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Liguria e Basso Piemonte

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Liguria e Basso Piemonte. I nuovi treni regionali. Resta l’eredità, blocchi e ritardi, di ‘rete snella’ dell’ex AD Mauro Moretti. Il libro di Pampolini e Serra (‘Genova in tram: 1893-1966’)


Dal 15 dicembre, finalmente, ci sarà un treno ogni ora tra Genova e Milano. I nuovi regionali non saranno particolarmente veloci, sia perché effettueranno numerose fermate intermedie, ma soprattutto perché saranno condizionati dai lavori tuttora in corso per il potenziamento della linea che connette i due capoluoghi.

di Massimo Ferrari

Per poter impiegare un’ora rotonda tra la Madonnina e la Lanterna bisognerà attendere il completamento del Terzo Valico, i cui lavori procedono pur tra mille imprevisti. Genova, pertanto, resterà ancora per un pò a margine del sistema nazionale dell’Alta Velocità. Lo è stato sottolineato anche nel corso del convegno CIFI (Collegio Ingegneri Ferroviari) tenutosi a Roma lo scorso 26 novembre.

I nuovi convogli a Milano fermeranno nelle stazioni di Rogoredo (connessione con l’AV per Roma e Napoli), di Forlanini (possibilità di prendere la metropolitana 4 e raggiungere l’aeroporto di Linate) e di Lambrate (coincidenze verso Brescia e Verona). Non arriveranno, però, alla Centrale – terminal ormai quasi saturo – ma termineranno il loro tragitto nella stazione periferica di Greco Pirelli, vicino al Teatro Arcimboldi.

A questo punto è lecito domandarsi come mai non ne sia stato previsto il breve prolungamento (solo 8 km!) verso Sesto San Giovanni e Monza, due città in cui risiedono circa 200 mila abitanti, che sarebbero ben contenti di poter raggiungere il Mar Ligure la prossima estate senza rotture di carico.
Anche i genovesi sarebbero lieti di arrivare in Valtellina durante le ormai prossime Olimpiadi invernali del febbraio 2026. Probabilmente la criticità maggiore è determinata dalla difficoltà di trovare binari liberi per attestare i treni a Monza o a Sesto, che, come molte altre stazioni della rete italiana, hanno subito in un recente passato la draconiana cura della cosiddetta “rete snella“, voluta dall’ex AD Mauro Moretti per risparmiare sulla manutenzione degli scambi, ma che ha drasticamente limitato la flessibilità dell’esercizio ferroviario con l’inevitabile corollario di blocchi e ritardi.
Un’altra novità che decorrerà dalla prossima settimana è la chiusura della stazione milanese di Porta Genova, dopo oltre un secolo e mezzo di onorato servizio. Lo scalo, modesto, è però collocato in una zona centralissima, non lontano dai Navigli e dal Carrobbio. Anche per questo è da tempo oggetto degli appetiti immobiliari legati ad un’area che ha conosciuto negli ultimi tempi il fiorire dei saloni di design e della movida. I pendolari provenienti da Mortara, Vigevano ed Abbiategrasso potranno scendere nelle fermate della cintura Sud – Romolo, Tibaldi, Scalo Romana (dove è situato il Villaggio Olimpico) – o raggiungere Rogoredo.
A dispetto del nome, Porta Genova non ha molto a che fare con la Liguria. Tanti anni fa, a dire il vero, partiva da lì qualche treno per Savona (via Alessandria ed Acqui), per Cuneo (via Casale ed Asti) e per Torino (via Trino Vercellese). Ma si tratta di ricordi ormai lontani. I collegamenti tra Milano ed il Basso Piemonte saranno adesso assicurati dal prolungamento ogni due ore fino ad Asti delle corse per Pavia, Voghera ed Alessandria. Anche qui ci si potrebbe chiedere come mai questi treni non vengano attestati a Torino, come aveva proposto anni addietro l’imprenditore Arena, che ora gestisce linee locali nella Provincia Granda.
Certo nessuno si sogna di andare da Torino a Milano via Asti, ma il capoluogo piemontese abbisognerebbe di migliori relazioni verso Pavia,  Piacenza e Bologna, di fatto molto penalizzate dopo il lancio dell’Alta Velocità, che costringe i torinesi diretti in Emilia a percorsi più costosi, seppur, talvolta, più veloci. Comunque, col nuovo orario, chi volesse raggiungere Milano, partendo da Cuneo, Alba, Asti o Casale Monferrato potrà farlo in treno (già nel 2023 è stata riaperta la linea Casale – Mortara, sciaguratamente chiusa al tempo della giunta piemontese presieduta da Cota), senza dover necessariamente dipendere da percorsi autostradali, talvolta congestionati o gravati dalla nebbia, sempre comunque in compagnia di colonne di Tir.
In attesa che il Terzo Valico ponga finalmente Genova al centro di collegamenti veloci e competitivi (un’ora da Milano, due da Bologna, tre da Firenze, quattro da Roma), ci si può sempre cullare nel ricordo (per i meno giovani) di quando nel capoluogo ligure, fino agli anni Sessanta del secolo scorso, circolavano i tram. Mezzi relativamente moderni che avrebbero potuto essere adeguati alle nuove esigenze di mobilità elettrica, senza inseguire soltanto il miraggio di una metropolitana tuttora incompiuta.
Ne parla un libro riccamente illustrato di Renzo Pampolini e Claudio Serra (“Genova in tram: 1893 – 1966“), che accosta per ogni anno intercorso in quella lunga epopea i fatti della grande storia con le vicende dei mezzi su rotaia nel capoluogo ligure). Un’occasione perduta per un altro sviluppo possibile.
Massimo Ferrari

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M. Ferrari

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