Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Pietra Ligure, due libri storici: tra i torrenti Maremola e Scalincio vestigia di villaggio di epoca imperiale romana I – II secolo d.C.


Un Consiglio comunale appositamente richiesto per discutere una Mozione consiliare che chiede di presentare opposizione al parere favorevole del Ministero della Cultura, circa il progetto di spostamento a monte della linea ferroviaria.

di Mario Carrara*

Importantissimi elementi sono emersi a conforto della tesi che la zona di “Corte” o “Corti” dove dovrebbero essere posizionate la nuova linea ferroviaria e le strutture della “fermata” di Pietra Ligure, è  ad “alto rischio” archeologico.

Lo si è riscontrato da due libri storici, uno dei quali del 1999, edito dalla stessa Sovrintendenza archeologica della Liguria, dove risulta che nel sottosuolo della zona compresa tra i due torrenti Maremola e Scalincio, sussistono le vestigia di  un villaggio di epoca imperiale romana, risalente al l – ll Secolo d.C.; quindi, in età augustea. Lo confermano anche le ricerche contenute in un libro dello storico Renato Rembado, che, tra l’altro, circa i toponimi del luogo, mette in evidenza la derivazione romana dei nomi delle diverse località  che compongono lo stesso sito.

È la medesima Sovrintendenza a definire quello di località “Corte” di Pietra Ligure, uno dei pochi “siti minori” di età imperiale indagati scientificamente, come degno da richiedere l’integrale pubblicazione dei risultati delle ricerche effettuate.

Quindi, sembrerebbe di poter dire: Pietra Ligure subito dopo Albenga, in fatto di insorgenze archeologiche romane; accertate come esistenti, pur ancora da essere oggetto di campagne di scavo archeologico completo.

Quando passò il metanodotto, il suo percorso fu fatto deviare dalla Sovrintendenza proprio affinché non attraversasse la zona archeologica.

Eppure, adesso il Ministero della cultura non ha proprio considerato questa stessa zona come meritevole di tutela rispetto al progetto della nuova linea ferroviaria, che, essendo tutta realizzata su “impalcato” e non su una “massicciata”, necessiterà di poderose strutture di sostegno che andranno a devastare quanto da secoli è celato nel sottosuolo, perdendolo per sempre.

Una svista? Una dimenticanza? Un abbaglio? Una “non conoscenza” della situazione pregressa da parte dei nuovi funzionari che hanno rilasciato il parere favorevole al passaggio della linea FS su quel sito, senza nulla eccepire? Tutto è possibile! Ma ad un parere come quello espresso, si può fare ricorso presentando delle osservazioni in opposizione.

È quello che chiede il gruppo di minoranza nel Consiglio comunale di Pietra Ligure, della Lista Indipendente, che sta per presentare un’apposita Mozione consiliare, illustrante nel dettaglio la fondatezza dell’importanza storico-archeologica, del sito ove dovrebbe sorgere la nuova “fermata” FS; in essa si chiede che il Consiglio comunale deliberi di presentare opposizione allo stesso parere favorevole espresso dal Ministero. Inoltre, poiché bisogna andare “a tambur battente” ed avere “tempi certi”, la medesima Mozione verrà inserita in una apposita richiesta di convocazione del Consiglio comunale, presentata, a  termini di legge, con le firme dei consiglieri comunali di opposizione, che si dovrà svolgere, quindi, entro la fine di Ottobre: in tempo per presentare l’osservazione, se il Consiglio l’approverà.

Verrà chiesto, infine, un incontro al Ministero della cultura, a Roma, affinché possa essere espressa direttamente la necessità di una salvaguardia del sito stesso, per preservarlo dalla sua pressoché sicura distruzione.

Speriamo che, anche questa volta, come nelle due precedenti, il Consiglio comunale di Pietra Ligure sia unanime e compatto nel difendere la sua storia più antica, rappresentata dal sito archeologico della località “Corte”.

*Mario Carrara, consigliere comunale della Lista Indipendente per Pietra


GRUPPO CONSILIARE INDIPENDENTE

☆☆☆☆☆☆☆

Al Presidente del Consiglio comunale di Pietra Ligure

P

Mozione consiliare


La necessità che il Consiglio comunale di Pietra Ligure al fine di tutelare la zona di pregio archeologico della regione “Corte”, interessata dal progetto di spostamento a monte e raddoppio della linea ferroviaria, esprima il mandato di opporsi al parere favorevole al progetto espresso dal competente Ministero.

Il Ministero della Cultura – Direzione Archeologia, belle arti e paesaggio – Servizio V con nota del 22/9/2025, ha dato Parere favorevole, senza trovare nulla da eccepire, riguardo al progetto di spostamento a monte e raddoppio della nuova linea ferroviaria con l’ubicazione della nuova “fermata“, in località “Corte“, o “Corti“, a Pietra Ligure. Peccato che, proprio nella zona interessata dagli imponenti lavori ferroviari, siano stati rinvenuti, in passato, reperti come monete, mattoni, tegole, cocci di vasi, anfore, rovine, vestigia e tombe di interesse archeologico, risalenti all’epoca romana. Perché, quindi, il Ministero della cultura ha dato “parere favorevole“, senza fare alcun rilievo al progetto presentato? Se non ci pensa il Ministero della cultura a tutelare i beni storico-archeologici, chi lo deve fare? Tuttavia, è anche lecito pensare che lo stesso Ministero e la Sovrintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Imperia e Savona, che lo rappresenta sul territorio, debbano essere messi in condizione di effettuare le proprie valutazioni ed anche di non “eludere” le proprie competenze e responsabilità.

Ci si riferisce al fatto che, nonostante il punto concernente i “reperti archeologici rinvenuti in località “Corte“, rappresentasse un argomento essenziale delle mozioni presentate ed approvate dal Consiglio comunale di Pietra Ligure, in seguito, nella successiva fase di trasmissione degli atti conseguenti da parte dello stesso Comune agli Enti sovraordinati, sia mancata un’evidenziazione chiara e persuasiva circa il probabile interesse storico-archeologico di tutto il sito interessato. Cosa che diventa addirittura eclatante proprio nei confronti della Sovrintendenza. Infatti, nella nota agli Enti sovraordinati, inviata solo il 4 Agosto 2025 (ben oltre un mese e mezzo dopo lo svolgimento del Consiglio comunale del 16 Giugno 2025 sull’argomento e, per di più, all’inizio del periodo feriale del mese di Agosto), la medesima Sovrintendenza Archeologia, ecc. o il Ministero della Cultura, nemmeno erano stati ricompresi tra i soggetti destinatari della stessa nota. È stato solo in seguito alla segnalazione e sollecitazione scritta da questo scrivente gruppo consiliare, che il Comune di Pietra Ligure il 13 Agosto 2025, provvedeva ad inviare un’altra successiva nota “anche” alla Sovrintendenza, competente in merito per le province di Imperia e Savona. In essa, tuttavia, non si faceva alcun cenno, non una riga o, almeno, una parola, al problema “archeologico“, tale da porne in rilievo la sua evidenza; la nota si limitava, invece, ad uno scarno comunicato di tipo “burocratico“, cui erano allegati gli atti del consiglio comunale del 16/6/25 surrichiamato,
consistenti nella delibera, nella Mozione consiliare approvata e nel relativo verbale della discussione.

Davvero poco per poter suscitare o destare l’interesse del funzionario della Sovrintendenza che avrebbe dovuto leggere la nota medesima, il quale, per capirci qualcosa circa la competenza al riguardo da parte del proprio ufficio, avrebbe dovuto egli stesso “indagare“, leggendo tutti gli allegati, per convincersi della fondatezza delle argomentazioni portate.

Ora, sappiamo che il Ministero della Cultura, in data 16 Settembre 2025, prot. 22 Settembre 2025, ha espresso il suo “Parere
favorevole
” all’approvazione del progetto.

Parere favorevole” che, alla luce delle argomentazioni che ora verranno, via via esposte, si ha ragione di ritenere sia stato espresso in modo frettoloso e, forse, superficiale, senza quell’approfondimento doveroso che il progetto della nuova linea ferroviaria e delle sue infrastrutture nel territorio di Pietra Ligure avrebbe necessitato. Ciò, in quanto con i lavori della stessa nuova linea ferroviaria verrebbe sconvolto completamente l’assetto del sottosuolo dell’area interessata, ricco di importanti ritrovamenti archeologici, rinvenuti specialmente negli ultimi decenni, dei quali fu proprio la stessa Sovrintendenza ligure a darne atto con proprie pubblicazioni.
Ci si riferisce, in particolare, al libro uscito nel Settembre 1999, èdito dalla stessa Sovrintendenza, susseguente agli ingenti ritrovamenti archeologici derivanti dagli scavi fatti per la collocazione del metanodotto.

Infatti, in quella circostanza, oltre a molte tombe, macerie di muri di case, di strutture agricole e tracce di un agglomerato che testimonia una vita quotidiana attiva, era stato rinvenuto un numero così elevato di reperti da chiedere al Comune di Pietra Ligure che li “ospitasse” in un apposito magazzino, per il quale lo stesso Comune si sobbarcò per anni le spese della locazione.

E fu proprio il :Ministero per i beni e le attività culturali – Sovrintendenza Archeologica della Liguria“, per mano del dott. Bruno Massabò, di Mirella Marini Calvani, Sovrintendente della Liguria all’epoca degli scavi, e di Giuseppina Spadea, Sovrintendente reggente nel momento in cui il libro in questione fu dato alle stampe, nonché di altri funzionari archeologi, a redigerne il testo, ora divenuto importantissima “prova” inconfutabile dell’importanza storico-archeologica di tutta l’area della zona delle “Corte“, o “Corti“; la zona ove le nuove strutture ferroviarie dovrebbero essere realizzate.

Questo testo, di 324 pagine, si chiama: “Dalla villa al villaggio. Corti: scavo di un sito archeologico di età romana e altomedievale lungo il metanodotto del Ponente ligure“. Libro èdito dal: “Ministero per i beni e le attività culturali – Sovrintendenza Archeologica della Liguria – Quaderni della Sovrintendenza Archeologica della Liguria n⁰6“.

L’importanza dei ritrovamenti effettuati fu, addirittura, riconosciuta dalla SNAM, titolare del metanodotto, che, come la stessa Sovrintendenza attesta nella presentazione al libro, elargì un notevole contributo finanziario, decisivo per rendere possibile la sua pubblicazione.

Questo testo si colloca nel solco delle indagini archeologiche, compiute negli anni ’30 dal celebre archeologo ligure Nino Lamboglia, che già diede atto della scoperta di diverse tombe romane proprio nella Regione “Corte” di Pietra Ligure (Rivista Ingaunia ed Intemelia, Anno XVII, nn.1-4; Tombe ad inumazione a Pietra Ligure, in Rivista Ingauna ed Intemelia, n.XXVII, 1962, pag.78).

Ma è nel corso sia delle fasi propedeutiche, che in quelle dello scavo del metanodotto negli anni ’90, che si riscontrarono le più evidenti testimonianze di “vestigia” archeologiche nel sottosuolo delle “Corte“; tant’è vero che, per l’evidente ed innegabile importanza archeologica del sito, ancora la stessa SNAM finanziò la redazione di una “Carta delle zone a rischio archeologico” intercettate dal metanodotto.


Furono, quindi, individuati tre gradi di rischio, descritti nella relativa carta che ne seguì, con diverse colorazioni: 1) Alto rischio; 2) Medio rischio; 3) Basso rischio.

Sulla base dei risultati della carta del rischio archeologico citata, la Sovrintendenza di allora impose la deviazione del percorso del metanodotto, rispetto alla previsione del progetto originario, in quanto esso avrebbe intercettato proprio la zona considerata ad “alto rischio“; così
scrive,
testualmente, Bruno Massabò, a pag.5 della sua opera: “Dopo aver preso in esame la carta del rischio, la decisione della Sovrintendenza è stata quella di impedire, attraverso deviazioni di percorso, che il tracciato del metanodotto intercettasse le aree ad alto rischio”.

Quindi, la Sovrintendenza intervenne, con i propri poteri di salvaguardia, per impedire che il metanodotto, attraversando la zona “ad alto rischio“, facesse dei sicuri danni irreparabili. Cosa vuol dire: zona “ad alto rischio“? Ce lo spiega sempre Bruno Massabò a pag. 9 del testo citato: è zona “ad
alto rischio” quando sussiste un “rischio archeologico propriamente detto“, cioè: “quando le notizie accertate o il rinvenimento di reperti o di strutture archeologiche emergenti dal terreno indicano inequivocabilmente l’esistenza di un deposito archeologico“.

Significativa è la descrizione contenuta nella relativa scheda, che rende l’area in oggetto “ad alto rischio” archeologico, pag. 10, fig.1: “La zona è interessante per i risvolti toponomastici e per la vicinanza del sepolcro di Varè. Nell’area sono stati rinvenuti frammenti di tegoloni di epoca romana, oltre a monete del lll Sec. a.C. e di età imperiale; nel 1962, sono state, inoltre, rinvenute due tombe ad inumazione senza corredo. È, pertanto, probabile la localizzazione di un villaggio sviluppatosi in epoca romana, di cui il toponimo “Corti” testimonierebbe una sopravvivenza in età tardoantica o altomedievale“.

Quindi: nella zona “ad alto rischio archeologico” si reputa che nel suo sottosuolo sussistano, sicuramente, non solo vestigia o reperti archeologici, ma, addirittura, un villaggio di epoca romana.

E l’importanza della zona archeologica delle “Corti” è significativamente riportata a pag.15 dell’opera citata, ove si legge, testualmente: “L’interesse dei dati raccolti a “Corti”, riguardanti uno dei pochi siti minori di età imperiale ed altomedievale della Liguria occidentale fino ad oggi indagati scientificamente, era tale da richiederne la pubblicazione integrale“. Circa l’estensione delle ricerche archeologiche effettuate viene dato atto che essa non abbia ricompreso tutta l’area compresa tra i due torrenti, Maremola e Scalincio, bensì solo una sua parte marginale che, tuttavia è risultata bastante, vista l’importanza dei dati e degli elementi acquisiti a far ipotizzare l’interesse archeologico dell’integrità di tutto il sito; così a pag.15 sempre dell’opera citata: “…sono alcune delle ragioni che rendono particolarmente significativi i dati raccolti, benché la zona scavata non rappresenti che una parte, oltretutto periferica, del sito“.

Ad oggi, NON risulta che il sottosuolo di tutta l’importante zona archeologica di località “Corti” sia ancora stato fatto oggetto di una specifica campagna di scavo mirante ad una compiuta indagine archeologica; tuttavia, negli anni ’90 la presunzione dell’esistenza di un “deposito archeologico” bastò affinché, puntualmente, la Sovrintendenza intervenisse esercitando i suoi poteri di salvaguardia.

Oggi, invece, nonostante nel sito sussista sempre lo stesso “alto rischio” archeologico già accertato trent’anni fa, viene espresso parere favorevole ad un progetto che prevede la realizzazione, completamente su “impalcato“, di poderose opere di una linea ferroviaria e di una “fermata“, che avranno bisogno di imponenti strutture di sostegno, le quali, conseguentemente e ovviamente, stravolgeranno l’assetto del terreno e del sottosuolo, compromettendo per sempre la conservazione dei depositi archeologici esistenti.

Perché? Perché 30 anni fa la Sovrintendenza di allora intervenne per preservare la zona “ad alto rischio” archeologico dal passaggio del metanodotto (che pur interessava una parte marginale e ristretta di tutta l’area), imponendo la modifica del suo percorso ed oggi, invece, viene espresso il “nulla osta” al passaggio ben più impattante e devastante del nuovo tracciato ferroviario (che occupa pressoché tutto il comparto?).

Che dubbi possono sussistere, invece, circa il fatto che tutto lo stesso comparto, specie l’area “ad
alto rischio” archeologico debba ancora essere totalmente preservato?

Anche uno storico locale, il dott. Renato Rembado, in due sue pubblicazioni, “Mansione Romana (Pullopice) nel territorio di Ranzi“(Maggio 1988) e “La villa di Ranzi ed il suo territorio” (Dicembre 1996), richiamandosi anch’esso alle ricerche nella zona “Corte” di Pietra Ligure, effettuate, a suo tempo, dal Prof. Nino Lamboglia, pure, ne attesta la loro importanza storico-archeologica, anche confermata da tanti toponimi della stessa zona, di inequivocabile derivazione latina (N. Lamboglia: Topografia storica dell’Ingaunia nell’antichità, in Collana storica archeologica della Liguria occidentale, ll, 4, Albenga, 1933, pag.123, n.16,3), come ubicazione probabile di una “mansio” romana, una stazione di posta, alloggio, ristoro e cambio dei cavalli per i viaggiatori, che ivi facevano sosta durante il percorso della tortuosa via Julia Augusta.


Da tutto quanto documentato, riteniamo sia “prova provata” l’importanza sotto il profilo storico-archeologico del sito di “Corte o Corti” che, indubbiamente, rappresenta un patrimonio da preservare nei confronti della sicura, irreparabile distruzione che esso subirebbe se il progetto di spostamento a monte e raddoppio della linea ferroviaria fosse approvato e si attuasse.

Il “parere positivo” espresso si ritiene che possa essere ascritto anche alla naturale “rotazione” nel tempo dei funzionari ministeriali che, probabilmente, non erano a conoscenza di tali pubblicazioni oppure, se a conoscenza, non ne hanno valutato appieno l’importanza e la fondatezza.

Per tutto quanto sopra scritto, alla luce delle argomentazioni apportate, si ritiene di richiedere al Consiglio comunale di Pietra Ligure l’approvazione della presente Mozione, nel testo che segue:

Il Consiglio comunale di Pietra Ligure, preso atto del parere favorevole espresso dal Ministero della Cultura – Direzione Archeologia, belle arti e paesaggio – Servizio V, al progetto di spostamento a monte e raddoppio della linea ferroviaria, che va a ricadere interamente nella regione denominata “Corte” o “Corti”, al fine di salvaguardare la conservazione dei depositi archeologici inequivocabilmente colà esistenti, in quanto individuati in zone “ad alto rischio” archeologico, impegna il Sindaco e la Giunta a presentare osservazione di opposizione a detto parere favorevole.

Impegna, inoltre, il Sindaco e la Giunta a richiedere contestualmente un incontro urgentissimo con il Ministero della cultura, competente in merito, al fine di relazionare nel modo più approfondito possibile circa i motivi della stessa opposizione.

Ribadisce il concetto che se lo spostamento a monte debba essere effettuato, esso debba farsi in posizione ancora “più a monte” rispetto alla attuale progettazione, comunque in posizioni esterne alle presenze archeologiche.

Rileva, in ogni caso, che, oltre allo spostamento a monte della linea, potrebbero, tuttavia, sussistere anche soluzioni alternative, molto meno dispendiose e più fattibili, che garantirebbero i livelli di collegamento “metropolitano” dei treni, col mantenimento delle attuali stazioni, anche tramite lo studio di innovative soluzioni tecniche di interramento, in tutto od in parte, dell’attuale linea ferroviaria; rileva, infine, che la rimessa in opera dei binari di incrocio e precedenza sulla linea FS attuale, presso ogni stazione esistente, eliminati sconsideratamente negli anni scorsi, potrebbe parimenti risolvere i problemi di scorrimento in velocità sulla linea ferroviaria stessa, garantendo l’efficienza del servizio.

Pietra Ligure, 10 Ottobre 2025

Mario Carrara. Daniele Negro. Gianni Orsero


La regione “Corti” o “Corte”: in foto e sulla mappa catastale


M.Carrara

M.Carrara

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