Dopo Paolo Gerolamo Brusco, Raffaello Resio, Veronica Murialdo (libro scritto insieme con Flavia Folco) e Lazzaro De Maestri, Silvia Bottaro prosegue il suo percorso di studio e divulgazione di artisti savonesi dei secoli moderni. 2/Eleonora Ponteprino: ringrazio Franco Rebagliati, a nome della Società Savonese di Storia Patria, per la splendida analisi storica del Dopolavoro in occasione di questa importante ricorrenza per le Ferrovie.
Il suo ultimo lavoro, dedicato a Giuseppe Bozzano (1815-1861), sarà presentato da Giuseppe Milazzo il prossimo 28 novembre, alle ore 16.00, nella sala Rossa del Comune di Savona. Il volume è stato patrocinato da Storia Patria.
La biografia del pittore. Nato a Savona il 13 gennaio 1815, fu avviato dai signori della Missione, per i quali lavorava il padre falegname, agli studi pittorici presso l’Accademia Ligustica. A Savona lavorò per i suoi protettori, quindi a Genova al seguito del procuratore Daneri, affrescò con un S. Vincenzo in gloria la facciata della chiesa della Missione.
D’indole malinconica, dipingeva soltanto soggetti sacri: nel ’40-41 quattro tele per l’oratorio dei Santi Pietro e Caterina di Savona, sei tele nell’oratorio di S. Anna a Noli, fra cui una copia della Trasfigurazione di Raffaello. Nel 1843 affrescò la volta dell’altare del Rosario in Nostra Signora della Concordia ad Albissola Marina.
Nel 1845 ottenne la medaglia d’argento al concorso dell’Accademia Ligustica per il premio d’invenzione. Durante il suo soggiorno di perfezionamento a Roma ha vinto un premio della Congregazione de’ Virtuosi del Pantheon per il Mosè mentre difende dai pastori le sette vergini che abbeverano il gregge in data novembre 1845, avendo partecipato ad un “concorso d’esercizio” ottenendo, perciò, la medaglia d’argento “per la classe della pittura in disegno”: fatto molto importante. Nel testo si formulano, anche, alcune ipotesi circa la frequentazione possibile del Nostro col pittore Leonardo Massabò nel periodo romano.
Con l’affresco della Caduta di Simon Mago in San Pietro di Savona (1850) comincia il diretto confronto con Francesco Coghetti, confronto che rese più difficile il lavoro del Bozzano sicché il Coghetti rubò alle sue opere il consenso dei concittadini. Nel 1853, affrescata nel duomo la Decollazione di S. Sisto, ebbe l’ammirazione del Gandolfi e di Nicolò Barabino, ma non convinse affatto i savonesi. Deluso, si rifugiò a Torino, donde, ancora nel ’60, spediva una tela con Madonna alla chiesa savonese di S. Pietro.
Silvia Bottaro
2/è dedicata al centenario della nascita del Dopolavoro Ferroviario, struttura ancora oggi ben attiva nella società attuale. Il libro sarà presentato il prossimo 28 novembre (ore 16.30, Salone Unione Industriali, via Gramsci, Savona) con la presenza di Sergio Tortarolo, che ne ha scritto la prefazione, e di numerosi rappresentanti delle categorie economiche e sociali della città; il lavoro ha avuto il patrocinio di Unione Industriali, Storia Patria, il DLF Nazionale e DLF Torino. Durante il pomeriggio saranno premiati gli ex presidenti DLF in carica dal 1975 ad oggi.
Dopolavoro Ferroviario di Torino. Consegna dei doni in occasione della Befana ai bambini dei dipendenti delle Ferrovie
Di seguito, anticipiamo la presentazione di Eleonora Ponteprino, nostra vicepresidente.
Il lavoro di Franco Rebagliati è, come sempre, molto accurato e racconta la storia del Dopolavoro Ferroviario che conosciamo un po’ tutti ma sicuramente non così approfonditamente. Quest’anno viene commemorato il centenario della sua istituzione con l’allora denominazione Opera Nazionale Dopolavoro.
Sede del Dopolavoro di Roma, opera di Angiolo Mazzoni, autore di numerose stazioni ed edifici pubblici dell’epoca
Come spiegato dall’autore, il Dopolavoro nasce proprio per gestire e organizzare al meglio il tempo libero dei lavoratori con diverse iniziative culturali, sportive, ricreative, sconti e facilitazioni. Si può dunque parlare di un luogo di aggregazione che coinvolge numerosi soggetti. Il Dopolavoro Ferroviario detiene il primato nella sua categoria in ordine di tempo e importanza.
A Savona, come si può leggere nel testo, la sede del Dopolavoro viene inaugurata nel 1926 in via Pia e vengono svolte diverse iniziative anche nella nostra città, tra cui diverse gite organizzate.
Emanuele Filiberto di Savoia, primo presidente dell’Opera Nazionale Dopolavoro
Sono rimasta piacevolmente colpita dall’esposizione della nascita dell’idea stessa di Dopolavoro, in quanto ci sono diverse dinamiche economiche legate all’aumento della produttività, così come pensato da Mario Giani già prima del 1925 e precisamente nel 1919 su ispirazione dei modelli americani. Egli stesso conia il neologismo “Dopolavoro” e fonda un istituto proprio nel 1919 al fine di diffondere le sue idee e proporre soluzioni agli imprenditori per la gestione del tempo libero.
L’idea di Giani (ex Dirigente della Westinghouse di Vado Ligure) nasce a seguito dell’introduzione delle otto ore lavorative, pertanto la sua visione tecnico-economica è basata sul reintegro delle forze dei lavoratori con conseguente maggiore efficienza e rendimento sul lavoro. Si può dunque già vedere nel modello del Dopolavoro di Giani una forma di welfare aziendale e sociale, come strumento di razionalizzazione del lavoro fornendo servizi estesi oltre il luogo di lavoro.
Stabilimento Westinghouse di Vado Ligure nel 1908, ancora in via di ultimazione ma già produttivo
Infine, vorrei concludere con un mio apporto personale: essendo figlia di un ferroviere e familiare di una lunga generazione, nonché dipendente io stessa per un certo periodo lasciando il posto a tempo indeterminato in quanto vincitrice di concorso pubblico per una posizione apicale, sono molto legata alle Ferrovie dello Stato e quindi a tutto ciò che è strettamente correlato come questo rilevante lavoro.
Ringrazio Franco Rebagliati, a nome della Società Savonese di Storia Patria, per la splendida analisi storica del Dopolavoro in occasione di questa importante ricorrenza per le Ferrovie.
Eleonora Ponteprino
Società Savonese di Storia Patria
