Non si fa in tempo a pensare una riflessione o un pensiero, che già è superato dagli eventi e da interventi del circo mediatico, non interessato non verità «fattuale», ma all’interesse rappresentato.
di Paolo Farinella, prete
Il 7 ottobre 2025, a due anni pieni dall’eccidio da parte di Hamas e complici di 1.194 morti ammazzati israeliani e circa 250 sequestrati e tenuti in ostaggio, di cui, forse, solo 30 ca. sono ancora vivi. Israele ha risposto con qualche giorno di ritardo, occupando, da due anni, la Palestina e trucidando, oltre 67 mila persone, in gran misura bambini e donne e oltre 167 mila feriti, tra cui moltissimi mutilati.
Hamas, per oltre due anni, ha preparato il «progrom» che ha chiamato «Operazione Diluvio di al-Aqsa» (la moschea sulla spianata dell’ex tempio di Gerusalemme). Il diluvio arrivò dal cielo con alianti silenziosi, da terra e dal mare, prendendo possesso di alcuni kibbuzìm come Nir Oz e Kfar Aza e assaltando anche un festival musicale con circa 3.000 giovani, facendone scempio e orrore. Non c’è scampo per alcuno: le testimonianze parlano di stupri delle donne, pianificati come attacchi armati; uccisione feroci di bambini e bambine senza alcuna pietà, secondo le regole d’ingaggio delle guerre del II millennio a.C. e codificati nella Bibbia, come si
legge nel profeta Osea e nei salmi: «Periranno di spada, saranno sfracellati i bambini; le donne incinte sventrate» (Os 14,1); «Beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li sfracellerà contro la pietra» (Sal 137/136, 9).
Come è possibile che i servizi segreti israeliani (Mossad e Shin Beth), i più temuti nel mondo, non si siano accorti di nulla e, addirittura, sono giunti sul posto dopo 7 ore e più. Gli assassini di Hamas hanno potuto agire con comodo e sena fretta. Qualche sospetto viene spontaneo, alla luce delle dichiarazioni di alcuni ministri del governo: il sacrificio di pochi è per la salvezza del popolo ebraico.
Questa è la cultura millenaria del Medio Oriente antico, che non ha ancora superato il concetto di «vendetta» come strumento di salvaguardia dell’onore offeso. Di questa coltura fanno parte ebrei, cristiani e musulmani, ma con sviluppi e storie diversi. Il vangelo capovolge la prospettiva: «Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, se mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette». Ebrei e musulmani, invece, prendono alla lettera, senza contestualizzarla, la legge mosaica del Levitico: «Se uno farà una lesione al suo prossimo, si farà a lui come egli ha fatto all’altro: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; gli si farà la stessa lesione che egli ha fatto all’altro» (Lv 24,19-20).
Nel «genocidio» di Gaza, (così qualificato dalla «Conference room paper» della Commissione Onu sui territori occupati da Israele, istituita dal Consiglio dei Diritti Umani ONU, maggio 2021), gli atti dopo al 7 ottobre 2023, sempre secondo la Commissione internazionale ONU, si pongono in continuità esponenziale
con la realtà dei decenni precedenti. La Corte Penale Internazionale (CPI) ha chiesto gli arresti per crimini di guerra, genocidio e stragi tutti i responsabili di Hamas (molti sono stati uccisi da Israele), il capo del Governo israeliano Benjamin Netanyahu e alcuni suoi ministri.
L’accesissima discussione se chiamare «genocidio» l’orrore di Gaza, fino al 3 ottobre riservato agli Ebrei deportati dal nazifascismo e uccisi nei formi crematori in quanto ebrei (comunità etnica) non in quanto nemici, a me sembra aleatoria e strumentale. Come fece il nazifascismo, il governo israeliano nel rispondere al massacro terrificante del 7 ottobre, ha dichiarato (molte volte ribadito da ministri in carica) di volere eliminare tutti i palestinesi e impossessarsi delle terre. Quasi tutti, tranne pochi storici, si limitano alla cronaca e danno giudizi di comodo fuorvianti. Dopo la «Shoàh» ebraica (1938-1945), gli Ebrei avevano diritto di tornare in quella terra, da dove furono espulsi per volontà di Tito nel 70 d.C. da Gerusalemme e nel 135 d.C. dall’imperatore Adriano da tutta la Palestina. L’esilio degli ebrei, durato 1813 anni ca. fino alla
risoluzione N. 181 del 1947, con cui l’Onu riconobbe il diritto degli Ebrei di tornare in Palestina. Quasi tutti dimenticano che gli Arabi sono sempre rimasti lì, con Gerusalemme capitale religiosa, riconosciuta anche da Maometto che diede origine alla «Umma», il Musulmanesimo, all’inizio del sec. VII d.C.
La risoluzione dell’Onu, che prevedeva la divisione della Palestina in due stati coabitanti, fu accettata dagli ebrei, ma rifiutata da tutti i paesi arabi.
Fin dalla sua costituzione (14-05-1948), il nuovo Stato di Israele ha sempre cercato di estromettere gli arabi palestinesi e impossessarsi di tutta la Palestina. Guerre e terrorismo, da entrambe le parti, hanno costellato gli ultimi 77 anni, alimentati da religione e odio, contrapposti, tranne lodevoli eccezioni (locali
o anche personali). Il territorio fisico di tutta la Palestina è stato inquinato fin nelle falde più profonde.
Non basteranno 100 generazioni per la bonifica, ma un lento lavoro di «ago, filo, pazienza e lungimiranza», se si vuole una pace stabile, altrimenti sarà la «pace eterna», auspicata da Donald Trump.
Se non si tiene conto del contesto storico che ci porta all’oggi drammatico e sconvolgente, nessuna soluzione sarà risolutiva,
ma sarà solo un pannicello tiepido per un breve tempo. Israele deve rinunziare agli insediamenti e i Palestinesi, che devono vivere in un unico territorio continuo, senza barriere intermedie, devono essere
anche risarciti materialmente e moralmente. Occorrono due profeti, uno ebreo e uno palestinese che inizino a costruire una scuola materna, posta sul confine dei due Stati, con le porte aperte sui due lati, senza più insediamenti, e da lì cominciare una nuova avventura, dove la scuola e i giochi non sono più improntati all’odio del vicino, ma al recupero comune della terra, quella terra che è santa per tre religioni e coinvolgono, all’incirca, 4 miliardi e 16 milioni di persone, cioè la meta del genere umano.
Dopo quasi due anni di impotenza che ha ammutolito il mondo intero, in assenza di qualsiasi sprazzo di politica, tutta protesa a cercare vantaggi per sé e la propria parte, nel declino senza fine degli Usa, accelerato da Trump in modo irreversibile, è stata sufficiente una manciata di persone da tutto il mondo (500 persone, per lo più giovani, ma non solo) che, sciolte le vele dell’Indignazione, del Diritto e della Libertà, si sono dirette verso Gaza, senza chiedere permesso a nessuno. Azione sufficiente per destabilizzare tutti i governi occidentali e i Paesi arabi, muti come pesci in barile e annoiati dal «problem» di Gaza.
Con la Global-Sumud/Resistenza Flotilla, sono scese nelle piazze di tutto il mondo milioni e milioni di persone, non rappresentati da alcuno, ma solo dalla propria coscienza, e dall’orrore di trovarsi davanti alla domanda di figli e nipoti.
Quando il governo di Israele decise di sterminare del tutto il Popolo palestinese e Hamas e i suoi complici di distruggere lo Stato ebraico, davanti ai forni crematoi all’aperto dove si eliminavano bambini e bambine, donne stuprate e vilipese, tu, papà, mamma, nonni, fratelli e sorelle adulti, dove eravate?
Le piazze gremite di gente colorata e di tutte le idee politiche e religioni, si sono trovate unite nel segno di Gaza e della Cisgiordania, ma anche nel segno di Israele che – si direbbe coscientemente
e con metodo – stia incrementando l’antisemitismo, confuso quasi sempre con l’antisionismo. Le piazze colme e straripanti di vita, unico atto polito internazionale degli ultimi 25 anni, con la sola loro presenza stanno cercando di salvare Israele da se stesso e dal suo delirio di distruzione e il Popolo palestinese, scelto come capro espiatorio di questo momento storico per gli enormi interessi, come il gas naturale a Km 37 dalla spiaggia del mare di Gaza.
Il 7 ottobre 2023 segna il confine della Civiltà e dell’esistenza stessa dell’Occidente, delle Religioni e delle sorti del mondo intero e ciò per merito di un gruppo disarmato che Israele incarcera, ne calpesta ogni diritto elementare, ma restando impigliato nel suo delirio di onnipotente suprematismo. Sì, Israele
è apparso sfacciato e tracotante perché nudo davanti al mondo che lo ha isolato nel suo nuovo «ghetto» invisibile, ma feroce, perché gli sarà impossibile uscirne, se non si converte alla Giustizia e alla convivenza con il Popolo palestinese che deve riconoscere come proprio fratello, figli di Abramo che li ha generati da Sara (Ebrei) e da Agar (Palestinesi). Dio benedica i profeti e accechi i superbi guerrafondai e affaristi. Sorga per il mondo intero il giorno nuovo che possa vedere il messaggio della Global Sumud Flotilla che è lo stesso del Salmista: «Amore e Verità si incontreranno, Giustizia e Pace si baceranno» (Sal 85/84, 11). Per sempre.
Paolo Farinella, prete
NB: In questo tempo, in silenzio e senza grancassa, San Torpete si è mobilitato per portare sollievo a chi è assediato per fame e sete,
impedito dall’esercito israeliano di potere avere un tozzo di pane e un bicchiere di acqua. Ho conoscenze dirette in Israele e tra i
Palestinesi che possono garantire l’arrivo di aiuti in denaro, senza passare attraverso alcun controllo israeliano.
GAZA: Fino ad ora, abbiamo inviato, come da schema seguente € 7.000,00 come segue: Bonifici effettuati:
1. Il 30-12-2024: Bonifico di € 2.000,00 (dalle casse della parrocchia a nome di tutti).
2. Il 17-09-2025: Bonifico di € 1.000,00
3. Il 23-09-2025: Bonifico di € 1.000,00
4. Il 25-09-2025: Bonifico di € 1.000,00
5. Il 03-10-2025: Bonifico-1° € 1.000,00
6. Il 03-10-2025: Bonifico-2° € 1.000,00
Totale bonificato: € 7.000,00 (fino ad ora). In cassa restano: € 350,00. Chi volesse contribuire ad aiutare la popolazione di Gaza e la Cisgiordania, territori occupati e «insidiati» dai coloni israeliani,
che stanno devastando tutto, può farlo, sapendo che ci serviamo di un canale sicuro di amici personali di Paolo Farinella, prete a
Gerusalemme, via Custodia di Terra Santa, a loro volta amici del Patriarca Pierbattista Pizzaballa, mio professore di ebraico
allo Studium Biblicum di Gerusalemme.
Usare il seguente Iban, a condizione che si scriva la causale: per GAZA e si comunichi la propria e-mail a paolo@paolofarinella.eu per la contabilità e registrazione contabile.
IBAN: IT61C0306909606100000112877 (per chi vive fuori Italia: CODICE BIC: BCITITMM) intestato a Parrocchia S.M.
Immacolata e San Torpete.