È stato ed è uno dei temi fondamentali ed, allo stesso tempo, “divisivi” delle opinioni su quello che deve essere il futuro della città di Pietra Ligure.
di Mario Carrara
Sì, il futuro di tutta la città e non solo di quell’area stessa considerata in sé e per sé, perché l’area del cantiere navale, di oltre 4 ettari in riva al mare, a seconda di che cosa verrà deciso al suo riguardo, può rappresentare per Pietra Ligure un salto
di qualità senza pari, rispetto a tutte le altre località della Riviera ligure, oppure, al contrario, il definitivo affossamento verso il baratro dell’invivibilità di un paese di prevalenti seconde case, affollato fino all’inverosimile d’Estate ed un mortorio d’Inverno.
Noi siamo decisamente per la prima ipotesi. Da anni, ci battiamo affinché l’opinione pubblica sia informata compiutamente dei progetti e delle “manovre” che vengono messi in atto e che ogni tanto emergono all’evidenza.
La particolarità per quest’area sta nel fatto che, a differenza di tutto il resto del territorio comunale, dove la cementificazione è stata compiuta “pezzo dopo pezzo“, poco per volta nel corso del tempo, coi risultati edilizi che si vedono e che ancora si stanno producendo, qui, invece, si deve decidere tutto in una volta sola.
A dire il vero, tutto sarebbe già stato deciso addirittura nel 2015, quando fu approvata
definitivamente la convenzione urbanistica tramite la quale l’imprenditore Colaninno, che allora era il proprietario di tutta l’area, se avesse voluto, avrebbe potuto iniziare a costruire quanto (ed era già tanto…,) gli era stato già assentito dal Comune. Ma Colaninno, non solo non ha costruito nulla, ma, dopo che l’iter di approvazione del progetto è stato completato, ha venduto tutto ad altri. Gli “altri” sono una finanziaria del nord Italia, con una grande forza economica. Abituata, ci dicono, ad ottenere il massimo risultato possibile di “ritorno finanziario” dalle operazioni che intraprende. Per di più si tratta di “grosse operazioni”; e l’area del cantiere rappresenta di per sé una grossa operazione.
Se i nuovi proprietari avessero voluto, avendo, come detto, già tutti i permessi urbanistici approvati, avrebbero potuto già attivare le procedure comunali per l’approvazione particolareggiata dei progetti dei complessi edilizi assentiti e, quindi, iniziare a demolire tutto quanto rimane delle strutture della vecchia industria del cantiere e costruire i nuovi palazzi. Tanti palazzi: per ospitare, più o meno, circa 200 nuovi appartamenti. E, poi, nuovi negozi, un gigantesco albergo e, soprattutto, un porto ed un piccolo cantiere per il rimessaggio delle imbarcazioni.

Come si vede, già tanta roba. Tenuto conto che per i nuovi residenti dei nuovi circa 200 appartamenti, che presumibilmente vengono a Pietra Ligure per il mare e non per altro, NON è previsto da quel progetto nemmeno
1 metro lineare di nuova spiaggia in più! È, quindi, più che certo che essi si dovrebbero riversare, negli affollati mesi estivi, sulle spiagge esistenti, già oggi sature ed al collasso, come capacità di capienza.
Tuttavia, pur il progetto approvato rendendo tutto questo possibile già dal 2015, da farsi da subito (ed impossibile da fermare, perché già approvato), fin’ora, invece, non si è mosso nulla. Tutto è rimasto fermo, almeno “ufficialmente“.
Sì, perché se da un lato il progetto approvato di Colaninno è ancora in vigore, in questo tempo decennale di cose, a livello “ufficioso” od “informale“, ne sono successe. E tutte che hanno manifestato l’intenzione e la volontà di cambiare “quel” progetto e farne uno completamente nuovo.
Ovviamente, nell’ottica della nuova proprietà che, come detto più sopra, perseguirebbe l’obiettivo del massimo ritorno finanziario possibile dalle operazioni che intraprende. E, a quanto pare, i contenuti del progetto approvato di “Colaninno” non soddisfano quelle aspettative di ritorno finanziario. A quanto pare, i circa 200 appartamenti non bastano, sennò li avrebbero già fatti o sarebbero in corso di costruzione.
A riprova di ciò, sono i progetti che sono comparsi proprio sui siti web ufficiali della stessa proprietà che, sembra, avesse indetto una specie di concorso tra studi tecnici famosi per ottenere nuove soluzionii che contenessero non solo “…circa 200“, ma “centinaia e centinaia” di nuovi appartamenti.
Perché l’obiettivo di fare più soldi possibile rapidamente in Liguria, si ottiene se si riesce a costruire tanto in riva al mare.Ecco, allora, i progetti visti di palazzi ininterrotti ed uniformi che ricordano più la “palazzata di Borghetto” o il “biscione” a Genova, su un nuovo lungomare.

Mega costruzioni, con un numero imprecisato di unità immobiliari contenute, che alla fine sarebbero stati solo degli ecomostri, ancorché dalle forme più fantasiose.
Ma i progetti di quel tipo erano più di “uno”, non solo quello descritto. Tutti però accomunati dall’univoco obiettivo di costruire “più che si può“, facendo apparire tutto quel cemento anche “bello, salutare ed attraente“. Per “indorare
la pillola” e per far “accettare” come ineludibile la “colata” di tutte quelle nuove edificazioni, campagne pubblicitarie sui mass media, su internet, su Facebook avrebbero fatto raggiungere dalla propaganda il risultato voluto. Ciò, facendo passare il concetto: “la proprietà è la loro e non gli si può impedire di fare quello che vogliono” ed anche:
“Meglio qualsiasi cosa nuova, rispetto alle rovine industriali che ci sono adesso“.
Scoperte e divulgate alla conoscenza dell’opinione pubblica, però, tutte le progettazioni mostrate sui siti web, magari per invogliare potenziali acquirenti a comprare “sulla carta“, sono state tutte sminuite, svalutate e ridotte a “semplici ipotesi progettuali“, senza valore: null’altro che questo. E allora perché erano state pubblicate sui siti web ufficiali con dovizia di particolari progettuali, se non avevano alcun valore? Erano solo un puro esercizio di propaganda o, peggio, di millanteria? Noi pensiamo di no.
Poiché tutti questi “maneggi” in corso erano stati disvelati, arriviamo al 18 Aprile 2024, L’anno scorso, quando, in piena campagna elettorale, a circa un mese dalle elezioni, al cinema teatro comunale l’amministrazione comunale uscente e la proprietà, nel suo stato maggiore amministrativo e tecnico, presentavano quello che, a loro dire, rappresentava il progetto vero! Quello proiettato sugli schermi era la “variante” concordata tra Comune e proprietà: una variante che, sostanzialmente, non mutava il “peso” originario del carico insediativo dei nuovi appartamenti, limitandosi ad apportare modificazioni all’assetto ed al posizionamento dei nuovi edifici e mantenendo immutata l’intenzione di fare il nuovo porto.
L’impressione che se ne diede, fu, invece, di un’operazione di pura “marca elettorale“, al fine di rassicurare l’opinione pubblica pietrese, che si accingeva a votare, che quei progetti “mostruosi” dei quali era stata resa edotta, erano solo “esercizi di fantasia” e nulla più, con il probabile obiettivo di riparlare del tutto “a bocce ferme” dopo le elezioni. Senza essere più “sotto scacco” del voto. Anche perché se le elezioni le avessero vinte quegli altri le cose, poi, non sarebbero andate più così lisce, ma ben diversamente. No?
Oggi, dopo un anno e mezzo dal 18 Aprile 2024, cosa si sa di quel progetto, che era quello “vero” e “definitivo“, illustrato dai giornali stampati e on line? Che avrebbe dovuto da lì a breve essere approvato e poi attuato?
Non se ne sa più niente. Non ci sono atti ufficiali di progetti in proposito, depositati in Comune.
Nel frattempo, il progetto approvato nel 2015 di Colaninno, sta esaurendo la sua validità decennale e sopravvive ancora per qualche tempo solo grazie alle proroghe generali rilasciate all’epoca del Covid, ecc.
Tutto ciò, a conferma dell’opinione che tutta la progettualità presentata un anno e mezzo fa al cinema era proprio, più che una cosa reale, una “messa in scena” per i fini detti prima. È solo un’opinione, ma non lontana dalla verità, sennò a quest’ora, la variante sarebbe stata già approvata e le ruspe e le impastatrici sarebbero già (nostro malgrado) all’opera.
Ma, attendendo gli sviluppi della situazione, la riflessione e la discussione su quel che potrebbe essere l’area del cantiere per Pietra Ligure continua ad appassionarci e stimolarci.
È per questo che abbiamo invitato presso la sede di Pietra Libera (g.c.), in corso Italia a Pietra Ligure, di fronte al bar Sati, l’architetto Cristina Vignone, dell’associazione no profit ” “Rossonove“, che, con Bruno Padilha, terrà una conferenza, con proiezione di un filmato sul cantiere navale, circa un’ipotesi alternativa di utilizzo e sviluppo di quest’area. La conferenza ha un titolo significativo che è tutto un programma: “Un bosco al mare“.
Un’ipotesi alternativa per dimostrare che l’opzione cemento non è l’unica ed inevitabile possibile, ma possono essercene anche altre. Non invasive, rispettose dell’ambiente e del contesto in cui si trovano, che non stravolgeranno l’assetto della comunità preesistente, ma saranno con essa compatibili, costituendone, anzi, un arricchimento. Che è quello che i cittadini di Pietra Ligure vorrebbero per quella stessa area, cosi importante per il futuro della città.
Venerdì 28 Novembre, ore 17, in corso Italia 12, di fronte al bar Sati, a Pietra Ligure.
Mario Carrara, consigliere comunale di opposizione

