A Trucioli.it. Sono un dipendente comunale.
Lavoro in Comune da tanti anni, e di cose ne ho viste parecchie. Ma leggere che un nostro collega, M. V., assunto come necroforo e oggi trasferito alla Polizia Municipale, abbia patteggiato una pena di un anno e dieci mesi per peculato e induzione indebita, mi ha lasciato davvero l’amaro in bocca.
La sentenza parla chiaro: ha usato mezzi e materiali comunali per lavori privati. In Nome del Popolo Italiano, è stato condannato, e questo basta a far capire quanto sia grave quello che è successo.
Chi lavora nel pubblico sa bene che ogni attrezzo, ogni mezzo, ogni ora di lavoro è pagata con i soldi dei cittadini. E quando qualcuno se ne approfitta, non danneggia solo il Comune, ma rovina anche l’immagine di tutti noi che ogni giorno facciamo il nostro dovere con serietà, senza mai approfittarci di nulla.
A rendere tutto ancora più spiacevole c’è poi il fatto che a difendere l’imputato sia stato un avvocato di Albenga, Giorgio Cangiano, che è anche consigliere comunale ed ex sindaco. Nessuno mette in dubbio il diritto alla difesa, ma forse, per una questione di opportunità e rispetto verso l’istituzione che rappresenta, il consigliere comunale Cangiano avrebbe potuto scegliere di non accettare questo incarico.
Ci sono momenti in cui non basta essere nel giusto per legge: serve anche il buon senso, quello che evita imbarazzi e conflitti, veri o percepiti, dentro e fuori dal Palazzo.
Io, come tanti colleghi, non ho mai dovuto patteggiare una pena. Non perché sia un santo, ma perché credo ancora che servire il Comune significhi rispettare la fiducia dei cittadini.
E chi ricopre ruoli pubblici, che sia funzionario, dirigente o consigliere, dovrebbe ricordarsi ogni giorno che lavoriamo per la gente, non per noi stessi.
Questa storia fa male, ma spero serva da lezione: la credibilità delle istituzioni si costruisce con comportamenti puliti, coerenti e trasparenti.La fiducia, una volta persa, non si recupera con una sentenza ma solo con l’esempio.
P.S. Firmo questa lettera in forma anonima, non per vigliaccheria ma per prudenza: chi lavora in Comune sa bene che dire la verità, a volte, può costare caro. E io, dopo tanti anni di servizio, non voglio rischiare ritorsioni solo per aver espresso un pensiero onesto. E poi c’è un regolamento interno che vieta….