Nascono più maschi che femmine, anche se poi le donne vivono di più.
di Massimo Germano
Pare sia una ”legge di natura”, ma il dibattito è ancora acceso, è uno dei problemi più curiosi della scienza. Oggi, in questo clima di grande evoluzione sociale, il fatto acquista aspetti particolari, ci chiediamo se le cose stiano variando nel tempo, e perché. La letteratura al riguardo è vastissima, c’è persino un recente lavoro che tira in ballo il Climate Change: dove fa più caldo nascono più maschi.
Non è una cosa semplice, pare ci siano ragioni di ordine biologico, ci
sarebbe di mezzo la velocità degli spermatozoi, ma uno studio recente ha sfatato l’idea che ci siano ragioni di natura probabilistica. Pare che al concepimento la natura sia equa al cinquanta per cento, e che le cose cambino durante la gestazione, ci sarebbero mortalità fetali diverse che condizionano il risultato finale. In un tempo che mira all’eguaglianza dei sessi, la tendenza sembra quella di minimizzare la cosa, di considerarla un puro accidente, una
curiosità.
Non sempre è stato così. Perché nascono più maschi che femmine? Quali sono le ragioni più profonde, escatologiche, la finalità di questa ”legge di natura”?
Al proposito è interessante lo studio del Dottore inglese John Ar-
buthnot (1667-1735), medico della Regina Anna e scrittore satirico inventore della macchietta di John Bull, oggi è considerato un pioniere della Data Science. Nel 1710 appare sui prestigiosi ”Philosophical Transactions of the Royal Society of London” un suo articolo intitolato ”An argument for Divine Providence, taken from the constant regularity observed in the births of both sexes”, una prova della Provvidenza Divina ricavata dalla regolarità nelle nascite di entrambi i sessi. Prima fa una raccolta dati, esamina una
serie temporale della durata di ben ottantadue anni ricavata dalla lista dei battesimi nelle chiese di Londra, e nota che si ha sempre una prevalenza dei maschi sulle femmine. Fatto questo si chiede quale sia la probabilità che ciò avvenga se il tutto fosse affidato al semplice caso, e la calcola come quella che corrisponde all’uscita del rosso alla roulette per ottantadue volte consecutive, numero alquanto basso, uno su 4835703278458516698824704 per la
precisione.L’ovvia conclusione è che questo provvidenziale surplus di campionario maschile non può essere casuale, da cui il titolo dell’edificante ed istruttivo articolo.
Che dire? Io citavo questo lavoro ai miei allievi ed alle mie allieve quando li introducevo alla bellezza ed ai misteri delle scienze statistiche e probabilistiche. Sono scienze utili, oggi non sono più incerte come un tempo, si basano su assiomi, sulla teoria degli ”insiemi”, ma un invito alla prudenza nell’applicarle, e soprattutto nel tirare conclusioni sulle ”leggi di natura” è sempre d’obbligo.
Massimo Germano
2/PERCHÉ IN ITALIA NASCONO PIÙ MASCHI CHE FEMMINE? UN TREND DIFFICILE DA SPIEGARE
Negli ultimi quarant’anni, all’interno del nostro paese sono nati stranamente più maschi che femmine. Andando infatti ad analizzare i dati demografici dell’Istat, il dato risulta chiaro: il numero di neonati maschi nati ogni anno è sempre stato leggermente superiore rispetto quello delle femmine.
Considerando gli ultimi 25 anni, il nostro paese ha così visto la nascita di 370 mila ragazzi in più rispetto alle ragazze.
Lo stesso dato lo si può riscontrare osservando i dati relativi ai vari paesi del mondo. Sembra quasi che si sta avverando lo scenario previsto dal romanzo “Il racconto dell’Ancella” di Margaret Atwood (da cui è stata tratta una serie tv), in cui a causa di un problema di natalità si assiste a un calo vertiginoso delle nascite di bambine in tutto il pianeta.
Questo trend sta preoccupando diversi demografi e scienziati in tutto il mondo, sebbene non siamo ancora arrivati al punto di non ritorno. Ogni anno nascono ancora sufficienti bambine per permettere in futuro di assistere a un numero tutto sommato di nascite, sebbene con l’invecchiamento progressivo della popolazione e la scelta di partorire in età più matura ciò potrebbe non bastare in alcuni ambiti, come quelli lavorativi.
Già in passato i demografi avevano segnalato questa pericolosa tendenza. In India e soprattutto in Cina gli esperti avevano per esempio segnalato come la politica del figlio unico o i divieti matrimoniali fra le varie classi sociali stessero degradando lentamente la società, favorendo le nascite di maschi all’interno delle famiglie.
Spesso si parla di denatalità italiana, ma questo dato ci permette di comprendere forse meglio il vero problema che affligge la nostra società: ci sono meno donne in età fertile rispetto al passato e queste donne spesso fanno meno figli, per via delle cattive condizioni economiche e per le nuove regole della società, che discriminano le giovani madri o le donne con molti figli.
A prescindere inoltre dalla natalità, per risolvere questo problema nel nostro paese urge il bisogno di applicare nuove leggi che garantiscano alle donne i loro diritti ed introdurre l’educazione sessuale ed affettiva nelle scuole, a partire dal primo grado d’istruzione. In un paese in cui in molti ospedali non è garantita la presenza di un medico non obiettore, queste due proposte potrebbero essere considerate già dei grandi passi in avanti.