Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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L’Italia dei Lavori pubblici e ordinaria inefficienza. Unica nazione con interventi lunghi e costosi. Risultato? Peggiorare i servizi. Ci sono esempi da guinness


Ai politici italiani non interessa confrontarsi sulle soluzioni migliori per risolvere o almeno mitigare il problema del traffico (competenze di cui, in genere, sono del tutto digiuni), ma contrapporsi per principio a qualunque proposta avanzata dagli avversari.

di Massimo Ferrari* 

Quelli di piazzale Caiazzo provocano ingorghi in tutta la zona della stazione Centrale come non si vedeva da anni. La metropolitana verde è stata finalmente riaperta, ma la circolazione procede a velocità ridotta, perché non c’è stato tempo di fare le dovute verifiche.

Altrove va anche peggio: in Val Camonica la ferrovia ha riaperto dopo mesi di interruzione, ma i tempi di attesa ai passaggi a livello sono aumentati fino a 15 minuti. E lo stesso avviene in Puglia, dove un’ambulanza è rimasta bloccata davanti alle sbarre con rischi per i soccorsi al paziente.

L’Italia sembra l’unica nazione in cui si fanno interventi lunghi e costosi col risultato di peggiorare i servizi. Non penso tanto alle grandi opere (Terzo Valico, linea veloce Napoli – Foggia ed altro ) che, alla fine, dovrebbero pur produrre qualche importante risultato positivo. Ma l’applicazione sistematica del sistema ERTMS, anche su linee locali, dove non c’è la necessità di aumentare le frequenze dei treni, a che serve? Ad aumentare la sicurezza, argomento tabù cui tutti si prostrano senza capirci granché’? O forse più semplicemente a spendere nei tempi pattuiti i fondi del PNNR?

E con la durata dei cantieri, aperti, ovviamente sospendendo il servizio, viene da domandarsi se per caso il gruppo FS non stia testando una nuova strategia. Visto che le linee secondarie o anche semplicemente poco redditizie (ossia la grande maggioranza della rete) non si possono chiudere senza sollevare una levata di scudi, come avvenne in passato, perché non limitare l’erogazione del servizio ai soli momenti di punta: dal lunedì al venerdì nei mesi scolastici e di sensibile presenza pendolare. Niente treni in estate, nei fine settimana, alla sera dopo le 20.00. Celandosi dietro la necessità dei cantieri ed il totem della sicurezza. E la crescente domanda turistica? Beh a quella ci penserà Fondazione Fs con poche corse a calendario proposte a prezzi talvolta esorbitanti.

Però bisogna riconoscere al gruppo diretto dal CEO Donnarumma un minimo di serietà nel rispettare i tempi pattuiti per i lavori, almeno sulle tratte più sensibili. Ma, se i treni sono tornati a correre tra Milano e Genova, dopo settimane di penosi trasbordi causa indisponibilità del ponte sul Po, adesso è la Torino – Savona ad essere interrotta da cantieri tra Fossano e Mondovì. Come, del resto, accade qua e là attraverso l’intera Penisola. Solo per fare un esempio tra i tanti, neppure si è certi che la ferrovia della Valsugana (Trento – Bassano del Grappa), interessata da lavori di elettrificazione che si protraggono da mesi, riaprirà in tempo per le Olimpiadi Invernali Milano – Cortina 2026, che calamiteranno nel Triveneto migliaia di visitatori.

Come nel caso della funicolare di Biella, che saliva fino al borgo storico del Piazzo e che il sindaco ha deciso di chiudere, non riuscendo ad ovviare ai frequenti guasti. E senza sapere a quale forma di mobilità alternativa ricorrere, visto che i soliti bus sostitutivi arrancano sulle strette viuzze in pendenza, rischiando di incastrarsi tra le case, mentre i commercianti si lamentano per la perdita di incassi. Stesso scenario a Colle di Val d’Elsa, dove sono stato qualche giorno fa. L’imponente ascensore realizzato nel 2006 per collegare la città bassa al centro storico sopraelevato è fermo da ben cinque anni, Problemi tecnici? Ma quali? O mancanza di fondi per la manutenzione? Non è dato sapere. E casi analoghi si incontrano in molte altre cittadine del centro Italia.

Basterebbe fare un confronto con i grandi centri commerciali, che pure sono dotati di parecchi ascensori, scale mobili o tapis roulant, sempre funzionanti o, quando necessario, riparati nel giro di poche ore. E allora, perché sistemi analoghi presenti nelle metropolitane restano fermi a volte per mesi, senza che si vedano operai al lavoro? Facile dedurre che nel primo caso gli impianti automatici portano clienti che altrimenti diserterebbero le attività commerciali, mentre nel secondo caso viaggiano utenti che non producono utili e si lamentano a prescindere. Per cui, quando i conti del comune o del gestore sono in rosso, la prima cosa che si taglia sono i costi di manutenzione. Almeno si risparmia? Non è dato sapere, visto che, tra gare d’appalto e relativi ricorsi, spesso si riesce soltanto a peggiorare la situazione finanziaria.

Per la verità, pure dove gli introiti da pedaggio sono cospicui e l’importanza dei collegamenti è di prim’ordine, come nel caso dei grandi itinerari stradali transalpini, c’è poco da stare allegri. Prendiamo il traforo del Monte Bianco, opera grandiosa inaugurata sessant’anni fa dal generale De Gaulle e dall’allora Presidente Saragat, ma già da tempo invecchiata (male, dopo il tragico incendio del 1999), al punto di imporre mesi di completa chiusura in ogni stagione autunnale per dieci anni.

Il 31 luglio sono andato nell’Alta Savoia in auto. Prezzo dei pedaggi da Milano a Chamonix 85 euro (26 di autostrada fino ad Aosta, 59 per il traforo). Al ritorno i pannelli luminosi in territorio francese segnalavano un’ora e mezza di coda (in salita) per imboccare il tunnel. Non se ne parla neppure. Meglio effettuare la lunga, ma gradevole deviazione attraverso il Vallese elvetico ed il passo del Sempione. Parecchi chilometri in più, ma senza code, al prezzo di soli 8 euro (autostrada da Arona a Milano). Senza nemmeno acquistare la vignetta svizzera, visto che lo stato di manutenzione delle vie cantonali è ottimo e non fa rimpiangere l’autostrada parallela.

Ma la Confederazione è un paese benestante e ordinato, dove in genere i cittadini nemmeno conoscono i nomi dei consiglieri di stato (l’equivalente dei nostri ministri) che siedono a Berna, ma sono pronti a sfiduciarli quando incorressero in qualche irregolarità. Da noi, invece, abbondano i politici, anche di quarta fila, che si sentono in dovere di pontificare sugli equilibri internazionali  (questioni sulle quali non hanno nessuna influenza e, quindi, la benché minima responsabilità), ma, quando si tratta di entrare nel merito di scelte di loro competenza, si accapigliano tra proclami populisti e proposte demagogiche.

La nuova sindaca di Genova, Silvia Salis, ha (giustamente, a mio parere) rimesso in discussione la scelta dello Skymetro in Val Bisagno, sostenuta dalla precedente amministrazione. In cambio, però, non è chiaro quali siano le soluzioni alternative. Per ora sembra sia stato affidato uno studio al Politecnico di Milano per vagliare un diverso approccio ai problemi di mobilità del capoluogo ligure (soluzione che, però, andava pensata e proposta prima di affidarsi al giudizio degli elettori). Ora – è facile prevedere – si perderanno mesi per poi sentirsi proporre l’unica cosa cui gli amministratori di ogni colore rifuggono con terrore: introdurre efficaci disincentivi al traffico privato (non semplici strisce gialle che nessuno rispetta) e rendere appetibile il trasporto pubblico. Ossia pagare lo scotto di una temporanea impopolarità per poi raccogliere i risultati più avanti.

A Firenze le giunte di centro sinistra – caso raro in Italia – ha avuto questo coraggio con la realizzazione di una moderna rete tranviaria ancora in fase di espansione, nonostante le proteste degli avversari politici che continuano a sostenere l’idea alternativa di una metropolitana sotterranea (con quali risorse economiche? Con quali difficoltà tecniche nel sottosuolo rinascimentale fiorentino?). In compenso a Pescara sono il sindaco ed il governatore di centro destra a dover difendere la realizzazione della filovia in sede riservata (lungo il precedente sedime ferroviario), ritardata per anni dai ricorsi e contestazioni di sedicenti associazioni ambientaliste (contro veicoli a trazione elettrica!).

A Verona il sindaco Pd Tommasi porta avanti (lentamente, come da prassi nazionale) una nuova rete filoviaria, mentre a Lecce esponenti dello stesso partito attaccano violentemente la scelta della sindaca FdI Poli Bortone di aver puntato sul filobus, da loro ritenuto un veicolo tecnologicamente superato. Esempi, tra i tanti, che dimostrano come ai politici italiani non interessa confrontarsi sulle soluzioni migliori per risolvere o almeno mitigare il problema del traffico (competenze di cui, in genere, sono del tutto digiuni), ma contrapporsi per principio a qualunque proposta avanzata dagli avversari. Senza neppure curarsi delle palesi contraddizioni in cui incorrono. Tanto i cittadini elettori, spesso altrettanto superficiali e faziosi, neppure se ne accorgeranno.

Massimo Ferrari 

(Presidente UTP/Assoutenti)


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M. Ferrari

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