Il dott. Renato Giusto dopo aver raccolto anche le opinioni del Consiglio dell’Ordine dei Medici di Savona così si è espresso in merito alla paventata riforma Bucci sull’accorpamento delle 4 Asl liguri.” 2/Il Pci Liguria: Bucci contro la sanità pubblica.
Il dott. Renato Giusto, dopo aver raccolto anche le opinioni del Consiglio dell’Ordine dei Medici di Savona, così si è espresso in merito alla paventata riforma Bucci sull’accorpamento delle 4 Asl liguri: “Molti medici hanno hanno forti dubbi sull’iniziativa di creare un’unica struttura regionale della Sanità Pubblica Ligure! Certamente i vantaggi saranno a favore del genovesato e quindi come è sempre successo dai tempi di Tito Livio, il grande storico, Savona subirà la prepotenza del capoluogo regionale. Nihil sub sole novum!”
Personalmente credo che sia solo un’operazione contabile-amministrativa per far quadrare i bilanci della Sanità perennemente in rosso ma i gravi problemi della Sanità Pubblica restano sostanzialmente irrisolti. Poi leggo dalla Stampa del 10 Novembre 2025 a firma di Andrea Bucci: “ Torino- Sedici manager a processo per i conti truccati alla Città della Salute! Un danno da dieci milioni di euro! Sono stati scoperti bilanci in rosso e buchi nei conti per crediti non incassati , legati all’attività privata dei medici: rinviati a giudizio anche ex- direttori generali”. Ma questa è un’altra storia…

COMUNICATO STAMPA – Il progetto di accorpamento delle ASL in Liguria, voluto dal presidente di Regione
Marco Bucci, rappresenta l’ennesimo passo verso la centralizzazione e la burocratizzazione della sanità pubblica a discapito dei cittadini, dei lavoratori del settore e del diritto universale alla cura.
Dietro la retorica dell’“efficienza” e del “risparmio”, si nasconde la solita logica liberista che da anni smantella il servizio sanitario nazionale, trasformandolo da strumento di tutela collettiva a macchina amministrativa gestita come un’azienda. L’esperienza insegna: quando si accorpa, non si migliora, si taglia. Si tagliano i servizi, si taglia il personale, si taglia la vicinanza tra istituzioni e territorio.
I cittadini pagano il prezzo dell’accentramento.
Nelle aree periferiche della Liguria, da Ponente a Levante, la situazione sanitaria è già oggi drammatica: ospedali sottodimensionati, carenza cronica di medici e infermieri, pronto soccorso al collasso.
Con l’accorpamento delle ASL, i cittadini vedranno peggiorare ulteriormente la possibilità di accedere a cure tempestive e di qualità.
Chi vive lontano dai grandi centri sarà sempre più isolato, costretto a spostarsi per ore per una visita specialistica o un esame diagnostico. Altro che “razionalizzazione”: questo è abbandono istituzionale.
Di fronte a questa scelta, troviamo un’opposizione timida e ambigua che non va oltre a qualche dichiarazione di facciata. A parte qualche raro distinguo, nessuna opposizione reale al modello di sanità aziendalizzata che lo stesso centrosinistra a traino PD ha contribuito a costruire negli anni di governo regionale sin dai tempi di Burlando che tagliò oltre 80 posti letto negli ospedali pubblici.
Il Partito Comunista Italiano denuncia con forza questa deriva. Non servono accorpamenti né fusioni; servono investimenti pubblici, assunzioni stabili, rilancio della medicina territoriale e della prevenzione, non tagli e nuove poltrone dirigenziali.
Basti guardare a ciò che è accaduto in Toscana, dove l’accorpamento delle principali ASL, voluto anni fa dal presidente Enrico Rossi con motivazioni identiche a quelle oggi avanzate in Liguria, ha prodotto caos amministrativo, disservizi e perdita di controllo locale.
I cittadini toscani si trovano oggi di fronte a strutture sanitarie impersonali, distanti e inefficaci, dove la burocrazia prevale sulla cura. Le stesse promesse di “risparmio” si sono rivelate illusioni: i costi sono aumentati, mentre l’efficienza è crollata.
La Liguria non deve ripetere lo stesso errore. Per una sanità pubblica, territoriale e partecipata.
Il PCI lo afferma da sempre, con chiarezza: la salute non è un bilancio aziendale. È un diritto fondamentale, sancito dalla Costituzione e garantito dallo Stato.
Accorpare le ASL significa allontanare la sanità dai cittadini, piegarla alle logiche manageriali, aprire ulteriormente le porte ai privati e ai profitti. Serve invece una riforma opposta: riportare la sanità nei territori, restituire potere alle comunità locali, valorizzare il lavoro pubblico e garantire cure gratuite e di qualità a tutti.
Quella di Bucci non è una scelta “tecnica”: è una scelta politica, coerente con il modello neoliberista che vede nei servizi pubblici solo un costo da contenere.
Il PCI la respinge con forza e chiama cittadini, lavoratori e associazioni a mobilitarsi per difendere la sanità pubblica ligure, patrimonio di tutti e diritto di ciascuno.
Franco Cirillo
PARTITO COMUNISTA ITALIANO- Segreteria regionale Liguria- Dipartimento sanità