Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Lettera 2/ Savona ex consigliere, già vice segretario regionale DC: ‘La grave colpa di Marco Russo sindaco’. 2/ I mastelli di rabbia. 3/Savona: Un programma per l’autunno. Il lavoro


La grave colpa di Marco Russo sindaco di Savona.2/La satira di Mimmo Lombezzi: A Savona I Mastelli di Rabbia.3/3/Savona: Un programma per l’autunno. Questione lavoro.

Il sindaco Marco Russo a Report-Rai 3 quando ha messo in onda un approfondito servizio sul Rigassificatore a Savona

La riflessione: “Di questi tempi abbiamo dimenticato che Marco Russo-Sindaco di Savona, è stato tra i promotori e guidato, a difesa e tutela della propria Città e del Territorio tutto, la grandiosa rivolta di popolo contro la installazione del rigassificatore che da Piombino, con inqualificabile iniziativa ,volevano portare a Vado Ligure.

Rivolta contro il.”Grande Governatore Toti” e  la altrettanto ”  Grande Presidente del Consiglio dei  Ministri  Meloni”
Ecco la colpa, il peccato mortale, non veniale, del Sindaco Marco Russo: essersi permesso di dissentire per il bene della propria Città e del Territorio, dall’allora potentissimo e riverito anche a Savona, dai più, Governatore Toti  e dalla Presidente Meloni, e di aver condiviso il proprio dissenso con il Popolo tutto.
Forse c’è chi pensa di fargliela pagare . “Un antico saggio diceva che a pensar male si fa peccato,ma spesso ci si azzecca.”
GRAZIE SINDACO ! Carlo Cerva
COMMENTI FACEBOOK – Silvano Molinas: Ma facciamola finita con sta storia. .Grazie Sindaco di che? Quindi se la città è ridotta al disastro totale la colpa è del Governo e di Toti?
Alessandra Caroggio a Silvano Molinas: La colpa è di chi ha varato il progetto. La precedente amministrazione.
Francesco Venturelli: C’erano tutti i politici savonesi, di sinistra e di destra, a protestare contro l’installazione del rigassificatore, e c’era persino il Presidente Toti e, dopo, Bucci. Ho l’impressione che Russo sia stato abbastanza ininfluente circa la decisione finale. Comunque, saranno i Savonesi a decidere se Russo ha governato bene o male: io, per il bene di Savona, mi auguro che questa giunta faccia delle buone cose, magari cominciando a rimediare gli errori fatti con la differenziata.
Carlo Cerva a Francesco Venturelli: Spero che quello che lei dice sia dovuto a poca informazione, perché le sue dichiarazioni non corrispondono al vero.
Francesco Venturelli a Carlo Cerva: Per favore mi dica che cosa non è vero: il fatto che sia Toti che Bucci erano contrari al rigassificatore? Non credo che un semplice sindaco possa bloccare una decisione così importante, un governatore di regione si.
Carlo Cerva a Francesco Venturelli: Senta, io non sono abituato a dialogare su sciocchezze, lei ha detto delle sciocchezze e delle falsità. E con questo chiudo.
Alessandra Caroggio a Francesco Venturelli: Ma se è Toti, con l’appoggio di Bucci, colui che ha caldamente voluto e appoggiato il trasferimento della nave rigassificatrice da Piombino a Vado. Il tutto per favorire Meloni e il sindaco di Piombino che appartiene a FDI. Proprio il contrario di quello che ha scritto, probabilmente pensando che i savonesi avessero dimenticato.
2/Savona I mastelli di rabbia- Satira del giornalista Mimmo Lombezzi
3/SAVONA: UN PROGRAMMA PER L’AUTUNNO. AL CENTRO LA QUESTIONE DEL LAVORO
di Franco Astengo (“Il rosso non è il nero”)

Ancora sulla “vertenza Savona”:

Savona, intesa come area centrale della Liguria e come provincia, ha bisogno di porre al centro dell’iniziativa sociale e politica il tema del lavoro considerato quale elemento fondamentale per una ripresa di centralità economica e di uscita dall’isolamento che appare lontana da essere realizzata.

Una provincia spaccata in due e che si sta tentando di allontanare dalle corrente di traffico più importanti del Nord – Ovest: limitare un eventuale raddoppio della ferrovia alla tratta Finale – Andora assumerebbe oggi questo significato di ulteriore marginalizzazione così come rendere il porto di Savona – Vado sempre più subalterno alle scelte genovesi. Si tratta di scelte mirate a conservare una sorta di “fortino corporativo” per settori ad alta intensità speculativa quali l’edilizia e il turismo.

Intendiamoci: queste affermazioni non riguardano semplicisticamente valutazioni di tipo campanilistico. Si reclama, invece, una svolta nella ricerca di uno sviluppo armonioso riguardante tutta l’area centrale ligure e la sua rete di relazioni infrastrutturali, economiche, politiche, sociali verso le zone più avanzate del Paese e dell’Europa centrale e settentrionale.

Questa occasione va colta per portare avanti sul nostro territorio istanze di lavoro nuovo, tecnologicamente avanzato, produttivo. Il rafforzamento della capacità infrastrutturale, tecnologica, produttiva del nostro territorio rappresenterebbe anche un punto di avanzamento per attività terziarie, commerciali, turistiche che non possono essere rinchiuse in un recinto di arretrata difesa corporativa di accumulazione da egoismo di categoria. Non basta reclamare una “libertà d’impresa” che sconfini nella licenza fiscale e in quella del trattamento iniquo dei lavoratori: ci si deve rendere conto della fondamentale necessità di programmazione economica, rispetto all’uso del territorio,regolamentazione delle forme di lavoro quali fattori di progresso ordinato e costante dell’economia e delle condizioni materiali di vita della popolazione. Anticipiamo allora alcuni tratti progettuali sui quali potrebbe fondarsi una “Vertenza Savona”:

1) E’ necessaria una ridefinizione delle aree in cui è suddivisa la provincia e sulle diverse necessità d’intervento. Soprattutto sarebbe indispensabile analizzare forme economiche che mantengono strutture di tipo corporativo ormai anacronistiche rispetto alla dinamicità richiesta da nuovi processi di possibile crescita e riflettere sulle caratteristiche strutturali di un calo demografico da intendersi come grave sintomo della crisi savonese per essere così accentuato e di lunga durata.

2) Questione vitale è quella del recupero a un flusso di interventi produttivi per l’area del savonese e della Valle Bormida che, vista gli esiti concreti della dichiarazione di area industriale di crisi complessa, necessitano di una specifica pianificazione che affronti tre nodi fondamentali. Non ci deve essere “completamento della transizione post-industriale” ma la transizione in atto deve essere considerata punto di partenza per una ricerca di identità nel campo di un rilancio e rinnovamento di una attività produttiva fondata sull’innovazione tecnologica e l’accumulazione di nuovi livelli di “know -how”;

I punti da concretizzare possono essere così’ riassunti:

a) quello infrastrutturale sia in sede ferroviaria, sia in sede stradale: l’uscita dall’isolamento e la “conditio sine qua non” per una ripresa della crescita;

b) la bonifica delle aree colpite dalla de-industrializzazione sia nel Vadese, sia nella Valle Bormida, come nel Ponente (pensiamo alle aree ex-Piaggio di Finale);

c) un ruolo attivo delle forze politiche , delle istituzioni, del sindacato nel costruire incisivi rapporti nei riguardi della Regione e dello Stato .

d) l’apertura di una riflessione che porti ad avanzare una progettualità “strategica” sui grandi temi delle nuove forme di lavoro, della sostenibilità ambientale, di una moderna offerta di vivibilità.

3) è necessario inoltre un forte riferimento al ruolo della cultura , della scuola e dell’Università. Non basta un “tavolo” di compensazione e il ruolo della Provincia, amministrazione ormai ridotta a luogo di scambio pre-ordinato tra le forze politiche. Si richiama allora la necessità di una nuova strutturazione stabile da realizzarsi, proprio nell’ambito di un coordinamento provinciale, a livello comprensoriale.

4) Infine appare indispensabile una mobilitazione e attivizzazione delle forze sociali e politiche destinata alla delicata (ed in apparenza abbandonata) questione della presenza sanitaria sul territorio. Qualità e dignità del lavoro debbono essere affermate quale elemento portante di una nuova progettualità del movimento dei lavoratori.

Franco Astengo


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