Massimiliano Ribelli dona 500 immagini digitali e lastre fotografiche di Savona. L’archivio fotografico di Savona Patria sì è ulteriormente incrementato grazie a Ribelli con la sua pluridecennale attività professionale e di collezionista.
Si tratta di circa cinquecento immagini digitali in alta definizione e di alcune centinaia di lastre fotografiche antiche, provenienti soprattutto dall’Archivio di Ignazio Brilla, fotografo ben noto ai savonesi.

Pensiamo sia un dovere per tutti noi ringraziare Ribelli per questa donazione che permetterà, attraverso Storia Patria, di rendere pubblici questi reperti non appena saranno inventariati: un gran numero di essi sono inediti.


Nell’agosto 2019 ll decano dei fotografi savonesi Massimiliano Ribelli è andato in pensione. Dopo oltre quarant’anni di attività, il pioniere del ritocco e delle ricostruzioni fotografiche, in anticipo di parecchi anni sull’attuale fotoshop, tira giù la serranda del suo studio-negozio di corso Italia. Su un semplice foglio di carta affisso all’esterno ringrazia così clienti e amici:«Un sincero grazie di cuore a tutti coloro che mi hanno accompagnato in questi anni irripetibili. Un abbraccio a tutti augurandovi tutta la serenità possibile».
Medico mancato, smise di studiare a pochi esami dalla laurea, Ribelli si innamorò subito della fotografia. Nel 1980 rilevò il negozio di via Boselli del fotografo Morabito, e poi nel 1998 si trasferì in corso Italia per diventare punto di riferimento di una clientela attenta e affezionata. Nella sua lunga carriera ha attraversato tutte le tappe della fotografia, dal bianco e nero, colore, diapositive e digitale.

La strenna autunnale di Franco Rebagliati è dedicata al centenario della nascita del Dopolavoro Ferroviario, struttura ancora oggi ben attiva nella società attuale. Il libro sarà presentato il prossimo 28 novembre (ore 16.30, Salone Unione Industriali, via Gramsci, Savona) con la presenza di Sergio Tortarolo, che ne ha scritto la prefazione, e di numerosi rappresentanti delle categorie economiche e sociali della città; il lavoro ha avuto il patrocinio di Unione Industriali, Storia Patria, il DLF Nazionale e DLF Torino. Durante il pomeriggio saranno premiati gli ex presidenti DLF in carica dal 1975 ad oggi.
Dopolavoro Ferroviario di Torino. Consegna dei doni in occasione della Befana ai bambini dei dipendenti delle Ferrovie
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Di seguito, anticipiamo la presentazione di Eleonora Ponteprino, nostra vicepresidente.

Il lavoro di Franco Rebagliati è, come sempre, molto accurato e racconta la storia del Dopolavoro Ferroviario che conosciamo un po’ tutti ma sicuramente non così approfonditamente. Quest’anno viene commemorato il centenario della sua istituzione con l’allora denominazione Opera Nazionale Dopolavoro.
Sede del Dopolavoro di Roma, opera di Angiolo Mazzoni, autore di numerose stazioni ed edifici pubblici dell’epoca
Come spiegato dall’autore, il Dopolavoro nasce proprio per gestire e organizzare al meglio il tempo libero dei lavoratori con diverse iniziative culturali, sportive, ricreative, sconti e facilitazioni. Si può dunque parlare di un luogo di aggregazione che coinvolge numerosi soggetti. Il Dopolavoro Ferroviario detiene il primato nella sua categoria in ordine di tempo e importanza.
A Savona, come si può leggere nel testo, la sede del Dopolavoro viene inaugurata nel 1926 in via Pia e vengono svolte diverse iniziative anche nella nostra città, tra cui diverse gite organizzate.

Sono rimasta piacevolmente colpita dall’esposizione della nascita dell’idea stessa di Dopolavoro, in quanto ci sono diverse dinamiche economiche legate all’aumento della produttività, così come pensato da Mario Giani già prima del 1925 e precisamente nel 1919 su ispirazione dei modelli americani. Egli stesso conia il neologismo “Dopolavoro” e fonda un istituto proprio nel 1919 al fine di diffondere le sue idee e proporre soluzioni agli imprenditori per la gestione del tempo libero.
L’idea di Giani (ex Dirigente della Westinghouse di Vado Ligure) nasce a seguito dell’introduzione delle otto ore lavorative, pertanto la sua visione tecnico-economica è basata sul reintegro delle forze dei lavoratori con conseguente maggiore efficienza e rendimento sul lavoro. Si può dunque già vedere nel modello del Dopolavoro di Giani una forma di welfare aziendale e sociale, come strumento di razionalizzazione del lavoro fornendo servizi estesi oltre il luogo di lavoro.

Infine, vorrei concludere con un mio apporto personale: essendo figlia di un ferroviere e familiare di una lunga generazione, nonché dipendente io stessa per un certo periodo lasciando il posto a tempo indeterminato in quanto vincitrice di concorso pubblico per una posizione apicale, sono molto legata alle Ferrovie dello Stato e quindi a tutto ciò che è strettamente correlato come questo rilevante lavoro.
Ringrazio Franco Rebagliati, a nome della

Società Savonese di Storia Patria, per la splendida analisi storica del Dopolavoro in occasione di questa importante ricorrenza per le Ferrovie.
Eleonora Ponteprino
