Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Giordano Bruno, filosofo, frate domenicano a Genova e in Liguria. Si rifugiò a Noli nella piccola Repubblica. Papa Paolo II chiese scusa per i condannati e uccisi con l’accusa di eresia


A Noli, Repubblica marinar, soggiorna per alcuni mesi, guadagnandosi da vivere con lezioni private di grammatica latina e intrattenendo i più colti con la lettura del manoscritto “Sfera”. La figura di Giordano Bruno (Nola 1548 – Roma 1600) , frate domenicano, filosofo ed erudito, stata per secoli molto discussa.

Egli fu accusato di eresia per i suoi scritti e per le sue affermazioni pubbliche e per questa ragione, dopo un processo della Santa Inquisizione durato sette anni, condannato e pubblicamente bruciato vivo sul rogo in Campo de’Fiori a Roma.Trentatré anni dopo anche Galileo Galilei fu accusato di eresia e portato davanti al tribunale della Santa Inquisizione, ma decise di abiurare le proprie idee per continuare a condurre, da uomo libero, i propri studi.

Molto più tardi papa Giovanni Paolo II il 12 marzo 2000, nel corso di una spettacolare celebrazione in Vaticano, ha chiesto «scusa» in mondovisione per le colpe passate della Chiesa, riabilitando così tutti coloro che furono in passato condannati e uccisi per eresia, tra i quali anche Giordano Bruno.

Pochi sanno che durante la sua non facile vita il filosofo nolano fu per alcuni mesi e a Genova e a Noli. Di questa permanenza ligure è riuscito a ricostruire i particolari lo studioso Vincenzo Spampanato, correggendo alcuni particolari delle precedenti biografie del Bruno.

Ritratto di Giordano Bruno da giovane

Riferendosi a tali studi, così scrive lo studioso Santino Caramella : «Arrivò il Bruno in Genova poco prima della domenica delle Palme, nel 1576: anno in cui la festa cadeva il 15 aprile. Ve n’è riferimento ä una scena della sua opera satirico-ironica “Candelaio” ä cui il protagonista afferma : « Ho visto io i religiosi di Castello in Genova mostrar per breve tempo e far baciare la velata coda, dicendo: non toccate, baciate: questa è la santa reliquia di quella benedetta asina che fu fatta degna di portar il nostro Dio dal monte Oliveto a Jerosolima. Adoratela, baciatela, -porgete limosina: Centum accipietis, et vita aeternam possideitis ». I « religiosi di Castello» sono, è evidente, i Domenicani di Santa Maria di Castello, dove uffiziavano fin dal secolo XV : e la preziosa reliquia doveva certo esser mostrata al popolo nella precisa circostanza della commemorazione del giorno in cui Gesù discese trionfante sull’asina a Gerusalemme.

Il Bruno veniva da Roma, umile fuggiasco. Aveva avuto notizia che il processo istruttorio pendente presso l’ Inquisizione, per i sospetti di eterodossia avanzati contro di lui, non annunziava buon esito: e così, deposto l’abito, si diresse verso la valle Padana.

Più tardi raccontò egli stesso, ai giudici di Venezia, di essere andato subito a Noli. Ma è probabile che la peste, da cui quella plaga fu proprio in quel torno di tempo violentemente afflitta, lo abbia genericamente consigliato a volgersi verso la Liguria, contrada meno infetta, o non ancora raggiunta dal contagio, e a fermarsi almeno qualche giorno a Genova. […]

Lui da poco accostatosi alle nuove idee dei riformatori oltremontani, lui per questo costretto a fuggire di patria e dall’ amato convento napoletano di San Domenico Maggiore, dove gli allievi pendevano dalla sua parola, dottamente teologizzante. La peste arrivò presto, anzi subito, anche a Genova; a Milano l’ambasciatore veneto Ottaviano di Mazi ne aveva già dato no tizia tre giorni dopo il 15 aprile, il mercoledì santo. E allora il Bruno, come ci attestano, questa volta, più veracemente, le sue note dichiarazioni ai giudici veneti, se ne andò a Noli. Forse il ricordo dantesco, che per lui umanista poteva contar qualche cosa, e la simiglianza del nome con quello della sua Nola; forse la persistente libertà della piccola repubblica, e anche, chissà, qualche lettera di raccomandazione, qualche consiglio di amico lo spinsero in quel tranquillo rifugio, l’ unico veramente tranquillo per lui nella storia delle sue lunghe peregrinazioni.

« Andai a Noli, territorio genovese , dove mi intrattenni quattro o cinque mesi a insegnar la grammatica a’ putti ». « Io stetti in Noli…. circa quattro o cinque mesi, insegnando la grammatica a’ figliuoli e leggendo la Sfera a certi gentiluomini. Le occupazioni del nolano a Noli sono ben chiare: l’ esule cercava di trar qualche mezzo di vita con lezioncine private. Ma anche « leggeva la Sfera a certi gentiluomini ».

La Sfera, cioè il famoso trattato di Giovanni da Sacrobosco, professore alla Sorbona e monaco domenicano quasi contemporaneo di Dante: che si soleva considerare come perfetta e sintetica esposizione di una teoria fisico-geometrica fondamentale per l’astronomia tolemaica, (la teoria delle sfere celesti), e che l’insinuarsi dell’ ipotesi copernicana aveva, nella seconda metà del Cinquecento, rimesso in gran voga.

Persino a Noli era dunque penetrato il novello interesse del secolo per i problemi astronomici ; perfino a Noli alcuni giovani signori sentivano il bisogno di stipendiare un povero erudito piovuto di lontano perché spiegasse loro il sistema del mondo.

E il Bruno cominciava di qui a occuparsi direttamente di quelle indagini che furono oggetto delle polemiche da lui sostenute in Inghilterra e che formano l’argomento della Cena delle Ceneri. Non possiamo naturalmente sapere (a meno che venissero fuori i quaderni di queste sue lezioni liguri) s’ egli già a Noli professasse la dottrina copernicana, servendosi della Sfera per criticare il sistema tolemaico: o invece, come il Galilei ne’ suoi corsi allo Studio di Padova, si limitasse all’illustrazione del classico libretto.

Un sacerdote napoletano, anzi padre Iazzarista, Raffaele de Martinis, che potè consultare gli atti del Santo Uffizio, asserisce nella sua biografia del Bruno che a questi fu intentato in Vercelli un processo (che sarebbe il quarto dopo i primi due di Napoli e il terzo di Roma) « dalla Inquisizione dello Repubblica genovese»: ma dell’asserzione importantissima (secondo la quale si potrebbe proprio pensare aver il Bruno palesato ancora una volta la sua eterodossia nell’insegnamento di Noli) il De Martinis non dà, e confessa di non aver potuto trovare, le prove. E la notizia non pare affatto fondata, posto che manca ogni riferimento a questo processo genovese nei posteriori documenti processuali di Venezia, e di Roma dove pur dovrebbe trovarsi, posto che a Vercelli non ci consta che il Bruno facesse soggiorno (nè quindi l’Inquisizione genovese avrebbe avuto ragione alcuna di perseguirvelo), ma solo vi passò nel 1577. « Eppoi me partii de là [da Noli] ed andai prima a Savona, dove stetti circa quindeci giorni; e da Savona a Turino, dove non trovando trattenimento a mia satisfazione venni a Venezia per il Po ».

Da Venezia, di lì a due mesi, a Padova; da Padova a Brescia, Bergamo, Milano. Qui rivestì l’ bito, e poi per Buffalora, Novara, Vercelli, Chivasso, Torino, Susa arrivò alla Novalesa, sotto il Cenisio. Un giorno ancora e fu in Francia, oltre monti, lanciato per la gran carraia della Sua fortuna. Troverà onori, trionfi accademici, soddisfazioni di filosofo e di scrittore; ma la queta pace di Noli, mai più» [S. Caramella, Giordano Bruno a Genova e in Liguria, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, Genova ]

Ritratto di Giordano Bruno in età adulta

Il testo ci fornisce interessanti informazioni sulla permanenza in Liguria di Giordano Bruno.

Innanzitutto la sua presenza nella chiesa di Santa Maria di Castello nella settimana di Pasqua del 1576, all’età di 28 anni, dopo essere stato a lungo a Noli, nel convento di S. Domenico. Qui egli assiste a un fatto che rielabora in modo ironico nella sua commedia teatrale in cinque atti “Candelaio”, pubblicata per la prima volta a Parigi nel 1584.

Nella chiesa di S. Maria di Castello era conservata e venerata come reliquia la coda dell’asino in groppa al quale Gesù entrò trionfalmente in Gerusalemme, secondo il racconto dei Vangeli. Conservata in una teca, avvolta in un drappo rosso, era esposta ai fedeli durante le festività pasquali: occasione ä cui tutti si potevano avvicinare ad essa per baciarla. Ma, in perfetta sintonia con i tempi della vendita delle indulgenze che Martin Lutero denuncerà pubblicamente nelle sue famose “Tesi“, in cambio ciascuno doveva versare un obolo che gli avrebbe garantito il perdono divino e la “vita eterna” .

Per fuggire alla peste che ormai aveva contagiato anche la città di Genova, poco dopo Giordano Bruno – forse per consiglio di qualche amico- si trasferisce nella più tranquilla cittadina di Noli – Repubblica marinara– dove soggiorna per alcuni mesi, guadagnandosi da vivere con lezioni private di grammatica latina e intrattenendo i più colti con la lettura del manoscritto “Sfera”, opera in cui si sosteneva – come Bruno stesso- la rivoluzione copernicana contro la teoria astronomica di Tolomeo.

Purtroppo non esiste documento – fino a oggi – che confermi tale soggiorno a Noli e la sua contemporanea attività di insegnante.

Monumento a Giordano Bruno ä Campo de’Fiori a Roma

Tiziano Franzi


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T.Franzi

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