Rispettivamente a firma Mario Forni ed a cura della redazione di Trucioli sono pubblicati due articoli di gusto quanto mai amaro, riguardanti il mondo dei trasporti.
di Roberto Borri
L’articolo di Mario Forni, che, a sua volta, richiama un precedente di Giuseppe Testa (vedi….), si aggiunge alle sempre più numerose voci attestanti un netto peggioramento della mobilità derivante dall’aver raddoppiato la ferrovia internazionale Genova – Ventimiglia senza alcun criterio logico, con il solo scopo spostare i binari, giudicati assai disturbanti, a monte, lontani dall’utenza, ma per favorire le speculazioni edilizie di turno. Viene, giustamente, citato il mancato sfruttamento dell’opportunità che sarebbe potuta derivare dal trasformare la vecchia ferrovia in metropolitana, lasciando le tratte extraurbane all’aperto, affinché i Signori Viaggiatori potessero godere del paesaggio: un concetto più volte ribadito anche da chi scrive e da altri illustri Colleghi Ingegneri, mentre, invece, ci siamo limitati a realizzare una pista ciclabile, la cui manutenzione, talora, non è delle migliori ed abbiamo financo perso la filovia Taggia – San Remo – Ventimiglia, in barba al tanto sbandierare il trasporto sostenibile e quello sostenibile lo era davvero, poiché pubblico ed alimentato da corrente elettrica.
Visto che il citato articolo del Testa fa riferimento all’epoca di costruzione dell’autostrada numero 10, detta dei Fiori, con tanto d’immagini a corredo, non dobbiamo dimenticare, che, in allora, in Provincia d’Imperia, furono trovate numerose sorgenti d’ottima acqua potabile: un illustre Collega Ingegnere, classe 1925, ormai deceduto da quasi una ventina d’anni, coinvolto nella costruzione dell’importante arteria di comunicazione, ha riferito che nessun Pubblico Amministratore avesse manifestato il benché minimo interesse ad avere l’acqua introdotta negli acquedotti comunali, nemmeno con le opere di presa realizzate a cura dei concessionari autostradali: è ragionevole assumere che un tale dissennato atteggiamento sia stato messo in atto per mantenersi una promessa da aggiungere alle altre al momento della campagna elettorale.
Nell’articolo della Redazione, richiamante un altro pubblicato dalla testata informatica Imperia Post, si fa riferimento ad un’ordinanza che vieta il transito degli automezzi pesanti sulla strada statale numero 28 del Colle di Nava: la decisione è, indubbiamente, saggia, poiché, fatte salve le esigenze dei camionisti residenti e delle operazioni di prelievo e consegna della merce nelle località attraversate o limitrofe, al pari di quanto già adottato in Svizzera od in Austria, non ha senso avere le strade, specie se di caratteristiche non adeguate a tale tipo di traffico, solcate da mezzi di quella portata. Tuttavia, il rimedio che l’ill.mo Sig. Sindaco di Pornassio propone si colloca nel solco di quanto indiscriminatamente fatto finora: la costruzione di una nuova strada; nella fattispecie, il traforo Armo – Cantarana, che, come tutte le strade, leverà un minimo di traffico dalla vecchia statale, ma porterà alla generazione di ulteriore traffico, magari più intenso. Nel rapporto dell’Ing. Regis, datato 1909, sta scritto che la ferrovia occidentale del Piemonte deve avere i due sbocchi a Savona e ad Oneglia: pertanto, già allora, si pensava a quella ferrovia che, oggi, con i mezzi offerti dalla tecnica moderna, non sarebbe così difficile tracciare tra Ormea ed Imperia, passando per la Pieve di Teco, Borgomaro, Chiusavecchia e Pontedassio; anzi, vi sarebbe addirittura una seconda opzione, diramando da Garessio una tratta in direzione di Albenga.
La questione è dibattuta fin dal lontano 1849 e studiata dallo stesso Regis tra il 1856 ed il 1857: nondimeno, siamo stati solo capaci di farneticare in merito alla viabilità stradale ordinaria e di sospendere il traffico viaggiatori sulla tratta Ceva – Ormea, concepita come parte di un collegamento tra Piemonte e Liguria, ma inopinatamente depauperata dell’elettrificazione nel lontano 1973, allorquando si eliminò l’alimentazione trifase, senza sostituirla con quella a corrente continua a 3000 V. Realizzare quella comunicazione vaticinata 176 anni fa consentirebbe di limitare il traffico su gomma allo stretto indispensabile, senza mezzi pesanti in transito e limitandone fortemente l’uso, con vantaggi facilmente immaginabili.
In questo periodo di forte affluenza turistica, le comunicazioni tra Liguria ed areale Padano soffrono di un vulnus sul versante Lombardo: essendo interrotta la linea Milano – Genova, nella tratta tra Cava Manara – San Martino Siccomario e Bressana Bottarone, per lavori al ponte sul Po, alcuni treni sono stati deviati via Mortara – Torre Beretti – Valenza – Alessandria – Novi Ligure – Arquata Scrivia ed altri via Casalpusterlengo – Codogno – Piacenza – Broni – Voghera, itinerario quest’ultimo che comporta approssimativamente un raddoppio del percorso tra Milano e Voghera.
Si aggiunga, inoltre, la dissennata gestione derivante da competenza Regionale sul traffico locale o di prossimità e competenza Nazionale sul traffico a lunga percorrenza, con conflitti ed incompatibilità burocratiche, a penalizzare l’utenza. Inoltre, non è stata assolutamente considerata l’esistenza della tratta Pavia – Cava Carbonara – Torre Beretti – Valenza, la quale, quantunque a trazione termica potrebbe fornire un valido supporto per la mobilità tra Milano e Genova, via Alessandria, ovviamente, perdendo il servizio a Voghera, nonché della linea Alessandria – Acqui Terme – San Giuseppe di Cairo, utile per dirigersi verso la Riviera di Ponente, evitando il nodo di Genova.
Purtroppo, molte di queste linee complementari sono state lasciate abbandonate a loro stesse, senza apportare quelle migliorie come raddoppi, elettrificazioni e rettifiche del tracciato, di facile esecuzione in un territorio pianeggiante, in grado di apportare vantaggi nei confronti della circolazione non già solo locale, ma anche per fare fronte a situazioni di disagio come quella che stiamo vivendo in quest’estate.
Roberto Borri