Sei giorni del mese di agosto, i più affollati in Riviera. Tutti in spiaggia gioiosi, abbronzati, ‘rinchiusi in scatole di sardine’. Nervi messi a dura prova sulle strade e caccia al parcheggio.
C’è tuttavia una sana e intelligente alternativa nel ponente savonese consigliati da Trucioli.it. Rilassarsi al Rifugio di Pian delle Bosse (Monte Carmo). 40 minuti a piedi dalla frazione Verzi.
ECCO IL PROGRAMMA E LE ISTRUZIONI
Anche Wikipedia, come quasi tutti i siti internet, riporta: il monte Carmo di Loano (U Carmu in ligure) è una montagna delle Alpi liguri, nella sottosezione delle Prealpi Liguri, alta 1.389 m s.l.m.. In realtà, come riportato da Trucioli.it il 12 febbraio 2015 (vedi…..) “….la maestosa montagna, ricca di scorci da cartolina, è suddivisa tra 6 comuni. Bardineto è proprietario della vetta, contrastando per poche centinaia di metri Giustenice, mentre nel territorio di Pietra Ligure si trova il rifugio Pian delle Bosse, assai frequentato, grazie alla buona cucina di una giovane coppia e ai lavori di ampliamento e migliorie dell’ospitalità eseguiti dal Cai di Loano”.
Ebbene sono trascorsi già 40 anni da quando il giornalista Luciano Corrado scriveva prima su La Settimana Ligure, poi su La Gazzetta del Popolo, il Cittadino di Genova, La Gazzetta del Lunedì, infine sul Secolo XIX, che per Loano sarebbe stata un’attrazione ed un’opportunità turistica unica nel ponente ligure e non solo (tenuto conto delle straordinaria conformazione della natura). Cioè realizzare una seggiovia. Ora meglio la Cabinovia. Partenza nei pressi della frazione Verzi (con necessità di adeguato parcheggio) e arrivo a Pian delle Bosse. O poco oltre. Un richiamo con successo garantito, visto che almeno per 11 mesi all’anno il clima aiuta e si può godere l’atmosfera dell’alta quota con lo spettacolo del mare e della costa. Immersi nel verde e colori di madre natura. L’avanzare del bosco laddove c’era terreni lavorati e prati per il fieno. Non era difficile prevedere (vedi caso Sanremo) che avrebbe trasportato non meno di un milione e più persone e che l’investimento finanziario potrebbe essere ripianato nel termine di 15-20 anni. Diciamo la normale durata di un mutuo.
Un investimento in conto capitale che avrebbe fruttato a Loano e nei comprensori della zona, l’afflusso di turisti e non solo, dei residenti giovani e meno giovani, per una straordinaria alternativa, un diversivo, ai lungomare e ai centri storici. Lontani dagli inquinanti gas di scarico dei motori. Purtroppo nessuna amministrazione comunale, né schieramenti politici, o associazioni di categoria, ha ritenuto che il progetto era attuabile e avrebbe rappresentato una insuperabile e duratura svolta, per l’economia loanese, e per le cittadine e paesi attigui. Infatti dove c’è un seggiovia o cabinovia in funzione è sinonimo di successo, posti di lavoro, rilancio e ricadute nel tessuto commerciale e ricettivo.
LA STORIA DELLA FUNIVIA DI SANREMO- Un nuovo progetto presentato in Comune vorrebbe valorizzare con un rinnovo completo tutti gli impianti della vecchia ed abbandonata funivia Sanremo-Monte Bignone. Collegava il centro cittadino con il monte Bignone (la vetta più alta del Comune). Aveva due fermate intermedie: la prima presso il campo da golf, in località San Giacomo, e la seconda nella frazione di San Romolo, poco distante dal prato. Attiva dal 1936 al 1981, fu uno dei principali impianti funiviari italiani, conosciuto anche a livello mondiale grazie ai record di cui ha potuto godere per molto tempo: con i suoi 7.645 metri era la funivia più lunga del mondo e nell’ultima tratta vi era una campata sospesa tra due piloni di ben 1.742 metri, anch’essa al tempo la più lunga del mondo. Il progetto presentava soluzioni tecniche innovative, tanto che ha costituito la base per futuri impianti.
Nel 1928 l’allora podestà di Sanremo, Pietro Agosti, per valorizzare ulteriormente la città, pensò alla costruzione di Sanremo Vetta, un villaggio turistico sulla cima più alta del Comune, collegato al mare da una funivia. Nonostante la sua tragica morte, nel 1930, il progetto proseguì e nello stesso anno la CIF (Compagnia Italiana Funivie) presentò al Comune il progetto di una funivia in tre tronchi (Sanremo-Campo Golf, Campo Golf-San Romolo, San Romolo-Bignone Vetta), una concezione molto avveniristica per l’epoca, che diventerà la base per altri impianti negli USA. L’accordo prevedeva che il Comune trasferisse alla CIF 6 milioni di lire dell’epoca come contributo spese e i terreni per la costruzione degli impianti e portasse l’acqua corrente fino a Bignone (indispensabile per il villaggio); la CIF, contemporaneamente, si impegnava a gestire la funivia per 25 anni e a versare al Comune il 25% degli incassi lordi (che nel 1961 sarebbero stati pari a circa 72 milioni di lire dell’epoca). Ben presto nacquero i primi contrasti tra il Comune e la CIF, con conseguenti ritardi ed aumento dei costi. Solo il 28 ottobre 1936 la funivia poté essere inaugurata (vedere il filmato dell’Istituto Luce disponibile su youtube) ed entrò in servizio regolare il 1º luglio 1937.
I contrasti tra il Comune e la CIF, però, continuarono (e sarebbero durati per tutto il tempo della gestione privata): l’acquedotto a Bignone non era ancora arrivato ed il ristorante nella stazione di arrivo era costretto a funzionare senza l’acqua corrente. Nonostante tutte queste avversità, il bilancio al 1940 risultò essere in positivo, se, ovviamente, non si contano gli ammortamenti delle spese di costruzione. il 1961 trasportò ben 1.033.428 passeggeri di cui 450.170 (il 43,6%) a Bignone Vetta. Fu un vero successo, considerando la portata oraria di 80 passeggeri per ciascun senso.
Il 27 settembre 2023 è stato presentato lo studio di fattibilità per la ricostruzione della funivia, con progetto donato dal consorzio ANCE in occasione del suo 10º anniversario. L’impianto, monofune, partirebbe dal campo da golf (dove verrebbe realizzato un parcheggio di interscambio) e sarebbe suddiviso in 2 tronconi: Campo Golf-San Romolo e San-Romolo-Monte Bignone. Il primo troncone suddiviso in due tratte equidistanti, con una sosta in località Primi Pini, in modo da contenere le escursioni del contrappeso realizzato mediante un tensionamento idraulico. L’infrastruttura, pur ricalcando il tracciato della storica funivia, non utilizzerà i vecchi impianti (troppo vetusti per essere rimessi in funzione) ed è studiata per ridurre al minimo l’impatto sulle aree attraversate. Il costo totale per la nuova funivia è di 10 milioni ed il tempo stimato per i lavori è di 6 mesi.
Esiste dunque la volontà di ricostruire totalmente gli impianti con cabine moderne di ultima generazione pensando anche come avrebbero agito subito, se si fossero trovati in una simile circostanza, i comuni della confinante Costa Azzurra pensando alla possibilità di portare in vetta i turisti evitando i mezzi privati. L’assessore ai lavori pubblici della città dei fiori, Donzella, si è recato in esplorazione (2024) in trentino presso il Comune di Mezzocorona, ricco di impianti funiviari per vedere i progetti (su invito di Ance Imperia) affermando che “il turismo è in crescita e i costi di gestione contenuti. Speriamo nel finanziamento del ministero“. I nuovi impianti sarebbero dotati anche del recupero di energia generato dalle cabine in discesa.
ACCADEVA A LOANO – Possiamo concludere con un chicca storica per Loano. A metà degli anni ’60 l’industriale piemontese Mario Magnetto, che fu anche sindaco di Almese il suo paese, oltre che benefattore verso varie associazione di volontariato (banda cittadina, pubblica assistenza incluse) acquistò l’area dove sorgerà il G.H.Garden Lido, fronte mare e passeggiata, porto turistico. Ebbene nella sua visione imprenditoriale (e oggi dobbiamo dire che aveva visto giusto) gli esercizi alberghieri non avrebbero incontrato molti successi in una Riviera dove tirava, già allora, l’alloggio al mare, seconde case ed era il primo boom.
Il suo obiettivo era realizzare due palazzi dove oggi sorge l’hotel, nonostante il vincolo del PRG che prevedeva ‘zona alberghiera‘. Pensava all’italiana di superare gli ostacoli, ma si trovò di fronte un imprenditore meno facoltoso (fornitore di bordo con un centinaio di dipendenti, molti i loanesi, da Verzi in particolare) e assai determinato, un onest’uomo vecchia maniera che fin da giovane e garzone di navi aveva conosciuto il mondo.
A quel punto Magnetto propose di realizzare, come ricompensa, davanti alla costa un’isola artificiale dove costruire un hotel sul mare. Una soluzione unica fino allora nel Mediterraneo. Il sindaco Felice Elice aveva molto dubbi soprattutto perché si dovevano affrontare vari passaggi burocratici fino a funzionari ministeriali, i lacci della politica con meandri che forse pochi conoscevano come lui. Elice respinse la proposta ufficiosa, rifiutò la variante al PRG per l’area dell’Hotel.
Il tenace Magnetto (con la sua morte ha lasciato il timone al fidato e ottimo nipote Gabriele che negli anni ha acquisito altri stabilimenti in Europa e nel mondo, con 7 mila dipendenti. Con la crisi dell’automobile, i prezzi dell’acciaio e dei laminati, il Gruppo CLN, leader internazionale sul mercato globale della lavorazione e formatura del metallo e nell’assemblaggio di componenti per l’industria automobilistica con le sue divisioni MA e MW, sta attraversando momenti davvero difficili.
Torniamo al lontano passato- Ebbene il comm. Magnetto, con l’aiuto dell’impresa costruttrice (di Loano), puntava a due edifici civili, nel convinzione che una volta in fase avanzata non sarebbero stati abbattuti e una multa, un processo, potevano essere affrontati, viste le disponibilità finanziarie della famiglia Magnetto. I tempi biblici della giustizia.
Elice che viveva a Genova e girava i porti di mezzo mondo, era solito trascorrere il sabato e la domenica nella sua città natale con ampio alloggio in piazza Mazzini. Di buon mattino si faceva accompagnare da un tecnico e all’epoca da uno studente (Luciano Corrado) che fungeva da ‘segretario personale’ con il compito di prendere nota dello stato di lavori pubblici, cantieri edili privati, pulizia, problematiche in piazze e vie, decoro urbano in particolare. Gli uffici comunali competenti dovevano rendere conto di eventuale mancato rispetto delle indicazioni del sindaco e dei tempi fissati.
Quando fu la volta del cantiere Garden Lido, che nessuno dell’ufficio urbanistica stava controllando (allora c’erano due geometri, uno alle opere pubbliche, il collega all’edilizia), Elice si rese conto di persona che la struttura non era da albergo e inoltre beneficiava del piano in più concesso in zona alberghiera. Cercò invano di mettere in contatto gli uffici comunali con il direttore dei lavori e il responsabili legale della società Doreima Srl. Trascorse invano una settimana e l’ordinanza di demolizione, per il rispetto dell’originale progetto, non fu possibile notificarla mentre i lavori proseguivano celermente. A quel punto il sindaco si mise la fascia tricolore, accompagnato a 4 operai comunali, muniti di piccone e diede loro ordine scritto di iniziare ad abbattere la muratura dell’ultimo piano. Fu così che nel giro di alcune ore si presentarono in cantiere il direttore dei lavori, il titolare dell’impresa e lo stesso Magnetto arrivato da Torino. Accolsero senza indugi l’obbligo di ripristinare la struttura secondo il progetto alberghiero.
Magnetto, da parte sua, aveva la ‘vista lunga’. L’obiettivo iniziale era di tenere aperto il G. H. tutto l’anno, sfruttando anche i primi segnali di un promettente turismo invernale e con la collaborazione di tour-operator stranieri (tedeschi in particolare, con Mamberto Viaggi) puntare alla promozione per lavorare oltre la stagione estiva (cioè da ottobre ad aprile). Non era ancora esplosa la moda dei fine settimana e festività infrasettimanali. L’albergo poteva contare su un direttore ed una forza lavoro tra 20 e 40 addetti. Nessun direttore, al di là delle capacità ed esperienza in altri hotel del Bel Paese, riuscì a superare la mannaia dei bilanci, spese-entrate. L’occupazione dei posti letto si aggirava sul 46-48 % nell’arco dell’anno. Sei sono stati i direttori. Nel 1991 la struttura e il piccolo stabilimento balneare furono affidati, con ‘mano libera’ e ad una sola condizione (basta bilanci in passivo entro due anni), al 23 enne loanese, doppia cittadinanza, Alessandro Corrado, allora studente universitario di Economia e Commercio. Era il più giovane direttore d’albergo d’Italia scrissero i giornali del settore e locali. Tra mille difficoltà iniziò una impegnativa campagna pubblicitaria (una percentuale del bilancio) nel Nord e centro Italia e nel cuore dell’Europa, poi nei paesi nordici, oltre a Russia, Stati Uniti, presenziando con uno stand dell’hotel alle maggiori fiere internazionali del turismo. Rinnovando in toto la forza lavoro, in particolare le figure apicali (ogni settore un caposervizio). Ogni mattina alle 9 riunione, esame dei clienti in partenza e quelli in arrivo, eventuali disservizi e lamentele emerse che emergevano anche da chi lasciava un giudizio in un apposito questionario. Ogni cliente aveva una sua scheda. Al terzo anno iniziò la ristrutturazione di due dei tre piani e della cucina, realizzando anche due ampie suite. Manco a dirlo attingendo ad un mutuo favorito dai contributi dell’epoca della Regione. L’occupazione delle camere si attestò al 74-77% annuo. Chiusura limitata a due mesi per lavori realizzati in tre anni. Fu acquisito lo stabilimento balneare Varesina. Successivamente anche il ‘Lido Sole‘. In hotel si organizzavano serate musicali e da ballo (mitico il complesso I Merenderos), nella ricostruita ed ampliata veranda dove sono state trasferiti buffet e colazioni del mattino. Nel piccola parco alberato, con piscine rimesse a nuovo, nel corso dell’estate ogni settimana ‘cena sotto le celle self service’ e molti prodotti a km zero, ma anche di montagna come il pane cotto nel forno a legna, formaggi delle Alpi Liguri, la storica e sconosciuta ‘quagliata’, ma anche lamponi, mirtilli, fragoline, more. Non mancava la frutta e le verdure di una famiglia di contadini di Onzo. Le serate allietate dal ballo, dalla banda musicale di Loano e di Albenga, con concerti, una novità per un albergo. La forza lavoro in estate superava le 50 unità. La percentuale di ospiti stranieri aveva raggiunto quella italiana.
Nel febbraio 2002, dopo un’inesorabile malattia, Magnetto imprenditore coraggioso e di talento, determinato, si spegneva nella sua casa. Poco più di un anno dopo Alessandro Corrado lascia l’azienda unitamente alla mamma Maria Luise Kaiser che nel 1957 fu proclamata ‘Weinkonighin’ della Germania Federale. Ovvero Regina del Vino. Non era un concorso di bellezza ma di ‘cultura e storia del vino’ e dei suoi produttori in Germania. Il titolo veniva assegnato dopo una selezione nei vari Land. Da Weinkonighin fu inviata dall’allora presidente del Bundestag, poi presidente della Repubblica (1959 al 1969) Heinrich Lübke, a tenere il discorso ufficiale in Parlamento (Bundenstag), mentre il sindaco di Berlino (poi primo ministro- cancelliere), Willy Brandt, faceva gli ‘onori di casa’ quale ‘ambasciatrice’ del vino nazionale. L’elezione e la cerimonia venivano seguiti dai media cartacei tedeschi (anche in prima pagina) e della televisioni.
Secondo tradizione, fino a qualche anno fa, il primo canale della Tv tedesca, era solito intervistare alcune Weinkonighin in vita. Sta di fatto che una troupe televisiva raggiungeva Loano, il ‘Garden Lido‘ con la pubblicità indiretta che ne seguiva. Stesso discorso per un paio di libri dove erano raccolte le foto di tutte le Weinkonighin con un sintetico curriculum, foto e nome di Loano.
Negli ultimi anni la desertificazione di alberghi, dalle 4 stelle a 2, non ha risparmiato Loano. Da 116 strutture degli anni ’60 si è scesi a 15, residence esclusi. Il Garden Lido dapprima è passato dalla pensione completa alla mezza pensione, poi ha iniziato a ridurre drasticamente il personale con la chiusura di cucina e sala da pranzo. limitando da ultimo l’apertura da metà aprile a settembre. Ha impreziosita l’industria dei bagni al mare riunendo le tre spiagge in un’unica entità dove non mancano grazie all’ampiezza dell’arenile, alla qualità dei servizi (nuovi accoglienti locali pertinenziali alla spiaggia). Al Garden Lido sono rimasti 4-5 dipendenti per reception, colazione del mattino, camere anche con ricorso a cooperative. La struttura viene seguita con professionalità dal personale, dal direttore Pierpaolo Negro e i giudizi dei clienti sono lusinghieri.
Si legge sul diffuso – a volte contestato- Tripadvisor: “L’Hotel Garden Lido di Loano è da più di 50 anni sinonimo di ospitalità, mare e relax nella Riviera Ligure delle Palme. L’albergo gode di un’invidiabile posizione fronte mare, tra il porto turistico e la passeggiata delle Palme, vicino al centro storico di Loano. Il complesso offre svariate soluzioni per il benessere degli ospiti; oltre al giardino alberato con piscina, un’ampia spiaggia di sabbia naturale, con ristoranti e bar. Un centro benessere, una zona fitness attrezzata, oltreché un parcheggio privato. Tutta la struttura è facilmente accessibile agli ospiti diversamente abili. Sono ammessi gli animali di piccola taglia fatta eccezione per le zone comuni interne ed esterne”.
Tra i giudizi dei clienti: “… personale efficiente/professionale, ottima colazione”. Oppure: “Quello che ha reso super il nostro soggiorno all’Hotel sono stati i dettagli. Gli asciugamani morbidissimi, il personale gentile, il letto comodo, le stanze insonorizzate. Posizione fantastica poi all’interno di Loano. Super consigliato!”
E ancora: “Hotel con posizione geografica pazzesca. A due passi dal mare con lido convenzionato di fronte. L’hotel offre delle comode stanze. La colazione è buona, saporita e con diverse scelte.
Offre tanti servizi. Palestra molto comoda e piena di attrezzi, interessante anche la l’area bambini. Presente anche la piscina ed un comodo parcheggio. Molto consigliato per coppie e famiglie.” (R.S.)
3/Centro Operativo Comunale aperto. Il COC, formato dal personale del comune, dalle forze dell’ordine, dalla Protezione Civile, dalla Croce Rossa Italiana e dalle associazioni garantiscono la sicurezza durante l’evento della Notte Bianca. Grazie- Luca Lettieri – Sindaco di Loano

L’inaugurazione tanto attesa della passerella che unisce le nostre passeggiate a mare. Un lavoro pubblico che ha impiegato anche le energie, la competenza, e la serietà del nostro ufficio tecnico, dei professionisti e della ditta appaltatrice.
