu ci aspetti. “Non ti preocupe…“. In alcuni tratti di procedeva aggrappandosi agli arbusti per non scivolare. Mi voltavo con frequenza, cercavo il volto, lo sguardo di Salvatore. Un paio di volte e forse più la sua tempra pareva vicino a cedere: “Corra… fermiamoci un minuto…”. Poi si riprendeva. Tra l’altro si guardava l’orologio, come sempre in lotta con l’orario e la chiusura delle pagine, ma soprattutto bisognava organizzare il ritorno per stampare e trasmettere le foto a Genova. Finalmente ce l’abbiamo fatta. Gallo ha scattato le foto e poi giù quasi a gambe levate. Alle 19, quando si era già all’imbrunire, la trasferta all’hotel ristorante Piccolo Ranch per telefonare in redazione. Organizzare il rientro entro le 21. Due servizi, uno per la prima pagina, l’altro per la regionale, con relativo servizio fotografico. Sono seduto ad un tavolo, si avvicina palidissimo in volto, visibilmente prostrato Salvatore. Sulle prime penso ad un malore, ad un attacco, al suo cuore. “Corra….le foto non ci sono…Corra…Gesù Cristo non c’è il rullino….capisci, capisci….“.
Seguono minuti di sconcerto, sgomento, incredulità. Penso alla fatica, allo stress, a come reagirà la redazione, la direzione. Un areo disperso da giorni, due morti, figure conosciute e popolari. Salvatore si allontana, mi accingo a telefonare, a dare la brutta notizia. Sarà trascorsaa mezzora. Rientra nel locale Salvatore, mi viene incontro, ha un altro aspetto, più rilassato anche se la fatica lasciava il segno. “Abbiamo le foto…c’è il rullino da sviluppare”. Si era fatto tardi, un amico si presta a raggiungere Albenga, consegnare il rullino a Checucci che, a sua volta, con la telefoto poteva inviare le foto al giornale. Così è stato. Da Bardineto ho trasmesso gli articoli via dimafoni. Stanchi e ‘pericol0’ scampato con Salvatore siamo tornati in redazione a Savona, erano quasi le 23. Un’ora e mezza dopo a Genova ‘usciva’ la prima edizione.
Grande Salvatore che ci ha lasciato nel febbraio 2012. Con Silvio Fasano, il giorno delle esequie, il 26 febbraio 2012, gli abbiamo dedicato un doveroso fotoservizio ricordo, questa volta da giornalisti volontari, quando volontariamente con Silvio collaboravamo con truciolisavonesi (vedi…..). L. Cor.