Stefano Pezzini, già corrispondente del Secolo XIX da Albenga, poi a La Stampa fino al ruolo di redattore a Savona e Torino. Scrive Roberto Tomatis editore de LOKKIO: Giornalista per quasi mezzo secolo, ha raccontato storie a Il Secolo XIX e soprattutto a La Stampa, dove ancora scrive. Recentemente, ha pubblicato un libro scritto a 4 mani con lo chef stellato Claudio Pasquarelli: Sull’onda del gusto ligure. Storie di cucina (Marco Sabatelli Editore)’.

PEZZINI a proposito della notizia che La Stampa è in vendita ad altro editore…
“Questo è quel che ha scritto il Gruppo Seniores de La Stampa su quanto sta avvenendo al Nostro Giornale. Fiero di essere un Seniores La Stampa. (E’ un po’ lungo, ma per chi è interessato vale la pena leggerlo).
“Il Gruppo Seniores è composto dalle donne e dagli uomini che in vari ruoli hanno dedicato una vita di lavoro a “La Stampa”. E continuano a chiamarsi “anziani Stampa“, così orgogliosi della “Stampa” da considerare bella anche quella parola, anziani, da tempo in disuso. Venivamo ammessi al Gruppo compiuti vent’anni di azienda, poi premiati alla fine del prossimo decennio e, per alcuni, ancora al successivo. In pensione, giornalisti e rotativisti, dirigenti amministrativi e tipografi, fotografi e autisti, tecnici della manutenzione e addetti alla spedizione, impiegati, si ritrovano a ogni vigilia di Natale per scambiarsi gli auguri. Fedeli a una tradizione e alla “Stampa”. Fedeli a quell’ idea di giornalismo, di azienda, lavoro.
Gli appuntamenti annuali un tempo erano due. In maggio si premiavano le anzianità aziendali. Fino agli Anni 70 avvenivano nel palazzo di Via Marenco 32, vi partecipavano Giulio De Benedetti, leggendario direttore dal 1948 al ’68, e Gianni Agnelli, presidente dell’editrice.
Era la prova che per l’Avvocato quel ruolo non era secondario a quello di presidente della Fiat e della Confindustria, la prova che si sentiva ed era l’editore. Lo provò quando Amintore Fanfani, segretario della Dc, pretese la testa di Vittorio Gorresio, capo della redazione romana, che si permetteva di beccarlo per certe intemperanze. Qualcuno ascoltò la telefonata che l’Avvocato chiuse in fretta: “Lei avrebbe coraggio di chiederlo al direttore della Stampa? Io no!“.
Lo dimostrò quando il colonnello Gheddafi gli chiese di troncare la collaborazione degli scrittori Carlo Fruttero e Franco Lucentini per un elzeviro ironico sul dittatore libico (“Pare che“) e di cacciare dalla direzione Arrigo Levi che li aveva arruolati. Rispose no, a costo di perdere un socio in quel momento fondamentale per le finanze Fiat. Lo dimostrò ancora, anni dopo, quando un comitato di redazione gli chiese udienza. Rispose subito e di persona: “Vengo io da voi” e l’incontro avvenne al giornale.
L’Avvocato era fedele alla “Stampa” e al senatore Giovanni Agnelli suo nonno, prima finanziatore di Frassati con Riccardo Gualino, dal 1926 con la Fiat unico proprietario del quotidiano, indotto dal regime, mantenendo però quasi inalterate la redazione e la squadra dei collaboratori. Evitò così che “La Stampa” fosse del tutto assoggettata alle direttive del fascismo e al culto scomposto del duce: “Sia chiaro chi comanda alla Stampa“, scrisse a un vicedirettore di provata fede fascista che aveva dovuto assumere.
Si può dire che il senatore Agnelli abbia difeso l’eredità giornalistica di Frassati anche attraverso Giulio De Benedetti, ebreo non allontanato dalla redazione come volevano le leggi razziste del 1938. Fedele a Frassati, al suo “giornalismo onestissimo“, al suo rigore, nel dopoguerra il direttore De Benedetti portò “La Stampa” all’alta qualità di un moderno giornalismo esemplare e a un prestigio internazionale. Era, per qualità e moralità, lo “stile Stampa”, nato dalla libertà.
Alla resistenza “La Stampa”, allora in Via Roma, aveva contribuito con un comitato clandestino che sosteneva i perseguitati, procurava documenti falsi. Alcuni colleghi furono arrestati. Due uccisi: Giovanni Battisti, impiegato della spedizione, catturato dalle brigate nere nel ’44, deportato nel campo di Mauthausen dove morì; Franco Sbragia, meccanico, fucilato nel ’45 dai nazifascisti a Cuneo. Ogni anno li ricordiamo il 25 Aprile con una cerimonia in redazione. Dal 1978 con Battisti e Sbragia ricordiamo Carlo Casalegno, il vicedirettore assassinato nel ’77 dalle Brigate rosse per aver difeso con i suoi articoli le leggi e “il nostro Stato” come si intitolava la sua famosa rubrica settimanale.
La storia della “Stampa”, la nostra storia, conta un direttore, Filippo Burzio, condannato a morte dalla Repubblica di Salò e salvato in tempo per tornare al suo posto con la Liberazione. Conta cronisti che hanno rischiato la pelle per indagare sul terrorismo, conta inviati che l’hanno rischiata per raccontare lontani fronti di guerra, terremoti, alluvioni o per portare alle popolazioni colpite la concreta solidarietà di Specchio dei Tempi, promotore di vaste sottoscrizioni popolari. Conta firme che hanno fatto la storia del giornalismo, scrittori come Primo Levi, tra gli autori italiani più letti nel mondo. Anche la loro era fedeltà a un’idea di cultura, a un’idea di società a un’idea dell’Italia che l’editore aveva condivisa e difesa.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà alla “Stampa” e a quanti vi lavorano nelle redazioni, in ogni reparto, in ogni funzione, con la più viva speranza che il giornale continui la rotta”.
Il direttivo del Gruppo Seniores: Alberto Sinigaglia, Fiorenza Bonaventura, Natale Federico Reviglio, Loredana Dogliani, Carlo Tomasi, Adriano Vezzoli, Gilberto Venco
