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La bomba che poteva uccidere. Travaglio: “Non è contro la libertà di stampa ma contro Ranucci e Report perché fanno il giornalismo per davvero”. I big delle querele


L’attentato contro Sigfrido Ranucci è un attacco contro la libertà di stampa? “No, è un attentato contro di lui e contro Report. Io sento mitomani che vanno in giro a dire: ‘avrei potuto esserci io’, ecco difficilmente….”.

Al teatro ‘Ambra? di Albenga l’ovazione del pubblico di solidarietà a Sigfrido Ranucci!
La famiglia Ranucci, anche la figlia ha rischiato la vita 20 minuti prima che la bomba deflagrasse distruggendo due auto

LA ‘FIONDA DI LEGNO’ DI ALBENGA: “I giornalisti asserviti al potere sono davvero una categoria che merita… disprezzo”.

Marco Travaglio ad Accordi&Disaccordi, il talk condotto da Luca Sommi sul Nove su quanto accaduto la sera di giovedì 16 ottobre davanti all’abitazione del conduttore di Report. “Se tutti facessero il giornalista come lo fa Ranucci, fare un attentato sarebbe folle. Nel senso che non basterebbe ammazzare né intimidirne uno solo. Bisognerebbe intimidirli tutti. – ha spiegato il direttore del Fatto Quotidiano – Invece il fatto che in Italia quelli che fanno i giornalisti per davvero come Ranucci siano così pochi al punto che li conosciamo tutti per nome, cognome, come ormai conosciamo per nome cognome i magistrati che fanno il loro mestiere fino in fondo, è il fattore che li isola. Quindi non è un colpirne uno per educarne 100, perché gli altri 100 purtroppo sono già educati. Si colpisce uno, perché insiste a fare diversamente dagli altri”.

Ora non si conosce la matrice di questo attentato. Qualcuno, lo stesso Ranucci la ricollega a inchieste che sta facendo e che andranno in onda dalla settimana prossima”, ha detto il conduttore. “Ha pestato i piedi a talmente tanta gente che c’è solo l’imbarazzo della scelta. – ricorda Travaglio In questo momento spetterà agli inquirenti vedere a quale ambiente criminale è più confacente il tipo di ordigno. A vederlo così, un chilo di esplosivo senza il timer, con l’innesco attivato con la miccia azionata da una persona lì vicina, farebbe pensare a bande locali non particolarmente organizzate. Intendo che non sono a livello di Cosa Nostra, della camorra, che fanno altri tipi di di attentati, diciamo per fortuna, però ci sono tanti gruppi criminali che hanno patito o che temono di patire qualche guaio da Report – ha proseguito – quindi lasciamo lavorare i magistrati, ma evitiamo anche questa fiera delle ipocrisie, questa sagra del tartufo che abbiamo visto da parte di persone che lo hanno insultato – e che non c’entrano niente con l’attentato – ma che contribuiscono a far considerare nella sensibilità collettiva e nell’opinione pubblica quel tipo di giornalismo come un giornalismo deviato, come un giornalismo strano, come un giornalismo bizzarro. Mentre il giornalismo strano è quello della stragrande maggioranza di quelli che sono iscritti al nostro albo“.

Infine il giornalista ha ricordato come gli attacchi a Ranucci siano del tutto bipartisan: “Non non si può dire che i nemici di Ranucci siano solo in questo governo. Vorrebbe dire che Ranucci ha cominciato a riceverne solo da tre anni. Report è nel mirino da quando c’era la Gabanelli: è nato nel 94 su Raidue, poi è passato su Raitre. Quindi sono più di trent’anni che Report viene massacrato di querele temerarie, di cause civili infondate, di attacchi, di minacce, di chiusura, di quei 1000 ostacoli che si possono mettere a una trasmissione anche senza chiuderla. Continue minacce di togliere la manleva per la tutela legale quindi di far pagare al giornalista che non è assunto dalla Rai gli eventuali danni che dovesse pagare per le sentenza. Oltretutto ricordo che Ranucci ha ricevuto i peggiori attacchi nell’era renziana” .

2/ATTENTATO A RANUCCI, ASSOSTAMPA LIGURE E ODG LIGURIA: “TOTALE SOLIDARIETÀ AL COLLEGA, ATTO GRAVISSIMO”- L’Associazione Ligure dei Giornalisti e l’Ordine Ligure dei Giornalisti esprimono piena e totale solidarietà e vicinanza al collega Sigfrido Ranucci e alla sua famiglia al centro di un gravissimo attentato. Un atto intimidatorio vile e meschino che rappresenta un chiaro attacco alla libertà di stampa e a tutto il mondo dell’informazione. L’Assostampa Ligure e l’Odg Liguria aderiscono al presidio organizzato dalla Fnsi a Roma davanti alla sede Rai di via Teulada a difesa della libertà di informazione.

3/L’ASSOCIAZIONE DI CULTURA POLITICA “IL ROSSO NON E’ IL NERO” di Savona considera come l’atto intimidatorio subito dal giornalista Sigfrido Ranucci e dalla sua famiglia in queste ore debba essere necessariamente stigmatizzato in una dimensione che oltrepassi la pur doverosa espressione di solidarietà e vicinanza.

Ci troviamo di fronte a un attacco diretto alla possibilità di libera espressione e di inchiesta che fanno del giornalismo il punto d’appoggio più prezioso per le libertà democratiche.

Un paese come l’Italia vive da troppo tempo una situazione di limitazione in questo senso che ne fanno un paese a “democrazia limitata”: questo fatto è ancora più grave nel momento in cui in Europa e fuori d’Europa si stanno affermando modelli autoritari ai quali si accosta il termine democratico (“democrature”, “democrazie illiberali”) per le quali dovremmo trovare altri termini più efficaci.

In Italia inoltre permane una situazione di diffusa illegalità con vere e proprie zone del Paese dominate dalla presenza della criminalità organizzata.

In questo quadro si situazione i tentativi di bloccare le residue voci libere e l’attentato a Sigfrido Ranucci rappresenta un punto di attacco, di vera e propria “escalition” che deve essere respinto grazie ad una iniziativa di mobilitazione e vigilanza democratica .

4/CHI HA QUERELATO RANUCCI E REPORT. L’ultimo lista di una lunga serie

Il giornalista è stato querelato, insieme alla redazione, moltissime volte, spesso da parte di politici. A loro si rivolge ora l’ex ministro Francesco Storace che propone: «La solidarietà va manifestata soprattutto con un gesto: ritirando qualunque querela contro di lui». È quello che fece, ad esempio, Roberto Benigni nel febbraio del 2023, decidendo di chiudere l’azione legale avviata nel 2017 contro Report per un’inchiesta sugli studi dove il premio Oscar aveva girato La vita è bella e Pinocchio.
Ranucci ha spesso aggiornato sui social il resoconto delle centinaia di querele e richieste di risarcimento danni. Tra queste, nell’ultima legislatura, quella ricevuta dal partito di Fratelli d’Italia, per il servizio dell’inviato Giorgio Mottola, che parlava dei rapporti del padre della premier con il boss Michele Senese. Querele sono arrivate anche dal sottosegretario Giovanbattista Fazzolari e da Gaetano Caputi, capo di gabinetto di Meloni.
Nella lista anche la querela da parte del presidente del Senato Ignazio La Russa e dei suoi figli, quella del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, di sua moglie e della sorella della moglie.
Ci sono poi le varie denunce del ministro Adolfo Urso, della ministra Daniela Santanchè e del suo ex compagno e quella della sottosegretaria Isabella Rauti.
Poi le due della famiglia Berlusconi e di Marta Fascina, oltre a quelle di Maurizio Gasparri, che nel novembre del 2023, nel corso dell’audizione di Ranucci in Vigilanza, si presentò con un cognac da offrire al giornalista per farsi coraggio e una carota, se quest’ultimo avesse avuto paura della bicamerale. Ovviamente le querele non sono arrivate solo da esponenti dell’attuale maggioranza.
Nel recente passato, ad esempio, ci fu una lunga querelle con Matteo Renzi per il servizio, ancora una volta di Mottola, che ritraeva il leader di Italia Viva e l’agente dei servizi Marco Mancini in un incontro a un autogrill.
E ancora prima per un’inchiesta sull’acquisizione dell’Unità da parte del gruppo Pessina.
Ranucci ha spesso ricordato che le inchieste di Report hanno riguardato esponenti di tutti gli schieramenti, invocando l’approvazione di una legge contro le querele temerarie. Il conduttore, che ha dedicato decine di inchieste agli affari della criminalità, è sotto tutela mobile dal 2009, quando, a seguito di un’inchiesta su una cava di sabbia, la famiglia Ercolano chiese a un soggetto definito pericoloso di tenerlo d’occhio. Anche nel 2010 – raccontò Ranucci – «un esponente dei Santapaola voleva farmi ammazzare, ma l’omicidio fu stoppato da Matteo Messina Denaro». Il livello di allerta si alzò nel 2021: scorta 24 ore su 24. —

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