Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Spotorno, Lawrence e Frieda cento anni dopo in un nuovo romanzo


Anni di frequentazione di Spotorno, del litorale, del Golfo dell’Isola, insieme ai racconti di qualche anziano partecipante alla processione di Sant’Eugenio mi hanno indotto a fare ricerche.

di Ezio Marinoni

Nel paese che, cento anni fa, ha visto arrivare Lawrence e Frieda, le loro tracce vanno scoperte, qui e là, ben oltre le epigrafi “ufficiali”. Man mano, la loro presenza si è fatta più concreta, il respiro di Lady Chatterley mi ha spinto a leggere, a camminare sui sentieri percorsi da questa Musa, dal marito e dall’amante bersagliere, sangue romagnolo trapiantato a Spotorno.

Chiudiamo gli occhi e torniamo all’autunno 1925, poteva essere un giorno qualunque di sole, come evoca la targa di fronte all’Hotel Miramare.

Non sappiamo il giorno esatto, apprendiamo il periodo da una lettera di Lawrence. Una data incerta, quindi, del novembre 1925, nemmeno dai registri degli alberghi si è trovato qualcosa. La notizia viene da una lettera diretta a Curtis Brown, agente letterario di Lawrence, datata 10 novembre.

«Caro Curtis Brown, partiamo da qui domani staremo un giorno o due a Lucerna e poi giù fino alla Riviera italiana. il nostro indirizzo sarà: Hotel Miramare- Spotorno Genova, Italia

Là vivono i genitori della Signora Secker. Ora è con loro, e ci scrive che è caldo e soleggiato, e che ci sarebbe la possibilità per noi di affittare una piacevole casa, se solo lo vogliamo. Perciò sembra che vada tutto per il verso giusto. Se vorrà raggiungerci a gennaio, suppongo che staremo ancora a Spotorno.

Arrivederci, allora H. Lawrence».

Quell’approdo è una folgorazione, per lo scrittore inglese, che preferisce questa piccola località alla vicina Noli, nonostante il lustro di una ex Repubblica marinara e di una città più ricca e appariscente, con il castello di Dante che domina dall’alto (“discendesi in Noli…”).

Anche io sono arrivato a Spotorno in un giorno feriale di mezza stagione e ne sono stato conquistato, lontano dal clamore della Riviera.

Spotorno, dove il sole sta di casa, per chi viene da Torino, come me, non è solo un nome da copertina di una benemerita rivista culturale di qualche anno fa, o il titolo di un libro di Tino Valente, pubblicato dalla Associazione Pontorno nel 2017.

Conclusa per sempre l’epoca d’oro dei cento alberghi e dei turisti in massa, ho percepito un fascino solitario e malinconico, quasi gozzaniano, che ha guidato la mia ispirazione.

Così è iniziato il mio percorso alla ricerca dello scrittore inglese e della sua Musa; sì, Frieda von Richtofen, parente del Barone Rosso e intrisa del sangue blu della antica nobiltà tedesca, è stata la donna che ha condotto un figlio di minatori inglesi a comprendere l’esigenza di cambiamento insista nella società della prima metà del Novecento, mentre i fascismi prendono piede in Europa e oscurano il percorso della libertà e della democrazia.

Senza rendermene conto, ho scritto un romanzo, che ripercorre, a modo suo, l’esperienza di una Musa, e le donne descritte fra le pagine sono Muse a loro volta.

Patrizia e Antonella- Spotorno e Torino.

Che cosa unisce questi due luoghi? Qualche mistero…

Lawrence soggiorna a Torino nel 1919, una fugace apparizione, e non la cita nei suoi testi. Per quale motivo? Siamo nel biennio rosso, Gramsci cammina per i viale torinesi ed elabora le sue teorie storiche, sociali e politiche per un uomo nuovo; gli scioperi scuotono la città e l’intellettualità operaia e sindacale vive sotto la Mole. Lawrence se ne è reso conto? Ha incontrato qualcuno? Domande aperte, che un romanzo può soltanto tracciare…

Lawrence e Frieda hanno vissuto in due case che oggi possiamo definire scomparse. Villa Becker, a Torino, è un rudere; Villa Bernarda, a Spotorno, è stata abbattuta.

Villa Becker, oggi luogo da urbex, è stata abitata dal Conte Filippo San Martino d’Agliè, favorito di una Madama Reale. Lord Becker, nobile armatore inglese, ne è proprietario nel primo Novecento, la abita con la moglie Delphine de Martelley e la fa decorare in suo omaggio. Con alterni rovesci, la villa entra in scena in un film di Dario Argento, poi l’oblio e l’abbandono totale.

Screenshot

A Villa Bernarda si stabiliscono David e Frieda, dopo l’approdo al Miramare. Qui si svolge la loro vita, fra incontri, lettere e progetti di scrittura. Oggi la villa non esiste più, la possiamo ritrovare nelle foto, cartoline e immagini messe a disposizione dalla Associazione Pontorno sul suo sito e nel pregevole libro di Domenico Astengo e Giuliano Cerutti che si intitola Spotorno, fogli d’album.

L’ambientazione si incentra nel 1953/54, quando il regista Alberto Lattuada gira qui gran parte del film La spiaggia. Molti sono i personaggi spotornesi e locali, nel romanzo, per dar vita e ricordare un paese che non c’è più.

Il postino; il tabaccaio, che raccoglie i pettegolezzi; un cameriere che viene dal sud; un pescatore che accompagna i turisti all’isola per sbarcare il lunario; il pittore Gigetto Novaro; il poeta Camillo Sbarbaro; un gruppo musicale che si esibisce nei locali, dal nome Baby Band; una addetta alla vendita dei prodotti locali nello spaccio; un sacerdote spotornese che comprende il cambiamento.        Patrizia e Antonella, dunque, due novelle Muse…

La quarantenne ligure si affranca dai lacci sociali del suo tempo, guida una moto, instaura un rapporto sentimentale complicato con un giovane studente, che capisce cosa sia la vita grazie a lei, fra serate sul lungomare e la musica proveniente dai locali.

La trentenne torinese accompagna un giornalista datato in un percorso di ricerca, fra complicità e sottile seduzione, in un gioco delle parti che spesso si rovescia. Insieme, scopriranno un filo che potrebbe unire tutto, in un cerchio perfetto: Spotorno, Lawrence, Sbarbaro, Torino.

Ritorniamo a Lawrence.

Il 26 aprile 1926 Lawrence e Frieda lasciano Spotorno. In mezzo, un probabile viaggio di lui a Torino, forse per motivi famigliari, di cui, ancora una volta, sappiamo ben poco.

L’addio di Lawrence al ponente ligure, nel quale non tornerà più, dovrebbe avvenire il 20 aprile 1926, in base ad una cartolina postale che egli scrive alla sorella.

«19 aprile 1926 Da D.H. Lawrence alla sorella Ada Clarke.

Cartolina dalla pineta di Spotorno. Mi ha fatto molto piacere ricevere la tua lettera, mi sento molto meglio adesso. Partiamo per Firenze domani l’indirizzo sarà: Pensione Lucchesi, Lungarno Zecca.
Frieda andrà probabilmente a Baden dopo una settimana, con le figlie, ma io penso di rimanere in Italia fino a luglio.Ti scriverò da Firenze. Giovanni dice se puoi mandargli una di quelle fotografie all’indirizzo: Giovanni Rossi Villa Bernarda. D.H.L

E che cos’era la Spotorno del 1925/1926?

Secondo il punto di vista di una turista anglosassone, Spotorno è “un villaggio”, che oggi non riusciamo più ad immaginare, dopo le trasformazioni edilizie ed urbanistiche del secondo dopoguerra. In quegli anni era un paese agricolo, con una rinomata qualità di albicocche coltivate nella piana della Serra; “Siccardini”, era il nome dato a Spotorno alle albicocche di Valleggia coltivate in loco, forse dovuto alla famiglia Siccardi qui residente, acquirente dei possedimenti dei Marchesi Serra.

Spotorno è un paese dedito anche alla pesca e con le fornaci in esercizio sulla strada verso Savona; testimonianza di quell’epoca sono gli altissimi condomini costruiti, figli della cementificazione.

In quegli anni la Via Aurelia, non ancora asfaltata, non era quella che conosciamo oggi: transitava più a monte ed era percorsa da pochissimi automezzi, il cui rumore si udiva da lontano. La ferrovia tagliava in due l’abitato e la stazione era poco più di una baracca in legno; il passaggio a livello diventava un luogo di incontro involontario, a tutte le ore della giornata. Per la rinomata cucina dell’Hotel Palace, si istituisce la fermata di Spotorno anche per i treni nazionali e internazionali, per ritirare i cestini alimentari preparati dai cuochi del Palace.

Che cosa è rimasto, oggi, a Spotorno, di tanta gloria passata?

L’Hotel Miramare, dove due targhe, in italiano e in inglese, come in parte è questo libro, a ricordare un pomeriggio di sole, il mare e uno scrittore intento a scrivere, ispirato, dal luogo e dalla sua Musa; nella reception una bottiglia di vino che il viticoltore Riccardo Sancio, con le sue vigne alla Cappellania, nome evocativo di storia e di passato, ha voluto dedicare a Lady Chatterley, il cui spirito aleggia forse sulle colline, Musa di ieri e di oggi, non solo a Spotorno.

Ezio Marinoni


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