Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Pietra Ligure, da 23 anni senza piano regolatore. Ma vissero felici e contenti grazie allo sceriffo


Nel 2002 la giunta del Sindaco Giacomo Accame conferiva l’incarico della redazione del nuovo piano regolatore urbanistico della città di Pietra Ligure. L’incarico era attribuito ad un pool di tecnici diretti o coordinati da un tecnico genovese: l’ing. Antonio Chirico.

di Mario Carrara*

Passano gli anni e, in seguito alle elezioni del 2004, “l’era Accame” termina e inizia quella di De Vincenzi, il quale dal 2004 al 2014, anno di termine del suo secondo mandato, e poi dal 2019 fino ad oggi, di tutte le deleghe che ha gestito direttamente come Sindaco, ce n’è una che non ha mai lasciato gestire a nessun assessore, tenendola sempre per sé: l’urbanistica, cioè la pianificazione dello sviluppo del territorio di Pietra Ligure. Nel quinquennio del mandato del Sindaco Valeriani, la gestione dell’urbanistica, per la gran parte, era rimasta “in famiglia“, gestita dal fido cugino Francesco Amandola, attuale assessore ai lavori pubblici ed altro. Ma dopo le elezioni del 2019, l’urbanistica era tornata “a casa“, nelle mani sicure di De Vincenzi e fino ad oggi. C’è solo da aggiungere che per gestire direttamente tutto il settore dell’edilizia e dell’espansione edilizia di Pietra Ligure, nel 2009, De Vincenzi aveva “tolto” a Mario Carrara, la delega all’edilizia privata, volendola per sé, diventando così, il “dominus” incontrastato di tutto quello che riguarda mattoni, calce, cementi e cemento armato a Pietra Ligure.

Una città che, da tempo, riguardo all’edilizia, “naviga a vista“, nel senso che non c’è una rotta delineata da una pianificazione urbanistica studiata ed approvata, per cui uno sa che su un terreno si può costruire e “quanto“, o non si può costruire e che vincolo quello stesso terreno abbia. Invece…, invece…: stiamo vivendo in una situazione paradossale, nella quale c’è un pool di tecnici incaricato di redigere il piano regolatore, che studia, studia, studia come farlo: sono, ormai, 23 anni che studiano, per non essere riusciti, finora, a produrre nulla di concreto. E, ad oggi, non si hanno nemmeno le avvisaglie che qualcosa sia in vista.

23 anni per redigere il piano regolatore di una città di poco più di 8000 abitanti: quanti secoli occorrerebbero per fare quello di una metropoli? Eppure la gran parte delle metropoli di un piano regolatore sono dotate: il paesino di Pietra Ligure, no. Ed il bello che i tecnici che stanno “studiando“, sono già stati in parte pagati, in questi anni, per gli studi fatti che finora non hanno portato risultati. Ed il “più bello” è che i tecnici che 23 anni fa dovevano redigere il piano regolatore, non son neanche più tutti gli stessi, in quanto, chi per “vecchiaia”, chi per rinuncia, molti sono stati sostituiti con altri. È logico che quelli che se ne sono andati sono stati “liquidati” delle loro competenze. Per aver prodotto cosa?

Il compenso stabilito per fare il nuovo piano regolatore è di £.496.111.680, cioè: €.256.220.30. Un compenso davvero “non male“, considerato che dopo 23 anni non c’è ancora niente. Queste somme sono già state in parte liquidate.

Chi è rimasto al suo posto, diciamo come coordinatore del pool di tecnici è sempre l’ing. Antonio Chirico, cosa che dà, almeno un’idea di continuità e che ci ricollega, romanticamente, a ventitré anni fa. Ma, a chi conviene una situazione “scandalosa” del genere? A chi conviene che permanga una situazione in cui non ci sono regole predefinite, che stabiliscano quello che si può e non si può fare? A chi conviene questo Far West senza regole? Di certo, conviene ai costruttori, ma non a quelli “bravi” che alle regole si atterrebbero sempre, ma a quelli senza scrupoli che hanno solo in mente di costruire tanto, non importa se bene o male, basta costruire tanti bilocali o monolocali da vendere e poi andarsene in un altro posto. E poi, e poi…, tanto per rimanere in termini da far West e “absit jniuria verbis“, conviene allo Sceriffo, che, in questa città, nel settore “senza regole predefinite“, in quanto unico responsabile della materia di urbanistica e edilizia, può fare il bello e cattivo tempo con chi vuole costruire a Pietra Ligure. Infatti, come abbiamo già scritto in passato, in una città dove il piano regolatore non c’è, per cui tutti i vincoli di preservazione del territorio sono decaduti, il piano regolatore si fa “a la carte“, ogni volta che arriva un costruttore che vuole edificare qualcosa, per cui si instaura una trattativa per un piano urbanistico “particolare”, una variante: tra Sindaco e costruttore (o progettista): in soldoni, ad esempio: vuoi fare un palazzo di sette piani in una zona dove prima non si poteva? Te lo lascio fare ma tu mi realizzi il palazzo del ghiaccio, che a Pietra serve molto. O altre amenità paradossali del genere. D’altronde, se non fosse così, dopo 23 anni, non ci sarebbe già da un pezzo il piano regolatore a Pietra Ligure? Ma, a quanto pare, chi gestisce la materia, come Sindaco e responsabile della politica urbanistica ed edilizia dal 2004 fino ad oggi, con una breve parentesi, avendo, appunto, tutta la responsabilità delle deleghe edilizie, se avesse voluto, non avrebbe già fatto redigere il piano regolatore stesso, con le buone o con le “cattive“? Queste ultime, ovviamente, nel senso: se non mi portate una bozza del piano regolatore entro la data X, non vi faccio più pagare quello che è previsto dalla delibera d’incarico (o meglio: quello che resta di quell’importo, dopo 23 anni).

Le conseguenze della politica di “deregulation” edilizia “devincenziana” a Pietra Ligure si possono già vedere con un esempio pratico: com’era e com’è diventata via Torino. Una strada che fino a poco tempo fa, era caratterizzata da tanto verde, alberi, alberghi, palazzine. Ora, dopo le cure e le attenzioni gestionali del Sindaco geometra, via Torino è diventata un ammasso di palazzi e di cemento. Verde e alberi non ce ne sono quasi più; le palazzine sono diventate palazzoni, gli alberghi anche “ecomostri”. Via Torino sta diventando, nel suo complesso, un emblema di deturpazione edilizia, di un’edilizia invasiva e pesante che, più che a una città turistica, si addice a quella dei quartieri dormitorio delle periferie delle grandi città. Solo che là sono stati fatti per dare un tetto, come case “popolari” a chi non ce l’ha. Qui, invece, sono concepiti come quartieri di “seconde case” fatte piccole per farne più che si può, per metterci più gente che si può.


IMMAGINI ATTUALI. DI VIA TORINO

IMMAGINI ATTUALI. DI VIA TORINO

Il risultato di una politica dissennata di tal fatta sarà, però, che, a lungo andare, Pietra Ligure verrà definito un “paese del cemento“, fatto di palazzoni, uno vicino all’altro, stracolmi di gente d’estate, che al di là della spiaggia non saprà dove andare. Ma già per la spiaggia, per la quale avranno comprato casa a Pietra, avranno problemi a trovar posto, visto che quelle che ci sono, a Luglio e Agosto sono già insufficienti.

Non è difficile immaginare che così facendo le quotazioni di tutti gli immobili di Pietra Ligure, sempre a lungo andare, avranno un inevitabile declassamento.

È questa la Pietra Ligure del futuro che vogliamo? Di certo è questa per chi, finora, non ha voluto che ci fosse il piano regolatore.

Per noi non è questa. E ci battiamo perché le cose cambino.

Mario Carrara, consigliere comunale di opposizione

Pietra Ligure, 24 Luglio 2025


M.Carrara

M.Carrara

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