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Evviva lo spostamento a monte della ferrovia! Un domani tutti in treno. L’autostrada c’è, ma è come se non ci fosse. Conferenza e dibattito


Mobilità nel Ponente e progetto di spostamento a monte della ferrovia: tutto quello che c’è da sapere. Una conferenza a Pietra Ligure venerdì 12 Dicembre.

di Mario Carrara*

Evviva lo spostamento a monte della ferrovia!

Sì, perché se non ci fosse stato questo scellerato progetto a destare l’attenzione dell’opinione pubblica, non si sarebbe mai aperta una riflessione su quella che è la situazione attuale della “mobilità” in genere, dei trasporti in particolare, dei trasporti su ferrovia nello specifico. Ovviamente, nel Ponente della provincia di Savona.

Per anni siamo andati avanti lamentandoci, con mugugni a labbra strette, stile ligure, sul fatto che la nostra autostrada, completata 55 anni fa, sia insufficiente al traffico attuale, aumentato a dismisura, rispetto all’epoca della sua costruzione; cosa che la porta a diventare un enorme, costante, lunghissimo incolonnamento su entrambe le corsie di marcia, specie nei rientri dei week end e dei ponti turistici o dei grandi periodi delle ferie. E, ovviamente, per noi liguri residenti, servirsi dell’autostrada in quei momenti è un’ipotesi che non esiste. Dobbiamo semplicemente rinunciare a muoverci. L’autostrada c’è, ma è come se non ci fosse. Sull’Autostrada, trovano, addirittura, difficoltà le autoambulanze, pur a sirene spiegate, a farsi strada nel grande ingorgo, perché devono cercare di passare nel mezzo o zigzagare tra le file interminabili di automobili. Semplicemente perché in questa autostrada NON esiste la corsia d’emergenza. E in un’autostrada che corre prevalentemente in galleria, la mancanza della corsia d’emergenza, non è una mancanza da poco, in tema di garanzia per l’incolumità e la sicurezza degli utenti.

È come se ad un Hotel posto in un grattacielo, privo di scale antincendio e di estintori, avessero dato ugualmente l’agibilità, ma “in deroga“. Sì: “in deroga“, perché l’Autostrada dei Fiori ha la qualifica di “Autostrada” solo derogando dalle norme generali, in particolare proprio da quelle della sicurezza: vedi, pure, i guard rail vecchi, non a norma, che, dopo il crollo del ponte Morandi i concessionari, prima apparentemente indifferenti, si sono affrettati ad aggiornare gradatamente ed i cui lavori sono in corso attualmente proprio nelle nostre tratte. E poi, le corsie d’emergenza inesistenti. Si dirà: “In più di 50 anni, catastrofi, per questo motivo non ne sono successe“. Ma anche il ponte Morandi, sembrava un genio d’ingegneria destinato a durare secoli e poi, improvvisamente, ha fatto la fine che ha fatto.

La concessione con questa “deroga” ultracinquantennale e che prosegue, consente di esigere il pagamento del pedaggio. È il pedaggio tra i più cari d’Italia! Ma com’è possibile? Un’autostrada in “deroga” dovrebbe durare per un tempo limitato, poi, accertato che non si può ovviare alle mancanze che hanno determinato “la deroga“, essere declassata a superstrada! Che non comporta esborsi di pedaggi. Così com’è in moltissime tratte del centro e sud Italia! Ma, nessuno solleva il problema. Il pedaggio di un’autostrada “in deroga” dovrebbe costare almeno la metà di quello di un’autostrada “normale“, secondo la regola: “ti do di meno, ti posso chiedere di meno“. Qui, invece, il concetto è, all’opposto, rovesciato! Mentre sarebbe giusto un declassamento a “superstrada” con la gratuità del percorso. E con uno stesso percorso attualmente autolimitato nella velocità a 110 km/h, rispetto ai normali 130 km/h di ogni autostrada normale, proprio per la consapevolezza della non presenza di tutte le garanzie di sicurezza.

E resta, oltre al problematica viabilità parallela alla costa, anche quella “verticale“, dalla costa verso il nord, che, pure, potrebbe diminuire di molto l’intasamento attuale: stiamo parlando dell’autostrada “Albenga (o Borghetto), Garessio, Ceva” e della bretella tra Carcare e Predosa di collegamento tra le autostrade di Torino e Milano. Ma queste opere è dimostrato che siano solo opere “elettorali“, fatte per indire convegni e programmi in prossimità delle elezioni regionali per poi, passate queste, sparire nel nulla. Sono come certe “stelle
comete“: scompaiono e riappaiono a scadenza fissa.

Di certo, fossimo stati sotto un’altra Regione, dalle parole, fatte per trent’anni, si sarebbe già passati ai fatti.

Come quello pure di avere una linea ferroviaria che da Savona si arrampica su per le montagne a binario unico, con tempi biblici, ottocenteschi, per arrivare a Torino, con pochi treni locali giornalieri e nessun rapido; peggio ancora nella sua diramazione per Alessandria.

Già le ferrovie! E quelle del Ponente? Per decenni siamo stati assuefatti all’idea che il servizio “metropolitano” garantito sull’attuale linea da collegamenti tra tutte le località rivierasche fosse una cosa assodata, normale, nella logica delle cose. Ora, invece, apriamo gli occhi e constatiamo che anche questa opportunità, in futuro, non sarà più tale.

Portare, infatti, la linea ferroviaria a svariati chilometri di distanza dai centri urbani priverà di interesse e, soprattutto, di convenienza l’utenza a prendere il treno. Laddove, nell’estremo Ponente, la linea è già stata spostata, questo è già successo: le percentuali di viaggiatori, com’era logico, sono crollate. Succederà anche qua. Anche perché, oltre alla lontananza, i treni locali disponibili alle “fermate” ferroviarie saranno ben rari: poche coppie, nelle opposte direzioni, al mattino ed alla sera; così come avviene ora sull’attuale linea, ad esempio, a Quiliano/Vado o a Borgio Verezzi e, nella nuova, ad Andora.

La stazione di Pietra Ligure ha rappresentato finora una possibilità unica, comoda ed agevole, di raggiungere l’ospedale Santa Corona, posto ad un centinaio di metri di distanza, coi mezzi ferroviari; sia per i visitatori, che per il personale dell’ospedale. Ben difficilmente questa possibilità e questa opportunità potranno ancora essere rappresentate dalla “fermata” ipotizzata a due chilometri e mezzo in regione Corte. Non parliamo, poi, di chi volesse venire per turismo, con valige, trolley e bambini al seguito. Tutti problemi risolvibili con un efficiente servizio di collegamento stradale con navette, pur ipotizzato. Previsto sì, ma sulla carta; di là da venire concretamente nei fatti ed in modo efficiente quando sarà il momento. Basti pensare che dopo 40 anni il pur previsto servizio, allora, di collegamento con navette tra la stazione di Spotorno e l’abitato di Noli, che fu privata della sua stazione nel centro del paese, non è mai entrato in funzione.

Intenzioni alla svizzera; fatti reali all’italiana.

Il servizio pubblico rappresentato dal trasporto ferroviario finora ha rappresentato una garanzia. È senz’altro peggiorato negli anni, basti pensare che, 40 anni fa, circolavano nelle 24 ore, sulla linea del Ponente, ben 80 treni che ora sono stati ridotti a 62. E la linea era tutta a binario unico!

Perché sono diminuiti i treni? Forse che sia diminuita la richiesta? O, peggio, la popolazione che si sposta? Eppure, (esperienza fatta) se uno deve prendere un intercity all’ultimo momento e non ha prenotato per tempo, non ti fanno salire perché il treno è completo. Allora? E che dire di stazioni come quella attuale di Loano che movimentano ben 800.000 passeggeri all’anno? Stazione che non esisterà più? Ed i tempi di percorrenza dei treni, aumentati apposta sugli orari per compensare i probabili ritardi nel percorso fino a destinazione? Chi scrive, quando andava all’università a Genova, negli anni ’80, impiegava un’ora di tempo da Pietra Ligure. Adesso, un’ora e mezza non basta più.

Nonostante, tuttavia, queste criticità che presenta il viaggiare in treno nel Ponente, questo mezzo di trasporto, pur così ridimensionato e ridotto nelle sue potenzialità, rappresenta ancora una possibilità di arrivare a destinazione: più o meno in tempi certi. Non sicuramente questa certezza la offre il viaggiare in autostrada: sia per i costi (che, abbiamo visto, ingiusti), che per i tempi rapidi non consentiti (vedi il limite generale a 110 km h), che per i probabili imprevisti sul percorso, causati dal traffico e dai lavori.

Ma, con il nuovo progetto di spostamento a monte della linea, l’importante, se non “fondamentale”, servizio garantito dal trasporto tramite il treno, nel Ponente verrà probabilmente cancellato. Non ne subirà alcuna conseguenza Finale Ligure, che, com’è già oggi nei fatti, verrà, invece, rafforzata nel suo ruolo di hub ferroviario della zona di Ponente che va da Noli a Borghetto Santo Spirito. Lì converrà andare perché si fermeranno tutti i treni. Lì, per il ruolo centrale che quella stazione e quella città assumeranno, l’amministrazione comunale dovrà farsi carico di trovare tanti parcheggi gratuiti nei pressi della stazione per quei poveri pendolari, studenti e lavoratori che su di essa dovranno per forza gravitare.

Le altre stazioni, declassate a “fermate“, sostanzialmente non conteranno niente, saranno solo dei “simulacri” di stazione, alle quali, fermandosi pochi treni locali, non converrà nemmeno pensare di recarsi perché, seppur fosse garantita la partenza, non lo sarebbe il ritorno. Quindi, non solo per la lontananza dai centri abitati e la presumibile inefficienza nei Servizi di collegamento.

È per tutte queste cose, per analizzarle ed affinché, chi ne ha interesse, conosca come stanno effettivamente, Venerdì 12 Dicembre, alle ore 20,30, al centro polivalente di via Nino Bixio a Pietra Ligure si terrà una conferenza sul tema della mobilità nel Ponente e sul progetto di spostamento a monte della linea ferroviaria, in particolare, per quel che riguarda l’attraversamento di Pietra Ligure. Verrà approfondito l’aspetto che concerne la zona archeologica della regione “Corti” dove dovrebbero passare la nuova linea e costruita la nuova fermata FS. Zona archeologica che, come vedremo, rivestirà un ruolo di non poco conto, non solo per Pietra Ligure, ma per tutto lo sviluppo ed il prosieguo dell’intero progetto.

*Mario Carrara, consigliere comunale della lista Indipendente per Pietra.


NOTA DI TRUCIOLI- Autostrada dei Fiori presente ogni giorno, con la sua pubblicità, solo nel più diffuso quotidiano on line della provincia di Savona, ovvero soldi all’editore in aiuto degli automobilisti. Un’opera buona nel panorama della piccola editoria savonese per renderla ancora più indipendente di quanto sia già oggi.


M.Carrara

M.Carrara

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