Eraldo Ciangherotti: “Dopo il mio precedente post intitolato “Occhiuto stravince, il campo largo affonda”.
Il prof. Gino Rapa
“Forza Italia regina della Calabria!” – in cui commentavo la netta vittoria del governatore Roberto Occhiuto e il ritorno di Forza Italia come primo partito calabrese – Gino Rapa, già professore di liceo e anima culturale del gruppo albenganese Fieui di Caruggi, mi ha scritto nei commenti una riflessione acuta e puntuale.
Scrive Rapa: “Per i tifosi di destra o di sinistra basta vincere. In effetti quando un candidato (di destra o sinistra) vince col 60% dei voti si potrebbe giustamente parlare di trionfo. Ma se a votare va solo il 40% dei cittadini, il candidato vincitore rappresenta appena poco più del 20% dell’elettorato. L’80% non lo ha votato. E, ripeto, il ragionamento vale anche per le Regioni dove vince la sinistra. Questa classe politica non rappresenta i cittadini, ma ai politici va bene così.”
L’affluenza alle urne per le elezioni regionali nel comune di Albenga si è attestata al 46,49%, un dato da confrontare con il 57,35% registrato nelle precedenti elezioni del 2020. Forza Italia Berlusconi Bucci presidente ha ottenuto 1.326 voti, il 15,88%. Il Partito Democratico Andrea Orlando Presidente: 2.844 voti, 34,05%
Ciangherotti: “Un ragionamento lucidissimo, che condivido nella sostanza ma che mi spinge ad allargare la prospettiva.
Perché se, da una parte, la crescente astensione preoccupa chi crede nella partecipazione, dall’altra potremmo provare a leggere il fenomeno da un’angolazione diversa.
E se quella parte sempre più ampia di italiani che non va a votare non lo facesse per protesta, ma per quiete accettazione? Se per molti cittadini – oggi maggioranza silenziosa – il sistema politico, nel bene o nel male, andasse già bene così com’è?
Forse chi resta a casa non lo fa per disinteresse, ma perché nonpercepisce una reale differenza tra destra e sinistra. Perché cambiare, in fondo, non sembra modificare davvero la vita quotidiana. Che vinca la destra o la sinistra, blu o rossi, il risultato finale appare lo stesso: un Paese che procede per inerzia, con i suoi limiti ma anche con una certa stabilità.
In questo senso, l’astensionismo non sarebbe più un campanello d’allarme della democrazia, ma una forma di consenso implicito, una fiducia silenziosa nel sistema. Un messaggio non urlato ma chiaro: “Andate avanti voi, a noi va bene così.”
Così il sistema continua a funzionare, con meno elettori ma con la stessa legittimità formale. I governi si formano, le istituzioni restano, le polemiche passano, ma il Paese – nel bene o nel male – rimane in equilibrio.
Forse, dunque, l’astensione non è più il sintomo di una crisi della democrazia, ma la conferma che la democrazia italiana, pur con tutte le sue imperfezioni, è ormai diventata un’abitudine stabile.
E buona parte degli Italiani, alla fine, non va a votare non perché non crede più nella politica, ma perché, semplicemente, il sistema – così com’è – le va bene.
2/Massimo Cacciari: “Se gli elettori disertano le urne, c’è
Il prof. Massimo Cacciari
un problema di legittimità del voto”. Il filosofo: «La sinistra non esiste e la gente non va allo stadio se conosce già il risultato. L’Italia non si è melonizzata se nelle due Regioni più importanti si esprime uno su tre»
3/Il presidente Mattarella: “L’emergenza dei giovani che disertano le urne. Uno su due non vota più”