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Liguria e Basso Piemonte

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Una giornata di studi urbanistici a Genova: ‘poteri forti’ e politica debole ma i funzionari che valutano le operazioni immobiliari nell’anonimato sono…


L’archietto imperiese Roberto Amoretti è stato invitato come relatore ad una giornata di studi urbanistici a Genova. Tra le sue citazioni quella del prof. Pierangelo Mazzoni, estimatore ed amico di una altro grande docente universitario Roberto Lucifredi, deputato della Repubblica per la Democrazia Cristiana. Trucioli.it ospita l’intervento di Amoretti.

di Roberto Amoretti

Roberti Amoretti è laureato in architettura (votazione 110/110). Titolo Tesi: Per una pianificazione territoriale ambientalmente orientata
(contributo al P.T.C.P. in fase di formazione da parte di Regione Liguria).
Caso di studio: territorio imperiese

Genova (26 settembre 2025). Gli aspetti sociologici e antropologici nelle trasformazioni territoriali: cambiamenti fisici (e percepibili) di un’area geografica, causati da processi naturali (movimenti tettonici, erosioni…) e antropici.
Le modificazioni portate dall’uomo al territorio naturale hanno una storia antica (antica quanto l’uomo) e sono intimamente connesse alle dinamiche sociali, economiche e politiche della comunità che su un determinato territorio cresce (vivendo nel ponente ligure, dove quasi ogni metro quadro, dal mare alla vetta delle montagne, è stato
modificato nel tempo da una presenza antropica continua di più di diecimila anni, questo concetto mi è molto familiare…).
Grazie alla notevole “inerzia storica” del territorio stesso, è possibile capire molte cose delle comunità che, nel tempo, hanno vissuto in un determinato territorio (traendo sostentamento dal territorio stesso). Questa forte connessione tra aspetti fisici del territorio antropizzato e storia della comunità che su di esso ha progredito fa si che lo studio delle trasformazioni territoriali sia, per forza di cose, multidisciplinare e interdisciplinare.
Questa interconnessione tra ricerca storica e scienze geografiche è abbastanza recente (prima ognuno curava il suo orticello e la storia delle città e dei territori era soprattutto una storia “avvenimentale”, slegata dalle dinamiche socio-politiche) e dobbiamo soprattutto al lavoro di MARC BLOCH (1886 – 1944) e degli storici francesi della rivista “Annales d’histoire économique et sociale”, da lui fondata, questo nuovo approccio alla lettura delle trasformazioni territoriali.
In Italia l’eredità di Bloch viene raccolta da EMILIO SERENI (1907 – 1977), personaggio straordinardio, che definire “storico” è sicuramente riduttivo: ebreo e comunista (!), conosce più di dieci lingue: tedesco, inglese, francese, spagnolo, russo, greco, ebraico,
arabo, cinese, giapponese (oltre al latino, l’yddish e l’aramaico). Attivo nella Resistenza, dopo la Liberazione fu eletto nella Assemblea Costtuente e fu due volte ministro (PCI) nei governi di Alcide De Gasperi. Nella sua opera più conosciuta, “Storia del paesaggio agrario italiano”, analizza i cambiamenti territoriali nel nostro paese nel corso dei millenni, dai greci al secolo scorso, usando con maestria gli strumenti dello storico, dell’economista, del sociologo, dell’antropologo e dello storico dell’arte.
La sua intuizione di paesaggio rurale come “paesaggio costruito”, da studiare, approfondire e rispettare in quanto risultato di processi socio-economici secolari e del lavoro corale di un’intera comunità, è un concetto che ancora oggi fatica ad affermarsi, in un contesto dove l’ambientalismo di maniera (viva il bosco “naturale” abbasso il
pascolo) è ancora maggioritario. Bisognerebbe mettere in discussione (e superare) il concetto di “vincolo”, inteso come mera “conservazione” che, in un territorio completamente “artificiale” (conforme all’arte, per usare le parole di Goethe) come il nostro, è assolutamente insufficiente: è il lavoro di una comunità viva e presente che fa vivere un territorio, non certo un decreto di vincolo…
E’ assolutamente necessaria una forte presa di consapevolezza Politica (P maiuscola) per dare alle Comunità che sul Territorio vivono (e che sono il vero PRESIDIO e l’autentica TUTELA DEL TERRITORIO) nuovi modelli di sviluppo (dagli ultimi atti
normativi emessi, il Governo attuale sembra avere altre idee, speriamo ci ripensi…).
Il contributo delle idee di Sereni all’elaborazione del testo costituzionale si intuisce chiaramente nell’art.42 Cost.: “La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati. La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.”
Questo è l’articolo della Costituzione che interessa maggiormente noi operatori delle trasformazioni urbane e territoriali, ed è (o meglio dovrebbe essere) il cardine dell’articolazione normativa urbanistica italiana. Ho avuto la fortuna di seguire il corso di Diritto Urbanistico tenuto dal prof. PIERANDREA MAZZONI (1939 – 1988) alla facoltà di Giurisprudenza in via Balbi (qui vicino) nel lontano 1983 (lezioni affollatissime, seguite da studenti affascinati dalla sua didattica folgorante e innovativa, ricordo tra i suoi studenti i più autorevoli esperti di diritto urbanistico in Italia). Svariate volte il prof. Mazzoni citò questo articolo, sottolineandone la sua forza quasi rivoluzionaria: la Legge (e a cascata gli strumenti pianificatori) determina i modi di acquisto, di godimento e i LIMITI della proprietà privata, allo scopo di assicurarne la sua FUNZIONE SOCIALE,
quindi parte del profitto delle operazioni immobiliari (attraverso gli oneri di urbanizzazione) deve essere utilizzato per realizzare opere di interesse generale e migliorare la qualità della vita dell’intera società.
Questa norma costituzionale sembra dimenticata oggi, laddove i “poteri forti”, utilizzando concetti ambigui come “snellimento” e “semplificazione”, mirano semplicemente ad ottimizzare il profitto delle operazioni immobiliari, comprimendo la FUNZIONE SOCIALE indicata dalla COSTITUZIONE (vedi recenti “problematiche”
dell’ufficio Urbanistica del Comune di Milano).
Non voglio farne una questione partitica, non è questione “di destra o di sinistra” (direbbe Gaber…), ma semplicemente intendo dire che purtroppo l’attuale politica (p minuscola) è debole e spesso confonde la sommatoria degli interessi dei singoli cittadini (o dei gruppi organizzati) come interesse collettivo. La politica è debole, ma i funzionari pubblici che valutano le operazioni immobiliari (e operano nell’anonimato) sono molto forti…
A tal proposito mi viene in mente una frase ad effetto che il prof. Mazzoni amava dire ai suoi studenti: “io farò di voi dei miliardari, se a qualcuno interessa, oppure dei fedeli servitori dello Stato e dell’interesse pubblico”.

Io ho provato a percorrere la seconda opzione…
Roberto Amoretti


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