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Loano, antenne telefonia. Cepollina: “Ho venduto una porzione di terreno a INWIT, non a Iliad. Trucioli.it ha dato una versione fuorviante della sentenza del Consiglio di Stato e il basamento cementizio è amovibile”


Un assessore di peso, un volto popolare, sesto negli eletti nella lista ‘per Loano Lettieri sindaco’, una lunga e coerente militanza politica con Forza Italia tra Comune e Provincia. Giovan Battista Cepollina, già presidente del Consiglio Comunale, assessore dall’agosto 2024 con delega Ambiente, Put e Verde pubblico.

Il sindaco Lettieri e l’assessore GB Cepollina

Il suo nome emerge nel ‘caso antenna story’ di cui Trucioli.it si è occupato in esclusiva con due articoli criticati, parrebbe, dall’Amministrazione comunale perchè considerati ‘fuorvianti’.

Persino laddove si fa presente che il manufatto che doveva sorreggere la struttura (palo) di 30 m. di altezza è stato considerato dai tecnici comunali che hanno seguito la pratica un blocco di cemento amovibile e non già fisso.

Riteniamo che il blocco di cemento possa essere ad una profondita, nel terreno, di 2-3 metri e con una superficie di 5-6 mq.

Il 25 settembre 2025.  Titolo- Loano: Il Consiglio di Stato condanna Comune e Iliad Italia s.p.a. In causa 28 cittadini contrari a impianto di telefonia di una stazione radio base (4280 visualizzazioni)

Trucioli.it ha chiesto all’assessore GB Cepollina quale ruolo abbia avuto nella ‘bocciata’ installazione dell’antenna come proprietario di uno dei terreni dove si trova già un pianto.

Cepollina: “Tramite un professionista del settore, che ha seguito tutte le pratiche, ho affittato, se non ricordo male nel 2021, una porzione di terreno alla società WINVIT e successivamente, nel 2024 gli ho venduto l’area. Non ho avuto nessun rapporto con Iliad. L’antenna è stata autorizzata regolarmente e posizionata già da alcuni anni, è al centro di un terreno distante da abitazioni. Se la domanda voleva essere “ha venduto lei il terreno ad Iliad dove doveva essere posizionata l’antenna bloccata dal consiglio di stato?” La risposta è no. (Trucioli.it del resto ha documentato nell’ultimo articolo non indicando il nome di Cepollina ndr).

“Spero, signor Corrado, abbia preso atto di quanto sopra, in relazione a quanto scritto nel suo articolo a riguardo alla sentenza relativa all’altra antenna mi preme sottolineare che la vostra ricostruzione della sentenza è parziale e fuorviante. Il Consiglio di Stato non ha mai messo in discussione la legittimità urbanistica, la sicurezza dell’impianto o la tutela della salute: ha semplicemente annullato l’autorizzazione per un vizio procedurale, cioè la mancata acquisizione del parere della Provincia previsto dal Piano di Bacino. Non si è trattato di “dimenticanza”, come insinuato, ma di una diversa interpretazione delle competenze – oggi in capo alla Regione – e della natura dell’opera, che gli uffici avevano ritenuto “amovibile. Il giudice ha fatto una valutazione diversa, tutta tecnica. Presentare questa vicenda come la “sconfitta del Comune schierato con le multinazionali” è una lettura politicizzata e strumentale che nulla ha a che vedere con la realtà della sentenza. Il tono dell’articolo, più che informare, tradisce un evidente astio verso l’amministrazione comunale, trasformando un passaggio giuridico formale in una crociata ideologica. Come amministrazionee ci siamo impegnati a presentare un piano antenne ma nei limiti consentiti dalla normativa nazione. Ma è importante chiarire un punto: anche se il Comune avesse avuto un piano antenne comunale più restrittivo in assoluto, il risultato non sarebbe cambiato, perché la decisione del Consiglio di Stato non riguarda affatto i limiti imposti da un piano antenne. Il “no” all’opera non nasce da valutazioni urbanistiche discrezionali, ma da questioni tecniche e procedurali legate al Piano di Bacino e al mancato parere dell’ente competente”.

Riportiamo, per non dimenticare, un passaggio della sentenza del Consiglio di stato”.

….”Venuti a conoscenza dell’autorizzazione all’installazione di questa nuova stazione, gli appellanti hanno presentato richiesta di accesso agli atti, evasa dal Comune di Loano in data 18.11.2024. Dalla disamina di tale documentazione gli appellanti hanno esposto di aver appreso che il progetto prevedeva la realizzazione di una base cementificata, sulla quale doveva essere installato un palo di 30 metri.
Ritenendo il progetto lesivo dei propri interessi, gli appellanti hanno adito il T.A.R. per la Liguria, deducendo l’illegittimità degli atti in precedenza indicati in quanto:
i) l’opera non avrebbe potuto ritenersi amovibile, come prescritto dalla disposizione di cui all’art. 8 del Piano di Bacino, operante in ragione della prevista collocazione della stazione radio base nella fascia di rispetto; ii) non sarebbe stata accertata la non
compatibilità dell’opera con il piano antenne del Comune di Loano”.

 

UNA LETTRICE SCRIVE:

NON DIMENTICATE BOISSANO

L’installazione di questo tipo di impianti rappresenta un vantaggio per gli operatori telefonici, per gli utenti e per chi vende o affitta il terreno su cui tali strutture vengono posizionate. D’altro canto, da anni si dibatte sugli effetti potenzialmente negativi per la salute di chi vive nelle immediate vicinanze, sull’impatto ambientale e paesaggistico, nonché sulla conseguente perdita di valore degli immobili in prossimità degli impianti, come evidenziato da studi e statistiche specifiche.
È proprio per questo che le amministrazioni coscienziose si mettono al servizio dei cittadini, regolando lo sviluppo di tali infrastrutture attraverso appositi piani, con l’obiettivo di tutelare la salute e gli interessi dell’intera collettività. Sempre per questo motivo, molti Comuni mettono a disposizione siti di proprietà pubblica, garantendo anche un ritorno economico per la comunità passando il concetto che nessuno può lucrare sul disagio altrui.
Dopo il caso di Boissano, si presenta ora un nuovo episodio, chiamando in causa un pubblico amministratore di Loano. Si parla, a Loano, dell’assessore all’Ambiente e al Verde pubblico. Come a Boissano, l’operatore e un membro della giunta che ha raggiunto un accordo economico. Se è tutto legale forse è meglio così per il buon nome dell’amministrazione comunale loanese.
Nel caso del paese collinare la vicenda nel tempo è addirittura risultata “intrigante” come riassumiamo di seguito.
Nel 2022, l’operatore telefonico Iliad installa un ripetitore in zona residenziale, su un terreno privato di proprietà della madre del vicesindaco, Ramona Siri.
Secondo la ricostruzione, la pratica presentata da Iliad sarebbe “finita in un angolo” e nessun ufficio ha risposto entro i termini. Si è così formato un silenzio-assenso che si è rivelato giuridicamente nullo, poiché non esisteva alcuna istruttoria.
L’unica persona informata dell’istanza era il vicesindaco, che non avrebbe avvisato nessuno, invocando il segreto professionale in quanto legale rappresentante della madre. Situazione ufficialmente confermata dal sindaco sia in consiglio comunale, sia in risposte scritte ad interrogazioni.
Tuttavia, un cittadino dichiara sui social di aver informato per tempo e di possedere prove documentali della comunicazione, gettando ulteriori ombre sulla trasparenza delle dichiarazioni istituzionali.
Un gruppo di cittadini ricorre quindi al TAR e poi al Consiglio di Stato, non contro l’antenna in sé, ma contro la sua collocazione.
Nel corso della battaglia legale, i cittadini chiedono l’accesso agli atti per verificare l’esistenza di un Piano Antenne, di cui vengono a sapere solo da un ex consigliere, ma il Comune rallenta le ricerche, che si sbloccano solo con formale diffida da parte dei cittadini.
Con difficoltà si scopre che in archivio manca proprio un’unica delibera: quella di introduzione del suddetto piano, e quindi il Piano Antenne stesso, che viene dichiarato “non reperibile nella casa comunale”.
Solo dopo una diffida formale e l’intervento dell’ANAC (Autorità Anticorruzione), il Comune pubblica tale piano.
La scelta di installare sul terreno del genitore del vicesindaco appare quindi controversa: il Piano Antenne comunale prevede l’uso di un terreno pubblico, già individuato per quel tipo di impianti.
Nel dicembre del 2023, il Consiglio di Stato dà ragione ai cittadini: annulla l’autorizzazione, evidenzia la notevole mole di  irregolarità procedurali e conferma la validità del Piano Antenne, ignorato dall’amministrazione.
Nel frattempo, nonostante l’evidente conflitto d’interessi, il Comune ha affidato al vicesindaco la gestione legale della vicenda, impegnando una cifra che pare si stimi in 50.000 euro di fondi pubblici per sostenere la causa contro i cittadini, che avevano chiesto semplicemente il rispetto della normativa urbanistica.
Dopo la sentenza del Consiglio di Stato, la Commissione Edilizia nominata dal sindaco, all’interno della quale figurano professionisti vicini al sindaco, tra cui dirigenti di associazioni finanziate dal Comune, e parrebbe il collega di studio legale privato del sindaco stesso. Riceve incarichi professionali dalla amministrazione, emette un parere che dichiara non valido il Piano Antenne. Il fatto genera ulteriori cause legali in una contesto già complesso per l’Amministrazione comunale.
L’appoggio della maggioranza comunale alla giunta, senza mai esprimere critiche, la rende moralmente discutibile agli occhi della cittadinanza? Lascio i giudizio ad altri.
La vicenda del ripetitore Iliad a Boissano non riguarda solo un’antenna, ma tocca i nervi scoperti del potere pubblico: trasparenza, legalità, uso dei fondi, conflitti d’interesse e diritto dei cittadini ad avere un’amministrazione imparziale.
La domanda che molti si pongono è una sola: chi pagherà il prezzo politico, economico e morale di questa gestione?
Carla G. 

Conflitto di interessi e incompatibilità (art. 78 TUEL; art. 97 Cost.)
L’art. 78, comma 2, TUEL dispone che “gli amministratori devono astenersi dal prendere parte a decisioni in cui abbiano, per conto proprio o di terzi, interessi in conflitto con quelli del Comune” e più in generale di anteporre l’interesse pubblico a quello privato;.

  • Cons. Stato, Sez. V, 12.06.2018, n. 3623: il conflitto di interessi va valutato non solo in astratto ma anche in concreto, quando l’interesse personale interferisce con la funzione pubblica.

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